Bio-bibliografia

1920-1939

I primi cenni bibliografici, se pure marginali, si trovano già nei primi numeri della rivista DEDALO,la rassegna d’arte diretta da Ugo Ojetti edita dalla casa editrice d’arte Bestetti e Tuminelli e uscita nella primavera del 1920 ,una rivista in fascicoli mensili. Nel secondo fascicolo ,quello delluglio del 19201*,lo stesso Ojetti presenta il pittore Oscar Ghiglia, padre e maestro di Paulo, in un bel servizio di 18 pagine, con 15 riproduzioni di quadri del Maestro,dove con coerenza e competenza riassume vent’anni di lavoro dello stesso, anche come biografo di Giovanni Fattori del quale scrisse nel 1913 “l’opera di Giovanni Fattori” ,libro raro, edito dalla SELF di Firenze. Alla fine del servizio Ojetti,ricordando l’esilio forzato di Oscar a Castiglioncello per motivi di salute dal 1915 al 1919 e il successivo ritorno a Firenze ,dove vivrà con la famiglia fino al 1921 ospite dei Fanfani, scrive dei due figli Valente e Paulo,già“pittori” : e credo non passeranno molti anni che si dovrà parlare anche di loro. In effetti sia Valentino nato nel 1903, che Paulo nato nel 1905,hanno iniziato a disegnare e dipingere prima che a “leggere e scrivere”.Si narra che al ritorno da un viaggio di lavoro il padre trovò completamente sguarnito lo studio di cartoni,tele e colori usate dai suoi ragazzi nella sua assenza. Fu costretto dunque ad assecondarli nella loro scelta di vita: pittori anch’essi!.Dal 1921 la famiglia Ghiglia si spostò al Salviatino,in una dependance della villa dello stesso Ojetti.Li ebbe inizio il vero apprendistato per i due figli,Valentino pittore d’esterni,paesaggi e fiori;Paulo già precoce “pittore di figure” .Ci sono “ritratti” ai famosi personaggi che la domenica al Salviatino passavano la giornata con l’amico Oscar:dal pittore Lloyd al Papini,da Vito Frazzi allo scrittore Cicognani, anche il grande Petrolini quando era di passaggio a Firenze era ospite di Oscar ,insieme a tanti altri esponenti dell’arte, della musica e della cultura del quel periodo. I giovani Ghiglia si “arricchiscono”nel solo ascoltare gli illustri amici del padre.

Del periodo del Salviatino ci sono disegni di Oscar mentre ritrae Paulo il quale a sua volta disegna le persone in quel momento presenti e lo stesso padre. Anche un altro figlio di Oscar,Erasmo, nato nel 1906,precoce musicista,cresceva con loro. Insomma un periodo intenso per la maturazione di Paulo in quell’ambiente culturalmente vivace. La prima pubblicazione di un lavoro a me nota,un disegno a pastello di Paulo che ritrae il Maestro Attilio Brugnoli, compositore e musicista , è nel numero 10-12 del dicembre 1923 nella rivista LA CRITICA MUSICALE rivista mensile fiorentina diretta da L. Parigi adornato dalle xilografie di Pietro Parigi2*. Il Brugnoli sarà ritratto altre volte e pubblicato ancor’oggi in riviste musicali.

Molti i disegni in quel periodo ritrovati, è ancora del 19233**il ritratto di Johannes Jorgensen ,scrittore danese amico del padre e frequentatore del bar Michelangelo,ritrovo dei macchiaioli nel secolo precedente,insieme agli artisti fiorentini. Ho una foto d’insieme degli stessi che la domenica si ritrovavano al Salviatino ,gentilmente inviatami per mail dagli eredi della famiglia Frazzi,dove nel “pollaio” ,così era chiamata la stanza dove si riunivano all’interno del bar ,con un unico tavolo,due teiere e qualche bicchiere,forse per una “buona giornata”per qualcuno di essi festeggiano con una foto a ricordo,“immortalati” probabilmente da Valentino,anche fotografo. Nella foto di gruppo Vito Frazzi,Oscar Ghiglia,L.Lloyd, Bruno Cicognani ,lo stesso Jorgensen,Paulo,Attilio Brugnoli,Giovanni Papini,Domenico Giuliotti e altri non riconosciuti forse infiltrati per un attimo di vanagloria.

Nel primo periodo artistico fiorentino,che va fino in maniera abbastanza stabile fino al 1929-1930,tutti gli amici di Oscar saranno ritratti da Paulo:oltre ai disegni e pastelli a Vito Frazzi,a cui rimarrà legato da profonda amicizia per tutta la vita,a Levelyn Lloyd,allo scrittore Bruno Cicognani,a Spartaco Copertini compositore e fautore di una originale teoria armonica, allo stesso Petrolini che poi lo introdurrà in Roma,al Rangoni Machiavelli e al Torrigiani ,nobili fiorentini,a Pico Pichi e la moglie Giuseppina Trambusti,artista,botanico e patologo vegetale lui,violinista lei ,Andreotti, Enrico Sacchetti e tanti altri ,persone note e non.

Inizia la pittura a olio,in modo professionale già dai primi anni venti,i ritratti alla famiglia Fanfani ,un ritratto della amica di famiglia e modella del Padre, Mariù Natrella,firmato,chissà perché O.Ghiglia e non Paulo Ghiglia.(Azzardo pensare che i giovani rampolli di Oscar, per vendere al meglio i loro dipinti firmassero,in qualche occasione,in assenza del padre,con il nome dello stesso per ricavarne più denaro,o forse qualche spregiudicato mercante poi per lo stesso motivo!).

Un autoritratto che lo ritrae insieme alla madre, ancora sua madre nel giardino intenta a cucire all’uncinetto,riprodotto in varie pubblicazioni più tardi. Delizioso il ritratto del fratellino Benedetto della fine del 1921,nato appunto alla fine di quell’anno,o dei primi del 1922 silenzioso e accondiscendente modello,lo stesso Erasmo più volte,la Famiglia Frazzi,quella di Papini e ancora tanti altri dipinti e disegni,insieme a quelli che verranno prima o poi fuori,ancora non noti. Fra il 1925 e l’inizio del 1926 viene invitato da Petrolini a Castelgandolfo nella sua villa,dove rimane suo ospite per un po’ di tempo, lì ritrae ,anche a olio ,parte della sua famiglia e al Petrolini esegue qualche disegno e studi vari per un “futuro”ritratto.

L’amicizia fra loro è ormai iniziata e non si interromperà mai.” Aver conosciuto Petrolini è stato un grande onore per me, grande artista, oggi ancor più considerato,per la critica di allora era solo un buon attore che faceva ridere, io lo vedevo come un padre eterno, e ha avuto grande influenza sulla mia vita, per il suo carattere, il suo coraggio, la sua indipendenza, la sua personalità, ho preso forse da lui il disprezzo che aveva per i critici, era un genio e lo sapevano anch’essi. Quando si andava a un suo spettacolo era una evasione dalla vita quotidiana si entrava nella fantasia.. Era un fenomeno, veniva da noi la mattina e se ne andava la sera per recarsi a teatro, tutto il giorno insieme a parlare di nulla, ma sempre con quella vitalità ,quella genialità da farci rimanere a occhi spalancati, ci si divertiva con i bambini, con il pappagallo, con il gatto,con tutto,con i contadini rimaneva a parlare per ore,grande personalità.. arricchiva chiunque lo frequentasse: con lui si sentiva il rumore della vita.”

Di quella prima visita a Roma ,tratto dal suo memoriale “ritratti allo specchio” curato da Letizia Carile nel 1979 per l’editore Lo Faro,racconta:”Andai in centro armato di vestito elegante e un rododendro all’occhiello,mi sentivo un re,sentii in quei momenti che quella doveva essere la mia città,giravo in piazza del Popolo e in piazza di Spagna. Già mi sentivo dentro”

Forse,anche per l’indipendenza provata fuori casa a Roma,in quello stesso anno,o poco dopo,lo porta ad affrontare “un apprendistato di vita e pittorico”.Roma è ancora troppo immensa per lui e interiormente, sente,il richiamo della Verna.

Paulo stesso scrive dell’insofferenza provata al Salviatino,sotto l’ala protettrice della famiglia tratto ancora da “ritratti allo specchio” :Era tutto così bello,così grande al Salviatino,ma io capivo che dovevo allontanarmi da Oscar che regnava,ed un figlio, in certi momenti deve andar via, dovevo crearmi il mio mondo, un mio territorio,perché quasi ignorato da mio padre coccolato dagli esponenti di tutta la cultura del tempo. Potevo accettare quel benessere riflesso ma io sentendomi insofferente e ribelle sono andato fuori di casa’.Il padre non ignorava affatto i suoi due allievi ammirava i loro lavori,soddisfatto della crescita di entrambi, anche se non manifestava apertamente la cosa.

Alla Verna era già stato con il padre ospite della famiglia Pichi dove risiedevano nella stagione buona dell’anno,ospiti di Pico Pichi anche Jorgensen ,Papini ,Piero Calamandrei ed altri. In tempi diversi, forse,Oscar e Paulo nel 1925 o nel 1926-1927, dipingono lo stesso soggetto:una ragazza della Verna “la pastora”,pubblicati successivamente,e messi a confronto fra il padre già grande pittore e Paulo il “ribelle”già dotato di capacità pittoriche straordinarie.

Prima di partire per la Verna riceve dal padre e da qualche amico dello stesso,l’attrezzatura necessaria per dipingere, in cambio di prelazione per l’acquisto del lavoro a venire: taccuini per il disegno da tenersi in tasca,un rotolo di tela da ritagliare di volta in volta sul posto ,colori. Lavora e vive per molti mesi in condizioni di disagio:

Arrivai alla Verna,mangiavo appena e non ricordo cosa , dormivo poco e non ricordo dove. Ero tutto preso da una nuova vita e dalle immagini che sentivo di dover dipingere per cercare di trovare me stesso e la mia indipendenza di artista. Trovai alloggio alla Rocca dove una povera famiglia mi ospitò in una cameretta dove nessun pittore aveva mai preso dimora. Mangiavo pane nero e radicchio che raccoglievo nei campi e dipingevo. Vivevo la mia esperienza senza altri aiuti. Era la mia prima prova di indipendenza.” Il risultato di questa prima uscita è importante, sono ancora dipinti “acerbi” e non finiti,Paulo è attratto dalla sola figura è lascia ,quasi sempre, incompleti i contorni del dipinto. E’ interessato anche agli alberi e la foresta che anche disegna quando di giorno percorre alla ricerca di soggetti da dipingere:qualche contadinella e pastorelle. Il tempo è l’unica cosa che non manca ne a Paulo e nemmeno alle ragazze poi ritratte. Dopo mesi di lavoro ritorna a Firenze,ormai atteso da tutti,la decisione presa ha suscitato negli amici di famiglia anche ammirazione per il “ragazzo di Oscar”,con una cinquantina di quadri e molti disegni,dando il vero inizio all’avventura artistica di Paulo. Fra le visite degl’importanti amici per vedere la “produzione della Verna” c’è anche quella del commerciante Enrico Checcucci che gli acquista una buona parte della sua prima produzione Verniana. Forse quell’anno stesso esegue il ritratto a olio dello stesso Checcucci,ben fatto e riuscito per più versi. Acquisteranno i primi lavori della Verna e quelli successivi vari mercanti e collezionisti fiorentini fra i quali Mario Galli e la famiglia Querci.Fino al 1930 ,Paulo infatti ritorna quasi regolarmente (parola grossa!)alla Verna, ormai per lui quel luogo è il suo rifugio,sia spirituale che pittorico,anch’io posseggo qualche tela e qualche bel disegno di quel periodo.

In quel tempo le vendite dei quadri moderni e contemporanei,a parte le trattative private,si svolgevano in poche gallerie che si occupavano, comunque,prevalentemente dei dipinti dell’800. Il Checcucci,collezionista dei dipinti macchiaioli,ogni tanto organizzava vendite di parte della sua collezione,un po’ per il vezzo e desiderio di far vedere la pittura da lui scelta e,anche,per necessità. Già nel 1913 a Firenze la galleria Battistelli organizzava la prima vendita della collezione Checcucci con il numero di catalogo d’asta 105, presentando anche lavori di Oscar Ghiglia.

Di Paulo Si trova recensione nel numero 3 del marzo del 19274** nella rivista: VITA ARTISTICA, diretta da Roberto Longhi e Emilio Cecchi con un servizio dello stesso Cecchi,sulla collezione del Checcucci dove vengono presentati anche i quadri di Paulo del primo periodo Verniano da poco concluso.

Paulo soddisfatto dei primi risultati ottenuti, sia per la crescita artistica e per la vendita dei sui lavori inizia con frenesia e irrequietezza a proporsi per iniziare a farsi conoscere come artista ormai “indipendente dalla scuola del padre”.Tutti gli vogliono bene,sia per il rispetto e l’amicizia verso il padre che per l’apprezzamento del suo lavoro. Dipinge e ritrae,anche fuori dal “cenacolo del Salviatino”.Iniziano i primi lavori su commissione, il quadro di figura è ormai il suo destino. Dal 1927 al 1932 Oscar e la famiglia si trasferiscono in via del Castagno. Lo spazio per gli studi per “tre pittori” non c’è,Paulo inizia ad uscire di casa sempre più spesso.

A Maggio del 19285*la Galleria Lino Pesaro di Milano propone la vendita de ”I Macchiaoli Toscani” nella raccolta di Enrico Checcucci, un elegante e prezioso catalogo di vendita delle opere di proprietà dello stesso con la prefazione di Ugo Ojetti edito da Bestetti e Tuminelli con centinaia di illustrazioni.In antiporta è pubblicato il ritratto di Paulo fatto al Checcucci.

Nella prefazione Ugo Ojetti scrive:“Così quando Enrico Checcucci,gran fornaciaio di mattoni,che sul volto rubicondo e negli occhietti scintillanti porta come un riflesso delle sue fornaci,m’ha annunciato che vendeva la sua raccolta,ho creduto che si facesse frate. No. Vende perché a una certa età s’è stancato di stare con i morti: cari indimenticabili morti, ma morti. E vuol quadri di vivi, di giovani, di giovanissimi, ma sempre toscani , anzi di fiorentini: e uno, di buona razza, Paulo Ghiglia, prova del suo acceso vigore a capo di questo catalogo, nel ritratto che ha dipinto del suo mecenate.”

La vendita all’asta,per l’epoca importantissima,di questa collezione ha attratto tanti collezionisti, grande affluenza anche di visitatori stranieri e persone illustri.

Paulo stesso racconta del “famoso” ritratto a Arturo Toscanini,realizzato in occasione di una tornata d’asta stessa:“ vidi entrare un signore che aveva capelli pettinati all’insù dalla parte di dietro, due sopracciglia meravigliose , un tipo interessantissimo, vestito tutto di nero con il cappello in testa con un bambino che teneva per mano. Si sedette nella fila davanti a me,un po’di scorcio,mi piaceva, presi un lapis, un pezzo di carta e gli feci un disegno. Tutte le volte che lui guardava a destra e si levava gli occhiali per vedere il quadro che il Pesaro stava battendo potevo vedere i suoi occhi, riuscii a finirlo.

Alla fine dell’asta mi si affiancò Pesaro dicendomi sottovoce:”Lei ha fatto il ritratto a Toscanini!” Non sapevo neanche chi fosse stato quel signore,mi era piaciuto e lo avevo ritratto avevo comunque “sentito” che poteva essere qualcuno importante. La Signora Clausetti, moglie dell’editore, mi prese quel disegno,lo fece vedere al Toscanini che rimase entusiasta.”

I Macchiaioli del Checcucci,portarono a Paulo un po’di fama,il ritratto a olio in antiporta del catalogo,uno dei primi dipinti veramente “finito”,e il disegno fatto al Toscanini diventarono il mezzo per i primi ritratti Milanesi. Conobbe molte persone importanti diventando all’improvviso,il ritrattista più giovane richiesto dalla Milano che contava.

Poco prima ,Delfino Cinelli importante scrittore toscano amico di Oscar,pubblica un servizio su Paulo nel numero 116 dell’aprile del 19286* nella rivista d’arte “ L’Eroica “ una rassegna Italiana diretta da Ettore Cozzani.

Il Cinelli racconta del giovane pittore, del suo temperamento ,del suo ancora breve percorso artistico e fra le altre cose della costruzione di un dipinto,a Firenze nello studio dello scrittore stesso in via degli Artisti,con una modella nuda con dietro una vasca con dei pesci rossi dove Paulo fatica non poco a “fermarli”. Vede in lui,la grande capacità di quel “ragazzo” di ventitreanni ammirandolo per la sua sfacciataggine,voglia,irruenza nel dipingere e nel vivere.

Nel servizio sono pubblicati a piena pagina otto riproduzioni,il primo e quella“ pastora” della Verna soggetto simbolo per la “rivalità” con il padre. Gli altri quasi tutti dipinti del periodo Verniano oltre a quello della modella con i pesci, alla fine ben riuscito, e a una “burrasca in campagna”.

Le firme nei dipinti di questo periodo e del periodo del Salviatino, o non ci sono o sono firmate a lapis, poche a pennello..in modo molto leggero,quasi forse a “vergognarsi” di firmare quei lavori realizzati. Negli anni ho visto molti quadri di quel periodo a riscontro di quello che dico. Nel tempo Paulo ha “ritrovato” le persone proprietarie dei dipinti di quel periodo apponendo altra firma a pennello. Io ho un quadro eseguito alla Verna più tardi,nel 1929 o nel 1930,li ci sono addirittura quattro firme,la prima in alto a destra, impercettibile,a lapis con la scritta Paulo Ghiglia,subito sopra una nuova firma a olio,con la scritta PGhiglia, rifirmata e datata anche al retro 1937,La Verna.Al retro,sul telaio:questo è mio PGhiglia 1930.. Sarà autentico? Paulo ha firmato i suoi quadri ,fino al 1934 circa,con il nome e il cognome per esteso,successivamente ha apposto una P,leggermente staccata,prima del cognome. Tanti anni fa,in un pomeriggio d’inverno alla Verna in visita ad Emilio, fratello di Paulo,vidi qualche foglio da disegno degli anni trenta dove Paulo e un suo giovane amico medico romano facevano le“prove” per una firma più bella e lineare. Nacque la firma del “ ritrattista” Paulo a partire dal 1937-1938 circa. Anche il medico realizzò la sua bella firma,lo stesso venne ritratto molte volte da Paulo.

A volte si trova sul retro di una tela o di un disegno la dicitura “Questo è mio! ” questo è di mio fratello” con la firma per autentica al seguito. Sia di Paulo che di Valentino.

Appunto negli anni venti e fino ai primi anni trenta i due fratelli ,anche separatamente in periodi diversi, soggiornavano dagli stessi amici di famiglia o collezionisti di entrambi, “sfornando” disegni e quadri che poi alla partenza rimanevano in quelle residenze talvolta senza firma. Ritornando negli stessi luoghi, anche dopo qualche decennio,era compito di capitava,sia Paulo o Valentino,riconoscere da chi fosse stato eseguito quel dipinto o quel disegno. Posseggo dei disegni e quadri acquistati con queste precisazioni.

Una curiosità:ho un bel disegno,non firmato,che Paulo stesso attribuisce al padre,un’altro simile, invece,firmato successivamente dallo stesso Paulo,eseguiti da entrambi forse nello stesso momento nello stesso luogo.

A Firenze (7*) i sindacati fascisti organizzano la “ 1 MOSTRA REGIONALE D’ARTE TOSCANA” da aprile a giugno dell’1928 ,lo spazio espositivo è il chiostro di Santa Maria Novella. Il catalogo è stampato dalla tipografia Ciolli di via della Colonna. l’introduzione di Antonio Maraini7*. Paulo espone 10 lavori,con la riproduzione in catalogo di un dipinto del periodo Verniano.

La Rivista le “ARTI PLASTICHE”9**,nel servizio sulla “1 mostra regionale toscana”, cita il giovane Paulo. Come anche L’ALMANACCO BOMPIANI del 192915** nel servizio delle mostre dell’anno precedente.

Sicuramente altri giornali e riviste d’arte avranno parlato di questa prima mostra regionale e ci sarà ancora da aggiungere sugli apprezzamenti per Paulo.

Illustra ancora in quell’anno,per Delfino Cinelli, edito da L’eroica di Milano nell’agosto del 19288* ,il suo libro “Castiglion che sol Dio sa”con in copertina un disegno di Paulo del paesaggio Maremmano dove è ambientato il romanzo con all’interno altri disegni di Paulo inerenti al racconto.

La rivista LIDEL10**di Milano,rivista di lettura, illustrazioni, disegni, eleganze e lavoro parlando del libro del Cinelli annota: .. Il romanzo è illustrato delicatamente da Paulo Ghiglia.

(1)Nel febbraio del 1929 viene organizzata a Milano alla galleria Pesaro una mostra importante per la svolta artistica di Paulo “ I TRE GHIGLIA”

Oscar,Paulo e Valentino insieme!Il padre,invitato dallo stesso Lino Pesaro e su insistenza dei tanti amici che vogliono rivederlo esporre al pubblico dopo più di vent’anni in una personale,dalle biennali di Venezia del 1901 e del 1903 scelto dalla stesse giurie d’ammissione e dopo quella del 1905 non si era più presentato al pubblico. All’ultima biennale aveva inviato venticinque quadri,con la promessa fattagli dall’Onorevole Fradeletto,segretario della mostra,dopo aver personalmente visto e scelto nello studio a Firenze i dipinti da esporre,per l’esposizione di una intera personale in una sala della biennale,la giuria ritenne di non dedicargli quella personale,scegliendo soltanto due o tre quadri. L’orgoglio d’artista,ferito per la mancata personale,lo induce,nonostante il successivo invito del 1907,a non ripresentarsi più alla biennale di Venezia,ne a richiederne moduli di richiesta per le stessa. Dopo molti anni, nel 1933,fa richiesta lui stesso di partecipazione per la successiva Biennale,senza riceverne risposta. L’invito ufficiale lo riceve invece,forse a scusarsi della mancata risposta per quella precedente,per la biennale del 1936, si chiude in modo definitivo la “querelle” fra Oscar e Biennale di Venezia:Oscar risponde agli stessi organizzatori adducendo “di non aver potuto preparare opere che ”lo soddisfacessero”.

L’ultima mostra prima quella dei tre Ghiglia la presenta nel 1908 a Faenza nella “1 biennale Romagnola d’Arte”con tre opere. Chiudendo così definitivamente con le mostre pubbliche,partecipando dopo quasi vent’anni, soltanto alla “1 mostra del 900 italiano” a Milano nel febbraio-marzo del 1926 organizzata da Margherita Sarfatti e quasi costretto ad accettare per sfuggire dall’oblio e dalla “dimenticanza del suo lavoro”a livello Nazionale. Altra mostra in collettiva sempre alla galleria Pesaro in quell’anno,con tre dipinti.

..La mostra alla Pesaro dei tre Ghiglia insieme,finalizzata principalmente a confermare l’arte di Oscar ,mi fa piacere pensare e credere che quella sia stata la motivazione per ripresentarsi al pubblico ma, anche, per annunciare il debutto ufficiale artistico dei suoi giovani allievi a dimostrazione che gli seguiva eccome!Con piacere e orgoglio di padre…

Il catalogo è curato ed edito da Bestetti e Tuminelli, con la presentazione di Enrico Somarè16*il critico più importante di quel periodo che tende ad evidenziare il grande rispetto che ha per Oscar non dando nessun giudizio critico sul suo lavoro “non potrei perdonarmi di aver scritto intorno ai suoi dipinti anche una sola parola approssimativa o generica. Esalta invece la nascita “dal tronco di un pittore istintivo e colto come Oscar,della vita dei suoi rami filiali Paulo e Valentino,i quali,seguendo l’inclinazione e l’esempio paterno, senza rinunziare agli spiriti e agli umori della loro giovanilità verdeggiante, fioriscono di pitture varie.”Descrivendo Paulo:“tiene maggiormente dal padre. Contempla e costruisce figure di umanità. Penso che i suoi soggetti acquisteranno nella sua produzione a venire, una funzione più esplicita, nel senso di rappresentare un’azione piena di sentimento.In alcuna,tra le sue opere qui esposte ,questo svolgimento è già in atto”.Bello il finale della presentazione “ visitando questa mostra importante che fa pensare alle gloriose famiglie antiche di artigiani, pittori e musicisti,che possedevano il segreto di conservare e trasmettere di padre in figlio il magistero e l’esercizio di un ‘arte; e ,scusandosi con il Pesaro: “che non presenterà la mostra, ma rimarrà confuso fra il pubblico che vede e sente per impressioni ottiche e per sensi umani talvolta superiori come indicazione alle sentenze di giudici precipitosi”

Oscar espose in quella mostra nove dipinti,Valentino

novantaquattro e Paulo cinquantatre,molti dei quali dei periodi della Verna ,cinque dipinti del Salviatino,altri dipinti in Firenze e Fiesole,quadri marini di Quercianella e dipinti della maremma a Spannocchia ospite del Cinelli per il periodo dell’illustrazione del suo libro.

La stampa si occupò in modo ampio e positivo di quella mostra,ho traccia certa del servizio di Vincenzo Costantini nella rivista LE ARTI PLASTICHE17**,il corriere della sera18** del 7 febbraio con il servizio di Bucchi, L’Italia Letteraria20** il 10 febbraio con il servizio di Aldo Carpi,nel Corriere della sera21**del 19.02.1929 Cinelli e i tre Ghiglia;nella La Fiera Letteraria19*con l’articolo di Vincenzo Costantini:

Paulo, ama invece la figura, con la quale ci offre scene casalinghe e frugali,moderno appare con quelle tele al focolare e giovinette sotto l’arco tenute su toni delicati,chiari e aperti. In essi l’artista maggiormente riesce a dimostrare,oltre la sue facoltà di approfondimento comuni a tutti i suoi lavori,il suo bel gusto pittorico”.

Ancora La nuova Italia19bis**.La rivista EMPORIUM24*nel numero 410 del febbraio ,Le opere e i giorni23**rassegna mensile di politica,lettere,arti.L’Eroica22**anno XVII, quaderno 125/126 gen-feb,i tre Ghiglia.La rivista EDSA 25**.La casa bella arti e industria dell’arredamento ,cronaca delle esposizioni, pagina 50: la mostra dei tre Ghiglia..Una ricerca più approfondita sicuramente porterebbe ad arricchirne la lista.


La mostra ebbe grande successo e,nonostante i tempi difficili in Italia.. e quelli cupi che pochi mesi a venire sarebbero arrivati dagli Stati Uniti,vennero venduti quasi tutti i dipinti ai ”ricchi” collezionisti e clienti della importante galleria, Milanesi e non e qualcuno anche straniero.

Per tutti gli anni trenta e primi quaranta nelle aste delle importanti collezioni che saranno disperse a Milano ma anche a Firenze,qualche dipinto di Paulo sarà nuovamente presentato per essere ammirato,e magari acquistato,insieme ai dipinti dei grandi Maestri inseriti in quelle aste a causa degli effetti della crisi che indusse a vendere ai grandi collezionisti dell’epoca.

Quel periodo ,ancora di formazione per Paulo,sarà di grande soddisfazione per lui per la richiesta e la realizzazione di ritratti a olio,anche se a volte, ammette lui stesso,con notevoli difficoltà compositive ad importanti persone milanesi già conosciute dalla precedente asta del Checcucci.“Alla mostra avevo esposto vari quadri di figura,piacquero molto ai collezionisti tanto da pretendere che io dipingessi allo stesso modo delle figure anche i ritratti che mi commissionavano. Lavorai molto. Lino Pesaro stesso volle il ritratto della figlia e della moglie,opera che più tardi venne esposta a Bruxelles (senza moglie però).

Anche alla bellissima Signora Clausetti,(quella del disegno di Toscanini) feci un bel ritratto,anche il ritratto della moglie di Bestetti venne bene a metà; a seguire molti altri.” Fra i tanti ritratti milanesi seguirono quello dello stesso Somarè ,di Leonardo Borgese,giovane pittore,critico e giornalista poi, e di Leonardo Bistolfi scultore.

Devo confessare che mi riuscivano subito i disegni, i problemi iniziavano con lo studio del ritratto, perché ho iniziato senza saperlo fare. Accettavo le commissioni e mi aiutavo prima con dei modelli per provare e riprovare come impostare il dipinto.

Ho dovuto imparare tutto, d’altronde la pittura era il mio unico sostegno Accettavo i ritratti a mio rischio e pericolo:quando“sentivo” la persona che avevo davanti, tutto bene,altrimenti erano insuccessi e ne ho avuti.”

Il ritratto commissionato da Lino Pesaro l’ho iniziai con due figure la figlia e la madre,la prima sera iniziai con un disegno pieno di carattere erano tutti entusiasti tanto che il giorno dopo Lino Pesaro invitò alcuni suoi importanti amici per vedermi lavorare.

Iniziai a disegnare la tela per il dipinto con grande facilità,poi piano piano,con quella platea voluta dal Pesaro “che mi stava sul collo” mi sentii in difficoltà,erano i primi ritratti su commissione,la mamma cominciai a non sentirla più ,più lavoravo e meno la sentivo,la bambina invece la sentivo eccome.. Lasciai il quadro e uscii per un pò.Il Pesaro mi raggiunse chiedendomi il perché, gli dissi quello che dovevo dire. dipinsi solo la bambina ,un capolavoro!”


Torna ,nonostante il successo ottenuto con le vendite dei quadri,comunque insoddisfatto,a casa nella sua Firenze dove lui si applica ancora nel ritratto, ritorna ancora alla Verna dove realizza nuovi quadri di figura,ritrae anche paesaggi belli e solitari come il lago della Rassina,le rovine del Castello del Conte Orlando,esegue nella casa del Pichi un disegno,tratto da una foto,del figlio Mario ,morto nella prima guerra mondiale e sepolto alla Verna.

Della famiglia Pichi mi piace ricordare che dopo la morte,il 1 giugno 1933 dello stesso Pico e della moglie Giuseppina Trambusti,il 9 agosto 1941,gli eredi consegnano ,con atto di donazione come voluto nel testamento della Trambusti, la loro casa della Verna per farne un asilo. Gli esecutori testamentari furono padre Virgilio Guidi,il famoso organista della Verna ,già ritratto da Paulo, e lo stesso Piero Calamandrei.


Ancora nel 192911* Dall’aprile a giugno e’ presente a Firenze alla “II mostra regionale d’arte toscana” con due dipinti del periodo Verniano. Nell’Illustrazione Toscana di maggio12*è pubblicato il dipinto “ragazza in rosa”,su ARTI PLASTICHE13**con servizio di Aniceto del Massa ancora sulla II mostra regionale.

DEDALO 12bis** gli pubblica a piena pagina il dipinto de “la trecciaola”.


Partecipa nel dicembre dello stesso anno in Firenze al “V concorso quadriennale” del Premio Ussi14*,in una esposizione collettiva organizzata dalla Reale Accademia delle Belli Arti nel Palazzo delle Esposizioni di piazza Cavour (oggi piazza della Libertà)presentando un dipinto con delle figure in un interno.



Ritornando ai dipinti di quel periodo eseguiti alla Verna, ho un bel quadro di una di donna anziana,del 1929, firmato fine fine a pennello e datato in alto a destra. Fra i ritratti una giovane e bella ragazza della Verna ,Maria, che poserà per lui varie volte negli anni. Di Maria ho un quadro del 1932,pieno di sentimento e pittoricamente già importante ,con una composizione particolare:lei nel bosco con le foglie d’albero tutte intorno,il suo vestito verde nel bosco in verde!. Ritrarrà intere famiglie a Firenze e in toscana. Fra i quali anche due ritratti di Ada Cocci, moglie di Piero Calamandrei: una matita colorata su carta nel 1929 e il ritratto a olio del 1930. Gli vengono commissionati molti lavori,vive per periodi anche lunghi in quelle famiglie che gli saranno utili per maturare nello studio del ritratto,lasciandogli numerosi disegni di studi che ancora oggi ogni tanto appaiono e vengono messi in vendita in aste dai nipoti e pronipoti trovati in cassetti, mantenuti come piccoli tesori nascosti.


Intanto i suoi quadri passano in varie aste a Firenze. Aldo Gonnelli,direttore della galleria Cavalensi e Botti,lo inserisce in quasi tutte le tornate.


Paulo ,non ha un suo studio “tutto suo” e passa,anche per scelta, da un luogo all’altro come un gitano. Dal 1927 al 1933 e anche un po’ dopo,dipinti testimoniano il passaggio di Paulo ancora a Roma,la Verna,Livorno e la costa tirrenica,ancora in Maremma,Milano,Firenze,Parigi e in Sicilia. A Firenze,ho avuto il piacere di vedere nella famiglia degli eredi di Spartaco Copertini disegni fatti al compositore e della sua stessa famiglia “scoprendo“ monotipi eseguiti su vetro,stampati in modo artigianale,bei disegni e tanti ricordi tramandati agli eredi stessi. Anche gli eredi della famiglia Frazzi mi hanno concesso,con vero piacere e onore per me ,di vedere i quadri e disegni che Paulo dipinse e che, gelosamente,oggi tengono a testimonianza di un periodo artistico e culturale Fiorentino,purtroppo scomparso.


Il Frazzi Paulo lo ha dipinto dagli anni venti agli anni 50, pubblicando spesso gli stessi in cataloghi di mostre.

Ho trovato ,durante la mia ricerca bibliografica su Paulo, in una libreria umbra, purtroppo priva di copertina illustrata da un disegno dello stesso,il menabò,della metà degli anni trenta,di Papini e Frazzi e Paulo ,della composizione del RE LEAR tratto dalla tragedia di Shakespeare con testi di Papini per la musica di Vito Frazzi e illustrato da Paulo,con la riproduzione di un disegno del Frazzi,con una foto ,firmata, di Giovanni Papini applicata in anti porta , con all’interno la stesura della partitura d’orchestra.

Paulo stesso ne parla nel suo libro del 1979 della collana “ritratti allo specchio” dell’editore Lo Faro.


A Firenze,la Galleria Cavalensi nel gennaio e febbraio del 1930 ,propone lavori di Paulo.25-26*

la Galleria Ciardiello,nel suo catalogo “Raccolta opere in pittura dell’800”29* in vendita dal 22 al 25 marzo, propone cinque lavori dello stesso.

Giuseppe Silvani,critico musicale,direttore del Giornale dell’arte e più tardi del nuovo corriere degli artisti,presenta un libretto musicale della “Noema” per lo studio per la determinazione di una nuova forma musicale italiana di Spartaco Copertini,con la pubblicazione anche di un ritratto a matita del Copertini eseguito a Firenze da Paulo30**

Presente ancora alla Cavalensi e Botti Catalogo di vendita”opere del’800 e contemporanee”26bis* da 25 febbraio al 1 marzo.

Nella primavera è presente alla “IV mostra regionale d’Arte Toscana”27* dove,tratto dal catalogo della stessa,è presente con due quadri, un ritratto di ragazza e un quadro con figura.

Ad aprile e nel maggio dello stesso anno una “coraggiosa” esposizione delRisorgimento Artistico Italiano,1° Esposizione Regionale del Gruppo Toscano”28*Ancora alla galleria Cavalensi e Botti di via Cavour, dove nel catalogo della stessa il proclama agli artisti fiorentini del segretario della nuova corrente R.A.I,per gli aderenti alla fondazione del gruppo : la difesa della pittura italiana dalle avventure metafisiche,dallo “stupido nuovo” della deformazione. Una sorta di ribellione al nuovo che avanza. Alla fine della presentazione del segretario A.F Della Porta,cita un pensiero di Michelangelo:Chi possiede il disegno, possiede un grande tesoro,poiché il disegno è la base di tutte le arti, di tutte le scienze e di ogni cosa. Interessanti gli interventi di Gualtiero Gualtieri”con armi cortesi”, quello di Nando Vitali “ Forma Sostanza e mentalità”,di Augusto Paci-Perini: Rispettiamo la Forma e anche Pro Artis Decore ac Libertate di Mario Foresi che attacca il “nuovo”: certe stravaganze in arte sono passeggere ,la follia futuristica e quella di disprezzare e condannare ogni sana e armonica manifestazione d’arte; invitando: disegnino i giovani,creino poi.

Nel comitato della presentazione del catalogo non è presente nessun “nome importate del regime”.La difesa della pittura e del disegno in quel gruppo di artisti toscani è “firmata”fra gli altri anche da Pietro Annigoni, forse alla prima manifestazione pubblica,e da altri pittori toscani che rimarranno fedeli alla pittura figurativa negli anni a venire. Paulo è presente,appunto,con cinque disegni. Il fratello Valentino con qualche olio e disegni. Emilio Sasso,un giovane amico studente d’origine egiziana e già “collezionista” di Paulo,futuro esperto d’arte,gli presenta Pietro Annigoni con il quale divide la stanza d’albergo in quel primo soggiorno fiorentino. Il Sasso seguirà per molti anni il lavoro di Paulo.

In viaggio: ancora a Roma da Petrolini,a Livorno dove esegue quadri sul molo,nei cantieri ed altri quadri a olio provando e riprovando con modelli amici di affinare la tecnica del ritratto,ad Arezzo dopo aver ritratto una famiglia di antica amicizia con il padre ,si ferma in una casa di contadini ,esegue il dipinto la stalla.

(2)A Novembre dello stesso anno:Mostra a Roma!,importante esposizione con Valentino alla “Camerata degli artisti in piazza di Spagna”: Paulo e Valentino hanno porte aperte ovunque :il rispetto per il padre ,nonostante il rifiuto dello stesso di partecipare a esposizioni pubbliche,è grande, gli organizzatori delle mostre alla “Camerata degli Artisti” aderiscono volentieri alla richiesta dei due giovani Ghiglia,con la speranza che anche Oscar,come l’anno prima a Milano,invii qualche quadro,ma invano.

Nel catalogo della mostra31* il critico Remigio Strinati nella presentazione dei due Ghiglia esordisce: per mezzo dei suoi ragazzi abbiamo instantemente pregato Oscar Ghiglia a voler mandarci qualche pittura: ma il chiaro maestro livornese, che ebbe dimestichezza con Fattori dopo una asperrima esperienza di autodidatta, continua a mantenere di fronte alle esposizioni quel riserbo che ormai risale a vecchia data e che in lui è segno di coscienza e aristocraticità.I quadri non si sfornano come i bei pani dorati. Pur rammaricandocene, ne rispettiamo la volontà.

Di Paulo e Valentino lo Strinati riassume i percorsi fin lì avuti dai due pittori:disegnando e dipingendo lo stesso “motivo”arrivarono presto a distinguere i propri gusti:Valentino attento paesaggista,alle nature morte, agli alberi da frutta.

A Paulo questi temi naturalistici non interessano,lo interessano in quanto elementi d’integrazione,come i classici, l’uomo per lui,o meglio,il volto dell’uomo, attraverso il quale si manifesta il suo carattere,con uno sguardo,con una contrazione,con un sorriso: e che patrimonio di idee,di istinti, di passioni, quali vertici e quali baratri. Quali luci e quali tenebre dietro un fenomeno effimero.”

Dal catalogo i disegni che Paulo espone:Ettore Petrolini, Il Maestro Toscanini,Vito Frazzi,il Torrigiani,Giovanni Papini,il professor Siciliano, Spartaco Copertini,Il musicista Ghione, Il Maestro Brugnoli,lo scrittore e poeta danese Jorgensen ,un autoritratto,il ritratto della mamma di Petrolini,qualche disegno dei suoi cari:la mamma,il fratellino, e vari soggetti della Verna.Fra i dipinti:Bambino che dorme,eseguito alla Verna e la stalla,dipinto ad Arezzo ,che li a poco prenderanno altre strade ancora più importanti. Altri quadri: Una maternità,la pastora, qualche dipinto livornese più recente,insieme al ritratto,già storicizzato,di Enrico Checcucci e il bellissimo ritratto,eseguito con grande sentimento e professionalità,di Padre Virgilio l’organista del santuario Francescano della Verna.Sono diciannove gli oli in mostra.

La mostra viene recensita con servizi e foto in giornali e riviste d’arte importanti come in:

la camerata degli artisti” con la presentazione dello stesso Strinati34**

Le Arti Plastiche del 16 dicembre33*

la Rassegna dell’Istruzione Artistica del mese di Dicembre35**

in “le Mostre Romane di T. Bignozzi,i Ghiglia alla Camerata degli Artisti36**

Il Messaggero, 19 novembre ,con un bel servizio di Pietro Scarpa37**

L’Osservatore Romano38**,24 novembre,La mostra dei Ghiglia con testo di A.P

La Nazione39**,28 novembre 1930, “La Mostra Ghiglia alla Camerata” con il servizio di Cipriano Giachetti.

come il “Regime Fascista”39bis** il 30 novembre,con testo di Remigio Strinati

Il GIORNALE DI SICILIA32* l’11 dicembre,

Vita Artistica Romana-I fratelli Ghiglia alla Camerata degli Artisti,41**

Oggi e domani41bis,9 novembre,I Ghiglia alla camerata degli Artisti di G.Biagi Spinetti

Il Popolo di Roma42** del 27 novembre,con un servizio di Michele Biancale

La rivista mensile RASSEGNA ITALIANA ILLUSTRATA43* del mese di febbraio pubblica un servizio, dopo due mesi dalla chiusura, della mostra di Paulo e Valentino alla Camerata degli Artisti con un articolo di quattro pagine e riproduzioni di qualche quadro

Gli articoli sulla mostra incuriosiscono lo stesso direttore del Messaggero,che, dopo averla visitata apprezzandone i contenuti,richiederà a Paulo ,tramite Petrolini, il ritratto,che eseguirà, e sarà pubblicato a piena pagina sul giornale da lui diretto con un grande articolo.

I“ragazzi” hanno fatto stampare delle cartoline in bianco e nero utilizzati da invito alla stessa mostra ,con le riproduzioni a piena pagina dei loro lavori e anche del luogo ospitante di piazza di Spagna. Ogni tanto riesco a trovare qualche cartolina “viaggiata” utilizzata da loro stessi anche successivamente e anche da Isa ,loro madre,inviate in allegato alle lettere che lei ,quasi quotidianamente invia per promuovere da “ dietro le quinte ,in silenzio”,senza che Paulo e Valentino lo sappiano,il loro lavoro alla ricerca di nuove mostre e commissioni.

La madre ha già inviato il modulo di richiesta di partecipazione alla “prima quadriennale romana” che si inaugurerà all’inizio dell’anno dopo,all’insaputa di Paulo,la giuria accetterà un dipinto “il bimbo che dorme” già presente alla Camerata,che consentirà a Paulo di partecipare e con successo.

Paulo scrive di quel dipinto:” Ricordo che in quel tempo vidi una bambina in braccio ad una mamma, una donna povera,magra, stracciata; la bambina invece era bellissima, delicata,con il viso rosa e dormiva in braccio sull’uscio di casa. La madre si muoveva,parlava e la bambina dormiva sognando. Dentro la stanza si vedeva un fuoco,, dietro la testa della piccola lampeggiavano le fiammelle del camino acceso; vedendo questo fuoco..questa donna e poi questa gemma di bambina.. mi commossi. Con questo stato d’animo che avevo dentro ,pieno di languore, feci un dipinto. Strano, questo quadro andò alla quadriennale, piacque moltissimo, fu riprodotto in grande sul messaggero, ebbe successo. Io non ero affatto conosciuto e non me ne curavo: Il dipinto fu mandato all’esposizione da mia madre che forse lo volle proteggere, salvare.”

La stalla” sarà destinato ad altra mostra. Viene da pensare quanto Isa abbia“dovuto penare” con tre pittori in casa per “mandare avanti la baracca” e mantenere il giusto equilibrio con i due giovani figli.

La presenze alla Camerata e alla prima quadriennale per Paulo saranno di grande aiuto per l’ingresso nell’aristocrazia romana qualche anno più tardi. Durante quel vero primo periodo romano,Petrolini ha presentato Paulo anche al suo amico Trilussa,che lo ritrae eseguendo un disegno bellissimo carpito in un momento di riflessione e pensiero dello stesso: Dello stesso soggetto incide anche una lastra.

Nel gennaio del 1931 la grande e nuova manifestazione pubblica a Roma ”la prima quadriennale romana”nel nuovo Palazzo dell’esposizioni e contemporaneamente a Milano un ‘altra grande esposizione , “la vendita della raccolta privata di Lino Pesaro”46*

L’ILLUSTRAZIONE ITALIANA44*nel n.2 del 11 gennaio in un servizio di Piero Torriano esalta la manifestazione romana,oltre al bel servizio e le foto alla inaugurazione del 3 gennaio alla presenza di Mussolini,ai reali d’Italia,a quelle degli ambasciatori di Francia e Inghilterra e di molte altre personalità italiane del regime e straniere. Gli articoli sui quotidiani,riviste di cultura e altre testate ,saranno presenti fino alla chiusura della manifestazione e anche successivamente.

Nella stessa rivista la presentazione della vendita della raccolta Pesaro a Milano con inizio il 14 con la chiusura della vendita il 18 di gennaio.

Tutti i giornalisti,critici,esperti d’arte,all’inizio della prima quadriennale scrivono cercando anche di “scoprire” quali saranno gli artisti premiati dal regime,molti giornali “scommettono” anzitempo anche sui giovani semisconosciuti come ad esempio Paulo che è presente con il suo bambino che dorme ,ed è molto apprezzato per la suo dipinto “italiano”.

Tenendo conto che i dipinti presenti in questa esposizione sono circa 1350,oltre alla sculture e agli stand delle riviste d’arte ed altro, suddivisi in 48 sale sui due piani del Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale per i giornalisti e inviati non deve essere stato molto facile vedere tutto e poter dare giudizi se non in modo frettoloso. Solo i giornalisti inviati dal regime e dagli organizzatori e giudici (qualcuno di essi anche“pittore” presente in mostra)per visite mirate riescono ad elaborare “begli articoli”, tralasciando di vedere e valutare i giovani e altri pittori, considerati minori perché magari poco attenti al regime stesso. Gli articoli della grande e importante manifestazione che parlano comunque di Paulo sono molti con giudizi quasi tutti positivi:

dal catalogo della mostra45*,senza illustrazioni,con l‘indicazione di tutti gli artisti e con i titoli dei lavori presentati:Paulo è nella sala n.23 ubicata nello stand del giardino ed è insieme ai toscani Colacicchi , Polloni,Pozzi,Pucci, Primo Conti,Dani, Zannacchini, Caligiani,Lorenzo Viani, Ferroni,De Grada,Marino Marini e Griselli.

E’ prevista anche l’uscita del Catalogo Ufficiale illustrato della Mostra in vendita all’ingresso dell’esposizione stessa. Prezzo lire 20,che non sono riuscito a trovare.

Aggiungo le testate e riviste di cui sono sicuro,in parte le posseggo,dove scrivono della manifestazione citando e parlando del quadro di Paulo:

La rivista Le Arti Plastiche47bis**del 1-2-1931,La quadriennale Romana,testo di Vincenzo Costantini,poche parole:”Paulo Ghiglia,artista di bella spontaneità”.La rivista di Milano,L’ARCA49*,nel numero di gennaio-febbraio 1931,”La 1 quadriennale Romana49bis**,Ritrovamento e divenire,pag 4-5;il quotidiano fiorentino LA NAZIONE50* del 11.01.1931 con servizio di Aniceto del Massa,” Artisti Toscani alla 1 quadriennale”, Del Massa si limita all’elenco degli artisti;L’ITALIA LETTERARIA52*1 febbraio 1931Alla Prima quadriennale,i Toscani.”Fra i giovanissimi bisogna ricordare il Lazzareschi,il Valenti e Paulo Ghiglia che espongono opere non ancora libere d’influenze scolastiche,ma tali da testimoniare la presenza di qualità molto serie”(Nino Bertocchi).Ancora LA NAZIONE53*del 1 febbraio 1931,Motivi e tendenze dell’Arte Italiana alla Quadriennale di Aniceto del Massa,con la foto pubblicata del dipinto di Paulo grande un quarto di pagina.

La rivista romana ,OMNIA57* Febbraio 1931,La prima quadriennale d’Arte”: Saltiamo la sala 22,la cui arte è estranea al nostro sentimento e ci fermiamo con piacere alla successiva,qui vi è un bel “bimbo che dorme”(n.3)del toscano Paulo Ghiglia.La rivista Dedalo48*,marzo,”La Prima Quadriennale Romana,”pag 701,di A.Maraini”quel gruppo di toscani,invece che si è fatto ripetutamente notare per compattezza ed equilibrio riesce questa volta poco felice, quasi si fosse,da….a..all’infuori di Bausi e Paolo Ghiglia che non sono,del resto, alle prime armi”. IL Secolo XX 48bis**,Il Popolo di Trieste54*,17 marzo 1931,La prima quadriennale di Renzo U. Montini: “Paulo Ghiglia, è pittore ottocentista. Quanta intima realtà in questo suo “bambino che dorme”.Dorme biondo e bianco in grembo ad una donna,e nel fondo da un camino nerastro, un ceppo ardente sprizza faville. Null’altro. Ma nel— quel grembiulino bianco e rosso, quei capelli biondi cenerini, quel visino tondo con la boccuccia dischiusa, a un —mettono un gran chiarore:una luce di tenerezza e di ineffabile grazia. Non l’avevamo detto che si sarebbe chiuso con visioni di bellezza?.

Lo stesso Montini ripete per altri giornali l’articolo uscito ne “il Popolo di Trieste “ ,in “ vedetta fascista” sempre del 17 marzo,il 18 marzo nel “Brennero” e nel “ Giornale del Friuli”,il 2 aprile nella “ voce di Mantova”.

La rivista Architettura e Arti decorative56*,Maggio 1931,“La 1 Quadriennale”.Il Corriere Padano51*del,15 Aprile 1931,1 quadriennale Romana, Artisti e opere al piano terreno”-Nella sala 23,una ottima cosa di Paulo Ghiglia,un bambino che dorme ben armonizzato e dipinto ,peccato abbia messo una cosa che urta:un fuoco acceso nel camino.(Anacleto Margotti).Il Telegrafo55*di Livorno del 14 Gennaio,”Arte Toscana alla 1quadriennale”poco distante un altro quadro di grazia infantile dovuto al pennello di un altro toscano:Paulo Ghiglia. E’il “bambino che dorme”Una piccola creatura rosea che riposa,nell’abbandono di un sonno felice,vegliato dalla madre,in un angolo scuro di cucina,nella quale -vivace nota di colore- guizza ,nello sfondo, la rossa fiammata del focolare.

Con altre pazienti,molto pazienti,ricerche sicuramente riuscirò a trovare altre riviste e giornali con servizi della prima quadriennale e forse anche di Paulo e del suo bel dipinto. Quel quadro,del quale ignoro la collocazione odierna,Paulo lo ha pubblicato molte volte nei cataloghi di mostre e monografie fino agli ultimi degli anni settanta.

Della vendita della “Raccolta Pesaro” a Milano dal 14 al 18 gennaio è citato dal catalogo della stessa nella presentazione in dieci pagine di Raffaele Calzini di parte dei dipinti in vendita,dopo i macchiaioli parlando dei quadri “piccoli” dei Toscani:Accontentiamoci di applicarla a questi quadri dei toscani e di vedere come i loro autori sono stati fedeli al loro ideale d’arte e come si sono sforzati di chiudere un mondo di colori e di forme in questo piccolo spazio senza rinunciare alla personalità della tecnica e alla sincerità dell’ispirazione. Scuola Toscana di onestà artistica che non s’arresta agli epigoni del macchiaiolismo ma che è ancora visibile nei quadri di Paulo e Oscar Ghiglia (le sorelle,di Paulo e mucca alla mangiatoia, di Oscar).

Il quadro dipinto a Arezzo, La stalla, è presente dal 26 aprile al 3 maggio ad Atene per la “settimana italiana in Atene”60*un bel catalogo completo di varie categorie artistiche in esposizione.Dopo le rituali premesse e presentazioni varie( sempre gli stessi!) la prima in elenco è la pittura con la lista dei centodieci pittori italiani presenti con una opera ciascuno e il titolo di essa. Paulo ,con la sua “stalla”.Vende quel dipinto ad un privato,come riportato nella rivista di Milano le Arti Plastiche61*nel numero 10,pag 3, le vendite della Mostra di AteneAnche quel dipinto sarà riprodotto successivamente in molti cataloghi .

E’ presente la scultura con venti artisti,l’incisione con 35 incisori;opere in ceramica,in legno,in alabastro,il mosaico,altri lavori di artigiani-artisti come opere in paglia,vetro,cuoio..bella manifestazione!

Dopo queste esposizioni pubbliche si ritrovano ancora i dipinti di Paulo in vendite private a Firenze presso il villino del Checcucci:

La Raccolta Enrico Checcucci62*vendita a cura della Galleria Geri di Milano nel villino del Checcucci, Via Aretina 394.Organizzata e diretta dallo stesso cavalier Alfredo,passano in asta,come da catalogo,circa 220 dipinti fra i quali gli invenduti del 1928 e i restanti di casa Checcucci.

Il Checcucci dopo la vendita dei suoi Macchiaoli del maggio 1928 alla galleria Pesaro questa volta non solo per vezzo ,ma purtroppo per necessità,l’attività è andata male,organizza una vendita all’asta dei restanti dipinti dello stesso. Nella vendita del Checcuccii Ghiglia sono presenti con sette opere di Oscar, trentanove di Paulo e settantuno di Valentino. Passa in asta anche il famoso ritratto del Checcucci già presentato in antiporta nel catalogo della vendita dei macchiaioli del 1928 e presente nella mostra del 1930 a Piazza di Spagna .

A Livorno dal 25 giugno al 15 luglio nella famosa galleria Bottega d’Arte63* si disperde la collezione dei Macchiaioli di Mario Galli,nelle 150 opere esposte si trovano in una sala dedicata i dipinti dei tre Ghiglia.Il catalogo:vendita di 150 opere pregevoli della raccolta Mario Galli

Anche il Galli, scultore e gallerista, già in precedenza aveva già venduto parte dei suoi dipinti sia nel 1926 a Firenze alla casa di vendite Materazzi e Fantechi e nel 1927 a Milano alla Galleria Geri,fra i lavori in vendita di Paulo c’è un disegno che ritrae lo stesso Galli con dedica.

1931. Milano64*,Galleria Pesaro,dal 9 novembre,vendita Raccolta del Cav Alfredo geri,dipinti di P.G,già collezione Checcucci,Firenze

A fine anno ancora a Milano la galleria Pesaro presenta nel catalogo di vendita,edito da Bestetti e Tuminelli,del collezionista Enrico Mascioni65* dipinti del periodo verniano di Paulo,come descritto nel catalogo d’asta. Nel testo, di E.Somarè:di Paulo il cruccio di una giovinetta toscana,espressa da un disegno espressivo e costruttivo .Plasmata e colorita attentamente,senza alcun impaccio mascherato di novità e senza inutili bravure.La rivista “le Arti Plastiche 66*” nella presentazione delle opere in vendita cita i dipinti di Paulo.

1931 (?) Roma,I Romaneschi67* Trilussa ,Favole Fasciste con disegno in copertina di Paulo Ghiglia del 1930

Da qui le note dolenti.. per catalogare per data,in modo preciso, il suo “viaggio” a venire. Dal 1931 non parteciperà più a manifestazioni,esposizioni nazionali e pubbliche organizzate,ne a premi ne “gran premi” inizierà il suoi percorso di stile e di vita ,libero ,quasi sempre “da regole di regime”, più consono al suo temperamento e non ci saranno che pochi riferimenti certi per datare i suoi continui e irrequieti spostamenti. Il primo interrogativo(ormai irrisolvibile)è il perché Paulo non partecipi più a manifestazioni pubbliche,mi viene spontaneo pensare che“grazie”al suo carattere, nonostante l’apprezzamento del bel quadro alla quadriennale,forse per non essere stato premiato abbia deciso di rinunciare a quelle manifestazioni gestite e forse..pilotate. O più semplicemente,non apprezzando le competizioni..abbia deciso di rinunciarci definitivamente

E’ a Parigi nel 1931:E’difficile datare precisamente quando Paulo va per la prima volta a Parigi,tratto dalla monografia su Paulo di Michele Biancale del 1945racconta che ”dopo la mostra di Milano del 1929,rientra a Firenze insoddisfatto dei ritratti eseguiti e decide di partire per Parigi”.

Nella monografia viene ignorato l’avvenimento della mostra della camerata degli artisti del 1930,lui è presente a quella mostra e quindi nel 1930 è in Italia.Forse non è presente alla quadriennale del 1931,ne alla mostra ad Atene,per cui si può prevedere che il viaggio a Parigi sia nella primavera/estate del 1931. Il Biancale racconta:

Arrivò e s’immerse subito nel caos della grande metropoli,vagò per ore sbalordito,spaventato , stritolato dal mare di persone. Si sentì perduto, disarmato. Purtuttavia non poteva tornare ancora a casa,sarebbe stata ancora una sconfitta, soffrì,per forse un mese,a Parigi.Decise di rientrare in Italia e,racconta ancora,”prese il treno rientrando in Italia andando fino in Sicilia, dal Barone Guido Libertini, grande amico del padre,collezionista e archeologo,li rimase un po’di tempo ritraendone la famiglia”.

Un disegno che ritrae il Libertini sarà poi anche pubblicato. Altri dipinti saranno successivamente venduti,uno dei quali mi venne proposto molti anni fa e che acquistai,insieme a un dipinto di Oscar Ghiglia ,acquisito dal Libertini durante uno dei suoi soggiorni fiorentini.

Del periodo Parigino ho raccolto qualche disegno,uno o due di quell’anno e gli altri,forse,del periodo successivo, il 1933. Un disegno del 1931 è sicuramente firmato successivamente da Paulo,degli altri,uno è senza firma:un bellissimo disegno fatto nel metrò pieno di gente,un altro che ritrae un’elegante ragazza parigina,seduta,a pastello,anch’esso firmato successivamente,un interno di un caffè concerto con diverse persone in attesa dello spettacolo e un bell’autoritratto a lapis,scarno in volto forse per la fame o la malattia.. molto intenso.

Ancora alla Verna nel 1932; è datato il dipinto del ritratto della bella Maria in primavera,(presumo dai vestiti da lei indossati).

Cenni bibliografici ancora nel 1932: è citato nell’Enciclopedia Treccani69* ,vol XVI- pag 915 dove descrivendo Oscar vengono iscritti come pittori anche Paulo e Valentino. Enrico Somarè sempre nel 1932 in” cronache di arte contemporanea67*”fa il resoconto dell’arte del periodo inserendo la mostra dei Tre Ghiglie del 1929,alle pagine 54 -56.

Altra curiosità:una cartolina stampata per la mostra alla camerata degli artisti del 1930,da me “ritrovata” è inviata nel 1932 dalla madre Isa,a una amica di Milano,la signora Maria Borgese,moglie di Leonardo ,gia ritratto a Milano da Paulo, dove con affetto saluta comunicandole che dal primo novembre la famiglia si trasferirà in Via Chiarugi al n.17.

(3)A Firenze nel dicembre del 1932 Delfino Cinelli presenta il discorso d’inaugurazione di una mostra di Paulo insieme a Valentino,alla Galleria Firenze 68*,direzione Cavalensi e Botti,con un catalogo delle opere in quattro pagine ,in prima pagina un bel quadro di Paulo,una maternità eseguita alla Verna.

Valentino presenta 36 dipinti,Paulo 45 oltre a 58 disegni e tre sculture!..novità per l’artista: un ritratto di giovinetta,una testa di fanciulla e cavallo che beve. Quadri eseguiti ancora a Firenze,La Verna ,Castelgandolfo(da Petrolini)e in altri luoghi. Fra i lavori presenti in mostra. Dei disegni Parigini del 1931 nessuna traccia.

(4)Il primo gennaio del 1933 si inaugura a Livorno una sua personale alla “ Bottega d’arte” nella galleria in sale diverse contemporaneamente a Paulo espongono anche Leonardo Bazzaro e Ferruccio Pizzanelli. Un unico catalogo70*

Per Paulo la presentazione è di Umberto Ceccardi:

Io vedo,lontano,nel futuro,il tuo nome. La tua arte mi fa pensare ai favolosi tesori dell’Oriente misterioso dove, nei capaci forzieri, sono racchiuse le pietre più belle e più lucenti.E ci sono nella tua arte,e misteri e tesori. Con quale mistero trai tanta bellezza?.Da dove tanta ricchezza di luci,di colori, di linee; ed i sorrisi delle faccie divine, le soavi mestizie dei volti, l’indefinibile incanto dei cieli e della natura?..Quante volte,noi, miseri mortali,non abbiamo sostato indifferenti,sui luoghi che tu hai ritratto sulla tela e siamo passati oltre senza una emozione o non degnati di uno sguardo uno dei volti che tu hai dipinto?..Perche oggi vediamo,attraverso la tua arte,tanta bellezza e tanta dolcezza che prima non avevamo veduto?.. La tua tavolozza, la tua anima sono le interpreti che ci rivelano un nuovo reato e ce lo rivelano con gli attributi delle divinità; il miracolo, la luce,-che è colore- il canto,-che è poesia, la soavità,- che è amore- Non so quante primavere ti abbiano sorriso. Solo ai puri, agli innocenti, ai bambini, è dato conferire con gli dei. Tu indugi in questi colloqui e racconti poi a noi,quello che hai ascoltato e quello che hai veduto. E,religiosamente,ti ascoltiamo. Narra..narra ancora.. per la nostra letizia.”

Fra i 19 lavori presenti in mostra,salvo il ritratto di Calafato al porto,non sono presenti altri quadri di Livorno. C’è un lago di Castel Gandolfo, dipinto durante una visita a Petrolini,un quadro del fratellino Benedetto,il bel ritratto/autoritratto di Isa con lui che dipinge ed altri..

la “Rassegna dell’Istruzione Artistica71*”,febbraio 1933 edita in Urbino,recensisce la sua mostra alla Bottega d’Arte pubblicando il dipinto di Isa .

Del 1933 ci sono dipinti che testimoniano la presenza di Paulo in italia,uno eseguito a Livorno,forse, durante la mostra alla Bottega d’Arte un quadro su cartone:nel porto,con dedica :“a — con amicizia, aggiungendo :quanto cacciucco sè mangiato!”

Il Ritorno a Parigi

La “sconfitta” della prima volta gli brucia ancora, rinvigorito da quella bella mostra di Firenze prima e quella di Livorno poi,riparte,vive comunque momenti duri,difficili,dove per “sbarcare il lunario” suona anche la chitarra per strada. Sono, forse,i momenti più belli del periodo parigino i più sentiti e sofferti ma a differenza della prima volta è deciso e nei disegni che quotidianamente esegue,esprime una carica e intensità forte realizzando dei veri capolavori.

L’autoritratto che io ho,lo ritrae magro e stanco e per darsi forza lo dedica a se stesso.” Par lui mème”.Ha problemi di salute,prende i “gattoni”, ancora smarrito e sfiduciato scrive a Petrolini,il quale gli risponde incitandolo a resistere e continuare la sua avventura. Petrolini stesso gli scrive che stà per arrivare a Parigi.Oscar scrive a Paulo,avvertito della situazione dall’attore,dove,amorevolmente,ma con cautela,(il figlio è testardo e orgoglioso),gli dice di non preoccuparsi ma che “torni pure è ben accetto a casa” Il figliol “non” prodigo resta a Parigi.

Paulo racconta da ritratti allo specchio del periodo Parigino.

Anch’io come Sacchetti ho capito Parigi, Li sono nati disegni che non ho più fatto in vita mia. Come lui ero un poveraccio, veramente solo,sconosciuto e veramente solo. Dovevo trovare la mia strada,non mi interessavano i soldi, ma almeno l’indispensabile per non morire di fame. Quella strada la trovai guardando la gente in faccia, spiandola sfacciatamente, entrando in loro. Se avessi parlato a questi individui, non sarei riuscito a tanto,non li conoscevo, ma dovevo conoscerli. Non conoscete me ,ma io conosco voi e vi ritraggo perché ho bisogno di vivere la vostra esistenza,passando attraverso a voi. Nei momenti brutti, quando la solitudine mi faceva stare male, girovagavo guardando in faccia la gente ,come preziosi modelli, mentre la mia matita correva, interrogava i visi di essi. Attraverso questo lavoro ho potuto capire la gente. Proprio in questi disegni sono riuscito a comprendermi e farmi comprendere. La fame mi faceva vedere le persone in modo profondo, eccezionale, da darmi soddisfazione.. anche se non guadagnavo il pane. Mi sentivo padrone di me stesso, raggiungevo sicurezza, questa era la mia conquista.”

Paulo si ricorda di un amico conosciuto a Roma che viveva anche a Parigi,lo ritrova all’indirizzo avuto dallo stesso tempo prima:“ricordai di avere l’indirizzo di Augusto Cavicchia a cui avevo fatto un ritratto a Roma,mi aveva promesso che se fossi tornato a Parigi “sarebbe riuscito a farmi commissionare il ritratto di Josephine Baker”. Quando andai da lui c’erano altre persone:il pugile Cleto Locatelli ,l’attore siciliano Lucio Flamma,una ballerina argentina ed altri giovani italiani”.

(Il Cavicchia sarà di nuovo a Roma e,dalla fine degli anni trenta ai primi quaranta , lavorerà come aiuto regista per vari film ,anche di successo, con Mario Bonnard, con il quale lavorerà in qualche film anche il grande Aldo Fabrizi.(Paulo sarà amico del Bonnard nel catalogo del 1937 di una esposizione romana presenta il ritratto dello stesso, e anche dello stesso Fabrizi).Il Locatelli,campione europeo della sua categoria,alla fine 1933 andrà negli stati uniti per degli incontri,nel 1934 tornerà per sempre a Parigi,dove vivrà,dilapidando pian piano tutti i suoi guadagni, vivendo poi in miseria,fino alla sua morte nel 1961, il Flamma “attore” sarà noto,più tardi,per le sue frequentazioni negli Stati Uniti con ambienti della malavita).

Paulo inizia a disegnare nei locali notturni che frequenta insieme al Cavicchia e al Locatelli e agli altri amici,panchine vuote nei momenti tristi, metrò affollati, esterni con persone dei bistrot,lavora molto realizzando bei disegni che,anche,gli stessi amici gli acquistano,barattandoli spesso con sussidi quotidiani. Esegue anche qualche ritratto,di ballerine nei locali notturni e,a volte a olio,anche delle stesse proprietarie,riempite da lusinghe e complimenti per poterle ritrarre,per poi avere libero accesso, ”dove ormai ho libero accesso perché considerato un giovane e famoso pittore italiano,”

Quei lavori gli danno la notorietà,questo lo aiuterà per commissioni di ritratti alle persone che frequentano gli stessi locali notturni.

Ha,finalmente,il suo studio personale diviso con un giovane violinista. Paulo stesso racconta “che in prossimità del giorno dell’affitto da pagare con la mia chitarra e il suo violino spesso c’improvvisavamo per racimolare il denaro mancante,suonando davanti ai bistrot..ricevendo anche consenso!”

La svolta:Il suo amico Cavicchia ha contattato Giuseppe “Pepito”Abatino ,un abile personaggio che è diventato manager e marito di Josephine Baker ,Paulo lo ritrae da una foto che lo stesso Cavicchia gli ha procurato. Quel ritratto del marito piace anche alla Baker,e,tramite Cavicchia,commissiona il suo ritratto a Paulo.

Nacque un opera bellissima, la Baker venne nel mio studio,indossava un abito lungo di tulle bianco con dei gigli ricamati,feci vari disegni, posò ..una unica seduta. Lo finii in studio,con calma. Prima di consegnarle il quadro lo tenni ancora qualche giorno per farmi pubblicità,videro il quadro molte persone che lo apprezzarono. Capitò nello studio un italiano, Benahim,che avevo conosciuto a Firenze, consigliandomi di chiederle quindicimila franchi”.

Con Cavicchia portarono il dipinto a casa della Baker, abitava appena fuori Parigi in una zona bella, residenziale:”una villa piena di animali, scimmie ,uccelli,un leopardo.“Arrivammo ma Abatino e la Baker non c’erano.

Erano le tredici,delusi andammo a mangiare li vicino davanti a un laghetto un panino con un bicchiere di vino dividendo con i cigni parte del nostro pranzo. Eravamo senza soldi e speravamo nella consegna del dipinto. Alle 15 tornammo alla villa,ci apri il cameriere,un ragazzo siciliano,che prese in consegna il dipinto per portarlo alla Baker.Passarono minuti di febbrile attesa,lo stesso cameriere correndo verso di noi e quasi urlando ci comunicò che il ritratto gli era piaciuto molto e ci accompagnò da lei.”Abatino e signora mi fecero i complimenti e visto che loro ancora non avevano pranzato ci invitarono, mangiammo di nuovo!.”

Paulo racconta che dopo il pranzo la Baker gli salutò e andò a riposarsi. Restando con Abatino che fece visitare loro la villa, gli animali e l’orto che avevano messo sù.“Abatino lodava i suo carciofi,i ravanelli,le cipolle, senza parlare di soldi.”

Sia il Cavicchia che Paulo subivano,in silenzio le “lezioni ortive” sperando chiedesse anche il costo del dipinto.” Ad un certo punto ,innervosito è stanco dissi in modo sfrontato al Cavicchia:torniamo a Parigi è tardi. Rischiando di tornare a piedi e senza un soldo .A quel Punto Abatino,che aveva capito,mi domandò quanto volevo del ritratto ed io quasi canticchiando gli suonai ”quindicimilafranchiiiii.Senza battere ciglio,nell’orto, fra carciofi e ravanelli,tirò fuori di tasca il grosso portafoglio e contandoli uno a uno mise su un muretto tutti i soldi richiesti.Tornammo a casa contenti.L’eco per quel ritratto mi consentì di vivere bene per un po’ di tempo anche ritraendo signore e signori parigini.”

Scritti sul periodo parigino si troveranno più tardi,nel 1945,Michele Biancale nella monografia di Paulo ,raccontatagli dallo stesso ,che scrive:Vediamo il venticinquenne Ghiglia a percorrere Parigi con quel cespo di capelli scarruffati e gli occhi spiritati.Muore di fame,ma è giovane e se le sere si apposta in un tavolo della “Coupole” vede arrivare nelle ore tarde la parigine che avanzano col passo di Elena greca,Gli sembrano non donne ma dee nell’incedere, nel garbo delle loro vesti lunghe,nel gesto:Folgorate da mille luci del ritrovo notturno,esse,folgorano,a loro volta,il giovine Paulo che scorda San Francesco della Verna,trecciaiole e pastore .Tra i tavoli assiepati gira il solito disegnatore zazzeruto con l’album di fogli sotto il braccio

E ancora:Aveva forse la Baker bisogno di un ennesimo ritratto?.Lei che aveva posato per pittori e scultori, prevalentemente italiani,posò anche per Ghiglia,avendo visto già prima in casa di madame Mofli,il ritratto che Paulo aveva dipinto e il ritratto del marito Abatino. Così gli furono aperte le porte del Casinò al giovine artista che potè saturarsi di eleganze,di colore parigino,di mode e di luci.

Madame Mofli era la titolare di un locale notturno Paulo l’aveva convinta a posare per lui ,pensando ai futuri “vantaggi”che avrebbe potuto ricevere, e ci furono. L’avventura parigina si concluse con una diecina di ritratti a olio,purtroppo nessuna foto degli stessi accompagnò il suo ritornò in Italia. Molti invece i disegni che riporta con sé,soddisfatto dell’esperienza vissuta.

Nello stesso periodo a Parigi arrivò anche Petrolini che al Thetre de la Potinièr, per les premieres rapresentatinons et sa compagnie,nel libretto del teatro oltre alle foto dell’attore,è pubblicato il ritratto eseguito da Paulo qualche anno prima72*purtroppo il libretto non riporta la data,che è comunque del giugno del 1933,ne l’inizio delle sue manifestazioni teatrali ma che vengono pubblicate da Paris,ActionFrancaise73** ,7.06.1933 di Lucien Dubech tale il volto del nostro artista fissato da Paulo Ghiglia in un disegno,inserito nel programma di sala,che abbiamo voluto corredasse questo omaggio al cantore e dell’anima di Roma

Rientrato in Italia,Paulo dopo un breve periodo passato a Livorno dalla nonna,madre di Isa,parte per Roma.Qualche disegno parigino lo lascia dalla nonna,che ne terrà di conto.. grazie nonna Corinna!Infatti il disegno “nel metrò” che io posseggo proviene dalla casa della nonna,che dopo tanti anni,un figlio di Paulo,Maurizio,ritroverà insieme ad altri preziosi disegni,tenuti da parte,con orgoglio,dalla stessa.



Nel frattempo a Milano la Galleria Scopinich nell’ennesima vendita privata del tempo disperde ancora una collezione ,e nel catalogo di vendita della collezione Rizzoli della Pittura dell’Ottocento74*” Paulo è presente con un dipinto della Verna “i 6 castagni

E’anche presente nel catalogo stampato a Milano:Artisti e musicisti Moderni 75*”,La Fiamma Editrice,con il ritratto del musicista fiorentino Attilio Brugnoli.

A Milano la Galleria Dedalodisperde la Raccolta Federico Gussoni76* , esposizione e vendita nel catalogo Rizzoli nel gennaio 1934 con qualche dipinto di Paulo del periodo verniano

La rivista Le Arti Plastiche77* nel numero di Gennaio cita anche Paulo fra gli artisti presenti nella collezione.

1934 è presente nell’annuario della confederazione nazionale sindacati fascisti,professionisti e Artisti 78*.

Parte per Roma,Nei primi giorni di Gennaio,un incontro d’eccezione per Paulo fu quello con Anton Giulio Bragaglia:futurista prima, regista di cinema e teatro poi,con un’intensa attività giornalistica e di scrittore,autore di numerosi articoli e saggi,molti dei quali dedicati all’archeologia,fotografia, cinema e sul teatro. Dal 1918, fu promotore, assieme al fratello Carlo Ludovico,della galleria d’avanguardia Casa d’arte Bragaglia di via Condotti n.21, successivamente il trasferimento nel Palazzo Tittoni di via Rasella ampliando le mostre anche alla pittura dell’ottocento e contemporanea. Vicissitudini varie lo costringono a spostarsi ancora nei primi anni trenta: La presentazione su una rivista d’arte nel 1932 del nuovo spazio di Anton Giulio Bragaglia in Roma con l’Invito a frequentare il “ Bragaglia fuori commercio”:

Mi sono organizzato in un pian terreno al n.11 dello scalone Mignanelli (Piazza di Spagna)privato. Dove le mie conoscenze potranno incontrarsi con me e i miei amici,allo scopo di comunicarci notizie,impressioni, previsioni.

Sarà il nostro centro di scambi artistici dove terremo delle disposizioni,oltre che riunioni e discussioni di quella che si dice “politica delle arti”Il locale è fuori speculazione, tutto a mio conto, e non avrà altra sorta di attività. Lo chiamo per questo “ Il Bragaglia fuori commercio”.

Io non percepisco rimborsi spese,ne quote affitto,ne percentuali di sorta. Non per questo gli artisti esponendoci,perderanno le loro eventuali vendite,perché io,senza alcuna partecipazione,li metterò a diretto contatto con la persona che s’interessa;in modo che essi a mostra finita potranno vendere. Lo ripeto non riceverò interessenze di sorta neanche sulle vendite future.

Ai più vecchi amici miei dirò che ho rifatto la mia galleria di via de Condotti, dove non si teneva commercio di quadri ,ma, soltanto rivelazioni di pittori. Se ce ne saranno ancora da scoprire essi capiteranno da me, perché qui non pagano niente..Con la presente prego tutti gli amici di suggerirmi nomi interessanti e nuovi. Anton Giulio Bragaglia.

L’incontro avvenne nella galleria,Paulo fece vedere la cartella dei disegni parigini al Bragaglia che gli organizzò subito la mostra :”Dopo Parigi andai a Roma dove feci una esposizione al Bragaglia,oltre ai miei disegni esposi qualche ritratto. La mostra andò bene, i pochi disegni invenduti me li prese tutti Don Giulio.Io volevo i soldi delle vendite,ma lui preferì i miei lavori.. quasi gratis. Non riuscii nemmeno a fotografarli erano disegni interessanti..Bragaglia li tenne per se e non gli vendè mai,gli portò nella sua di Anzio e proprio lì, anni dopo, tre bombe spazzarono via villa e disegni.

La mostra mi diede molta notorietà,in un quotidiano venne pubblicato un lungo e positivo articolo di Michele Biancale.Stavo in galleria a leggere il pezzo,quando mi sento battere sulla spalla,mi girai e un signore mi chiese: sei contento di questo articolo? Risposi: Accidenti se sono contento. E’ lei chi è ? domandai.” Sono l’autore di queste righe”,rispose.

Diventarono amici e per molti anni il Biancale segui il lavoro di Paulo.

(5)1934,rivista le Arti Plastiche, nelle recensioni delle mostre romane appare quella del Ghiglia alla Galleria Bragaglia fuori commercio di piazza di Spagna.79*


A testimonianza di quel primo periodo romano,sempre intervallato da fughe e ritorni,ci sono molti dipinti: i primissimi sono sicuramente: una piazza di Spagna e una piazza del Popolo fatta proprio nell’inverno del 34 appena arrivato,i ritratti su commissione nelle famiglie importanti che,grazie a Petrolini, frequenta. Paulo rimarrà spesso ospite per giorni e giorni in queste famiglie romane:gli commissionano un dipinto ,poi entusiasti del lavoro eseguito,gli chiedono quello del figlio, della figlia e di altri componenti della stessa famiglia, il soggiorno si allunga, per Paulo è vita,si fa conoscere come ritrattista.

(Ho il ricordo di un quadro, passato in asta,qualche anno fa a Roma, di un signore che ,nella bella terrazza della sua casa romana,davanti all’Altare della Patria,si fa ritrarre da Paulo mentre suona la chitarra. A parte la curiosità rimasta di chi fosse stato quel signore,ricordo che al retro del dipinto con la firma, ancora con la “P” staccata dal cognome,quindi sicuramente della metà degli anni trenta o poco più tardi ,viene riportato dallo stesso Paulo l’indirizzo dello studio :Via Margutta n.54 Roma). Non sono ,comunque, tutte rose e fiori:riesce a farsi commissionare Il ritratto dell’antiquario Barsanti,che ben riesce. Sarà pubblicato molte volte da Paulo nei cataloghi di mostre successive. Gli viene richiesto anche quello della moglie Guendalina.

Dopo aver fatto il ritratto di Barsanti, bello e sentito,fui invitato a farlo anche alla moglie,donna Guendalina, era molto importante per me, mi avrebbe fatto entrare nell’ambiente di gerarchi importanti,l’arte del ritratto è molto complicata se il personaggio lo senti bene, altrimenti sono guai.

Quella volta vidi che non mi veniva,”Forse stanco di dover riuscire a tutti i costi arrivò il momento della crisi,” chiamai la famiglia Barsanti ,dicendogli che il quadro era a fine. Presi una pennellessa ,strizzai della terra d’ombra sopra la tavolozza e la inzuppai nel colore. Poi, come uno spadaccino, cominciai a sciabolare sul viso ,sul resto del corpo e della tela dipinta fino a farlo divenire un orrendo mascherone. Tutti rimasero muti e sbigottiti,presi il telaio e lo buttai per terra,con i piedi ci montai sopra e lo sfondai a pedate. Me ne andai senza salutare. Barsanti non se lo meritava, ma lo feci perché ero padrone e libero di fare e disfare quello che volevo.”

Con quel gesto Paulo gettò al vento mesi e mesi di lavoro,rischiando il suo futuro di ritrattista a Roma.

Lui stesso racconta di quello che aveva disfatto in un giorno,chiudendosi le porte della Roma che contava.

Quel giorno camminai senza meta,ripensando a quello che avevo combinato, in un momento avevo annientato, quanto avevo costruito in tanto tempo,con la distruzione di quel quadro mi ero chiuso tutte le porte” e ancora” mi trovai vicino alla stazione tiburtina presi il primo treno per Livorno,lasciando così una serie di ritratti che dovevo fare a persone importanti”.

Riuscirà comunque a “risorgere” ancora,negli anni successivi conosce e ritrae personaggi importanti ,nobili e artisti:il ritratto a Lina Cavalieri del 1938,che poi introdurrà Paulo in Vaticano dove eseguirà dei ritratti. La famiglia Torlonia,i Ruspoli,i Crespi,I Colonna,ancora un ritratto a Trilussa,La Marchesa Sili: nobile e silenziosa “sponsor” di Paulo e successivamente il figlio Pio,che rimarrà grande amico di Paulo per tutta la vita , l’antiquario e orafo Sileno Nichilò,che sarà anche un vero“ direttore commerciale”, frequenterà il giovane Fellini,Bonnard,Aldo Fabrizi e tante,tante altre persone.

1934,è presente nell’annuario della confederazione nazionale sindacati fascisti, professionisti e Artisti78*pag 162

1934 E’ presente nel Comanducci80*catalogo dei pittori italiani dell’800,citato come pittore ,figlio di Oscar. cit mostra i tre Ghiglia

..Ritorna a Livorno dalla nonna Corinna,pentito e dispiaciuto per quello che ha fatto,si calma,e come niente fosse accaduto ricomincia a dipingere. Lì ritrova Delfino Cinelli e gli racconta quello che ha combinato, ricevendo dal Cinelli buoni consigli.

Conosce e frequenta Giovanni March,che in quel periodo ritrae insieme alla sua famiglia(ho un bel disegno di sua madre e due di sua figlia).Forse in quel periodo Livornese un ritratto dei tre fatti a Pietro Mascagni. All’epoca Mascagni viveva a Roma e a Livorno, dove alloggiava all’hotel Corallo,Paulo racconta:Mascagni era un tipo veramente interessante, tra noi non si parlava solo d’arte,ma di cose semplici, spesso fischiava le sue opere e anch’io fischiando l’accompagnavo. Ricordo volentieri i nostri incontri. Nel Museo Mascagni ,a Monte Nero, c’è un bel ritratto del 1941.

Un giorno di metà estate Paulo e Delfino Cinelli vanno insieme all’Ardenza per il pranzo,lì incontrano il March “ che era in compagnia di un uomo curioso,mi venne presentato come il signor Alberto Folena”, era uno dei soci che gestivano i rimorchiatori del Porto e dei traghetti per la Sardegna.

Mai potevo immaginare che dovesse diventare mio suocero: Feci subito amicizia,andavamo spesso a mangiare all’Ardenza con lo stesso, March e Romano Romani,il musicista, che veniva a Livorno d’estate,e che viveva a New York.Stavo bene con loro,una compagnia simpatica, grandi chiacchierate e pranzi. Mi ero dimenticato di Roma e di tutto quello che era successo. Mi sentivo di nuovo libero,come rinato,stavo bene con il signor Alberto al quale piaceva la mia rumorosa compagnia. Mi seguiva spesso quando dipingevo e un giorno all’aria aperta,nel verde mentre ritraevo una ragazza, mi propose di fare il ritratto a sua figlia.“Un pomeriggio al Bagno all’Ardenza arrivò il Signor Alberto con la moglie e la figlia. La mamma mi guardò male e quasi impaurita fece quasi un passo indietro , come avesse visto una tarantola!Con la figlia un solo sguardo e un saluto. Entrarono all’interno dello stabilimento,Giuliana doveva accompagnare al pianoforte un tenore e pittore ,era il Lomi,c’erano diversi invitati. Non entrai,ma,da fuori,sentivo che quella ragazza suonava bene,di musica me ne intendevo,grazie anche al fratello musicista che avevo in casa e agli amici che venivano a suonare da noi.

Alla fine del concerto il Folena lo invita a seguirlo a casa loro,con il Lomi e gli invitati che gli avevano accompagnati fino al bagno all’ardenza.

Per strada con lei restammo dietro a tutti e iniziammo a parlare,si camminava piano per poter parlare da soli,ogni tanto il padre e la madre girandosi verso di noi gli dicevano “ Giuliana , vieni avanti,vieni!. Lei camminava sempre più piano ,io mi sarei anche fermato.Era sera,aveva una specie di mantiglia di pizzo nero sopra i capelli, sembrava una spagnola, con un viso bianchissimo,quasi di cera,di certo non stava al sole,con due occhi chiari,parlava piano,con una calma e una dolcezza che tranquillizzava anche me. Mi sentii sereno. Sarei rimasto tutta la notte a parlare con lei, ma arrivati a casa loro,nonostante l’invito del Folena a restare ,me ne andai.”

Il Folena nei giorni successivi lo cerca per fissare il primo incontro “pittorico”,anche sua moglie e la figlia lo aspettano per il ritratto. Arriva il giorno del primo appuntamento. A Paulo la scelta del luogo per dipingere,era ancora estate a lui piaceva ritrarre all’aperto: “era un giardino molto grande,c’erano aiole fiorite di mille colori, alberi ,fiori azzurri e sul fondo siepi d’alloro. Scelsi per il dipinto un luogo bello e appartato,dove i genitori dalla casa non ci potevano vedere. Iniziammo il nostro dialogo,parlavamo di tutto,iniziammo a conoscersi e,forse,a volerci bene. Quella fanciulla era una cosa nuova ,sentivo in me qualcosa mai sentita prima. Era per me destino che io sposassi un personaggio dei miei ritratti.

Intanto passavano i giorni e il Folena,a fine giornata, guardando il quadro che cresceva, non avvertiva la stessa velocità e irruenza nel comporre il dipinto della figlia come aveva visto fare da Paulo con altre ragazze e modelli,comunque,lentamente,andava avanti.

Era tanto il desiderio di vederla che a terminare il ritratto,invece di tre o quattro giorni, ci misi un mese: ogni giorno avevo da aggiungere una foglia nuova o altri particolari per “allungare”il ritratto. Mi trovai alla fine del quadro senza mai aver parlato d’amore, nessuno dei due aveva iniziato.

Intanto il Folena,sempre più insospettito dal “lungo” ritratto aveva cambiato atteggiamento con Paulo :Mentre suo padre,l’uomo simpatico che avevo conosciuto al Lido,subì una metamorfosi diventando quasi mio nemico ,la madre invece si era addolcita.

Finalmente sta per arrivare la consegna del dipinto,il giorno successivo c’è da fare,forse,l’ultimo “ritocchino” e apporre la firma.” Prima di lasciare quella casa,sentivo il desiderio di consegnare a Giuliana qualcosa di più chiaro,una mia dichiarazione scritta la notte precedente,e di getto le dissi:” Ho scritto una poesia”. E Lei:una poesia?. “Si, ma gliela faccio leggere domani”,tirandola fuori dalla tasca facendogliela vedere,lei me la strappò di mano,io mi allontanai dalla sua casa correndo come un matto.”“Il giorno dopo mi presentai suonando come al solito, mi apri la cameriera che mi fece accomodare nel giardino come di consueto. Ero in anticipo,sulla panchina di legno dove lavoravo per il ritratto,trovai un fiore rosso ,un garofano. E’fatta! Pensai. Quando lei arrivò mi guardò ,io ero con il fiore in bocca,la guardai e in silenzio…me lo mangiai.”

Finito il quadro ,dovevo cambiare aria, non c’era per me in quella casa un grande entusiasmo. Il Folena,era diventato un mio acerrimo nemico,la mamma accettava il sentimento,ormai chiaro, di Giuliana che provava per me. Iniziarono i nostri incontri,il nostro rapporto cresceva di nascosto al padre. Lui si era informato su di me a Firenze:che ero un artista molto discusso,ero scapestrato e anche donnaiolo, viaggiavo sempre,ero la pecora nera della famiglia.

Iniziarono a scriversi,pur vivendo a Livorno entrambi, anche soltanto per organizzare i loro appuntamenti. “La nostra storia continuò ancora fino a quando piantai tutto e me ne andai a Roma dicendole: io non ti scrivo più, non leggo più le tue lettere, chiudo se non mi segui.”

Paulo ritorna a Roma individuare una cronologia certa è impossibile. Di sicuro i tanti quadri e disegni di quel periodo testimoniano della sua permanenza a Roma, “ovviamente” gira in lungo e in largo per l’Italia allo stesso tempo. Lo si trova a Genova ,sicuramente anche a Firenze e ..ancora a Livorno.

1935,Firenze,allaGalleria d’Arte S.A, via Cavour dall’8 al 12 aprile del 35,catalogo della vendita all’asta collezione Anton Giulio Bergamini81* con dipinti di Paulo.

1935,FIRENZE,Agosto, Illustrazione Toscana e dell’Etruria rassegna dell’Italia centrale82* con ritratto di Vito Frazzi di P.G del 1931 .

Un bel giorno vidi arrivare a Roma la mamma e la figlia,la mamma Berni era rimasta nostra alleata: ragazzi,cosa fate ora ?.Bisogna sposarsi!.Sposai Giuliana senza il consenso del padre,e finalmente ebbi la mia donna di giorno e di notte per me “

A testimonianza di quei primi periodi di Giuliana a Roma ci sono dei dipinti dove Paulo la ritrae in una terrazza sui tetti della loro prima casa romana,del quale io posseggo il bozzetto. Un bel dipinto finito dello stesso soggetto lo vidi tanti anni dopo in casa del suo amico Ugo alla Verna.

Nel 1936 tornano sicuramente a Livorno, la pace con il suocero è fatta.. E’ di quell’anno un dipinto ad una signora Livornese visto personalmente in casa di amici dove mi è stato raccontato un aneddoto divertente: la nobile signora Duranti commissiona il ritratto a Paulo che lo esegue nel soggiorno della residenza all’Ardenza della stessa,la fa accomodare su una poltrona in velluto damascato bianco e blu, ben pettinata,elegante con un bel vestito scuro con collo di pelliccia di volpe lasciando le spalle scoperte,la collana di perle e gli orecchini a pendant fanno il resto. Sullo sfondo una tenda verde e mobili vari. Paulo si impegna, per realizzare un bel quadro gli occorrono varie sedute: evidenzia gli accessori citati,il volto e i capelli,le mani perfette,il brillante al dito che emana riflessi di luce.. in modo quasi perfetto..quasi un dipinto iperrealista. Alla fine il quadro viene consegnato ma,a parere della Duranti,lo ritiene troppo “perfetto” e gli commissiona un altro ritratto ,lo vuole più mosso..più moderno insomma!. Paulo bofonchia ma esegue,la fa accomodare, prende tela pennelli e colori e forse in mezz’ora…un’ora?.. realizza il dipinto. Gli amici che mi hanno raccontato questa storia mi hanno invitato a vedere anche l’altro dipinto,che è collocato in altro luogo. Lo ritengono un capolavoro!:pennellate rapide, colori spalmati sulla tela senza disegno preparatorio,un quadro impressionista!.

(6)1936,Firenze,dall’otto di febbraio una esposizione a Firenze presso il Lyceum,dal catalogo, Paulo Ghiglia: «Mostra del ritratto» con prefazione di Delfino Cinelli83**

1936,Firenze, RE LEAR, di Vito Frazzi ,3 atti di Giovanni Papini, alla stampa il menabò con la partitura per orchestra –con il disegno di Paulo raffigurante Re Lear84*

1936,Firenze,Re Lear, manoscritto con la partitura d’archestra,( manca il disegno di P.G), foto ritratto di Papini e ritratto di P.G di Vito Frazzi 84bis**

Nasce a Roma il 2 giugno 1936 il primo figlio, Diego.

1936,il 29 giugno muore Petrolini. A Paulo rimane il rimpianto di non avergli mai fatto un ritratto a olio,e in quegli anni,dopo la morte dell’artista, dipinge tre quadri che lo raffigurano in tre importanti scene teatrali: il medico per forza, Giggi er bullo e Mustafà. Oggi quei dipinti sono collocati nel museo del Burcardo.

La rivista di Milano Emporium85* nel vol-84 del settembre pubblica con un lungo servizio di Alberto Francini :Le Mostre Romane dei primi sei mesi dell’anno ” poiché le manifestazioni artistiche della capitale sono generalmente più frequenti e importanti fra autunno e primavera ,in questi primi sei mesi del 1936 non potevano mancare molte e notevoli esposizioni ,elenchiamo e diamo qualche notizia anche a distanza di tempo: L’attività della Galleria della Cometa,della galleria Apollo,del Bragaglia fuori commercio,della Barcaccia, dello studio Jandolo.”

(7)Alla Bragaglia fuori commercio cita fra le altre anche la mostra di Paulo Ghiglia. (Evidentemente il rapporto con il Bragaglia è andato avanti,nonostante i disegni parigini “scomparsi”due anni prima).Nel bollettino del”Il Teatro sperimentale degli indipendenti”86** nelle mostre alla “Bragaglia fuori commercio” viene citata la mostra di Paulo.

1937,a Maggio L’editore Ceschina di Milano,pubblica gli scritti postumi di Ettore Petrolini86bis** raccolti dal figlio Oreste dal titolo “al mio pubblico” con il disegno in antiporta ritratto da Paulo. All’interno alcune poesie, barzellette e anche pensieri filosofici dell’artista. Fra tante sui scritti la divertente ” che terribile sventura..” scritta a Firenze ,nel primo decennio, durante un suo soggiorno, racconta dello Sforni, collezionista di Oscar Ghiglia, che acquistato un quadro,delle zucche gialle dallo stesso,cerca di appenderlo in casa, non riuscendo a collocarlo ,lo stesso Oscar insieme al Lloyd lo consigliano dove meglio possa stare, dura un po’ questa storia,i pittori si divertono,la moglie dello Sforni ,ironica,si rifiuta di appenderlo in cucina ,c’è il fuoco e c’è il rischio di trovar qualche mattina le ..zucche cotte! E ancora: come fosse un armatore che fa il varo di una nave. Alla fine: Sorridendo ,sempre a modo, stacca il quadro e toglie il chiodo, e ripensa: che sciagura! Collocare la pittura..

Ancora Nel 1937 a Firenze,galleria Firenze88*è presente nel catalogo di vendita Pittura dell’800 e Contemporanea- 29 maggio- 5 giugno Con Dipinti di P.G

1937,a Roma nel Catalogo della IV Rassegna Nazionale di Musica Contemporanea89* al Teatro Adriano e Sala di Santa Cecilia è pubblicato il ritratto di Spartaco Copertini del 1929 eseguito a Firenze.

8/1937, Nel maggio una personale a Roma dal 1 maggio al 22 nel palazzo di proprietà del Principe Don F. Colonna,in via Frattina,

(87*)organizzatadall’orafo-antiquario grande estimatore e collezionista di Paulo,Sileno Nichilò.Il Principe,già ritratto da Paulo insieme ad altri componenti della sua famiglia,lo ospita con piacere nel suo palazzo per l’esposizione. Una mostra privata a tutti gli effetti,Paulo,pur apprezzato dalle gallerie romane, lavora per commissioni private,vendendo da solo i suoi lavori.Il Nichilò,gli organizza mostre e procura commissioni per i ritratti che ormai fioccano, anche,ovviamente,per trarne profitto.I collezionisti di Paulo,si sono sentiti “quasi obbligati” di aiutarlo, proponendolo ad altri nuovi,sentendosi importanti anch’essi: la pittura di Paulo era bella.. era un privilegio partecipare.. L’ho fatto anch’io!.Più tardi, negli anni sessanta,in California era conteso da ricche famiglie che nelle loro ville gli organizzavano dei party esponendo i suoi dipinti ,una o due sere di esposizione di ritratti già eseguiti a famosi conoscenti per ricevere le commissioni di nuovi ritratti degli amici e anche di attori presenti

Il catalogo-invito87* della mostra:un pieghevole di otto pagine,dove riassume i lavori presenti e riproduce qualche dipinto:In bianco e nero un autoritratto,di proprietà del Nichilò,la ciociara:una anziana donna in primo piano fra i fiori del suo negozio, con in fondo al dipinto,quasi nascosta ,ma presente,la giovane moglie Giuliana,quasi a controllare il marito;un particolare del dipinto di metri 3,20 x 2,20 Dono alla Patria dove le donne italiane cedono gli anelli nuziali a difesa del futuro Italico,Ozio,un bel dipinto di una ragazza,seminuda,che riposa sul divano ed infine il particolare di una “seduta del gran consiglio” un quadro di 4,50 metri x 2,50 su tela.

Fra le opere citate:i ritratti dell’antiquario Barsanti, con il quale si era riappacificato,del regista Mario Bonnard,del marchese Giacomo Marescalchi,il ritratto di S.E.G Marconi in conferenza,la Principessa di Piemonte,la famiglia dei Principi Colonna,fra i dipinti in esterno :piazza di Spagna, villa Borghese, più privato e intimo quel ritratto di Giuliana in “le partecipazioni per le nozze” di qualche tempo prima,e ancora “tazza di tè” con la giovane moglie in camicetta bianca,un bel dipinto con il fondo della parete in verde. Altri bei quadri,a testimonianza del “ritrovato” periodo Romano. Sicuramente in quel periodo è stato anche in Sicilia come dal catalogo i due dipinti:ragazzo siciliano e pescatore siciliano. In momenti solitari ha dipinto anche nature morte: Calle,Orchidea,fico d’india,fiore di magnolia, giglio.Nel catalogo stesso uno stralcio diMichele Biancale tratto da un giornale di qualche tempo prima ,: E’un artista moderno che fa il vero ritratto con intuito psicologico, fulmineo e infallibile quanto profondo,un ritratto serio che è equidistante dall’accademismo e dalla stravaganza, che ha la concezione rapida e la prodigiosa facoltà di rifinire in un baleno.

Nel catalogo sono riportate inesattezze nelle date della mostra :alla Galleria Pesaro (1918) e di una (impossibile) mostra a Roma del 1920.

E’ del 1937 il ritratto alla piccola attrice Shirley Temple,un dipinto che viene dedicato allo stesso Sileno Nichilò “ la dolcezza paganamente intesa”. Il dipinto,un olio su tavola,cm 52 x70,di proprietà, nei primi anni 2000,dell’archivio Luigi Servolini .Contattai appunto nel 2002 il segretario dell’archivio,lo studioso Alberindo Grimani per informazioni su Paulo Ghiglia , inviandomi la lista dei dipinti di Paulo di proprietà dell’archivio ,chiesi e ottenni informazioni sul dipinto della Temple, lui stesso aveva approfondito negli anni interesse per tale dipinto a tal punto di scrivere alla Temple stessa “ una quindicina di anni fa ho fatto vedere la foto del quadro di Shirley ai miei amici Nermin Vllora Falaschi e suo marito ( un ex ambasciatore italiano in Washington),erano stati suoceri di Shirley, e se ben ricordo la Temple in quel periodo era ambasciatrice USA a Praga. La signora Falaschi mi ha detto di scrivere alla Temple a Praga, cosa che ho fatto senza ricevere risposta.

Anche la figlia del Servolini,Donatella, è ritratta da Paulo ,un olio 50×70 del 1967. L’archivio era in possesso anche del noto ritratto del 1958 di Isabella Orsini ( cm 192 x 136)

Roma,nel dicembre del 1937,L’Urbe90*,rivista Romana diretta da Antonio Munez inserisce l’incisione di Paulo di Trilussa, del 1930

Nel 1938 Ritrae L’attrice Lina Cavalieri,dove è già presente la nuova “firma” di artista ,che lo introdurrà in Vaticano dove gli fa commissionare dipinti a prelati importanti dell’epoca,altri importanti attori ,anche Clara Calamai, e nobili saranno ritratti ancora da Paulo.

Lavora con il regista Bonnard, dipinge le scene d’interno di un film, conosce in quella occasione Anna Magnani ,che passa sul set vicino a lui:

Avevo ripreso a frequentare l’ambiente cinematografico ,Mario Bonnard mi aveva chiamato alla Scalera Film. Dovevo dipingere alcuni interni e anche il corpo di ragazza tutta d’oro ,doveva figurare in una scena come fosse una statua, fu allora girando fra i camerini dello stabilimento m’imbattei nella giovane Anna Magnani, che stava lavorando in un film di suo marito( Goffredo Alessandrini)“oh che faccia!te lo fai fare il ritratto ?,gli chiesi e per risposta lei “ma guarda la faccia tua,rispose la Magnani inviperita,sei bello assai.. fattelo fare tu il ritratto. Qualcuno intervenne e ci presentò,qualche giorno dopo accettò di posare, mi dette il tempo di finire appena un disegno,al secondo incontro mi disse che si era “seccata” e del ritratto non gli importava niente “tanto,aggiunse,ne io ne lei siamo grandi artisti” almeno sul suo conto si sbagliava..

Nasce a Livorno il secondo figlio ,Oscar

9/Nel 1938 -1939 la galleria Cairola di Genova organizza una mostra a Paulo, con l’ausilio del direttore del Tirreno Paolo fabbrini

All’università di Siena (nell’archivio di Stefano Cairola,devo ancora visionare un carteggio che va dal febbraio del 1938 al dicembre 1939, con varie lettere fra il Cairola, Paolo Fabbrini di Livorno e Paulo Ghiglia ,con rendiconti e ricevute di acquisto di quadri, a confermare della mostra fatta da Paulo ma,aimè, ancora senza notizie certe del periodo 1938 o 1939 a Genova in quella galleria.

1938,Milano,archivio Stefano Cairola feb. 22 – 1939 dic.92** Acquisto di dipinti di Paulo Ghiglia. Galleria Cairola, Genova ,Rendiconti e ricevute. Corrispondenza: Paolo Fabbrini a S.C., Livorno/Milano, 1938 feb. 22 – dic. .., 3 lettere ,.; -S.C. a Paolo Fabbrini, Genova, 1938 dic. 9, minuta di lettera datt.; Paulo Ghiglia a S.C., s.l., 1938 dic. 13-14, 2 lettere ms. )

Negli ultimi anni sono passati in asta a Genova quadri e ritratti di quel periodo.

1938,(96*)Milano,MAGGIO (Galleria Pesaro, esposizione dei XXXV anni Raduno degli artisti viventi che organizzarono la loro personale alla GALLERIA PESARO, Oscar e Valentino sono in catalogo ,Paulo non partecipa.

Ancora nel 1938 a Roma la casa aste Guglielmi di Milano mette in vendita in asta pubblica la biblioteca di Petrolini93** nel catalogo:libri antichi, moderni, stampe ed autografi d’interesse teatrale e vari altri libri di arte, curiosità e dialetto romanesco da vendersi all’asta pubblica per divisione di eredità dal Commissario aggiudicatore Sig. G. Sirani nella Casa di Vendite Guglielmi nei giorni da Mercoledì 2 a Lunedì 7 Novembre 1938. XVI alle ore 17 precise,Roma,CasaVendite Guglielmi,1938.All’antiporta ,tavola fuori testo con il famoso ritratto di Petrolini eseguito da Paulo.

A Milano ancora nel 1938 alla Galleria Guglielmi nella vendita “Raccolta privata pittura dell’800” 14-17 dicembre”94bis** ancora proposti dipinti e disegni di Paulo.

1938,Milano,8-dicembre e 15 dicembre articoli sul Corriere della Sera95-96bis*, dipinti della vendita alla galleria del Corso (Guglielmi?)

1939 A Firenze,sabato 29 aprile 1939, viene presentata la prima al V Maggio Musicale Fiorentino,del “Re Lear”, riduzione in tre atti dalla tragedia di Shakespeare di Giovanni Papini,Musica di Vito Frazzi. L’ Illustrazione Toscana96* nel numero di aprile pubblica un servizio : che la prima venne diretta da Vittorio Guy con interpreti Cloe.Elmo,Adriana Perris,Stella Roman,Francesco Valentino, Vincenzo Guicciardi,Antonio Melandri,Giovanni Voyer .

Giovanni Papini nella presentazione all’interno della rivista fra l’altro scrive:”Il RE LEAR di Frazzi non è opera nata facilmente tra le facilità della vita; è figlia di una grande passione,d’una volontà ostinata e soprattutto d’un lungo lavoro illuminato e confortato soltanto dalla fede di pochi amici. Tra questi pochissimi sono stato,forse, il più vicino e avevo dunque il dovere di rendere a Vito Frazzi,nella imminenza della prova questa sincera testimonianza

1939 Livorno-Liburni Civitas98**,nel volume della rassegna di attività municipale,volume 12, pag 95-99 citazione dei disegni di Paolo Ghiglia

10/1939, Milano,novembre ,mostra alla galleria Salvetti

1939,Milano,L’artista moderno,99**giornale d’arte applicata Roux e Viarengo: Paulo Ghiglia espone alla galleria Salvetti una ventina di tele che denotano….

1939 ??,ROMA,il 19enne Federico Fellini,appena arrivato a Roma,è condomino con Paulo del nuovo complesso residenziale di Via Nicotera 26, Le case studio di via Nicotera, al quartiere Prati,non ancora del tutto ultimate,erano già richieste da artisti,intellettuali e giovani professionisti alla ricerca di spazi moderni, luminosi e confortevoli.Da li, il 30 ottobre del 1943, Fellini e Giulietta Masina varcarono la soglia per unirsi in matrimonio.

Li è eseguito, forse nel 1941, il primo ritratto di Paulo il “dipinto”non avrà il successo sperato sia da Paulo che da Fellini. Di Fellini il ricordo pubblicato dall’Espresso del 29 marzo 1987, MEMORIE;”quando facevo il modello”:

Più avanti con gli anni mi è capitato di posare come modello ma questa volta si trattava di un ritratto,il mio, un ritratto in costume con un gran foulard al collo e i capelli un po’ scarmigliati perché il “ famoso ritrattista” sosteneva imperterrito che io avevo una testa Beethoveniana. Si chiamava Ghiglia il pittore, e siamo rimasti amici. Mentre dipingeva,cantava a voce spiegata intere romanze d’opera. Nel bel mezzo di un acuto taceva di colpo e prendeva a fissarmi sprizzando gli occhi; poi scuoteva lentamente la testa in segno di disgusto e di rifiuto. Oppure alzava inverosimilmente le sopracciglia,spalancava la bocca sganasciandosi, o la storceva a bocciolo di rosa,illanguidiva lo sguardo o lo spegneva del tutto in una espressione di totale ottusità.Un po’ inquieto ,sospettavo che tutte quelle smorfie demenziali tendessero a riprodurre l’espressione della mia faccia. Non mi ero mai accorto che Beethoven fosse così; la cosa mi allarmava e mi offendeva. Anche il suo modo di scostarsi dal quadro per controllarne l’effetto,mi la lasciava interdetto, si ritraeva dalla tela con una lentezza da subacqueo, sulla faccia un sorrisetto furbo e sornione come a dire “ vedrai cosa ti succede” e camminando all’indietro percorreva l’intero salone,arrivava fino alla porta:molte volte ero convinto che stesse per uscire e mi alzavo per salutarlo: Ma allora,imitando lo sbuffare e il fischio di un vecchio trenino riprendeva a lavorare brontolando minacce incomprensibili e lanciandomi occhiate truci. Poi un giorno, alla quarta o quinta seduta,Ghiglia prese un grosso pennello, il più grosso,lo tuffò in un barattolo di vernice color cacca ci rimestò dentro a lungo poi senza dire una parola si mise a strofinarlo furiosamente sul quadro fino a coprirlo di tutto quel colore infame: Infine fece una pernacchia di gioia e di rabbia tirò un gran sospiro di soddisfazione e andammo a bere al bar di fronte. Del “ritratto alla Beethoven non se ne parlò mai più.

Dal 1940 al 1949

Milano1940,Varietas101*,Febbraio,PittoriNostri,Paulo Ghiglia,di Sirtori Bolis Maria bell’articolo sulla pittura di Paulo alla mostra alla Salvetti “Ma il Ghiglia, estroso, sognante, musicale colorista ha un’anima nomade assetata sempre di nuove bellezze. Arriva a Milano ed espone alla Galleria Pesaro con grande successo di pubblico e di …

Nella primavera del 1940 Paulo torna a Firenze, trova uno studio in piazza Donatello dove vivrà per un anno circa con la moglie e i due piccoli figli, In questa “tappa” artistica dipinse la città, cosa che fino a quando ci abitava non aveva fatto,salvo rare tele. Dipinse anche grandi e laboriose nature morte. Conosce Francesco Pestellini con il quale strinse un legame di amicizia. Il Pestellini, affascinato dalla sua pittura,lo invitava quasi quotidianamente nella sua villa di Fiesole, chiedendogli di dipingere paesaggi a lui cari,qualche ritratto della sua famiglia, ma soprattutto gli commissionava paesaggi di Fiesole, uliveti e campagne. il Pestellini,gli acquistava, pagandoli parzialmente,i dipinti eseguiti,con la promessa di organizzare insieme una bella mostra,cosa che poi fece. Pestellini,appassionato di falconeria il quel periodo stava scrivendo un bel libro che pubblicò nel 1941,

Falconeria Moderna”100*editore Olimpia, Firenze all’interno tutti disegni tecnici che illustravano i cappi,i nodi e altro vennero disegnati dallo stesso Paulo.”lui mi disegnava tutti gli strumenti di quella nobile arte e cappucci bellissimi sormontati da morbide piume”

L’amicizia si rafforzava e con Pestellinidecisero di fare un’escursione a Castiglione della Pescaia. Sia per nuovi soggetti da dipingere e la conoscenza per Paulo di territori ancora non visitati.

(tratto da “ Porca Maremma”di Francesco Pestellini):

Decidemmo di calare in Maremma,fissammo di trovarci alla stazione e quando arrivò mi apparve stranamente ingrassato e senza valigia, lui spiegò che aveva scoperto un mezzo più sicuro ..mettersi tutto addosso.. Ci installammo nella piccola pensione Miramare. Strada facendo gli avevo parlato anche del Nebbia, del suo strano modo di vivere,la sua capanna nel padule,i suoi cani ,il suo serpente”.

Il Nebbia era stato da giovane un vero brigante e il cacciatore più famoso della Maremma,”tendeva i suoi archibugi carichi di chiodi e ferraglie nelle macchie , e udita la scarica, correva a prendersi la preda ferita, spesso anche cinghiali, finendola col coltello con allucinanti lotte.”

A Paulo quel tipo ,senza neanche conoscerlo già gli piaceva..si era messo in testa di fargli il ritratto.” Gli dissi che quell’uomo non era facilmente trattabile e non sarebbe riuscito a farlo posare .. Lui mi rispose che ce lo avrebbe messo. Incominciai a intravedere un clima di burrasca: i modi sbrigativi e rumorosi di Paulo e la gelosa diffidenza dell’altro. Ad ogni modo sarebbe stato un incontro- scontro affascinante.

Armati di cassetta, pennelli e telaio giungemmo alla famosa capanna. Il nebbia era sull’uscio e Paulo gli urla con la sua vociaccia “mettiti fermo che ti faccio il ritratto” Il Nebbia un po’ sbalestrato dalla novità della cosa,guarda immobile e in silenzio il mio amico Paulo che in un minuto è pronto per dipingere,il Nebbia si muove subito e Paulo gli urla “ mettiti fermo com’eri prima , per tutte le briganterie che hai commesso..prepotente!!” ..ora succede il finimondo,pensai…invece l’uomo del padule squadra bene il pittore e forse si compiace del suo aspetto e pensa che anche lui sia un collega ..mezzo brigante e mezzo pittore..

Pochi minuti in posa che per il Nebbia sembrano un’eternità il soggetto da segni evidenti di insofferenza e stà per mollare il tutto “ brutto brigante ! ti ho detto di non muoverti” e lui “” farei piuttosto quaranta giri del padule allagato che stare ancora a questo modo!”Ma gli piace quel pittore e resiste..Quando il Nebbia si vide ritratto su una tela che era bianca mezz’ora prima..i suoi cani..immortalati anch’essi.. la sua capanna e tutt’intorno l’aria della sua Maremma, rimase a bocca spalancata per parecchi minuti.”

Paulo stesso ,in ritratti allo specchio racconta del ritratto al Nebbia :

a Castiglione della Pescaia conobbi un personaggio chiamato il Nebbia,che viveva nella palude, dentro una capanna di stipa, con due cani,compagni nella caccia per lui unico mezzo di sostentamento.Quando il Nebbia e i suoi cani mangiavano,c’era sempre un ospite: un grosso serpente, che divideva il cibo con loro. Quest’uomo non amava la compagnia degli uomini e non so come feci a creare il suo ritratto; ricordo che borbottava “ preferisco fare il giro della palude con l’acqua fino alla cintola invece di questo supplizio!.

Inizia da quel momento un bel rapporto fra Paulo e la Maremma,ovviamente ritrae la signora Adina del Miramare e altre caratteristiche persone di Castiglione,il Pestellini ..ottiene i paesaggi e le marine. Col Pestellini tornerà verso la fine degli anni 50 quando,lo stesso, sta ultimando una bella monografia su Paulo,edita da Sansoni ,che sarà presentata da Indro Montanelli, per inserire nella stessa anche quadri di Castiglione.

Paulo tornerà anche con la sua famiglia molte volte lì,ci sono dei quadri datati dalla fine degli anni 50 ai primi anni sessanta,io ho un bel quadro di spiaggia affollata di quel periodo e,visto dal mare,il paese, un altro quadro, bellissimo, dovè dipinta una bottega di mesticheria del centro di Castiglione passò in asta anni fa.

Paulo si stanca presto di Firenze e dei paesaggi del Pestellini,ritorna nuovamente a Roma gli mancano i ritratti di belle signore e dei nobili.. i ritratti erano ben pagati!…Il Pestellini lo invita a ritornare a Firenze,stà organizzando la mostra alla Michelangelo (Gonnelli)

Paulo non lo ascolta ,nonostante le numerose lettere che riceve dall’amico e anche da suo padre Oscar “tieni conto di un amico, un amico che ti vuole bene,ha delle idee interessanti per te”.Pestellini riceve finalmente una lettera da Paulo“Non vengo,io sono un ritrattista,non me ne importa nulla della campagna,faccio ritratti e basta!

1940,Milano,Galleria Nova102*,18 maggio-16 Giugno, Maestri dell’800,con dipinti di Paulo

1940, Milano, ritrae ancora Enrico Somarè, (pubblicato in – dieci anni fra quadri e scene del 1961- di E.Piceni)

1941-(1942-?)(11)Pestellini organizzò la mostra senza la presenza di Paulo alla Galleria Michelangelo (o Spinetti)? e vennero venduti 27 quadri nella giornata di inaugurazione.

1941,Milano,galleria Guglielmi103*,vendita Raccolta N.Poggi 20-23 novembre,con dipinti di Paulo

1941,Milano,vendita Raccolta Raggi103bis** Galleria d’arte S.A.G.A ,via del Cappuccio, Milano,catalogo Casa editrice: E.Calamandrei, Milano

1941,FIRENZE,Galleria d’Arte FIRENZE104* Catalogo di Pittura Italiana dell’800 e contemporanea,dipinti di Paulo

Dopo la morte di Petrolini lo si trova spesso presente con il famoso ritratto nelle pubblicazioni sull’attore curate da Mario Corsi per Mondadori ed altre pubblicazioni.

A Roma Paulo ricomincia di nuovo con i ritratti ,nuovi collezionisti lo cercano,nuove famiglie da ritrarre,ritrova l’amico di un tempo Emilio Sasso. Ritratti ancora a nobili,frequenta gli antiquari e galleristi del centro,fra cui Leo Veneziani con la moglie signora Maria Romana ,veri mecenati di giovani artisti di quel tempo. Tanti ritratti a Giuliana e agli amici che inizia a dipingere alla ricerca di espressioni nuove con tonalità in rosa e azzurro cercando di superare con il colore la staticità d’insieme anche con l’inserimento di accessori,non più sontuosi arredi e tendaggi, ma piccoli particolari studiati di volta in volta.

(12)E’ del novembre del 1942 la prima mostra del “nuovo soggiorno romano” alla galleria San Marco di Carmelo Caccetta,dal catalogo107*, presentato da Michele Biancale, sono presenti trentuno dipinti e ventiquattro disegni.

In questa importante mostra quasi tutti i ritratti sono già di proprietà degli effigiati,Paulo ritraeva vendendo subito i lavori,i proprietari gli prestavano le opere,sia per vanità di vedersi in esposizione e anche per accordi presi con lo stesso Paulo che si procurava,facendo vedere i lavori già eseguiti,nuove commissioni per ritratti a venire. Fra i noti in esposizione Alfredo Barsanti,Trilussa con il quadro a olio,che è stato ripresentato alla Carlo Virgilio nel 2004,galleria di Roma, e acquistato per il museo in Trastevere di Roma dagli amici dei Musei Romani,la Marchesa De Rham,moglie di Jacques De Rham,detto il Signorino,per i suoi modi educati e grande collezionista di auto che vennero guidate da piloti importanti dell’epoca,il conte e la contessa Orlando,la Marchesa Rapini,la signora Cattania, De Astis, il signor Burini,la composizione della famiglia Busiri-Vici con Andrea,architetto,che nel 1939 aveva esposto un quadro di Paulo a New York,alla Art Fair del salone italiano,rimarranno legati per tutta la vita a Paulo e alla sua famiglia,la moglie Giuliana,e anche Pepe Caccetta il figlio di Carmelo,architetto e scenografo,titolare della stessa galleria San Marco,quello di sua moglie,le signore Milella e Gasperini.Fra i disegni uno dei primi scimmioni ritratti allo zoo di Roma,la Contessa Ravizza,disegni della famiglia Busiri-Vici,ma anche,forse a dimostrare il periodo di serenità trovato grazie alla sua famiglia: tranquillità, maternità,acquarium, pesci rossi, lettura, le rondini, la Madonna,qualche ritratto della sua famiglia a Fregene disegnato ,forse, in una domenica felice.

Michele Biancale scrive in catalogo:

Ricordiamo di tale artista u’esposizione di molti anni fa, a piazza di Spagna,in cui era accolto un nobile consesso di ritratti di dame e di gentiluomini:Allora per differenziare dall’altro fratello Valentino che dipingeva prevalentemente paesaggi, Paolo, anzi Paulo, era definito ritrattista.Da allora ad oggi questi due figli di Oscar Ghiglia hanno seguito la loro strada. Paolo che ormai dimora,fuori da ogni nostalgia della natia Toscana,a Roma è il ritrattista accreditato di una indifferenziata classe sociale. Abbiamo detto ch’è toscano; ma non intendiamo accollargli una tradizione inconcussa di toscanità pittorica nelle forme e negli spiriti che tutti ormai si conosce. Pure,un toscano trapiantato a Roma porta con se certe abitudini ch’egli intende certo abolire nel clima spirituale più vasto di questa città,ma che lasciano qualche residuo che,sia detto fra noi, entra come un ingrediente di gusto nella sua costituzione artistica. Vedremo in che modo entra nell’arte del Ghiglia.La sua specializzazione ritrattistica,fuori d’ogni finalità pratica,presuppone una disposizione a cogliere un carattere che si riveli nelle postille del volto e a fermarlo con un disegno aderente e sicuro e ad invivarlo col colore. Sono odi codesti,di un canone eterno che forse i modernissimi hanno un po’ logorato per altre astrazioni, ma Ghiglia gli si conserva fedele.

Sono risaputi i tranelli che la pratica ritrattistica tende all’artista, tranelli di somiglianza puntuale e necessaria, di grazia ed eleganza, per i ritratti femminili, di rivelazione imprescindibile di professione o di grado sociale,cose esteriori, quasi, all’arte, ma che assumono un rilievo enorme nei tempi in cui,caduta la grande ritrattistica, essa è ridotta al lumicino dell’indicazione del costume e degli accessori. Ghiglia sa muoversi in cotesto mare infido del ritratto, non diciamo con abilità che è una qualità inferiore,ma con arte.In lui il primo richiamo è dato dal carattere di un modello,che sa cogliere con acutezza non meramente visiva, e poi dagli accessori ai quali non concede di poter stravincere nei dati fisionomistici,conseguendo così un bell’equilibrio in che ci sembra sia il principale merito del Ghiglia.Risulta da tale sua disposizione che il ritratto non è mai generico ma che per virtù disegnativa si rivela dalla serie comune umana e che si avviva di un colorismo puro,acuto,a volte, e tale insomma che rivela la disposizione cromatica toscana di tale artista.

L’indifferenziata sua tendenza a dipingere qualunque modello, di ogni età e classe, gli toglie fortunatamente di essere un ritrattista di moda, anche se le qualità intrinseche alla sua pratica di ritrattista hanno reso il Ghiglia ricercato in questi ultimi anni. E la sua pratica sempre più scaltrita e approfondita lo ha portato a creare dei veri quadri con ritratti di famiglia, come di quella dell’architetto Busiri-Vici, cimento fra i più ardui per la difficoltà di comporre e di adeguare e di differenziare la varie individualità. Che codesti o tentativi o vere e proprie realizzazioni,qui elencate,siano tutti d’uno stesso grado di qualità non diremmo,che talvolta il rapporto tra spazio e figura o figure non sembra adeguatamente calcolato;ma ove il rapporto è esatto l’opera risulta perfetta. E per quanto si attiene all’ambientazione dei ritratti del Ghiglia non esclude la loro collocazione all’aperto con notazioni di paesaggio gustosissime che ci fanno pensare ch’egli potrebbe essere anche paesista, ove si decidesse a tale intermessa attività .Quanto alla sua tecnica diremo ch’è la più libera e la più varia. L’impasto abitualmente denso e che impegna il colorismo per masse scoperte più che per trapassi sottili, in minore,implica un tocco impervio, che ora si contenta di rinacciare sommariamente la forma, ora la segue docile e aderente.

Il modo di cavare i fondi oltre la superficie così mossa e densa ricorda un po’ certi procedimenti manciniani di erosioni di materia, per “ contrasti di tono”.

Ma Ghiglia ama porvi dinanzi, proprio vicino al vostro occhio e al vostro interesse un modello che ha richiamato da prima il suo interesse, e lo fa con una brusca notazione di colore che per essere vigorosa non tocca mai la violenza. Non potremmo accertare per Ghiglia alcune predilezioni per determinate individualità cromatiche,che il suo colorismo non è ridotto ma largo e gioca talvolta d’audacia in certi accostamenti veramente perigliosi. Pure s’avverte che la qualità atomica dei suoi verdi, bianchi e blu è rappresentativa d’una disposizione cromatica del Ghiglia, la cui disposizione nel quadro della pittura attuale è quella d’un artista che sa avvivare un modo tradizionale artistico sino a renderlo attualissimo, e che per essere fuori dell’idealità ormai generalmente praticate non deve considerarsi ne sorpassato ne anacronistico.

La mostra sarà recensita in vari giornali e riviste d’arte fra le quali:“Le Arti 109*(pag II dicembre 1942-genn 1943) ,29.12.1942 ,Roma, galleria San Marco, novembre mostra di P.G.“la Cultura Moderna in Italia” 110*,ROMA 1943,febbraio,La cultura moderna ,rivista quindicinale illustrata

Ritrae i Conti Tampieri di Faenza,come citato nel libro di Alfonso Lazzari.Frequenta ancora il mondo del cinema,con Aldo Fabrizi che è attratto da Paulo anche per la conoscenza avuta con Ettore Petrolini,si incontra anche per parlare del grande attore, gli farà due ritratti,il primo in tempo di guerra come lo stesso Paulo racconta:

A Roma andai a fare dei disegni a Fabrizi,abitava in via Germanico. Lui mi conosceva grazie ai ritratti che avevo fatto a Petrolini,voleva incontrarmi e lo feci.Si parlava molto di Petrolini che lui ammirava,si irritava a volte quando gli dicevo che aveva delle affinità con lui.

Lo dipinsì anche, coperto da un lenzuolo,come fosse un antico romano,lui si credeva tale e in effetti lo sembrava .Era tempo di guerra,quando iniziai a disegnarlo, venivamo spesso interrotti dalle sirene, si correva nel rifugio. Gli feci ancora un ritratto,anni dopo, andai a trovarlo a Cinecittà ,ricordo che adoperai un cucchiaio da minestra,avevo una tela recuperata lì, era molto grezza ,lo finii in una seduta. Lo dipinsi con grande pennellate larghe e piene di colore venne un bel dipinto che molte volte ho pubblicato,con una sciarpa bianca al collo era vestito di scuro ,con un cappello nero in testa. Tornammo in macchina con il regista Bonnard e Amato, cantando e ridendo..così mi fu pagato il ritratto.”

L’amicizia con Fabrizi proseguirà ancora,nel 1949 parteciperà con i suoi dipinti nel Film Antonio da Padova,per la regia di Pietro Francisci,con Aldo Fabrizi e Silvana Pampanini , i dipinti di Paulo fanno parte per l’interpretazione del protagonista ”pittore” nel film. Dipinse anche la mamma di Fabrizi: “mi chiese di fare il ritratto a sua madre,una donna nostrana, assomigliava tutta al figlio

,lui l’adorava,venne un bel ritratto che mi pagò bene.”

ROMA; Le scimmie,

Allo zoo di Roma,dal 1942,inizia a ritrarre le scimmie, “quasi per cura” dopo un periodo di ritratti a belle signore,anche se nella loro staticità, nella bellezza della posa colgo sempre qualcosa di interessante,di desiderabile,la tranquillità di un volto mi può incantare. Dopo tanta bellezza cercavo anche qualcosa di brutto. Questo lo trovai nelle scimmie,guardando proprio un gorilla che somigliava ad un uomo e la sua femmina ad una donna: di fronte a me avevo una famiglia,un marito e una moglie e i figli, e che famiglia!

Questa rappresentazione ,quasi umana, mi portava a un certo realismo. Lontano dalle mie donne caramellate, con i volti già preparati per il ritratto. I gorilla non preparavano il volto per il ritratto erano brutti ma interessanti per la loro naturalezza, stavano lì ,fermi guardavano mentre lavoravo anche incuriositi.

Feci le Bertucce,mi facevano venire in mente i ragazzini livornesi che si picchiano fra di loro e poi, tutti insieme, vanno a giocare, e ancora macachi,orangutan. Trovai un interesse straordinario per questi animali. Feci molti disegni, più ne facevo e i collezionisti più ne volevano acquistare. Mi stancai e per lungo tempo non ne disegnai più.”

Nel 1944 Vittorio d’Aste,in Firenze, pubblica la sua “ ballata antiermetica dei pennelli e degli scarpelli viventi nell’arte d’Italia”111* con citazione dei tre Ghiglia

A Roma nasce Maurizio il suo terzo figlio.

(12)1945,Roma mostra dal 6 al 15 gennaio alla Galleria SAN MARCO,via del Babuino 61. Nell’invito della mostra in copertina il famoso ritratto a Toscanini con l’elenco delle opere ,43 dipinti recenti.112*

1945,RadioVoci114*,luglio,rivista di spettacolo nel suo numero 27 nello speciale dedicato a Petrolini all’interno molti articoli sull’attore,in copertina il ritratto di Petrolini di Paulo

Conosce e frequenta il principe Dado Ruspoli,è del 1945 il suo famoso ritratto,ritrae anche Donna Maria Celeste:volevo farle un bel ritratto e buttai giù il quadro cinque volte. Ogni volta che mi sembrava concluso, sentivo che non ero contento, alla fine venne un bel ritratto moderno,lo esposi nella galleria della Giosi ,in attesa della cornice, venne molto apprezzato e mi procurò molti altri lavori.

1945,Roma,Guida Monaci114bis*,P.G pittore,è segnalato come residenza o studio in via Boncompagni 28.

Nel novembre dello stesso anno la prima importante monografia di Paulo,scritta dal Biancale, da considerarsi un libro d’artista,stampato in 500 esemplari,fuori commercio i primi 32,con un disegno originale in copertina 113*.

Vengono pubblicati i ritratti di ventanni di lavoro, il primo:sosta in Tinello,( il ritratto della nonna Corinna) a seguire un ritrattino del fratellino Benedetto, vari ritratti dei primi periodi della Verna.Riprodotto anche il bel dipinto di Padre Virgilio, ancora una diecina di paesaggi con figura eseguiti alla Verna,un ritratto del Barsanti,un ritratto dell’amico Nichilò,un bel quadro dove Ugo, amico verniano, viene ritratto al suo lavoro di ciabattino, la moglie Giuliana in varie pose e alcuni dipinti insieme ai figli piccoli,quello dell’amico medico ,già ricordato per le prove delle firme, in quadro del 1942; ritratti di maternità, di bimbi ,di belle signore romane e non, fra le quali la signora Giosi ,moglie dell’antiquario e gallerista. Il dipinto della Marchesa De Rham,quello della Signora Cecconi di Firenze, musicista e amica di famiglia,che anche negli anni a venire sarà ancora ritratta a Firenze insieme ai suoi familiari. Preziose composizioni delle famiglie Busiri-Vici, Michetti,Burini e altri ancora. Sono,finalmente, pubblicati alcuni disegni parigini del 1931 e del 1933,i vecchi ritratti di Toscanini ,Petrolini e del Maestro Brugnoli, qualche scimmia,vari interni con i figli e Giuliana.

1946,Roma,La Civiltà Cattolica115*VOLUME IV,recensisce, con un bell’articolo critico,la monografia del Biancale:

La monografia del Biancale si aggiunge felicemente alla serie ormai lunga di quelle destinate ad illustrare i nostri artisti.“L’argomento è bene scelto, perché Paulo Ghiglia è un artista, che parte direttamente dalla più genuina tradizione dell’arte nostra. “ i Macchiaioli” toscani e soltanto più tardi venne in contatto con gli influssi d’oltre Alpe,specialmente con l’opera di Telemaco Signorini. Di fronte, dunque, al gran numero dei pittori d’oggi, che ha svolto e svolge pensiero e forma ancora partendo ed appoggiandosi alla tradizione Francese e ad altri movimenti stranieri e esotici,il Ghiglia,con altri pochi,si rifà e comincia dalla vena italiana e fattoriana.Ma anche gli ha sentito l’influsso estero, e specialmente quello francese,sicchè l’arte sua si è svolta a poco a poco e con gradualità verso forme nuove. Descrivere questa evoluzione e assicurare criticamente il suo valore artistico è l’ufficio che il Biancale si propone, dalle cui conclusioni a noi pare di dover dissentire. E’ evidente che per ogni pittore abbia luogo un processo evolutivo,ma non sempre il divenire è progredire. Guardando il Ghiglia dobbiamo dire che l’evoluzione c’è ,e grandissima, ma segna un progresso?. E’ una questione di fatto e,per giudicare,bisogna fare l’esame di quei lavori artistici, ove l’artista ritrova veramente se stesso.

Pur riconoscendo sinceramente le mete raggiunte dal Ghiglia nei ritratti di”società”e nelle forme derivate dall’apporto francese,sinceramente dobbiamo dire che in tutte queste produzioni sta un poco fuori, e in alcuni casi totalmente.I suoi ritratti signorili sono dipinti spesso in maniera apatica,comune ,illustrativa, Il disegno in lui è robusto e incisivo, ma in questi quadri si disperde e manca di consistenza. Manca in essi, a salvare la vuotaggine, anche lo splendore della forma.Nel Ghiglia non c’èml’anima leggera di un francese”boulevardier” ma c’è l’anima forte,sincera, genuina di un toscano. Ovunque egli infattiritorna ai valori primitivi e semplici della vita,li è a posto,sia per il deisegno forte sia per il colore.

Anche il Biancale, chiudendo il suo scritto,si accosta al nostro parere,ma lo fa di soppiatto,riconosce cioè le grandi doti e i felici raggiungimenti,ma brevemente accenna al pericolo di alcuni presupposti illustrativi, e auspica in maniera velata una sana liberazione del nostro pittore da questi ostacoli. Dopo quanto detto,e col pieno riconoscimento dei considerevoli meriti di questo artista robusto,risulta chiaro il nostro invito al Ghiglia di aderire a quella che è la sua genuina spiritualità: e quindi anche a una forma adatta al suo sentimento. Una sincera lode anche al Biancale,il quale ha saputo con tanta dignità di forma e acutezza di critica presentare la bella figura di Paulo Ghiglia,artista veramente nostro.

1946 a LIVORNO un bel dipinto all’ardenza ,con dedica al fotografo Miniati, forse dello stesso anno il ritratto a Belforte ,editore livornese.

Livorno era durante l’anno un luogo–rifugio che Paulo doveva vivere ,di quei periodi ci sono molti aneddoti che, a caso,riprendo da varie fonti,senza preoccuparmi dell’esatta cronologia.

Una curiosità estratta da: Tutti i Visibelli,un racconto trovato online dove è riassunta la vita della famiglia Visibelli .L’anno esatto non viene riportato il periodo è comunque dal 1953 1al 1957 nella villa di Antignano a fra i vari aneddoti e ricordi questi due gustosi e intrisi di salsedine portata dal vento di libeccio :

La casa di Antignano era frequentata da amici e artisti. Ogni volta che passava da Livorno, Nunzio Filogamo non mancava di venire a cena da noi.

Paulo Ghiglia,ritrattista di fama internazionale,che

aveva eseguito pure i ritratti di Dino e Lucia, era anche lui un frequentatore dell’Ancoraggio. Matto ed estroso, cacciava urla improvvise di giubilo che impressionavano i più piccini. Massimo,una volta, si mise a piangere. Più di lui, però, era estrosa la moglie,bravissima concertista al piano, ma proveniente da una famiglia livornese, dove una vena di “pazzia” scorreva evidente in più di un componente. Si racconta che una volta chiamò l’accordatore perché il piano storpiava le note. Sollevando il ripiano, il tecnico trovò il vano corde pieno di lettere che la Maestra imbucava nel pianoforte,dopo averle scritte, imbustate e affrancate.

In un’altra occasione i Miniati, invitati a pranzo in casa Ghiglia,si eclissarono improvvisamente con una scusa,dopo che il sor Bruno,usando il bagno, vi aveva trovato tre o quattro cesti d’insalata a molle nel bidet.

E ancora da un libro di Ferruccio Chiesa del 2014 : La baracchina rossa.Il professor Chiesa racconta di esperienze vissute con vari racconti di quando era appena un ragazzo e frequentava la baracchina rossa,gestita fin dall’inizio dal nonno materno. La copertina del libro è raffigurata con un quadro della baracchina dipinto da Paulo nel 1960 .

Siamo dopo la guerra circa il 1948-1949:

Pittore e pescatore vanno a giorni o vanno a ore”…..il proverbio già dice tutto“Una bottiglia d’aranciata e due etti di roschette” a metà mattina il figlio più piccolo di Paulo Ghiglia,nato parecchi anni dopo i suoi fratelli più grandi, con la sua voce in falsetto e le mani sui fianchi quasi in atteggiamento di comando apostrofava mia nonna Emma ,seduta alla cassa dietro l’alto bancone. La erre non era il forte del bambino, anzi non la usava affatto la consonante e pronunziava, quasi con ostentazione, “aanciata” e “oschette” per vederlo meglio mia nonna si alzò in piedi sporgendosi in avanti.” Due caffè e un martini”Un’altra ordinazione del cameriere che serviva ai tavoli guardando con finta aria di sfida il bimbo impaziente. Emma pesò le roschette ,fece prendere all’altro cameriere l’aranciata nella stanza del ghiaccio. Ora il bambino, finalmente servito,correva verso sua madre, adagiata sulla sedia di vimini,ferma ,immobile come oppressa da una più intensa forza di gravità. Un bellissimo viso, pallido e incorniciato da lunghi e neri capelli. Nonostante il tepore della primavera inoltrata vestiva un cappotto in lana grigia, e sembrava che il sole, alto e splendente in quell’ora non riuscisse scaldarla. Mandò ancora il bambino a prendere due bicchieri: la voce ,calda e sensuale, usciva dalle sue labbra quasi senza movimento .Rapidamente i due finirono il pacchetto delle roschette e bevvero l’aranciata.

Lui intanto, il pittore, con il suo volto arcigno ed arrabbiato, lavorava di spatola e pennello al cavalletto, poco distante , tra i pini ed oleandri, con l’ampio sfondo del mare, che iniziava ad incresparsi sotto la prima brezza mattutina di maestrale: Si sentiva a tratti la sua voce, aspra e stizzosa, esprimere impazienza o disappunto, man mano che il quadro, rapidamente abbozzato, prendeva colore e forma. Parlava a tratti improvvisi con se stesso, quasi interrogandosi o valutando quanto stava dipingendo. La pazienza e l’ottimismo non erano sue doti, anche se, ogni tanto, improvvisamente calmo, canticchiando tranquillo si allontanava di alcuni passi ad osservare il suo lavoro ; in quelle rare occasioni se sostava attorno qualche spettatore, ne richiedeva ,con lo sguardo, un consenso.

Era lo sguardo del Ghiglia, una sorta di lampo, un luminoso impulso che trafiggeva e sembrava appropriarsi all’istante,di qualsiasi immagine –cosa o persona- gli fosse innanzi. Incuteva timore, sembrava penetrare in profondità, mettere a nudo ogni privato nascondiglio dell’anima creando, nella persona osservata un sottile disagio; non concedeva replica o comunicazione, perché con altrettanta rapidità si distoglieva da questo esame istantaneo, passando ad un altro atteggiamento: Irascibile e solitario, rivelava nei suoi quadri, specialmente nei ritratti di cui era maestro, una sua personale interpretazione dell’oggetto o della persona raffigurata.

In quel periodo del dopo guerra , racconta il Chiesa,la baracchina era quasi tornata alla normalità con il ritorno dei pittori labronici nel loro posto di ritrovo ,per consumare un caffè , riposarsi un po’ e ricreare il “cenacolo”di un tempo.

C’erano Gino Romiti ormai vecchio, c’era Giovanni Lomi,Giovanni March, polemico e estroverso, a volte anche il Natali.C’era anche il giovane Gastone Conti abituè ardenzino. Ma Paulo Ghiglia no, non partecipava a questa sorta di cenacolo all’aperto: stava per conto suo, mascherando con un atteggiamento altezzoso e critico una sua innata timidezza, un profondo desiderio di solitudine e distacco. Lo dimostravano i tratti della sua voce squillante, i suoi brevi scatti d’ira ,il suo modo spavaldo e guasconesco di presentarsi, il collo avvolto da una sciarpa volante, la gran massa di capelli neri mai pettinati e scompigliati dal vento di mare.

Il Chiesa racconta dei pomeriggi e le partite a carte degli avventori,della stanza dei gelati artigianali e altri ricordi.

Verso mezzogiorno Paulo Ghiglia aveva improvvisamente deciso che il quadro era finito. Chiuse allora, mormorando frasi di consueto scontento, la cassetta dei colori e messosi in spalla il cavalletto si incamminò verso la baracchina .Si soffermò sul bordo della strada richiamando aspramente moglie e figliò che si unirono a lui per attraversare la strada ,verso l’abitazione che era di fronte, a poca distanza. Dalla baracchina si vedevano i tre allontanarsi lentamente, mentre la voce di Paulo, sempre più indefinita, rimproverava chi sa che cosa al suo silenzioso seguito.

..Appoggiato al manico della granata, il cameriere, finito di spazzare fra i tavoli osservava in silenzio la scena.

Tra questi artisti ,borbottò, non ce né uno a garbo. Poi ,voltandosi verso la mia nonna “ hanno almeno pagato la consumazione?

Luciano Bonetti,giornalista del Tirreno e attento “raccoglitore di scene di vita” degli artisti livornesi , tratto da “pittura livornese”,di Paulo scriveva: ”Il ciclone Paulo Ghiglia”

..Un noto critico ,Pietro Scarpa,scrisse un articolo che a Ghiglia non piacque e la vendetta non tardò. Paulo andò in un famoso ristorante romano ,entrò nella vetrina ove espose uno scarpone da montagna sfondato e un cartello “ questo è il critico che si è permesso di parlare male di me”

Una mattina mi telefonò “ domani vengo a Livorno, faccio una mostra a Bottega d’arte, voglio un articolo col titolo a cinque colonne”..Cercai di fargli capire che, non essendo il direttore ne capo redattore, non potevo garantire le colonne. “ Fai gli articoli a tutti gli scalzacani,disse,e con me fai tante storie”.. abbassando la cornetta imprecando. Andai dal capo redazione con l’articolo fatto, mi raccomandai e per fortuna uscì con l’ampiezza richiesta. Dopo qualche giorno, lo incontrai..appena mi salutò.. l’articolo lo hai visto?”,gli chiesi,e lui “ vò in …. a te e all’articolo”,mi rispose “ ho già venduto tutti i quadri”

Durante il ventennio fascista venne chiamato in casa di un noto gerarca per eseguire un ritratto ad un suo familiare,il quale ,durante la posa, non voleva stare fermo. Paulo, glielo disse una, due, tre volte,poi perse le staffe e gliela sfascio sulla testa..Naturalmente perse il lavoro.

Nello studio del Miniati ne succedevano di tutti i colori, il Miniati era bravissimo a “caricare” i frequentatori, soprattutto i più irruenti e le liti erano all’ordine del giorno. Il Ghiglia, appena giungeva a Livorno irrompeva nel suo studio e se c’era il Michelozzi detto il borchia, gran polemista, la lite era assicurata. Un giorno Michelozzi al termine di una accesa discussione di pittura disse al Ghiglia:” e poi non è vero che io non ti stimo. Tu sei meglio di Leonardo, di Michelangelo,di Raffaello. Si perché loro erano uno solo e tu sei centomila” ..immaginate cosa successe!

I Bedarida con la famiglia Ghiglia sono sempre stati amici,la signora Laura Franco , scultrice,gli chiese a Paulo di posare,nel 1952, per un ritratto una testa in creta ,oggi presente a Villa Mimbelli al museo Fattori. Paulo ,dotato di irrequietezza cronica, soffrì non poco a quella “tortura” ma comunque collaborò ,la Bedarida plasmò un bellissimo volto, anche sorridente,grazie all’idea di mettergli fra le mani una chitarra..suonando si addolcì..

1946,a ROMA, ritratto del figlio Oscar con dedica all’amico Cozzani;1947 a Roma,ritratto di Goffredo Fiano,1947 Roma,ritratto dell’ing Edison Scalabroni,

Lavora ancora per il Vaticano è del 1947 il ritratto dell’Ambasciatore di Spagna presso la Santa sede il Marchese Asinena,di quel periodo altri ritratti come quello al Conte Giuseppe Fiorentini,cameriere di cappa e spada della S.S ed altri

I ritratti al Quirinale…

Roma, Quirinale ritratto alla moglie di Einaudi ,

presidente della Repubblica dal 1948-1955,

Ero già stato al Quirinale,al tempo del Re, per il ritratto della Duchessa di Genova,con il risultato di avere ancora incarichi per tanti ritratti della nobiltà romana. Ebbi l’incarico di fare il ritratto alla moglie del presidente Einaudi. Il ritratto fu divertente,lo realizzai in grande salone azzurro, davanti a me c’erano troni, tendaggi e enormi mobili antichi..tutto quel fasto non rispecchiava più quel momento storico, la monarchia non c’era più.

Chiesi al personale di servizio di fare alcune modifiche e feci mettere sulla parete una tenda grigia .Iniziò il ritratto, la presidentessa si presentò con un vestito di pizzo nero.. con sotto un trasparente di seta grigio,le braccia erano nude, sul fondo del vestito scendevano delle pieghe viola, grigie cangianti, si mise seduta davanti a me..Urlai come un matto : Goia !, vedo Goia!!

Accorsero subito dei corazzieri per capire cosa stava succedendo….Il ritratto lo eseguii in una misura molto grande,feci prima il disegno che poi ingrandii tracciando il reticolo sulla tela nel cortile del Quirinale.Il quadro lo eseguii aiutato dai corrazzieri che lo portavano dal cortile alla sala quando la Presidentessa posava. Ogni tanto sentivo arrivare il Presidente per vedere come procedeva il ritratto di sua moglie ,io urlavo”:non voglio nessuno”, donna Ida mi diceva bisbigliando “ maestro ..ma è il presidente,vorrebbe guardare..”” No!! Gli risposi, che lo veda quando è finito..Mentre dipingevo mi sentivo padrone assoluto..non volevo nessuno che mi potesse distogliere dal mio lavoro.

Donna Ida era una donna intelligentissima,simpatica e cordiale, Posò per venti giorni con collaborazione e semplicità ,quando finii il ritratto mi invitarono a pranzo. Parlammo di Livorno dei suoi artisti e di mille altre cose, con lui mi sentivo a mio agio..un uomo di grande cultura mi sembrava di essere a pranzo con Cicognani, Soffici, Papini Frazzi e Pizzetti messi insieme.

Comunque riuscii a litigare anche con lui..teorizzava che il Canova era il migliore scultore, dei sistemi di Canova, dei canoni di Canova..io che amavo Rodin e Medardo Rosso gli risposi a mio modo, alzando un po’ la voce, che Canova era un accademico..un perfezionista .Einaudi si alterò contestando i miei pensieri… ribattevo a voce alta.., Donna Ida mi sussurrò: guardi che sta litigando con il presidente.

Aggiunsi “ Non è che io non consideri di trovarmi davanti al Presidente. E’ Meraviglioso e sono onorato, ma stiamo di fronte a scelte d’arte e ,discutendo ,possiamo uscire anche dall’etichetta. Queste mie parole piacquero al Presidente, lui rimase per il Canova e io per Rodin e Medardo Rosso.

Rimasero in buoni rapporti e successivamente, anche non più da presidente,visitò mostre a Roma di Paulo.Il ritratto di Donna Ida, venne pubblicato su quotidiani e riviste riscuotendo un grande successo.

PRESIDENTE GRONCHI (1955 -1962)

Il Presidente Gronchi che si insediò al Posto di Einaudi ,volle lui addirittura il ritratto , successivamente anche sua figlia Cecilia venne ritratta. Paulo racconta:

Tornai al Quirinale per il Ritratto del nuovo Presidente Gronchi, anche questo lo dipinsi nella grandissima sala azzurra. Lo dipinsi in piedi, appoggiato con la mano ad un tavolo, con lo sfondo di una tenda blu e riflessi grigiastri, mi piacque molto lo sguardo che usciva dai suoi occhiali tondi. Si parlò molto di letteratura e arte e mi confidò di aver conosciuto Pancrazzi, Cicognani e altri che conoscevo anch’io.

Mi confidò che avrebbe voluto essere un letterato ,ma senza riuscirvi..” beh qualcosa ha ottenuto, gli dissi, è diventato il Presidente!

Il ritratto venne bene ed eseguito rapidamente, quasi subito volle anche quello della figlia, non al Quirinale ma nella sua residenza privata di Via Cassera, in zona Nomentana. Lui preferiva vivere nella sua casa e non al Quirinale,impegni permettendo. Anche il ritratto della figlia, publicato anch’esso, venne bene ma a me piacque più quello del presidente.

Anche con Gronchi Paulo ebbe un buon rapporto il Presidente visitò privatamente qualche sua mostra romana. Ad una di esse gli acquistò un paesaggio dicendo: voglio questo quadro italico! Era un quadro della Verna. “ gli portai il dipinto direttamente a casa e lui mi fece vedere il suo studio privato dove teneva la sua collezione di statuette orientali in giada, avorio e anche marmo..” Un giorno dalla tenuta di San Rossore il presidente inviò a Paulo due fagiani ,lui fece subito un pastello su carta che gli inviò per riconoscenza… “Ho anche passato un giorno sul suo yacht alla Gorgona.”

ANTONIO SEGNI 1962-1964

La presidenza fu breve in quanto Segni si ammalò quasi subito dopo il suo insediamento al Quirinale, infatti Paulo lo ritrae in poltrona nel 1962, poco prima della partenza per gli stati uniti. Il ritiro dalla presidenza avvenne nel 1964 , venne colpito da ictus dopo un acceso diverbio politico.

Di Questo dipinto, che io ho acquistato in Francia anni fa ,a Marsiglia ,nello studio di un architetto , ho avuto informazioni che confermano, parzialmente, quello che Paulo stesso ricorda. Venne acquistato a Nizza da un tappezziere/arredatore che alla vendita della residenza di una famiglia italiana acquistò parte degli arredi stessi. L’architetto di Marsiglia l’acquistò anni dopo in un asta a Nizza e per molti anni lo espose nel suo studio.

Iniziai il ritratto che non finii perché il Presidente si ammalò ed io dovevo andare in America, da Los Angeles gli scrissi che ero dispiaciuto di non aver potuto terminare il dipinto, speravo che mi rispondesse per dirmi di tornare per terminarlo. Segni mi scrisse una lettera bellissima dicendomi che ancora non si era ristabilito ma che mi avrebbe avvertito appena fosse stato meglio, mi consigliò di fare il mio lavoro senza preoccuparmi molto di lui..rimase incompiuto.

L’opera era molto interessante con forti e larghe pennellate che raffiguravano il presidente già malato seduto su una poltrona. Anni dopo lo esposi comunque a Roma e piacque molto, fu comperato da dei suoi parenti che vivevano in Francia.

1949,(116*) ROMA,Mostra in ricordo di Petrolini, FILM LUCE,14.04.1949, allestimento Mostra con quadri di P.G

1949(117*),Roma, Film, Antonio da Padova, con Aldo Fabrizi, Silvana Pampanini ecc ,con quadri di Paulo Ghiglia

1949, ritratto al poeta Luigi Polacchi ,

1950-1959

Gli anni 50 saranno la consacrazione del suo lavoro di ritrattista, impossibile elencarne tutti i lavori: le mostre e i servizi fotografici sono abbastanza documentati ma incompleti.

Nel 1950,Paulo è in Egitto per dei ritratti ,rientra in Italia con numerosi disegni.

1950,21 dicembre muore Trilussa, vari giornali romani pubblicano la foto del disegno fatto da Paulo, come nel 1951 per il primo anniversario della stessa e anche successivamente.

1951,120**Firenze,Vallecchi Editore“ Papini, settant’anni: 9 gennaio 1951‎ “- Pagina 79 foto d’insieme si vedono, da destra, Giuliotti, Papini, Brugnoli, Paolo Ghiglia, Fergusson, Cicognani, Lloyd, Oscar Ghiglia,

1951 a Livorno, entra a far parte del Gruppo Labronico

A Roma del mondo cinema ritrae ancora ,più volte, Fellini e la Masina,Ingrid Bergmann,il regista Rossellini e altri esponenti della futura “dolce vita”.

A Giulietta Masina feci qualche ritratto,nel primo cercai di realizzare un dipinto molto realistico e finito, la ritrassi con i capelli tirati in su ,era ancora per Federico“ la Pallina” e a lui piacque tanto. Non aveva fatto ancora il film “la strada” era una donna umile e intelligente.

Mi piaceva,aveva tale anima,sensibilità da conquistare chiunque : un’eroina,una persona bellissima. Dopo “ la strada”,gli feci un altro ritratto,era diventata più bella,una stella, si truccava diversamente, vestiva in modo elegante, capelli biondi, mossi. La raffigurai come era. un vestitino a quadretti,come un quadro di Holbein. Venne bene,con Federico andammo dal corniciaio per scegliere quella più adatta, mi regalò uno specchio antico, rotondo, che tengo ancora nello studio.”

Ancora un altro dipinto successivo dipinto in due sedute ma di grande intensità con la Masina che ha l’atteggiamento giocoso di “signora che posa” .

Federico Fellini l’ho conosciuto prima della guerra.. giovanissimo..,conosceva Apolloni.. Aldo Fabrizi,Rossellini , ancora non era regista. Dopo un po’ di tempo ci trovammo a vivere nello stesso palazzo..Stavo in via Nicotera, Fellini aveva lo studio sotto di me, all’inizio ci salutavamo solo come condomini.. una sera c’incontrammo in portineria ci intrattenemmo a lungo a parlare ,mi disse che aveva parlato di me con Apolloni.. diventammo amici. Era molto originale, sempre col cappello nero in testa con gli occhioni tristi,vigili,pieni d’interesse per le cose,attento alla vita che lo circondava. Era veramente eccezionale.

Un giorno lo invitai in studio e nacque il primo ritratto: vari disegni prima e lo dipinsi col cappellone nero, una giacca scura e una camicia bianca, un buon dipinto! Nel suo studio gli feci un altro ritratto, con una sciarpa al collo, era carico di dolcezza e mentre posava, dettava i suoi scritti alla segretaria..

In quel periodo ero solo a Roma, Giuliana era a Livorno ..di notte si parlava a lungo e lo ritraevo,si parla di letteratura, arte e pittura e delle sceneggiature dei suoi film, soprattutto;gli chiesi che cosa più gli piacesse e semplicemente mi rispose :la gente. Ricordo di un piccolo quadro molto espressivo, con una mano sul viso,meditava.. con lo sguardo lontano. Quando finalmente il film “la strada “ era uscito ,una sera mi invitò fuori ,aveva una lussuosa macchina nera..un regalo del produttore di quel film.

Fellini e la Masina rimarranno buoni amici per tutta la vita con tutta famiglia Ghiglia, addirittura il figlio Oscar ,futuro Maestro di chitarra classica, è presente nel film “ la dolce vita” dove suona in compagnia di altri in una scena del film… Estrapolato dalla rivista teatrale Dramma del 1975, in una intervista a Diego “ nel film la dolce vita “ho interpretato la parte del “pappone” e nel 1958 ho avuto l’onore di avere Fellini come testimone di nozze.

Anche Rossellini lo conobbe dopo la guerra ,dopo il film “Roma città aperta”,Paulo era spesso a Cinecittà.Nel 1950-1951 l’invito dello stesso a casa per il ritratto alla Ingrid Bergman ,che avvenne dopo l’uscita del film “Stromboli”.

Rossellini mi invitò a casa per fare il ritratto alla Bergman, lei mi fece grande impressione, era come una fata, una figura aristocratica.. iniziai un pastello mi si presentò come se io fossi un obbiettivo cinematografico, si muoveva, roteava, per avere bei movimenti,per vedersi di profilo, davanti, di dietro, ma per un ritratto ci vuole ben altro modo di posare, gli chiesi di fermarsi quando vidi un buona posa durante suoi movimenti : guardava in alto, con i suoi occhi azzurri, bellissimi, con la sua bocca perfetta.Un bel pastello!successivamente gli feci un altro ritratto, più complesso,classico, grande..

Con Fellini e la Masina,Roberto e la Bergman sono uscito varie volte,Rossellini,prima di partire metteva sempre uno o due mazzolini di mammole sul cofano della macchina per le signore presenti nell’auto.. era gentile..

Ancora a Roma,1951-1952, ritrae la signora Giulia Fierro, seconda moglie del Maestro Tenore Giuseppe de Luca, morto nel 1950, la stessa ordina un ritratto postumo del marito, vestito da Rigoletto,il dipinto sarà donato al Metropolitan Museum di New York.

La rivista Metropolitan Opera News121**, volume 17, pagina 3,30,presenta il ritratto eseguito da Paulo del Maestro Giuseppe De Luca donato dalla Signora De Luca

(14)1952,*Roma,16 febbraio- 1 marzo, mostra all’Accademia delle arti di Sant’Andrea , Via Paganini n.7

1952,Roma catalogo con presentazione di Michele Biancale 16 febbraio –1 marzo mostra all’Accademia delle arti di Sant’Andrea122*(pubblicati i ritratti di I.Bergman,Anna Maria Wallace principessa del Drago, Dottor Enrico Giupponi chirurgo degli ospedali romani, Donna Ida Einaudi,Conte Giuseppe Fiorentini, Principessa Maria Celeste Ruspoli)

dal catalogo: estratto del verbale della seduta del 5 febbraio 1952:

E’ posto quindi in discussione la proposta di organizzare una mostra personale del pittore Paulo Ghiglia, recentemente ammesso nei ranghi degli Accademici Effettivi.

Prende parola il Relatore designato,Dottor Sergio Delli,il quale,dopo aver richiamato all’attenzione del Rettore, Don Alberto Bianchi della Torre Duca di Serravalle e del Consiglio Accademico,i meriti artistici e la chiara fama dell’Accademico Paulo Ghiglia,illustrati anche nella pregevole monografia del chiarissimo critico Prof. Biancale,legge la relazione dello stesso autore, dal titolo “ Ritrattistica di Paulo Ghiglia” Il Consiglio Accademico, udita la relazione del Prof: Michele Biancale,preso atto del parere favorevole del Rettore,ha deliberato all’unanimità di aderire alla proposta, concedendo che la Mostra in oggetto sia organizzata a cura e sotto il patrocinio dell’Accademia e abbia luogo entro il corrente mese di febbraio presso la sede dell’Accademia stessa.

Segue un nuovo testo del Biancale in catalogo:

Di tale artista ebbi altra volta a scrivere più a lungo in un tentativo critico di fissare l’impianto della sua pittura e gli immediati sviluppi. Ricordai il periodo post macchiaolo,paesistico ,disegnativo. E toccai della sua quasi fatalità a svolgersi tutto nella ritrattistica sulla base appunto di quel suo carattere disegnativo acuto e mordente e del suo colorismo ricco: due qualità necessarie a dipingere un ritratto. In questa mostra vediamo confermate quelle nostre previsioni che già dal tempo in cui scrivemmo di Ghiglia potevano sembrare realtà. Ma nella presente serie ritrattistica egli mostra di avere comprese molte più cose nella più difficile delle immaginazioni pittoriche qual è quella del ritratto.

E’ noto che questa forma d’arte oscilla fra due pericoli: quello della moda del secolo e dell’anno in cui si eseguisce; e quello,del gesto, se non proprio del tipo, della persona ritratta, strettamente subordinati a presupposti modistici. I pittori che sulla scorta di tali motivi praticano il genere ritratto, se hanno ingegno, si definiscono come rappresentativi di mode e caratteri. Esempi Sargent, Hellen, Boldini. A parte le loro qualità, più estrinseche che veramente intrinseche, rimane il dubbio sulla genuinità della loro arte. Per tornare a Ghiglia ci accorgiamo ch’egli s’è proposto in un modo cosi chiaro tale problema che ha cercato di darne almeno due soluzioni.

Innanzi tutto non ha mai creato nei suoi ritratti, specie femminili, modelli da casa di mode, pur non trascurando la dignità dell’abito: ma ha badato assai più al carattere della persona che gli si poneva di fronte.

Perciò non ha mai inteso dipingere un modello mondano ma un esemplare umano e senza cadere nell’anacronismo. Oltre a ciò ha saputo variare la posa ritrattistica, disancorandola dagli atteggiamenti diventati “cliches” per le riproduzioni dei settimanali illustrati.E’ sempre ufficio dell’arte,di quella vera, riscattare alla semplicità naturale un modo di vivere diventato modulo previsto: nel parlare, nel sedersi, nel bere, nel guardare.

E Vediamo qui certe rapide prese della realtà ricondotte a certi supremi modi d’espressione che ricordano quelli dei secoli passati; fuori dalla fastidiosa imitazione accademica, ma rivissuti da quest’artista toscano che sa ritrovarli nella realtà viva dei suoi modelli. Naturalmente un modello vivente non è un brano di natura in cui l’artista opera con una suprema libertà di interpretazione, ma concedendo alle necessità diciamo pratiche di somiglianza, di tipo, di ambiente, etc. E perciò è gia da rilevare e da porre all’attivo del Ghiglia le rarissime concessioni ch’egli ha fatto in tal senso.Dopo ciò mi sembra cosa agevole classificare, sul piano dell’arte di oggi, la pittura del Ghiglia; anzi: più che classificarla,essendo ciò infine secondaria importanza, intenderla nella sua qualità più vera. Innanzi tutto nella capacità espressiva e rappresentativa d’un genere d’arte quasi abolito dalla pratica dei pittori d’oggi col pretesto ch’esso si presta ad una realta di resa troppo puntuale. E poi nei modi di tale espressione che consideriamo veramente artistica.

In quel periodo (forse anche prima) i ritratti al Maestro Capuana, ancora oggi presenti al Museo della Scala di Milano.

1953,la Società di Storia Patria per la Sicilia orientale123* pubblica per l’Archivio Storico il ritratto dell’Architetto Guido Libertini,eseguito da Paulo alla fine degli anni trenta-inizio anni quaranta.

1954,Roma,strenna dei romanisti123bis**,pagina 4, “articolo su Petrolini” cita Paulo Ghiglia

14bis/Roma, galleria Babuino, mostra, marzo

1954,*Roma FILM-settimana Incom- servizio della mostra alla Galleria Babuino, 5.3.1954

1955,Torino,La Stampa124*,10 febbraio 1955, pag 3: P.Ghiglia ,ritratto al Senatore Ernesto Eula,di Arrigo Benedetti

1955,MILANO,La Scala124bis** rivista dell’opera,edizione 73, PAG. 68, ritratto di Vito Frazzi di P.G

1955,febbraio, Milano, Gina Lollobrigida

(tratto dal sito di Gina Lollobrigida) I pittori e Gina.Trentacinque pittori delle più disparate tendenze, su idea di Walter Pozzi, chiesero a Gina di posare per loro a Milano per quattro giorni, mattina e pomeriggio. Gina accettò, ma era piuttosto emozionata di essere analizzata nel dettaglio da tanti occhi. Bruno Cassinari, Dadi Orsi, Aligi Sassu, Mario Marinelli, Silvio Consadori, Bettina Tea, Barbieri, Cartolani, Guido Tallone, Ajmone, Dova, Frassati, Giampaolo Ravazzi, Parmeggiani, Veronesi, Carpi, Cinci Mondaini, Ghiglia, Vittore Bartolini, Bracchi, Dal Forno, Freccia, erano alcuni dei pittori presenti. Come si può vedere erano rappresentanti di tante scuole diverse: c’erano dei naturalisti, degli impressionisti, degli ottocentisti, e anche dei pittori astratti. Gina possiede oggi il ritratto che le hanno fatto Dova, Ghiglia, Mondaini, Barbieri e Tallone.

In realtà il dipinto Paulo lo esegui a casa dell’attrice a Roma ,come riportato in un giornale del 1958 dove lo stesso pittore racconta l’incontro con la Lollobrigida.

1955,Milano,14.02,Corriere della sera125*,Gina Lollobrigida: Venti ore di posa per 25 pittori.1955,Milano,Corriere della sera126*,15.02 Vignetta su G. Lollobrigida e i pittori. 1955,Milano 18.02,corriere della sera127*,articolo su Gina e i pittori.1955,Milano,corriere della sera128*,Galleria Montenapoleone 6/a.Esposizione dei dipinti raffiguranti la Lollobrigida.

1955129*Firenze catalogo con scritti di P.G

1955130*Roma,Archivio del Senatore Giovanni Alliata di Montereale,Quarta sessione Accademia del Mediterraneo, SANREMO,luglio-ottobre 1955- “Adesioni. Inviti”; 26 ottobre 1955 – 11 febbraio 1956 -Invito a stampa e lettere di:- Paulo Ghiglia;”On.Mo Pittore Paulo Ghiglia, via Tolero 21, ROMA. Mi è gradito comunicarle,nel prossimo novembre avrà luogo ,promosso dalla accademia internazionale del mediterraneo nel quadro dei lavori della IV sessione ordinaria,un convegno di studi sulle “Arti Plastiche e figurative del mediterraneo. Mi auguro che ella ,quale esponente autorevolmente qualificato,vorrà partecipare ai lavori che si svolgeranno nei giorni 16,17,18 novembre nella città di Sanremo.Mi è gradito altresì comunicarle che, durante il loro soggiorno, i Signori Congressisti saranno, a tutti gli effetti,ospiti graditi. In attesa di suo cortese riscontro e riservandomi di inviarle al più presto il programma dei lavori la prego gradire distinti saluti. On.P.pe G.Alliata di Montereale.(tra gli invitati: De Chirico, Carrà ed altri artisti celebri del periodo).

“ts first year of exhibitions included a show of fifty portraits of the “ladies of the diplomatic corps” by Paul Ghiglia, a group exhibition of six Italian artists whom Querel ….. events, such as its 1955 Incontro d’Arte Mediterranea (Meeting for Mediterranean Art), the dedicated arts session it held at its fourth meeting in San Remo.”

(Il primo anno di mostre comprendeva una esposizione di cinquanta ritratti delle “signore del corpo diplomatico” di Paulo Ghiglia, che Querel organizzava alla Feluca eventi, come il suo Incontro d’Arte Mediterranea del 1955 ( Meeting for Mediterranean Art), la sessione artistica dedicata che si è tenuta al suo quarto incontro a San Remo.)

(15)1955,Roma-Galleria La Feluca , giugno, Mostra di Paulo Ghiglia

Tre mesi di lavoro, A giugno del 1955 si inaugura a Roma alla galleria la Feluca una mostra importante: il ritratto a 53 signore del corpo diplomatico e mogli degli ambasciatori, La signora Derna, moglie di Vittore Querel ,direttore e curatore critico della galleria accompagnava Paulo alle ambasciate e consolati di Roma,iniziava il ritratto e lo finiva in una seduta ,due al massimo.”La mostra ebbe un grande successo,all’inaugurazione si bloccò il traffico ,l’arrivo delle auto diplomatiche incuriosiva i passanti,si creò un blocco totale,intervenne anche il prefetto”.Un giornalista presente alla mostra ebbe a dire che Paulo aveva girato il mondo senza muoversi da Roma.

Querel Vittore, critico e giornalista,alla galleria “la feluca” ebbe la bella idea, sfruttando il mondo diplomatico, di far esporre gli artisti dello stesso corpo diplomatico di tutte la parti del mondo, dopo circa sei mesi dall’apertura della stessa galleria incaricò Paulo di ritrarre gli stessi diplomatici,quasi tutti donne,che accettarono di posare per il Pittore più importante di Roma nel ritratto di quel periodo.

In un periodo del 55’ ebbi a fare nel tempo di tre mesi oltre cinquanta ritratti a signore del corpo diplomatico o mogli di ambasciatori. La Signora Querel mi accompagnava ogni mattina negli uffici delle signore presso consolati e ambasciate, mi scarrozzò appunto per tre mesi.. La mostra nella galleria di lei e del marito ebbe enorme successo. A vistarla ,si può dire,che vennero rappresentanti di tutto il mondo,un giornalista che visitò la mostra mi disse- che avevo girato il mondo senza muovermi da Roma-

Molti giornali italiani ed esteri, la televisione italiana e anche estera con ampi servizi fotografici repertati anche dall’istituto Luce recensirono la mostra .

1955130bis*Roma-Galleria La Feluca servizio fotografico ,mostra di P.G

1955133* Sevilla ABC articolo mostra di Roma alla Galleria La Feluca

1955132* Madrid, ABC ,28 luglio. Pag 13,articolo mostra di Roma alla Galleria La Feluca

1955131* Parigi, Le Monde Diplomatique, articolo Mostra a Roma di P.G alla Feluca

1955134* Roma,4.agosto, il corriere della Somalia ,ampio servizio

Dopo questa mostra stanco di belle signore ritornò alla Verna, esponendo poi a Firenze.

1955, Firenze,ritratti a Eva Riccioli e al marito Ingegner Orecchia , a Nadia Lumachi , al commendatore Poggi e altri.

1955124bis** MILANO, La Scala rivista dell’opera,edizione 73, PAG. 68, ritratto di Vito Frazzi di P.G

1955139* Firenze,dal 10 al 21 dicembre mostra alla galleria Firenze, il catalogo è stampato dalla tipografia Etruria,con riproduzioni di ritratti a :Principessa Ruspoli,una pastorella,un ritratto di signora del 1955,quello del comm. Ugo Poggi,del prof. Del Pelo,un ritratto di Giuliana,Olimpia della Verna,una maternità ,il ritratto di Guglielmo Bedarida,un autoritratto,quadri in esterno : agave,la campagna di Chianciano e una bella marina a Antignano. con la presentazione dello stesso Paulo dove rapidamente riassume trent’anni di vita e di lavoro:

Io sono Fiorentino, ma ora farei una mostra a Firenze anche se fossi norvegese e ciò perché mi convinco sempre di più che il giudizio dell’arte che il pubblico fiorentino può dare è da ritenersi fra i più approfonditi e intelligenti. Cominciai a dipingere a sei anni. Ho vissuto nella città natia,con mio padre, fino a diciannove anni: Da Oscar Ghiglia dovevo però allontanarmi: anche se era il mio Maestro, aveva troppa personalità perché io potessi vivergli a lungo vicino. Me ne andai alla Verna a studiare la natura e il ritratto, che ancora è per me una rivelazione continua. Cercai me stesso guidato da Masaccio e Piero della Francesca, più che dai macchiaoli toscani e dagli impressionisti francesi.

Dopo cinque anni fra Firenze e la Verna partii per Parigi, Vidi da vicino gli impressionisti e compresi meglio la conquista che essi costituivano per l’arte. Disegnai moltissimo e studia il ritratto. Dopo molto tempo vissuto fra la miseria e la ricchezza ,tornai in Italia, mi fermai a Roma ed ebbi successo come ritrattista. Dipinsi le più belle rappresentative, signore romane e attrici, ambasciatori, cardinali , principesse. Non avevo bisogno dell’innocuo esperimento cubista ne astrattista: lascia alle cavie l’esperimento. Un giorno, stanco di beltà, desiderai l’orrido, qualcosa anche di disgustoso: nel giardino zoologico trovai ispirazione scimmie, feci visi di macachi,orango, scimpanzè, gorilla.

Era in loro la bassezza umana dei bruti. Esaurita questa vena, tornai alla specie umana.. purificato!Ebbi poi l’occasione di un viaggio in Oriente. Trovai là colore e bellezza. In Egitto feci molto lavoro. Di ritorno a Roma eseguii il ritratto a cinquantatre ambasciatrici: le opere furone esposte alla Feluca e di questa mostra parlò tutto il mondo. Per rinnovare la tavolozza,l’estate scorsa,dopo venticinque anni sono tornato alla Verna. Ho ritrovato in quei luoghi un discorso lasciato a metà. Non credo di averlo finito, Tocca ai dipinti dimostrarlo.

Quel catalogo lo utilizza per varie mostre , cambiando qualche foto all’interno, il colore della copertina e modificando parzialmente la presentazione, forse per la mostra fiorentina alla Spinetti o alla Michelangelo ,alla Gussoni di Milano del 1956 e la mostra di Genova ,ad esempio, sarà con la copertina in rosso, e altri cambiamenti per altre mostre non ancora non “ritrovate”

(17)1956 Mostra a Firenze ,galleria Michelangelo,settembre?

1956140* catalogo di mostra a Firenze scritti di P.G

1956141*,Firenze Foto Locchi servizio della mostra a Firenze (gall Michelangelo)

1956142bis*,FIRENZE,Scena Illustrata,maggio: articolo di Alvaro Bongi:dal padre Oscar, grande Maestro toscano, si sono staccati due sani germogli,Paolo e Valentino.Due figli portati all’espressione pittorica che tramandano,sia pure per diverse vie di temperamento e di interpretazione il nome e l’arte paterna.

(18)1956,Milano,ottobre,galleria Gussoni,mostra di P.G

1956142* Milano, Galleria Gussoni,via Manzoni 45, corriere della sera 19.10 “ Paolo Ghiglia, figlio del noto fiorentino Oscar ordina la sua personale alla galleria Gussoni:La pittura di P.Ghiglia innesta sul natio fondo toscano lo studio dell’impressionismo francese,del vero e del tono naturale. E’ coscienziosa e nutrita di buon mestiere. (M.Lep)

1956143* Milano , corriere della sera, 30.10, “continua con vivo successo la personale del noto ritrattista e paesaggista Paulo Ghiglia.”

1956144**European Art this month,volume1 ,pag 36, le Mostre a Milano :PAULO GHIGLIA..

(19)1956,*Genova, mostra alla galleria Rotta,P.G dal 12-15/-26 novembre

1956145*Genova,catalogo della mostra alla galleria Rotta, scritti di P.G dal 12-15/-26 novembre

1957150bis*Firenze Vallecchi editore,Piero Bargellini “l’Arte del Novecento”

1957150* Roma “il Mediterraneo” 9 febbraio,pag 4-6 Opere Figurative dei Tre Ghiglia di F.Sapori:

La rivista settimanale diretta da Francesco Sapori in Roma pubblica all’interno della stessa un bel servizio su “ Opere figurative di Oscar, Paulo e Valentino Ghiglia due pagine di illustrazioni: a Paulo viene pubblicato il ritratto della Principessa Ruspoli, della signora Luciana Mazzoli, un ritratto di Giuliana e un bel ritratto di una ragazza abruzzese. Oscar con un autoritratto del 1927,magnolia del 1932,lo zuccaio del 1909, un giovane autoritratto del 1901 e infine un disegno del 1910 , Anadioneme, eseguito per una pubblicazione dell’epoca. Valentino con : i girasoli sul cielo, fiori bianchi,sulla Senna,piazza della Concordia a Parigi.Nel testo che parla di Paulo, ormai quasi tutto è conosciuto ,qualche particolare personale che sottolineo:

L’anno scorso a causa di una malattia, Paulo ha dovuto sospendere il suo lavoro di ritrattista errante perché richiesto a Roma e a Milano,reclamato a Parigi, a Venezia , dappertutto. Ma,convinto che “morire è una vergogna”,saltò giu dal letto. Guarito. Ed è ritornato a dipingere con qualcosa di nuovo nel cuore e nel pennello.”

Di media età e di media statura, ha una bella testa che ride beffarda, adorna e quasi oppressa da negre lucenti chiome. Tutto lo spicco della faccia, impressa di sana inquietudine,è concentrato negli occhi perforanti. Pensieri e immagini s’alternano in lui rapidamente senza confondersi,danzano in disordine felice: e la sua parlata toscana si giova d’una voce che pare metallo percosso”

Artista sano nell’anima e nel corpo. Se la prima dote d’un ritrattista è la simpatia, Paulo è proprio nato per fare ritratti, ritratti all’infinito”

(20) 1957,Londra,Paulo si trova a Londra per dei ritratti su commissione, il lavoro non finisce mai.. si rinnovano le commissioni per nuovi ritratti,decide di organizzare una mostra dei ritratti eseguiti e scrive al suo vecchio amico Annigoni:

Caro Annigoni sono qui in questa magnifica città dove devo rimanere per qualche tempo per dipingere, ti vorrei vedere …tu come stai? .. vorrei chiederti il favore di indicarmi una galleria dove possa esporre, fammi il favore di lasciare ..qualche indirizzo al Basil Hotel di Londra e grazie ,Paulo Ghiglia”.

I due fogli da lettera sono mancanti di un angolo e dove non si leggono delle parole mancanti che possono essere: ti vorrei vedere ;tu come stai; il favore di lasciare: qualche indirizzo.

In effetti ci sono dipinti firmati e datati 1957 London, uno è ,forse, il ritratto di Soraya.

1957151*Forli-ed Cappelli –una formica in ginocchio di I.Miranda, ritratto di P.G

1957*Roma FILM Mondo Libero “ Isa Miranda ritratti di P.G” 13.12.1957

1957, Milano ,la Fondazione Balzan,costituita a Lugano nel 1956grazie allagenerosità di Angela Lina Balzan che, alla morte del padre Eugenio avvenuta nel 1953 e ispirandosi ai suoi propositi, destina il cospicuo patrimonio ereditato a un’opera per onorarne la memoria. Eugenio Francesco Balzan, nato a Badia Polesine (Rovigo) il 20 aprile 1874 da famiglia di proprietari terrieri decaduti, ha passato quasi tutta la sua vita lavorativa al “Corriere della Sera” di Milano.Tramite i primi dirigenti della stessa fondazione vengono ordinati a Paulo i ritratti di Eugenio e della moglie Angelina ormai defunti. Paulo esegue i ritratti che ancora oggi sono nella sede di Milano, saranno pubblicati in seguito varie volte.

Dopo la morte nel 1936 dell’amico e artista Oreste Silvestri,consigliere per gli acquisti d’arte di Eugenio Balzan, ancora una figura di spicco nel panorama artistico italiano dell’epoca affiancava Balzan come amico ma anche come grande esperto d’arte: Giuseppe De Logu, già docente alla facoltà di Architettura di Venezia e direttore della locale Accademia delle Belle Arti.Giuseppe De Logu, fondamentale figura per la conservazione della collezione Balzan, allo scoppio della seconda guerra mondiale aiutava l’amico Balzan a trasferire, per motivi di sicurezza da una Milano sottoposta a bombardamenti, la collezione in Svizzera, dove lo stesso Balzan già risiedeva per lunghi periodi.Per superare difficoltà burocratiche che avrebbero compromesso la proprietà della collezione, ancora una volta interveniva De Logu ad organizzare nell’aprile del 1944, quando i quadri già da alcuni mesi erano in Svizzera, la prima esposizione della raccolta a Zurigo, alla quale seguiva quella di Bellinzona a maggio e infine a Berna a settembre. Nel 1948, a guerra finita, un quadro della collezione Balzan veniva esposto con altre opere a Lugano, per una importante esposizione della pittura dell’Ottocento italiano. Terminata l’esposizione, Balzan riteneva giunto il momento di riportare l’importante patrimonio artistico in Italia e ancora una volta interveniva l’amico Giuseppe De Logu il quale superava non poche difficoltà per le necessarie operazioni doganali, tanto che Balzan moriva improvvisamente a Lugano il 15 luglio 1953 e non riusciva a vedere la sua collezione rientrare in Italia. I dipinti infatti restavano a Venezia fino al 1956, quando sempre per il costante impegno di De Logu e superata ogni traversia burocratica lo stesso consegnava a Milano all’unica erede dell’amico scomparso, la figlia Lina, l’intera collezione.

(21)Roma,1957,dicembre Mostra a Roma (Isa Miranda)galleria?

1957152** Roma,17.12 ,corriere della sera, “sintomo di una evoluzione” popolarizzato a Roma il gusto della pittura. Ne fanno fede le più che quaranta mostre d’arte aperte: alla rinfusa Bartolini,Dudovich,Sironi, Santomaso,Ghiglia, Zauli ecc

1957153* Milano,19.12, corriere della sera,” Una messa in suffragio di Toscanini alla casa di riposo Verdi” con pubblicazione del ritratto di Paulo Ghiglia del Maestro.

1957151* Forli-ed Cappelli, dicembre –una formica in ginocchio di I.Miranda, ritratto di P.G

1957*Roma FILM Mondo Libero “ Isa Miranda ritratti di P.G” 13.12.1957

ISA MIRANDA

Su Isa Miranda ,diecine e diecine di pagine sono state scritte , mi limiterò a qualche pensiero dello stesso Paulo, oltre a citare parte dei servizi dei giornali, delle riviste ,delle televisioni che ne parlarono.

Non so se Isa per me è stata una passione, forse amore, ma sò che è stata importante come elemento umano, attraverso il suo viso, ho potuto esprimere sentimenti, emozioni, vibrazioni; ho scoperto tanti personaggi in uno solo, con lei il mio scopo era quello di trovare espressione, stati d’animo, verità. E’ stato importante il lavoro con la Miranda, non è stata solo un’esperienza, ma l’incontro di due artisti che avevano una qualità in comune:quella di poter esternare liberi, le loro verità, dando e ricevendo il massimo per riuscirci.”

1958,Milano, corriere della sera160* sabato 26 aprile: a fine maggio a Parigi sarà allestita una mostra di 100 ritratti di Isa Miranda eseguiti dal pittore Paulo Ghiglia,il ritrattista toscano per il quale posarono Arturo Toscanini e Ettore Petrolini

(22)1958, Parigi galleria Ror Volmar 18 giugno 1958 Mostra “100 visages de Isa Miranda”,

1958161**,Parigi galleria Ror Volmar giugno 1958 100 ritratti di Isa Miranda,catalogo

1958162*,Parigi,19 giugno, Corriere della Sera:Isa Miranda in 250 ritratti, nostro servizio particolare:La singolare esposizione a Parigi di un pittore italiano:

E’ abbastanza strano che una galleria d’arte Parigina riservi le sue sale a 250 quadri e disegni che ritraggono tutti un solo volto di donna,specialmente quando la donna è un’attrice straniera.L’attrice cha ha avuto questo onore è Isa Miranda,la quale ha fatto delle mostre eccentriche a Parigi una sua specialità. Le sue bambole fatte con ritagli di stoffa e di cravatte erano state vendute,alcuni anni or sono in una galleria del Faubourg Saint-Honorè durante una mostra di beneficenza.“Alla Galleria Ror Volmar,questa volta, compare come ispiratrice. Paulo Ghiglia,pittore romano specializzato in ritratti di celebrità ha fissato Isa Miranda in 250 pose diverse. Il Figarò,stamani impiega trenta aggettivi per enumerare gli atteggiamenti di colei che sullo schermo fu “ la signora di tutti”.Ma trenta aggettivi non bastano,i quadri sono 250.” Mi riconosco in ognuno di questi dipinti,ha spiegato l’attrice,ognuno di essi è un aspetto di me stessa,un attimo della mia vita. E’ come se Paulo mi avesse tagliato l’anima in 250 pezzi. Paulo Ghiglia ,da parte sua spiegava ai visitatori che un solo quadro non sarebbe certo bastato e per questo aveva dovuto “ fare a pezzi l’anima dell’attrice”.

1958162bis*,Parigi, Corriere della sera, 20 giugno. “ Vivo interesse A Parigi per la mostra di Paulo Ghiglia”

In una galleria d’arte de Rue de Bourgogne, nel quartiere Parigino dei ministeri e delle ambasciate , la Unitalia Film ha aperto ieri una esposizione più unica che rara,100 dipinti e 150 disegni che rappresentano Isa Miranda.

Presente all’inaugurazione anche l’ambasciatore d’Italia Alberto Rossi Longhi. Paulo Ghiglia, ritrattista molto noto, ha fatto con la Miranda un esperimento pittorico che deve avere, se ne ha,pochi precedenti: ha voluto fermare sulle tele il massimo numero delle espressioni di cui un volto è capace ed è riuscito a moltiplicare quadri e disegni grazie alla versatilità fisionomica di un personaggio cosi sensibile come Isa Miranda. L’opera che ne è risultata è il frutto di una intelligente collaborazione. Tutti i ritratti esposti nella galleria parigina sono stati dipinti e disegnati nello spazio di sei mesi. E’ una mostra questa,crediamo, che susciterà parecchio interesse. La mostra coincide con la presentazione al pubblico Parigino del nuovo film “I colpevoli” L’attrice, presente al vernissage, distribuiva copie del suo romanzo “ una formica in ginocchio”a collezionisti, visitatori e amici.( G.S)

1958163**Parigi, Réalités Monthly Magazine,1958,la mostra di P.G 100 visages de Isa Miranda ,pag 13

1958164*,Parigi,France Realites:femina-illustration,

edizione 92-97, Italian Artist Paulo Ghiglia has opened a Paris show of his Paintings consisting entirely of 200 portraits he made of actress Isa Miranda

1958165** ,ANSA, Servizio Fotografico di Isa Miranda e Paulo Ghiglia –i ritratti di P.G

1958166*.Parigi,Paris Match, P.G i ritratti di Isa Miranda, con foto.

1958166bis*,Roma, Corriere della sera, 22.06.1958 dopo il successo di Parigi Isa Miranda ha espresso il desiderio di esporre i suoi dipinti di P.G anche a Roma.:Mi riconosco in tutti i ritratti è come se Ghiglia avesse tagliato la mia anima in 250 pezzi

1958167*,Oklahoma City Daily Oklahoman, June 23, 1958, Page 14,ISA MIRANDA, the stage and screen star, agreed to fly to Paris for the opening of Paolo Ghiglia’s art exposition when she discovered the nature of the paintings.

1958,168** Idaho State Journal 24 JulY 1958 ,pagina 15, Ritratti Isa Miranda, stella del palcoscenico e dello schermo, ha accettato di volare a Parigi per l’apertura dell’arte esposizione di Paolo Ghiglia quando ha scoperto la natura dei dipinti. La mostra si compone di 200 ritratti di Isa Miranda

(23)1958, Milano 15.10 Paulo Ghiglia ,I ritratti di Isa Miranda mostra alla Galleria Vinciana,

1958170*Milano,15.10,Corriere della Sera ,inaugurazione della mostra alla Galleria Vinciana. “ Paulo Ghiglia, cento ritratti di Isa Miranda(…seguono vari servizi)

1958171**Art International-Volume 2- Pagina 70

Panorama Mesdag: Vinciana: 15/10; Paulo Ghiglia, paintings, till 29/10 …

1958,*Roma* film luce intervista a Isa Miranda i ritratti di P.G

1958172* Milano,dicembre, Scena Illustrata P.G “i ritratti di Isa Miranda” di Gino Traversi: Paulo Ghiglia autore dei 100 volti di Isa Miranda ha allineato circa 80 ritratti dell’attrice alla Galleria Vinciana di via Manzoni. “Come ritrattista il Ghiglia ha certamente un pregio non comune: quello di saper cogliere ed esprimere il carattere del personaggio. I suoi modi pittorici sono ancorati alla pittura tradizionale italiana”.

Il Traversi aggiunge che ritiene che forse il Ghiglia non riesce ad aggiornarsi pittoricamente.E aggiunge:come disegnatore non manca di immediatezza e, forse, potrebbe eccellere se si dedicasse di più al tema libero. E’ pubblicato un bel disegno di Isa.

1958175*,Milano,Corriere della Sera,12.11, Isa Miranda alla Galleria Vinciana. “ Sei mesi fa Isa Miranda aveva provato a fare un disegno a carbonella.Il pittore Paulo Ghiglia,glielo aveva giudicato insufficiente, anzi lo aveva stracciato. Ma non le fece mancare gli incoraggiamenti. Posa oggi,posa domani per Ghiglia ,discorrendo molto di pittura assimilava seduzione e segreti e dopo qualche mese il fervore è risbocciato.”

1958,*Roma*,13 nov, Caledoscopio Ciak, Terza Pagina, intervista a Isa Miranda i ritratti di P.G

1958176* Firenze, Edizioni Grazia,Novembre “una viuzza che porta al mare”di Isa Miranda, sopracopertina disegno di Paulo Ghiglia

1958177*,Milano ALBA, n.46 del 16.11.”Paulo Ghiglia,il pittore della Haute. servizio di 3 pagine con riproduzioni Nel servizio Paulo si racconta e racconta l’amicizia e la frequentazione con Petrolini, Bonnard, Apolloni e Anton Giulio Bragaglia prima dell’ultima guerra. Gli incontri più recenti avuti con le persone da lui ritratte con le foto di: i coniugi Vallarino,ambasciatore del Panama con le riproduzioni degli stessi,l’artista e i due ritratti;un brindisi con Emma Danieli davanti al ritratto della stessa,un ritratto della Masina,quello di Cecilia Gronchi, quattro di Isa Miranda, Ingrid Bergman, Gina Lollobrigida. Con aneddoti,ricordi ed altro su Aldo Fabrizi, Fellini, la Masina,Isa Miranda, Emma Danieli, Marisa Merlini, Anna Magnani.Quello della Lollobrigida racconta Paulo dove ricorda un ritratto del 1955 eseguito a casa di lei durato venti pose:

l’attrice abitava allora in una casa vicino alla via Salaria,quando suonai il campanello sentii i rumore dei tacchetti venire verso il portone d’ingresso , mi trovai faccia a faccia con la diva. Mi prese a braccetto e mi portò in salotto. Era di una semplicità straordinaria, cordiale ,amichevole. Durante i nostri incontri mi fece vedere i suoi dipinti e disegni di quando era al liceo artistico: si era ispirata alla scuola degli impressionisti, anche se con mano incerta per la giovane età, si capiva che sapeva adoperare il colore. Gina posava per me due ore al giorno con la pazienza più dell’allieva che della cliente. dopo venti pose gli consegnai uno dei ritratti più riusciti della mia vita.”

Il ritratto venne pubblicato varie volte e ha partecipato ad esposizioni insieme agli altri ritratti di altri pittori che in quell’anno immortalarono la Lollobrigida.

1958178*Milano,26.11,Corriere della Sera, Presentazione al circolo della stampa del film di Unitalia Film “ un pittore ,un’attrice cento volti, Paulo Ghiglia e Isa Miranda.”

1958179*,Milano,ALBA,n.49 del 7.12.1958 “l’ultima Miranda “ di Donio Scionti

1958180* Scena Illustrata,dicembre,1958, le mostre a Milano, recensione di Gino Traversa, della mostra alla Vinciana di Paulo Ghiglia,pag 7.

1958-1959, Roma ,il ritratto alla mamma di Indro Montanelli: colloco pressappoco in questi due anni il ritratto alla madre di Montanelli, sono ancora alla ricerca della rivista della pubblicazione del ritratto di cui parla Paulo:” Indro Montanelli lo conobbi a casa sua, dove andavo tutti i giorni a fare il ritratto alla mamma, riuscì molto bene e fu pubblicato su una rivista “ Europa” insieme all’articolo del figlio dedicato a lei,donna Fiorentina,intelligente che lo salvò dalla fucilazione in tempo di guerra. Lavorai a questo ritratto una settimana, e rimanevo a pranzo da loro,conobbi bene anche Indro che poco tempo dopo mi onorò della sua presentazione nella mia monografia curata da Pestellini.”

Il Dipinto attualmente è alla fondazione Montanelli, nello studio-museo di Milano , contattai la fondazione per vedere il dipinto ,per capire se ci fosse stato al retro la data di esecuzione,purtroppo niente data,solo un timbro sfuocato : galleria 40 Roma.

1959185*,Londra, the Sketch, febbraio- articolo su P.G,(in foto ritratto alla Borbone di Parma).

1959186*Milano,marzoIl Candido “ ritratto al Papa” di P.G- pag 6-9 servizio di Giorgio Pillon e Amedeo Bassi.

Paulo ha incarico da un antico ordine religioso italiano di fare il ritratto al Papa Giovanni XXIII per collocarlo in una loro sede,viene fissata una seduta nella sala delle udienze alla sinistra del trono dove il papa riceve.

La rivista Il Candido ha ,in esclusiva, il servizio da pubblicare sul giornale, Giorgio Pillon e Amedeo Bassi sono gli incaricati dello stesso. Nella copertina del numero 12 del 22 marzo 1959 “faccio il ritratto al papa”con due disegni preparatori del dipinto. Fra le pagine all’interno del servizio titoli oltre che a dieci riproduzioni preparatorie e un’insieme della sua famiglia :Paulo Ghiglia lavora presso il trono delle udienze, mentre Giovanni XXIII si rivolge paterno ai pellegrini. Il pittore fiorentino spirito bizzarro scrive: davanti a lui ci si sente subito buoni .Da quando ho cominciato questo lavoro non riesco più a litigare.

Troppo lungo il servizio per trascriverlo comunque Paulo parla del suo passato, dell’importanza di aver conosciuto Petrolini e Toscanini,scrive dell’incontro con il pontefice che vide per due volte nella stessa sala.

A domande di Pillon risponde inoltre dei ritratti eseguiti:il più famoso, il più grande, il più pagato..e va bene questo lo scrivo!..a Gianni Agnelli vestito in costume da cavallerizzo,quello più elaborato,ed altre richieste curiose..

Paulo racconterà più tardi che il ritratto di Giovanni XXIII non venne ritirato, nonostante le sue sollecitazioni. Meglio! tempo dopo venne acquistato dalla fondazione Balzan ,il dipinto che oggi si trova nella sede di Zurigo ,i ritratti che fece di Eugenio Balzan e della moglie Angelina,sono collocati nella sede di Milano.Aggiungo che il bozzetto preparatorio pubblicato in copertina del Candido è,oggi,in mio possesso con vanto e soddisfazione..

Grazie a questo fortunato ,ma meritato,interesse della Fondazione Balzan successivamente Paulo lavorò per molto tempo in Svizzera per banchieri e per altri ricchi committenti. Il dipinto venne ritirato dopo il 1962 o addirittura al ritorno dagli stati uniti nel 1964.. ho una foto che immortala Paulo mentre guarda il dipinto, ancora nel suo studio, e vicino a quello del papa ..il ritratto del presidente Segni in attesa di essere completato (che è del 1961-1962)

Oggi la Fondazione Balzan ha carattere internazionale e agisce attraverso due sedi: una di diritto italiano e l’altra di diritto svizzero:

La Fondazione Internazionale E. Balzan – “Premio”, con sede a Milano, ha lo scopo di incoraggiare, senza distinzioni di nazionalità, di razza e di religione, la cultura, le scienze e le più meritevoli iniziative umanitarie, di pace e di fratellanza fra i popoli. Vi provvede attraverso l’assegnazione annuale di quattro premi nelle categorie “lettere, scienze morali e arti” e “scienze fisiche, matematiche, naturali e medicina”.

1959187* Scena Illustrata ,aprile, P.G ,copertina con un ritratto di I.Miranda

1959188* Londra Dicembre,,Theatre World ,articolo sulla mostra dei ritratti di I Miranda

(24)1959,*Roma mostra alla galleria Benvenuti dal 1 dicembre al 20 dicembre 1959-

1959189* Roma invito della mostra galleria Benvenuti dal 1 dicembre al 20 dicembre 1959-“Paulo Ghiglia la prega intervenire all’inaugurazione della mostra personale nella galleria d’arte della professoressa Benvenuti,via delle 4 Fontane 16,il 1 dicembre alle ore 17

1959,*Roma FILM,Orizzonte Cinematografico, ,dicembre, P.G alla galleria Benvenuti

1959190** a Roma l’Europeo pubblica il servizio P.G e la foto della madre di Montanelli e la rivista Costume con un ampio servizio di “girus” P.G – dicembre)

1950-1959: in ordine sparso un elenco delle personalità ‘,dipinte in quel decennio: Alberto Lenzi industriale,l’industriale Palmieri di Grosseto,il Maestro compositore Carlo Innocenzi,conosciuto sul set di “Antonio da Padova del 1949, il Maestro Escobar,Pio Sili,La madre di Indro Montanelli.. del quale cercherò di ampliare più notizie possibili, grazie anche all’eco che tale dipinto suscitò.., l’ingegner Violati proprietario di Sangemini e Ferrarelle che si occupò per molto tempo del lavoro di Paulo, acquistò molti lavori che furono inseriti anche presso la società Acqua Marcia di Roma, azionista della stessa, che collocò nei vari alberghi di proprietà della società.

Il Ritratto a Giorgio Albertazzi:” ricordo con interesse Albertazzi quando venne nel mio studio per un ritratto, il suo volto mi riuscì con una bella espressione”.

Recentemente ho acquisito un dipinto del 1955, bello, grande “staccato dalla parete da uno degli alberghi di proprietà della stessa Acquamarcia” e messo in vendita da una “casa d’aste” romana al quale è stato affidata la vendita degli arredi di parte degli immobili.

1960 – 1969

Nei vari archivi storici del novecento appaiono vari carteggi di Paulo in uno di questi :

Il carteggio dal carattere amicale completamente indirizzato a Fernanda Ojetti,non presenta generalmente datazioni;talvolta è possibile risalire alla cronologia dei documenti attraverso il timbro postale, ma ovviamente solo nei casi specifici di buste e cartoline. In una lettera si parla dell’apprezzamento della signora Fernanda per un quadro del pittore che rappresenta Bono Fiorentino, un antenato da parte materna. Ancora Ghiglia si compiace che alla signora Ojetti sia piaciuto un suo disegno che raffigura un fruttivendolo e, forte di questo successo, le chiede di poterla ritrarre. Per rendere la lettera ancora più gradita, il pittore allega un suo disegno in regalo (il disegno, del quale non viene indicato il soggetto, non é contenuto nel carteggio). L’ultima testimonianza risale agli anni ’60: si tratta di una cartolina che riporta sul frontespizio un’opera di Ghiglia e testimonia un’esposizione del pittore a Firenze, presso la Galleria d’arte Spinetti tra il 21 maggio ed il 1 giugno 1960. Nella stessa cartolina Paulo Ghiglia comunica la sua permanenza a Milano, dove lavora ad alcuni ritratti.

1960200*, ROMA edizioni Corso,aprile:Paulo Ghiglia nella vita e nell’arte di Francesco Pestellini, presentazione di Indro Montanelli, monografia dell’artista.

Indro Montanelli: il suo testo :“Nato fuori del tempo( ma chi non lo è di noi che oggi si veleggia sui cinquanta ?)Paulo reca intatti nella pittura e nella vita i gusti, gli amori e gli umori di quello suo: E’ un fiorentino di sangue livornese. Per sua disgrazia e per fortuna nostra le “ evasioni” non gli sono riuscite. Nel bel mezzo di ogni nuova esperienza, una libecciata lo infilava d’ala e lo riportava a casa. Sono rimasto un po’ sorpreso leggendo nelle pagine del Pestellini che Ghiglia il ritratto se l’è conquistato con studio, fiaschi e pazienza. M’ero convinto, vedendogliene fare qualcuno,che lo avesse nel sangue. Ma forse la bravura d’un artista consiste proprio in questo: nel far apparire come un regalo della grazia ciò che invece fu una scelta difficile e una faticosa conquista. Prima che un singolare pittore ,Ghiglia è un personaggio singolare. Rumoroso e aggressivo, con quel ciuffo sugli occhi, egli drizza il cavalletto col piglio con cui gli artiglieri postano il cannone, e non affronta il modello, lo assale. All’origine della sua forza espressiva c’è una curiosità divorante e un inesausto interesse per quello che egli è sempre sembrato il più ispiratore e esaltante dei paesaggi:l’anima umana. Ci si rigira, bisogna riconoscerlo, da maestro, ma senza punta discrezione. Mentre gli ritrae, Ghiglia sottopone i suoi “pazienti” a interrogatori di terzo grado, li spoglia, li fruga,li incalza, arrogandosi tutti i diritti di sindacato. Non è mai contento. Non dà e non si dà pace finche non ha capito i più riposti perché di quella piega amara agli angoli della bocca o di quel lampo di riso negli occhi. Non rispetta i pudori Travolge le reticenze e le resistenze. Chiunque se lo porti in casa, si prepari ad arrenderglisi senza condizioni e a restare senza rimedio alla sua mercè.Ha tanto “mestiere” che chiunque altro, al posto suo, forse avrebbe trovato più comodo e conveniente viver solo di quello. Ghiglia non se ne fida, anzi ne diffida.Mugugna da mane a sera contro le difficoltà della vita d’artista,ma tiene in grande sospetto la facilità.Se avesse impiegato a fare tutto il tempo che ha dedicato a disfare,non ci sarebbe museo o pinacoteca abbastanza capace per contenere tutte le sue opere. Poteva diventare un “ peintre à femmes”, un ritrattista alla moda. Il sangue livornese glielo ha impedito.In esso c’è sempre stato qualcosa di allergico alla mondanità, al rotocalco, alla pubblicità al “neon”. Se una regina avesse fatto di lui un pittore aulico e di corte, Ghiglia sarebbe finito come Bertoldo, malato d’idropisia e di malinconia.E’ troppo sano per diventare un “maledetto” che un “ benedetto”.Non è neanche merito suo. E’ stato il destino che, impedendogli di diventare una “vedetta”, ha salvato in Paulo Ghiglia l’artista.

Tralasciando il testo di Francesco Pestellini (più di cento pagine)ecco l’elenco delle riproduzioni che vanno dagli anni venti fino al 1959:in ordine di pubblicazione: un ritratto del padre Oscar a carboncino,il ritratto a matita dello stesso Pestellini,il ritratto del Maestro Brugnoli,quello di Toscanini,una panchina di Parigi,il medico romano in quadro del 1942,Paulo da ragazzo che ritrae la madre,già pubblicato nel 1933;il fratellino Benedetto alla fine degli anni 20,due personaggi:il modello,un signore prestatosi alla posa e il carbonaio; rocce della Verna,un interno con madre e bimbo al focolare,ancora il famoso quadro della prima quadriennale romana, due dipinti di ragazze della Verna ancora degli anni venti,il ciabattino..l’amico Ugo , la “pazza” della Verna,il dipinto della stalla.. quello della mostra di Atene ,due ragazze in posa ancora degli anni venti,la pastora,lavoratrice di paglia; quasi tutti dipinti e disegni del periodo verniano. Le riproduzioni di disegni parigini,con la Coupole,un autoritratto dedicato a Petrolini,ancora figure parigine,due autoritratti e quattro esterni con figure a Parigi,il ritratto a matita di Petrolini.Iniziano i ritratti di signore,della marchesa Sili,due pastelli dei figli, ritratto al sole,due del bosco della verna, ancora un dipinto verniano e un disegno con figure in interno.Le scimmie con cinque disegni,il ritratto di Barsanti,Giuliana con cappello,interno con Giuliana e i figli.Il ritratto della signora Einaudi,ancora due ritratti romani,la principessa Ruspoli,l’industriale Palmieri di Grosseto,ancora due ritratti in interno,la Signora Guidi, Federico Fellini,Aldo Fabrizi, due signore,l’industriale Alberto Lenzi ,l’amico Pio Sili,la madre di Indro Montanelli,ancora due ritratti di signore,Massimo Bedarida, il presidente Gronchi,due signore. Un disegno di Firenze,i dipinti dei maestri Innocenzi e Escobar,seguono disegni e dipinti della sua famiglia. Isa Miranda con undici disegni e cinque dipinti. Ancora cinque dipinti eseguiti a Castiglione della Pescaia e un autoritratto.

(25)1960, Firenze, 21 maggio- 1 giugno,Galleria Spinetti, mostra personale

Firenze201*, Galleria d’arte Spinetti, dal 21 maggio al 1 giugno 1960. – Firenze : Arti Grafiche Il Torchio, 1960. – 1 foglio vol. (Biglietto d’invito)

Il catalogo del Pestellini è uscito ,continua il periodo buono con i ritratti in Italia e all’estero, arrivano gli americani per ritratti in studio a Roma con la richiesta di qualche cliente, uno in particolare,di volare a Los Angeles per “altri ritratti”.

Firenze202*,1960, La signoria delle arti, settembre , articolo di Titti Bianco:“Paulo Ghiglia,pittore dai mille volti”:

Il servizio illustrato che “La Signoria delle Arti”dedica in questo numero a Paulo Ghiglia, vuole essere un omaggio al grande artista che,come dice il suo illustre presentatore Francesco Pestellini,ha conquistato faticosamente il suo luminoso posto nella vita dell’arte. Nel mese di maggio la Galleria Spinetti ha allestito una importantissima mostra di Paulo Ghiglia, raccogliendo nei suoi locali un grande numero di estimatori del pittore toscano. Di questo artista che, se vogliamo usare una frase fatta, è figlio d’arte,si sono scritti innumerevoli testi e tutti i più notevoli critici si sono occupati di lui. Impulsivo e irrequieto come le libecciate, Ghiglia è stato portato dal suo stesso temperamento a cercare sempre in nuovi orizzonti la “sua verità”, e non l’ha trovata nelle cose o nei paesaggi, ma nelle creature, negli uomini,nelle donne,nei fanciulli. I suoi personaggi sono protagonisti di un attimo di vita, dalla dolcezza di una maternità, del dramma della morte, della malinconia di un’attesa che scendono sulla fronte e si specchiano nello sguardo delle sue mirabili figure. Non c’è segreto in queste figure che si abbandonano alla mano del Maestro con il carico dei loro sentimenti che Paulo Ghiglia imprigiona sulle tele con una sinfonia cromatica ed una lievità di disegno perfetto, legato ad un tocco di sospensione che è il phatos stesso del quadro.Ogni essere umano ha la sua storia,piccola o grande che sia,e questa storia ve la racconta Paulo Ghiglia con la fusione dei colori,con gli accostamenti dei toni e soprattutto con la sua profonda umanità della sua arte che degnamente si accosta all’etica della vita.

Fra le riproduzioni: un dipinto del 59,il bevitore, dedicato a Pestellini, eseguito a Castiglione ; più di un ritratto di Isa Miranda,un ritratto di Giuliana,il famoso “bambino che dorme” della 1 quadriennale;due ritratti di giovani nobili:Fulceri dei duchi di Camerino e la contessina Visentini,l’urlo di dio del 1959 ,oggi in mio possesso.

1960 ,Roma, ottobre, l’onorevole Giuseppe Togni risponde con lettera dalla camera dei deputati a Paulo , ringraziandolo del catalogo,presentato da Montanelli e ben scritto da Pestellini,ricevuto dove gli chiede un appuntamento per fissare per un ritratto anche per la moglie.

(26) 1960 Roma,dicembre (?) Galleria il Camino, mostra personale P.Ghiglia,

1960 Roma,Galleria il Camino,servizio Orizzonte cinematografico

1961203* Roma EDI –annuario degli artisti. È presente con indirizzo : pittore, via Amatrice, 50 .Roma

All’interno del annuario, che proviene dalla famiglia Ghiglia,ho trovato una “divertente cartolina”, raffigurante piazza Santa Maria Novella a Firenze,inviata da un parente di Giuliana che risponde a una precedente cartolina o lettera ricevuta dalla stessa:

Alla Gentile (!!)Signora Giuliana Ghiglia, via Scandriglia 15 Roma. ” Cara Giuliana, non è proprio così: io salutai (Paulo) secondo il mio sistema! Ma non ritirai per niente la mano!!Fu lui, semmai,(Paulo) a ritirare la mano! Quanto ai suoi forti guadagni americani non dubito affatto!ma dubito solo della sua “generosità” Neppure un, (a questo punto una freccia che dal basso va verso l’alto della cartolina per indicare il proseguio del discorso) caffeino ci volle offrire!!Questa è la verita..vera!Salutoni Albertino,Firenze,2 ottobre 1962. Eancora in alto a sinistra:A Milano ,quando gli telefonai (all’albergo Terminus) Paulo mi salutò freddamente,ciò avvenne prima che partisse per l’America. Anche sulla parte illustrata nel punto dovè ubicata la vasca puntualizza:Digli (a Paulo) che qui voleva vederlo Borgiotti (e Pagani)

1961204*, MILANO; Bramante Editrice, Dieci anni tra quadri e scene, di E. Piceni , ritratto di Somarè del 1940

27/1961,FIRENZE,Saletta Gonnelli,Mostra personale ,febbraio

1961205**Firenze, galleria Gonnelli, 11-28 febbraio ,scelta di opere di P G,catalogo mostra. Il catalogo della Galleria Gonnelli è praticamente la monografia del Pestellini dell’anno prima ,con nuova copertina personalizzata per l’occasione.

1961206**Scelta di opere del pittore Paulo Ghiglia : Saletta Gonnelli,Firenze,11-28 febbraio 1961.L’invito:un pieghevole illustrato con illustrazioni.

1961 Il Film girato da UNITALIA dei ritratti della Miranda è già uscito da tempo negli Stati Uniti

1961(1-USA*).Winnipeg, Manitoba, Winnipeg free press ,20 novembre I ritratti di Isa Miranda.

1961,Mostra pittura nazionale Premio Città di Marsala, mostra itinerante I Ritratti della Signora Homar: Ghiglia. Tamburi ed altri

1961208*Catalogo:i ritratti di Sedy Homar,presentazione di Ugo Moretti

1962 Roma,Rai,servizio sulla mostra ritratti Signora Homar

1962,(2-USA*)Canada,3.gennaio,The Brandon Sun, un articolo su Paulo Ghiglia,i ritratti di Isa Miranda.

1962, Roma, ritratto a Silvana Pampanini, un bel dipinto di 2 mt x 1,40,e vari studi preparatori dello stesso. una dedica di Paulo su uno studio.”A Silvana,come l’orizzonte a levante di mattina alle sei, nel mese di agosto”

1962210*Roma. Hotel Hilton,settembre, esposizione“I ritratti della signora Homar”,P.Ghiglia ed altri,di Ugo Moretti.1962*, I ritratti della Signora Homar ,catalogo con testo di Ugo Moretti.” ..fa chiara ed elegante la solitudine. Altrimenti come potrebbe essere così distesa,sorridente, benigna,la Signora Homar nel ritratto di Ghiglia, perfettamente imperiale “

1962211** Torino, annuario A.M Comanducci , pag 836

1962212* ROMA, Strenna dei Romanisti, pag 132 dipinto di P.Ghiglia della seconda metà degli anni 30 ,la partita di carte di Petrolini,il titolo del quadro:una partita a carte con Ettore Petrolini,da sinistra,Barsanti,Petrolini,Ghiglia ,Raduano,Mariotti,Lina Cavalieri, Giosi.

1962213**,Pensiero e arte, volume 18,pagina 36Trattasi, invece, di un incidente accaduto a Follonica, nei pressi di Livorno in occasione della inaugurazione della Mostra Nazionale di Pittura « Golfo del Sole ». L’autorità di P. S. ha fatto rimuovere un quadro del pittore Paolo Ghiglia « Nudo …

Paulo in America


1962(3-USA*)- Stati uniti, LOOK, 3 luglio, 1962 servizio su John Clark Gable ,ritratto di P.G ,pag 4 -22.“ The Story of John Clark Gable” in copertina,4 pagina: Clue n.1: When he sat for his first portrait,he was done in oils by Paulo Ghiglia of Rome.Pag 22 ;John Clark sits cheerfully for his portrait, an oil painting by Paulo Ghiglia,la foto del piccolo John Clark Gable mentre gioca con un pennello e il pittore Paulo Ghiglia si diverte a guardarlo,in primo piano il ritratto già eseguito: pag 22 nel testo: When John Clark sat for his portrait recently, it was not for the local baby photographer.Insted,he was in oil by Ghiglia of Rome, portrait painter to Italian nobility and Popoe XXIII,

L’attore Clark Gable nato nel 1901 si era sposato per la quinta volta con Kay Spreckels la quale darà alla luce suo figlio John, che Gable però, non vide mai nascere. Muore il 16 novembre del 1960.

1962,(4-USA*) Seattle, Stati Uniti, newspaper archive di Catholic Northwest Progress ,dicembre 1962

Ritratto al papa ITALIAN ARTIST PAOLO GHIGLIA puts some touches on a painting he is executing of Pope John XXIII. Well- known for his work in the past, GHIGLIA has painted many celebrities, including politicians, theatrical people and nobles”

Ritratto al papa L’ARTISTA ITALIANO PAOLO GHIGLIA mette dei tocchi in un quadro che sta eseguendo il papa Giovanni XXIII. Conosciuto per il suo lavoro in passato, GHIGLIA ha dipinto molte celebrità, tra cui politici, teatrali e nobili”

1963,(4-USA*) California,Indipendent, 26 marzo, Pasadena

Paulo Ghiglia Paintings,Inspire Gathering,By RUTH EILLHEIMER.Oil paintings by the renowned Italian portrait;artist Paulo Ghiglia of Rome,have Inspired the gathering,planned for Sunday afternoon.by Mr. and ‘ Mrs.Charles E. Stephens of SanPasqual Street. Mr. Ghiglia painted the hosts’ son, Gerald,recently, and this. portraittogether with a collectionof other recent paintings,many of them ofSouthland celebrities, will beshown.The affair, a champagnetea, is set between the hoursof 2 and 5 and will be attendedby approximately 350 guests, Including members

Pitture di Paulo Ghiglia, Incontro di Inspirazione,
Di RUTH EILLHEIMER,Dipinti ad olio dal rinomato ritrattista italiano; Artista Paulo Ghiglia di Roma, hanno ispirato l’incontro, previsto per domenica pomeriggio, dal signor e dalla signora Charles Harvey E. Stephens di San Pasqual Street. Il signor Ghiglia ha dipinto recentemente il figlio dei padroni di casa, Gerald, e questo insieme a una collezione di altri dipinti recenti, molti dei quali delle celebrità del Sudafrica, si svolgeranno. La mostra, un champagne, è fissato tra le ore 2 e 5 e saranno partecipato circa 350 ospiti, compresi i membri

1963,(5-USA*)California,Star-ews,16,marzo,Pasadena.Servizio su Paulo

Mike Connolly, note da Hollywood..Loretta Young Is.having her portrait painted by Paul Ghiglia, who just painted Pope John’s. In Bel-Air, Rhonda Fleming.

Mike Connolly, nota da Hollywood…Loretta Young Is.having il suo ritratto dipinto da Paul Ghiglia, che ha appena dipinto Papa John. A Bel-Air, Rhonda Fleming.

1963,(6-USA*),California,Indipendent,28marzo, Pasadena, P.G

1963,(7-USA*)California, Star News, 1 aprile, Pasadena,P.G

1963,(7-bisUSA*),The Los Angeles Times,2 aprile P.G

1963,(8-USA*) California,Star News, 2 maggio,Pasadena,P.G

1963,(9-USA*)California,Indipendent,Starnews, 19 maggio,P.G

1963 10-usa*),California,Indipendent,Starnews,9.gosto,P.G

1963214** Bari, Pensiero ed Arte, vol 19, (Isa Miranda)

i colori la rendevano entusiasta,cosi che mentre per parte sua il celebre pittore Fiorentino Paulo Ghiglia dedicava tutta una serie di suoi quadri alla gentile creatura,ritraendola nei “ 100 volti di Isa Miranda”,il mirabile pennello del pittore….Desideriamo solo mettere in rilievo come nella sua prima mostra, della quale si sono occupati « Momento sera » Catalogo della Personale di Isa Miranda – Galleria Vinciana – novembre 1958

1964,(11-USA*)California,Pasadena,INDIPENDENT,2 gennaio.P-G

1964,(12-USA*)California Pasadena,Indipendent–StarNews 15 marzo:Hear Dulce Odriozola Is portrait sitting . … She’* moine the Paolo Ghiglia Club-…..Ci sono altre testimonianze del suo percorso in California.


1962-1964, Lettere di Paulo a Giuliana dagli Stati Uniti

Da qualche parte ho letto di una sua mostra a New York alla biblioteca Kennedy(?).In una lettera spedita alla moglie durante il suo soggiorno negli U.S.A ne parla,trascrivo quello che “riesco” a leggere dalla lettera di Paulo a Giuliana,mi sembra un po’ contrariato..in quanto la moglie è poco propensa ad andare a New York in aereo:” Cara Giuliana—appena finito l’ultimo quadro e sperò presto, andrò a New York per vedere l’effetto dei miei ritratti,se farò breccia ti farò venire a forza..poi, se mi andrà, ti porterò anche a Los Angeles, se avrò molte richieste lavorerò, altrimenti vagheremo per le americhe insieme. Ora basta di fare il comodo tuo e la “bastian contraria” appena fatti tanti milioni da buttar via,torneremo a Roma e alla Verna,per sempre.

Cara Giuliana ,oggi ho ricevuto 4 tue lettere,tutte insieme,e con buone notizie!complimenti per la vendita del quadro che ricordo benissimo, era un capolavoro!credo che quello te ne porterà altre di vendite “per il desiderio di avere i tuoi quadri” hai fatto bene a fare quella mostra!

Giuliana dipingeva ,niente male,pastelli su carta, composizioni floreali soprattutto.

ho riguardato i miei quadri, gli ho visti e sentiti più belli, il mio pensiero è cambiato in positivo con le tue lettere “

cara Giuliana, ieri sono stato a Los Angeles ha vedere una mostra di Bonnard esposta in un nuovo museo, meraviglioso pittore!lirico,che aggiunge insieme a Matisse qualcosa continuando l’impressionismo. Si sente l’affinità profonda di idee con Matisse, ma Bonnard è più poeta,meno decorativo,colore,luce,luce,luce,con stile modernità e poesia, sembrano quadri tuoi.”

voglio sbrigare più lavoro possibile, voglio tornare in Italia, in agosto il sottoscritto torna a ROMA !!!!”

Riceve una lettera da Pio Sili, il proprietario dello studio di via Vittoria ,dove ritira la posta per conto di Paulo ,scoprendo che lo studio è in disordine, Paulo gli risponde: ” Caro Pio, la tua lettera mi fa respirare aria fresca del mattino come essere in collina, ossigeno puro!!,racconta all’amico che stà pagando le tasse ,che li non si scherza, si guadagna molto ma le tasse sono severe .” devo finire ancora qualche ritratto e poi ,finalmente tornare a casa, forte come un leone dal mio Pio. Pare che un suo figlio abbia fatto dormire un suo amico e che questo se ne sia un po’ approfittato. Racconta ancora che in America potrebbe restare per sempre ,il suo lavoro è apprezzato e la sua Manager gli procura ritratti tutti i giorni

Paulo scrive una lettera a sua moglie con una “ramanzina” da trasferire al figlio :il finale “questo è sempre il problema,caro figlio,il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, non fare entrare più nessuno nello studio ..altrimenti lo perdo. Saluti, Paulo.

Al rientro in Italia dal 1964-1966 circa costruisce la sua casa alla Verna.

1965214* Contemporarte,catalogo della Galleria,Sergio Denti,antico amico di Paulo,lo vuole nella sua “scuderia” e con lui partecipa a molte mostre collettive e qualche personale fino al 1970 circa,in molte città d’Italia.

1966,Capri.Ho ritrovato dipinti che illustrano gli “scogli” di Capri e anche il “ Monte Santangelo di Ischia, per cui è li in quel periodo.

29/1967 Firenze, maggio,galleria Gonnelli, mostra P G , servizio fotografico Locchi.

30/Roma, mostra alla Galleria San Marco , via del Babuino 61,dal 23 al 31 ottobre

1967215* Roma –catalogo della mostra ,Galleria San Marco , via del Babuino 61,dal 23 al 31 ottobre .Testo di Francesco Pestellini,ampio e piacevole(aiutato dalla conoscenza approfondita di Paulo).In copertina del catalogo un autoritratto del 1960,Castiglione della Pescaia del 1966,un autoritratto del 1939,una ultima cena del 1958,con particolari della stessa,una bella natura morta di mt 2×1, del 1939/1940 fatta ancora a Roma o a Firenze nello studio di Piazza Donatello.

1967 Roma . RAI”.mostra alla San Marco di P.Ghiglia “- servizio RAI 01.11.67

1967(?)216* Firenze galleria Mario Bellini I grandi Maestri del nostro tempo, catalogo.

1967217* Firenze galleria Mario Mazzoni ,catalogo d’asta con quadri di P.G

1967218*Livorno,catalogo degli ARTISTI LIVORNESI di Luciano Bonetti

1967219*GENTE,27 dicembre,pag 42-44 Rosanna Schiaffino ritratto di P.Ghiglia servizio di Renato Barneschi:

Il servizio “non posso vivere senza un figlio” racconta delle rinunce recenti, quasi quotidiane, di non poter partecipare a film che le vengono proposti: In questi mesi sta sottoponendo a delicate cure per evitare la terza interruzione di gravidanza, spiega al giornalista, ma non rinuncia alle pose a Paulo Ghiglia che, in foto nel servizio, la raffigura come “la Vergine” per un programma televisivo già confermato dall’attrice dove interpreterà la Madonna, gravidanza permettendo. Due foto nel servizio ; la Schiaffino sotto il grande bozzetto a carboncino, nella seconda foto con Paulo e la stessa Schiaffino con lo stesso abito del ritratto guarda l’obbiettivo soddisfatta del bozzetto .

31/1967,Firenze,NOVEMBRE, mostra alla Galleria Michelangelo

32/1968,ROMA,febbraio,mostra alla galleria IL VARO

1968220* Roma –catalogo e invito della mostra 20 febbraio- 5 marzo,alla Galleria il Varo,Roma, via laurina 13. testo di Ugo Moretti

Sia l’invito che il catalogo non riportano l’anno della mostra ma di sicuro è del 1968. Il testo di Ugo Moretti:

L’arte è un lavoro duro,continuo, una fede misteriosa, una passione tiranna che si nutre di ogni energia, pensiero e sentimento dell’uomo. Per Paulo Ghiglia, pittore fiorentino è qualcosa di più : è la vita stessa ereditata e trasmessa in ogni attimo,respiro, occasione. Figlio del grande Oscar, amico e sodale di Modigliani e di Lorenzo Viani con i quali formò la triade indipendente e anarchica della pittura toscana del primo scorcio di secolo, Paulo non ha cercato ne incontrato nella sua lunga e operosa esistenza compagni di sodalizio. Troppo libero e irrequieto, aspro di carattere, fortemente legato agli affetti familiari, ha vissuto e vive distante dai gruppi, le correnti ,le mode. Permeato da una tradizione rigorosamente figurativa, indipendente dalle necessità dialettiche e insensibile alle crisi formali, egli dipinge solo le persone e gli eventi che toccano la sua sensibilità in maniera diretta e avvincente. I movimenti e le inquietudine dei giovani,le nuove correnti che modificano il costume e i rapporti tra gli uomini, trovano in Ghiglia un osservatore attentissimo che però non limita il suo fuoco emotivo a certi e più vistosi particolari, ma lo estende anche a coloro che vivono ai margini, oltre il cerchio della pubblicità, la gente comune, povera e faticatora,umile e tenace,la gente del lavoro.

Ghiglia ha sempre sostenuto che l’arte e la libertà sono due sorelle inscindibili. La prima senza la seconda vieta accademia e servile rappresentazione, ma se alla libertà non si accompagna l’arte, perde il suo più alto significato morale. Per cercare una sua libertà, dopo le esperienze parigine e romane, Ghiglia, saturo di una lunga esperienza americana, trovò una terra per lui ideale.La Verna, dove lo spirito francescano si mantiene intatto e la natura risponde all’uomo con immancabile generosità. Per il silenzio l’azzurro,il vento che le circonda,le foreste sembrano immense e deserte . Ma gli alberi hanno un loro linguaggio, che è compreso da chi li ama. Una popolazione taciturna, contadina, antica e bellissima come la montagna che la nutre,vive fra i boschi, i torrenti, le colline, i casolari sono sparsi, distanti tra loro, ma gli incontri sono frequenti, amichevoli, quasi rituali.

Ghiglia ha dipinto i suoi primi ritratti tra le contadine della Verna, modelle solenni e robuste,che hanno dato alla sua pittura un timbro inconfondibile di razza italiana. Infatti la pittura di Ghiglia è perfettamente italiana, non solo per le sue origini culturali, ma perché soprattutto egli imprime alle sue figure, sia nel taglio che nella pasta,uno stile schietto e carnale che fa riconoscere per italiani i suoi personaggi , siano contadini ,pastori ,popolane o aristocratiche,signore borghesi, attrici, professionisti e artisti.

La pittura di Ghiglia è irruenta ma altrettanto curata. L’immediatezza con cui coglie un tratto del volto,un gesto un atteggiamento,la fresca fedeltà dei suoi colori, sono frutto di un lavoro lunghissimo, di una ricerca continua.

Ogni volta che affronta un soggetto, sia nuovo o consueto, prova l’emozione della prima volta che prese il pennello e impastò i colori. Questa coscienza di Ghiglia si riscontra nella passione con cui si sofferma sui particolari, la vigilanza alla quale sottopone la minima pennellata, ogni tratto di carboncino.

Come ogni artista, che ha raggiunto la piena maturità ha un carattere subito riconoscibile al quale piega i soggetti dei suoi quadri senza tuttavia forzarne la realtà oggettiva. E’ voce comune che Ghiglia, per la sua tendenza alla bellezza, abbellisca i modelli. Niente di meno esatto.

La realtà è invece che Ghiglia dipinge di preferenza persone belle, o comunque volti che hanno un carattere preciso. Non ama le deformità, le laidezze, i mostri che formano il campo espressivo di molti artisti. Ghiglia non ha complessi, è sano, e soprattutto sa riconoscere nei tratti delle creature quella luce che ognuno possiede,in maggiore e minore misura, che si chiama bellezza.I larghi, ariosi paesaggi della Verna dipinti da Ghiglia formano un patrimonio originale della pittura italiana contemporanea che in questo campo ga veduto quasi estinguersi la gloriosa tradizione del sette e ottocento, dai vedutisti ai macchiaoli.

Tuttavia la sua arte si esprime compiutamente nelle grandi composizioni a soggetto. Strettamente legato da affetti ancestrali al popolo. Ghiglia ama i quadri corali dove un sentimento comune presiede le maestose assemblee dei contadini, dove ogni parola è misurata e ogni gesto essenziale. Leggere su questi volti la fatica della giornata,la coscienza del proprio destino,la speranza e l’orgoglio dell’uomo nella sua non corrotta personalità, nel colloquio col Cristo.

Anche i grandi drammi muovono Ghiglia alla comprensione del dolore umano:Le donne dei naufraghi, la cui attesa non ha più illusione, e tuttavia rimangono dinanzi al mare che ha distrutto le loro famiglie, e si chiude dinanzi alle loro lacrime implacabilmente, E’ un lungo discorso accorato, fatale, che Ghiglia rivolge all’umanità, attraverso questi volti disperati, immobili sulla tela, urlanti nell’infinito. Un discorso gonfio di pietà e di coraggio, un messaggio cristiano di consolazione.

Per queste opere Ghiglia si isola e si alza sulla sua generazione che ha dimenticato quelle verità fondamentali dell’esistenza drammatica dell’uomo che sono la vita, la gioia,la morte, il dolore, sostituendole con sinonimi d’impegno collettivo che privano l’individuo della suà personalità anche quando lo spingono verso ideali nobili e fruttuosi.

1968,Roma, Radar servizio della mostra, 13 marzo, alla Galleria il Varo

1968221*,Roma,Cesare Voli “ Epigrammi e favole” illustrazione copertina P.G “ Scimmia”

1968.Roma-profilid’artista:P.Ghiglia servizio Caleidoscopio Ciak

1968222* “I Divini del pennello”:il boom del ritratto. di Enrico Nassi. fotocopia trattaDaun quotidiano,ancora “sconosciuta” la testata ”alle pagine 56 / 58 della stessa, un grande servizio su Annigoni e Paulo Ghiglia, con riproduzioni: L’argomento è il ritratto, gli artisti citati sono anche Sciltian, De Chirico e De Scolari.

1968223**,Roma,XX fiera di Margutta, organizzata dal assessorato alla cultura di Roma, partecipa alla mostra

1967-1968224**Livorno,ARTE LABRONICA,Luciano Bonetti,20 anni di attività degli artisti Livornesi:aneddoti ricordi, mostre ed altro:

All’”Astor caffè”: E Paulo Ghiglia, quando passava da Livorno, non si dimenticava di far visita al “ sor Bardi” e magari litigare con qualche cliente.

Dal Miniati:Quanti artisti celebri o falliti sono passati dal suo studio in mezzo secolo? Forse un giorno qualcuno scriverà la storia di questo studio con le memorabili battute del Michelozzi e di Paulo Ghiglia.

Ghiglia e Michelozzi: Quando Paulo Ghiglia incontrava Michelozzi da Miniati lo salutava calorosamente..” buon giorno Giacchettozzi! Come stai Minestrozzi! Alla faccia di Bicchierozzi!, Sempre così. Un giorno Michelozzi esplose” possibile che non ti riesca di fare un discorso normale! Tutti discorsi inutili: come la tua pittura!”Segui un lancio di oggetti, una usciata tremenda e Paulo andò via. Ma dopo mezz’ora era li di nuovo: “buon..giorno Fagiolozzi” e ricominciavano le battaglie…

1968225*,MADRID,SEMANA ,26 ottobre “ritratto a Virna Lisi”

La rivista spagnola SEMANA pubblica un bel servizio ” estos son nuestro retratos preferidos” di attrici,nobildonne e altre donne importanti italiane. La Lollobrigida, presenta un suo ritratto di quelli a lei eseguiti nel 1955, anche se l’articolo erroneamente indica il 1964;la Principessa Pignatelli dall’interno della sua residenza mostra ,sopra il camino, il suo ritratto eseguito da Hugo Caballero ; Daniela Bianchi,appoggiata sul divano di casa mostra,sorridente,presenta il suo ritratto del pittore Giuseppe Bianchi;Donna Vittoria Leone,moglie del Presidente, mostra la tela dipinta da Iris Martens ;Virna Lisi appare di lato al dipinto che guarda l’obbiettivo del fotografo..mentre Paulo,presente ,riguarda ,soddisfatto,il lavoro finito da poco. Sulle quattro Celebrità presenti nel servizio, a parte Virna Lisi, perlomeno tre delle altre: La Lollobrigida ,la Pignatelli e la Bianchi erano già state immortalate precedentemente anche da Paulo.

Dal 28 dicembre 1968 fino alla meta gennaio del 69 a Firenze alla“Casa di Dante”226* il gruppo Labronico presenta la sua XXXII mostra :i Postmacchiaoli, con bei servizi in presentazione sul catalogo della stessa.Nell’articolo di Mario Borgiotti parlando dei grandi pittori postmacchiaoli” e della accogliente Firenze : ..E parecchi di essi , da Fattori a Nomellini, dai Ghiglia ai Tommasi,hanno trovato in Firenze una seconda città educatrice, maestra di cultura e di civiltà artistica, nella quale vivere e lavorare con chiarezza d’intenti e soprattutto con grande coerenza di fede pittorica..

1969227*Firenze “i Caffè Fiorentini di Licia Casadei Matteotti, pag 19.

Di rado, abbiamo anche il piacere di veder tornare fra noi un fiorentino che, purtroppo, ci ha abbandonato per Roma :Paulo Ghiglia.Sembra un personaggio della Bohème, quando arriva col suo pastrano nero e una svolazzante sciarpa bianca. Sotto la camicia, di preferenza bianca, sempre aperta,un fazzoletto scuro,messo dentro, cela il collo robusto .Ha nel volto l’espressione prepotente del maschio che non ammette un rifiuto; ma se si guardano quei suoi occhi mobilissimi che sembrano due diamanti neri,ci si accorge che nascondono una grande bontà; ti cercano l’anima per poterla trasfondere nei tuoi lineamenti. E i suoi ritratti,le sue figure popolari o aristocratiche sono meravigliose specialmente nella vivacità degli occhi che mandano sprazzi di luce. Anima,anima, anima,vitalità e forza sono la espressione della sua pittura come quella del suo linguaggio a frasi brevi, rapide,taglienti,ora dolci, ora brusche e spesso anche brutali. Ma non offende:la sua brutalità è vita.”

33/1969,Firenze,gennaio,Galleria Gonnelli,mostra personale. FOTO LOCCHI ,servizio mostra

1969228*:15.01,Gallerie Contemporarte.Catalogo delle opere in vendita con la presentazione di Piero Bargellini. Opere:diBacosi,Breddo,A.Bueno,Ciucci,Fantuzzi,Fazzini,Filippini,Ghiglia,Midollini,Montanarini,Omiccioli,Polykratis,Rosai,L.Schifano,Treccani,Venturi,Villoresi,Vulcanescu.

Le note critiche di Vittoria Corti : Paulo Ghiglia è fatto per piacere a chi vive nel chiuso della metropoli e si sente condannato ad una esistenza artificiale,contro natura e sogna ( mentre subisce l’aridità di rapporti convenzionali e ripete nelle giornate un lavoro gregario,che non lo realizza) aria libera,un mondo vergine e passioni audaci.Ghiglia può aprire nelle pareti di questi condannati vasti orizzonti,boschi, praterie, può offrire immagini femminili in armonia con questa natura intatta

34/1969* Livorno,Bottega d’Arte,aprile ,personale di Paulo,

1969229*Livorno,Bottega d’Arte,aprile il 12 aprile 1969, Il Telegrafo ”Ghiglia il pittore della Jet-society” servizio di Luciano Bonetti :“ ho messo in posa gli artisti di Hollywood ma anche gente di strada, i pescatori di castiglione della Pescaia,mi piace tornare a Livorno e ritrovarmi fra la mia gente, gli amici.”

Il testo di Bonetti: Livorno, via Ricasoli, Astor Caffè, 1948, è in corso un dibattito fra astrattisti e neorealisti organizzato dal Movimento Culturale Livornese, la guerra è da poco passata, la città è sempre piena di macerie, si riprende pian piano a vivere normalmente ed anche nel campo Culturale c’è un risveglio .Presentò l‘oratore(il pittore Chevrier, se la memoria non mi tradisce) e il dibattito ha inizio.Ho accanto Voltolino Fontani, pittore ventisettenne. Improvvisamente entra nella sala un “capellone”con un gran cappotto e una grande sciarpa: ha in mano un nodoso bastone; ascolta qualche istante, brontola un po’, poi da una tremenda bastonata ad un innocente tavolo gridando “ andate tutti in galera!” e se ne va .Così conobbi Paulo Ghiglia,il pittore che in questi giorni espone alla Bottega d’Arte di Livorno,in via Indipendenza;e posso dire che conobbi subito il “vero” Ghiglia;irruento come i suoi pennelli,spontaneo,cordiale,generoso,anticonformista, ribelle,libero. Un personaggio,senza dubbio,oltre che un artista,che ti avvince al primo incontro, carico di simpatia, che dice pane al pane e vino al vino, che non usa eufemismi,che non lascia le frasi a metà.

Famiglia di artisti, quella di Ghiglia, il padre Oscar, pittore illustre amico di Modigliani, un fratello musicista che dirige orchestre e compone musiche per film, un altro fratello (precocemente scomparso)pittore delicato e sensibile,la moglie(Giuliana Folena)ottima pianista e pittrice, un figlio chitarrista ormai celebre( si Chiama Oscar come il nonno) che è stato allievo di Segovia e che suona nei maggiori teatri, alla radio e alla TV( si esibirà a Livorno fra pochi mesi). E tutti precoci, sempre pronti a bruciar le tappe per arrivare al vertice. Paulo Ghiglia ,era già noto prima della guerra: gia faceva ritratti a personalità e qualche volta sfaceva questi ritratti sulla testa del cliente. Molti anni or sono -prima della guerra ripeto- ebbe una ordinazione da un pezzo grosso che però, durante le sedute, non voleva stare fermo. Paulo lo richiamò più di una volta,poi,esasperato, sfasciò il quadro esternando un lungo elenco di aggettivi che non ritengo opportuno trascrivere. E perse il lavoro.

Di lavoro, Ghiglia, oggi ne ha anche troppo. E’ stato in America, ha messo in posa capi di stato, papi, principi, industriali, attori, attrici. “ ma a Livorno – dice – ogni tanto debbo tornarci.E mi piace far vedere,ai miei concittadini, non soltanto i pregi ma anche i difetti. Se un quadro non viene come vorrei lo metto da parte e quando vengo a Livorno lo espongo. Poichè con i miei concittadini non voglio barriere, voglio essere sincero, anche come pittore. E se mi criticano son contento lo stesso poiché le critiche dei Livornesi valgano più di certi elogi..Lasciamo perdere!”

Ecco dunque Ghiglia. A Bottega d’Arte ha portato ottimi quadri, per la maggior parte recenti “Ho messo in posa gli attori di Hollywood ., ma anche gente di strada , i frequentatori di bettole e osterie. Per questo quadro( e indica una grande composizione nella quale emerge la figura di Gesù) ho fatto posare i pescatori di Castiglione della Pescaia. Mi piace fare il ritratto a belle dame ma mi interessano, e molto,anche volti pestati dalla vecchiaia e dalle sofferenze”

E’ dinamico passa da un quadro all’altro per spiegare, illustrare,per dirci cosa sente quando osserva e quando dipinge.“Si”,conclude, “a Livorno mi ci trovo bene. Ogni tanto debbo tornarci. I livornesi sono irruenti e chiassosi come me. E poi ritrovo tanti amici cari:Miniati ad esempio. Anche a Corrado Michelozzi volevo bene: era un brontolone, spesso si leticava, ma era una amicizia a prova di bomba la nostra. Povero Corrado! Vorrei che fosse ancora fra noi per dirgliene due”

1969230* Firenze,novembre ,Catalogo Contemporarte,gallerie di Calenzano, Forte dei Marmi,Milano,Napoli Roma e Viareggio. Presentazione degli artisti della galleria fra i quali:Bacosi,Breddo,Bueno,Fantuzzi,Ghiglia,Montanarini,Omiccioli,dipinti di Rosai,Treccani,Venturino, Villoresi.

35/1969,Bari,CONTEMPORARTE,personale alla Galleria Piccinni(?)

1970-1979

L’ultimo decennio di attività e di vita per Paulo, sarà ricco di mostre importanti e riconoscimenti,il ritratto su commissione è quasi abbandonato,molti,ancora,i ritratti a disegno che continua con piacere a sfornare ,non rinuncia ai quadri di figura con accessori in tessuti colorati posti sui divani e poltrone per la posa ,bei ritratti all’aperto con colore,gioia e impasti vivi. Ormai completamente libero da schemi di mercato,casomai fosse stato “rinchiuso”da tali schemi,non rinunciano invece i suoi clienti e ammiratori che accettano, con piacere ,ancora la sua nuova pittura. Le due mostre antologiche del 1973:la prima nella primavera a Palazzo Strozzi a Firenze e nell’autunno dello stesso anno a Roma nel Palazzo della Quadriennale ripagano, parzialmente ,Paulo del suo lungo percorso solitario che dal 1931 non lo avevano più visto partecipe a Mostre Pubbliche,premi e..granpremi vari! ricevendo sempre e comunque consenso di pubblico e.. di critica (poca e poco disponibile ad accettare pittura vera).Impressionismo – espressionista è la definizione finale dall’eco ottenuto per le due mostre del suo ultimo periodo artistico.

36/1970 Livorno,17.02.1970,Galleria Bottega d’arte , mostra di P.G

1970231* Livorno, invito della Mostra alle ore 18,00 per l’inaugurazione dell’ultima produzione artistica.

37/1970 PORDENONE,galleria la Roggia,organizzazione Contemporarte, dal 14/ 27 novembre

1970232* PORDENONE,galleria la Roggia,organizzazione Contemporarte, dal 14/ 27 novembre, personale di Bueno, Ghiglia, Midollini.invito

1970233* Firenze ,Galleria Gai, diretta da Cardilicchia, sei pittori P.G (pag83/95)Nel catalogo della mostra viene riportata la descrizione dell’artista tratta dal Comanducci,volume II,un testo di Ugo Moretti e uno stralcio di Pestellini.Le riproduzioni: in bianco e nero un autoritratto del 1968,uno a colori del 1941,tre belle composizioni del 1941(circa) eseguite a Firenze nello studio di Piazza Donatello. Paulo è richiesto da molte gallerie. A Firenze,appunto, la GAI del mercante d’arte Cardilicchia, con sede in via Tornabuoni,gli organizza molte mostre collettive, non riuscendo mai a fargli una personale, vende sempre tutto prima, grazie anche alla sua organizzazione che distribuisce in Italia a varie gallerie come la galleria Kursall di Montecatini, studio Ramella di Milano,la galleria d’arte il Centro di Pavia,l’Arte Centro di Cosenza,varie gallerie pugliesi a Bari e Taranto .E’ citato anche su riviste fiorentine e nazionali ad esempio :la nota e importante per l’epoca BOLAFFI ARTE dal 1970 al 1975 ,avvisando i lettori di sporadiche personali,importanti però,di Paulo.Anche la Galleria Fiorentina “la Primavera” propone dipinti di Paulo. Contemporarte continua a vendere,senza mostre, dipinti di Paulo.

38/1970 Bari Galleria La Vernice,28 novembre- 9 dicembre mostra P.Ghiglia ( a cura della GAI)

1970234* catalogo della mostra di Bari alla Galleria La Vernice , con testo di Ugo Moretti.

1970235**.Torino, editrice pinacoteca, il mercato artistico Italiano 1800-1900, pag 346, annuario d’arte .

1971236* Firenze, Sansoni Editore ,pubblica la monografia più importante di Paulo”nella vita e nell’arte” con ancora un testo di Pestellini e la ripresentazione di Montanelli, con i dipinti storici e del nuovo corso con molte illustrazioni a piena pagina,anche a colori. L’elenco dei dipinti e dei disegni è troppo lungo da trascrivere (come il testo del Pestellini).

39/1972,Firenze,GalleriaGonnelli mostra personale,GENNAIO

1972237** ROMA, L’Italia che scrive, Istituto per la propaganda della cultura italiana: Viene riportata la notizia che a Roma, nel marzo, è stata realizzata un’iniziativa artistica di alto interesse e di notevole livello qualitativo,con premi: Al primo posto per la pittura Paulo Ghiglia,

1972238*Eco D’arte,dicembre,la Galleria Nitti,propone lavori di Paulo.

40/1973 Firenze,Palazzo Strozzi, Mostra Antologica P.G dal 27 maggio al 24 giugno,con 124 dipinti

1973239* Firenze,Palazzo Strozzi, catalogo della Mostra Antologica dal 27 maggio al 24 giugno, all’interno il comitato d’onore,la lista dei dipinti,27 riproduzioni a colori , circa 40 in b.n

1973240* Firenze, l’invito della Città di Firenze per la Antologica:La Signoria Vostra Illustrissima è invitata alla inaugurazione della Mostra Antologica di Paulo Ghiglia che avverrà il 27 maggio alle ore 10,30 in Palazzo Strozzi, la mostra rimarrà aperta fino al 24 Giugno.

1973241*,un catalogo senza data,stampato dall’Impronta di Scandicci-Firenze,con testo di Raul Maria De Angelis, forse un catalogo ridotto della antologica di Firenze o della mostra di Roma nelle sale della Quadriennale.

Ecco il prezioso testo di Raul Maria De Angelis :

E’ da tempo che lo attendevamo alla soglia della maturità, per impostare il capitolo sulla sua vera pittura,poichè Paulo Ghiglia fra macchiaoli e impressionisti,ha trasformato lentamente,per spontaneo assorbimento, gli umori a lui congeniali, in un impasto cromatico che si ricollega persino a Van Gogh, attraverso Segantini e Boccioni figurativo, in certi riverberi e segmenti di colori tratteggiati,che finiscono col conferire ai contorni di alberi e persone,pur iscritto com’è nella compitura di una realtà, questa volta resa favolosa , o almeno evocata in uno specchio magico tra memoria e fantasia.

E,guarda caso, anche l’impianto della composizione,la trama del disegno,l’incalzare del racconto,ha acquistato la tematica di un nuovo modo di rappresentare,di comporre scene, d’impastare aria e luce,di dividere lo spazio per ottenere vibrazioni segrete. Ne viene Fuori una pittura drammatica,anche nelle visioni di paesaggi attoniti nella loro stessa luce,che sembrano consumarsi in aree levità,in radiazioni meccaniche. Il mito,persino il mito, accampa il suo miraggio per stabilire rapporti col tempo,fra la reale consistenza di quelle architetture di un accordo misterioso. E’ quindi il mistero ad apporre il suo sigillo al cielo capovolto di certi paesi inventati o ricordati in sogno.

Come i maestri del Passato, Ghiglia ha scoperto il volto umano, ma l’ha scoperto in quanto del corpo (con braccia,gambe,piedi e mani) cioè a dire di un tutto armonico, vivente architettura dell’uomo fatto ad immagine dell’Essere Supremo.

Vedi ed annota,o visitatore distratto, con quanto amore è vagheggiato il volto della fanciulla, più volte scelta a modello,con quale rispetto e fedeltà,con quale memoria adornato:è allora l’amante,la sorella,la donna di verginali sembianze, anche se sfiorate dal sogno e da un contatto meno pudico o meno arcano:il risultato è da riportare intero a gloria della pittura come della compagna e del modello, che in queste tele ripete le grazie di una apparizione celestiale e terrena ad un immagine in boccio,nel tema ricorrente di un rapporto senza equivoci e senza sospetti.

E’ la donna nel rapporto con la natura circostante, e gli occhi non hanno bisogno di rivolgersi al cielo,poiché la luce del cielo è riflessa nel corpo umano, che rispecchia sentimenti ed affetti, stagioni ed epoche,volta a volta illuminate di amore e gelosia, timore e attesa.

Per virtù di colore, del contrappunto, della sintesi melodica,del tono, ogni tinta acquista risonanza e risalto, lo stesso fondo ha riverberi da un lume incantato.

Se Ghiglia riesce a frenare il polso, ad accontentarsi del primo infallibile tocco, il tessuto pittorico è ricco e casto ad un tempo. Le linee del volto hanno disegno semplice e puro, le vesti accennate racchiudono appena le forme del corpo pronto a vibrare e a denudarsi.

Il paesaggio,Ghiglia, ha trovato persino il modo di scolpirlo isolandolo in blocchi,scandendone la masse,sempre con quella varietà di ritmo, quelle scalpellate di luce-colore che, ispirate da un confronto diretto con la natura, sembrano ridarle le tinte acerbe e radiose di un risveglio, lo stupore di una scoperta, furtivo splendore dell’evocazione. Converrà porre l’accento dunque,su un nuovo espressionismo,un modo assoluto di affrontare l’uomo e la natura (l’uomo nella natura),e qui l‘alunno Ghiglia tenendo conto della lezione dei maestri,supera l”impasse” apparente di una tradizione con l’ardire di cui s’è fatto corpo all’inizio, l’arroganza di un temperamento generoso che affronta e supera le difficoltà,i pericoli o gli agguati.

Ghiglia,una volta stretto alle corde,rompe gli schemi, e accende i suoi bengala di colore puro. Ogni colpo, un accento giusto,originale,un guizzo di rosso,di giallo, di verde,nell’impasto di un delirio controllato dal disegno, un disegno reso essenziale dalla ragione. Ed è nel disegno che Ghiglia trova il suo pane quotidiano,il suo robusto racconto; specie se il carboncino che l’artista adopera,procede per segni violenti e appena abbozzati, o con macchie e penombre suggerite dall’atmosfera all’interno del carattere del personaggio che accompagnano spesso le sue peregrinazioni giovanili.

Nel 1933 Paulo è a Parigi e c’è un autoritratto dell’epoca con quell’aria stralunatica di eroe amletico,quella esaltata ferocia che segna un periodo. E’ in quelle prove al caffè,in cui studia l’umanità, si accredita un disegnatore di razza specie in certi volti patiti,segnati dalla sorte,con la sintesi aggravata della disperazione.

Paulo,attento e crudele,vede una realtà che nessuna fantasia riuscirebbe a rendere più delirante. E’questa la sua vera accademia,la realtà affrontata giorno per giorno,una storia affidata alla pagina bianca di un album che serve a testimoniare una vita.

E’in questa epoca parigina che traspare una forza addirittura demoniaca:La fame di Ghiglia è priva di quella oratoria e di quel declamato che accompagna l’esistenza di tanti artisti allo sbaraglio,ed acquista invece un’eloquenza sobria,un contegno, un pudore nel tratto incisivo e perentorio, nella narrazione in bianco e nero.

E’ il disegno il suo riscatto,la sua perenne purificazione. Nella serie degli autoritratti in cui la contemplazione di se stesso diventa ossessiva,egli ricerca la verità della corrispondenza umana tra volto ed immagine,forma e spirito. Nel disegno delle mani rispecchia l’umanità del personaggio e definisce il dominio interiore.Così Ghiglia si identifica col suo autoritratto e fa storia con tutto il suo essere trasformato dalla tentazione del secolo, e senza la schiavitù del modello acquista quella definita libertà,che è ricordo,memoria,soggetto

Le sue scimmie e l’indagine espressiva dei personaggi trovati in una sola donna, denotano una scelta,una presa di coscienza;con la scena d’assieme intorno al Cristo,o di gente in rivolta, che vivono in virtù di un segno che scava davvero nel profondo dell’anima. E qui dobbiamo per forza tornare agli esordi di Paulo adolescente che già adopera tratti incisivi per definire visioni di perseguitati e di poveri. La ingiustizia di un affronto immeritato hanno affilato il suo bisturi che ha disezionato vene e cartilagini per ritrarne l’essenziale, esporlo alla luce di una scoperta dissacrante.

Le scimmie,il giardino zoologico,l’incontro con gli animali prigionieri,dietro le sbarre, come i barbuti che si illudono di vivere in libertà sotto le arcate dei ponti della Senna. Una di esse rappresenta la spietatezza dell’auto- ritratto,e invece della crudeltà la tristezza, una patina di dolore antico fa grumo nella pupilla incatramata. Segni essenziali, nervosi, riassuntivi: Qui il polso di Ghiglia sembra essere trattenuto da un amore che non avrà ne risposta ne ricompensa. Amore fine a se stesso.”

1973243* Il Giornale d’Italia, 01.07 Firenze, servizio di Giorgio Pillon: A settembre si terrà una sua nuova mostra alla Quadriennale. DIPINGE PER “IMPARARE”

Si tratta di Paulo Ghiglia,il ritrattista forse più famoso al mondo che dopo anni di permanenza in America si ritirato vicino al convento della Verna. All’origine della sua forza espressiva c’è una curiosita divorante e un inesatto interesse per l’anima umana. Un piatto degno degli dei. Una pagina del quotidiano ,riassume una lunga intervista fatta in occasione della Mostra a Palazzo Strozzi

41/1973 Roma Palazzo della quadriennale, mostra antologica di Paulo dal 20 settembre al 13 ottobre

1973244*,Roma catalogo della mostra antologica con un saluto del sindaco di Roma e un testo di Valerio Mariani.

Il testo di Valerio Mariani:

Quando si ha la benedetta e pericola sorte di nascere da una famiglia di artisti e partecipare a quella straordinaria esplosione umanistica che macina in un solo crogiuolo arte, musica, letteratura, i problemi della scoperta di se stessi sono quanto mai complicati. Paulo Ghiglia,per sua fortuna,ha ereditato da questo amalgama di disposizioni all’arte un prepotente istinto per la pittura a cui è riuscito sempre a tener fede nonostante le tentazioni culturali fra le quali parte della sua vita è trascorsa,con grande vantaggio dell’arricchimento del suo spirito, ma anche col moltiplicarsi delle difficoltà di veder chiaro avanti a sé dove ha camminato ugualmente col suo passo fermo e deciso anche attraverso prove di non comune durezza.Del resto all’esser toscani, come è Paulo Ghiglia, dobbiamo attribuire sempre meriti e pericoli che avvertiamo ogniqualvolta si studiano anche gli artisti del passato: ragione e istinto, cultura e gusto dell’immagine, racconto e fantasia,si danno battaglia sempre in questi ingegni dotati di facoltà e insieme, fin dal primo sbocciare,rivelano il naturale slancio, ma anche la tendenza alla chiarezza nell’ordine da imporre al caos della vita. Meglio che in una mostra “antologica”non si potrebbero, dunque, individuare le “costanti” dell’arte di questo pittore nato, ricco di esigenze che germogliano nel vivo dello stesso istinto e rappresentano l‘elemento dialettico da cui trae vita il ritmo dell’arte. Dall’esperienza ambientale (anzi famigliare) Paulo Ghiglia,intanto,derivò un prezioso e inalienabile tesoro: quello del linguaggio delle forme, pienamente posseduto,che in lui non assume mai il compito di bastare a se stesso, ma quello di interpretare momenti di vita e stimoli del sentimento.

E’ stato indicativo il giovanile periodo della Verna come una primavera creativa per l’artista ed è in gran parte vero: si rivela però anche negli studi ed abbozzi di quel tempo come sia sempre presente ed attivo uno spirito critico estremamente vigile che lo consiglia a non ascoltar le suggestioni francescane filtrate attraverso la letteratura, ma piuttosto a sfruttare in pieno ciò che la beata natura dei luoghi può suggerire ad un ingegno fervido,illimpidito da quel senso di distensione che è proprio di certi ambienti paesistici.

Sicchè ne vennero, allora persino quadri come “Padre Virgilio” che ci rammentano le cose migliori dell’ottocento,non soltanto italiano, per armoniosi rapporti di spazio e felici intuizioni disegnative come il profilo “perso” del frate che ricorda la pittura del cinquecento fiorentino e soprattutto il Pontormo. Subito alternato tuttavia dalle “trecciaole” che si volgono piuttosto alla tradizione macchiaola naturale ed istintiva in un temperamento come quello di Paulo Ghiglia che sboccherà in un “impressionismo-espressionistico”(se così possiamo dire) nella più recente fase pittorica.

Del resto,nel caso di Ghiglia, non si possono separare disegno e pittura,perché ,come si vede nei suoi fedelissimi abbozzi,il colore viene impresso sulla tela con tratti di pennello nettamente indicativi della forma,perciò riescono così efficaci molti dei suoi ritratti che assumono carattere d’improvvisazione mentre sono il risultato di una lunga disciplina .In alcuni di essi,soprattutto femminili,il garbo e l’invenzione dell’artista raggiungono subito lo scopo di far balzare dal quadro,quasi all’improvviso,il personaggio con il suo carattere:ma in un pittore che passa spontaneamente da un tema all’altro senza diminuire l’impeto né attenuare il suo stile( si vedano per questo,le belle nature morte, veri ritratti delle cose e dell’ambiente) ci importa, soprattutto,di sottolineare le qualità di invenzione e l’originalità della materia cromatica che lo pongono, a distanza di tempo e di gusto, sulla linea del Signorini con una autentica di accostamento al vero che sa dimenticare qualsiasi ricerca di virtuosismo.

E’ interessante, per questo, all’inizio della serie di studi fatti “al giardino zoologico”ricordare anche una semplice impressione come la “carrozzella” davanti all’ingresso dello zoo paragonare questa composizione cromatica con l’elegante “musica al Pincio” di Spadini; non c’è soltanto una distanza di tempo,di moda e di gusto,ma una differenza d’artista. Egli,tuttavia, ha saputo sfidare i famosi ritratti femminili di Boldini con quello della Principessa Ruspoli,in cui il segreto poetico nasce dallo squisito accordo di colori in una ricerca “tonale”dettata dalla stessa raffinata nobiltà della modella in posa.

Spesso Paulo Ghiglia si raffigura in autoritratti improntati a quella espressione concentrata e quasi di scontento che gli è propria; ma l’immagine è tanto più viva quanto più si inserisce nell’ambiente dello studio, partecipa, anche nell’intensità espressiva, a quella atmosfera concitata, ricca di colori, che in lui acquista una singolare energia attraverso la pennellata costruttiva e rapida.

1973244bis*Roma Il Giornale d’Italia 10.10,“ Mostra Antologica di Paulo Ghiglia” bel servizio di Bruno Morini.

1973245*Roma, L’Osservatore Romano,22.09 “ Mostra Antologica di Paulo Ghiglia”

1973246* Roma,Paese Sera,19.9 articolo su Mostra di Paulo Ghiglia.

1973247* Roma, Le Settimana a Roma, 28.09 ampio servizio sulla mostra di Paulo( Derna Querel).

1973248* Roma, La Settimana a Roma,05.10, Articolo di PAN sull’antologica di Paulo Ghiglia.

1973249* Roma, il giornale d’Italia, 21 settembre, articolo sulla mostra di Paulo

1973250* Roma, Il giornale d’Italia 21.09“ taccuino delle mostre” Paulo Ghiglia alla Quadriennale

1973251* Roma ,Il Giornale d’Italia, 22 .09 “ Antologica di P.G”

1973252*,BOLAFFIARTE,nelle mostre Italiane cita,l’antologica di Paulo a Roma

1973253**Torino , Annuario Comanducci, in catalogo

42/1973 Verona ,dal 24 novembre fino al 10 dicembre, galleria Ghelfi ,personale di Paulo Ghiglia,

1973254*Verona,novembre Galleria Ghelfi,catalogo della mostra.

1973255**FIRENZE dal 15 dicembre al 10.01.1974: Mostra alla galleria GAI:cinque pittori Ghiglia,Fantuzzi,Cipriano Mannucci, Monachesi, Omiccioli

1973/1974 uno stralcio di un testo di quel periodo di Giorgio Pillon :

Conosci Paulo Ghiglia,il pittore,il ritrattista forse più famoso d’Italia,celebre anche per certe sue “cotte” pittoresche? Ora pare ne abbia presa un’altra: dopo centinaia di disegni alle scimmie dello zoo di Roma, dopo aver dedicato centinaia di quadri e disegni a Isa Miranda,dopo aver dipinto,e tutte insieme messe in mostra,le ambasciatrici di Roma negli anni cinquanta,dopo tele di cinque metri x due strapiene di figure di giovani che contestano,sembra abbia avuto una profonda crisi religiosa: dipinge soltanto San Francesco, quello dei fioretti, delle prediche agli uccelli. Si è ritirato alla Verna, proprio all’ombra del convento” L’amico che mi dà queste notizie sa molto bene che conosco Paulo da diversi anni. Sa anche quanto io stimi questo singolare artista, tutti slanci e generosità,ma anche a volte timido e riservato. Forse per questo,ma in maggior parte per il suo talento,Paulo,rimane in mezzo alla folla infinita dei pittori, un recluso,ma grande artista.”

1974256* Firenze Ediagricola, F.Pestellini, Maremma Toscana, aneddoti e storie su P.G, del racconto del Pestellini vengono,in pochi anni stampate altre versioni , con altri articoli e aneddoti su Paulo.

IL POLIEDRO

A Roma,verso la fine degli anni sessanta una coraggiosa rivista:IL POLIEDRO “si stampa” in via Margutta, il direttore artistico e tutto fare Michele Calabrese, grande giornalista, genio e sregolatezza,ha lottato contro tutto e contro tutti ma riuscendo a far collaborare alla sua rivista i più grandi scrittori, poeti e critici di quel tempo :Milena Milani,Leonardo Sinisgalli,Alberto Bevilacqua,Ugo Moretti, Alfonso Gatto, Giancarlo Vigorelli ,Ugo Mannoni,Vittore Querel, Battistini,Raffaele Carrieri, Cesare Zavattini , Leonida Repaci, Giancarlo Fusco, Vittorio G. Rossi,lo stesso Michele Calabrese, Ugo Franzolin, Roberto Gervaso e altri. Nelle stanze di Via Margutta che fungevano da residenza,redazione e galleria sono passati grandi personaggi da tutto il mondo. Pittori,scultori, letterati,registi,cantanti..Paulo vivendo a due passi da Via Margutta con Federico Fellini,Pericle Fazzini ed altri frequentava il “club di Calabrese”

1970260** Roma Il Poliedro n 11-12, novembre –dicembre, servizi su Paulo di Ugo Moretti e Raul Maria De Angelis

1971-1973,Roma, Il Poliedro,é presente quasi sempre con articoli e riproduzioni di quadri,

1974261* Roma Il Poliedro,numero 5-6 maggio-giugno “ Paulo Ghiglia di Alfonso Gatto.” Con molte riproduzioni

Il testo di Alfonso Gatto:

Credo che pochi altri pittori siano così contradditori e così all’oscuro di se,come Paulo Ghiglia sa e vuole essere. Credo che pochi altri ,al suo confronto, reggerebbero la convinzione di star nel giusto, offrendosi all’occhio della propria curiosità e insieme al calcolo della propria attenzione ascoltatelo mentre parla di Parigi e dei disegni ch’egli , solo con se fra la gente che affolla quei famosi caffè di Montparnasse,riesce a fraseggiare per tutto il giorno, legando volti,scorci di spalle,di ambienti e di arredo con una sicurezza di piglio, con una continuità lineare,con un litigio vivido di chiaroscuro,così perspicui della sua immediata intuizione nel vedere e così composti,approfonditi nel sentimento dello spazio e del tempo insieme. Paulo sa quello che vuole e come volerlo:la meditazione gli scatta dalla memoria, e sempre al tocco della provocazione visiva,di un mordere psicologico,che è della mano, naturalmente dura, naturalmente tenera,a decidere il racconto espressivo,oltre che per l’immagine plastica di quei volumi, di quella continua perifrasi lineare che incide e scontorna volti e figure. Pensate alle scimmie,agli autoritratti,pensate ai vari modi della sua pittura, sempre sferzata da questa copiosa linearità e dai legami di un tratteggio inesausto, di una decisione segnica.L’uomo e l’artista insieme – nell’uno ch’egli è e vuole essere , occupato e mai sopraffatto da se stesso – attecchiscono in una cultura plastica e pittorica che da Courbet,da Segantini e da Fattori,attraverso i visionisti,giunge sino a Boccioni :ma l’empito manieristico,con i grandi scompensi e le utopie propri dell’ottenere una visione del mondo attraverso le confraglanti iniziative stilistiche che operano nel quadro a diversi livelli di immediatezza e di calcolo, e sempre attaccato al primo gesto, al tocco che assume l’immagine e la dispone al significato. Pensate a un quadro quale “vacanze”,che echeggia persino Bonnard, alla “rocca delle stimmate”,di impianto courbettiano, pensate alla bellissima “Patrizia”, a “terrazza sul mare”, al “bovaro”, così sicuro d’evidenza plastica, di fermezza disegnativa: certo a questo pittore, la congenialità che gli restituisce in potere di natura la sua eclettica e composita cultura figurale brucia tempi e periodi,e non concede,non può concedere una cronologia stilistica delle singole opere,tutte rimesse,per una nuova opera;in una nuova combustione di memorie e di scoperte. Per Paulo, l’atto del dipingere è il fuoco perpetuo che oltre il suo divampare è strutturato roventemente nella brace e tiene l’opera sino all’ultima pronuncia.Mai si riesce a cogliere se,più del soffio che attizza ,a tenere l’opera sia questa pazienza segreta che consuma e stagiona la propria emozione.

Paulo Ghiglia attinge all’unico verdore delle sue impressioni,al rovescio e al folto delle sue trame boschive,un mondo fresco, immediato che ha dentro quale sostanza del suo consistere plastico, e quale luce che lo valica sino all’animazione e al visibilio dei segni e dei tocchi coloristici, la propria vocazione all’essere e al farsi pittura. E’ un mondo già visto per amore di pittura che nella pittura si conferma e dice, pronuncia,la sua fisicità nominale,il suo diritto di rispondere all’immagine che vuole avere di sè. Siamo oltre il naturalismo,nel costrutto di un vedere significante e memore,che è,più del vedere ottico,un modo di assumere tutte le scelte fenomeniche e luminose che operano nell’animosità e nel traffico atmosferico e segnico del quadro,a indizio della sua continua germinazione. Ci riferiamo in particolare a opere quali “nella strada” ,”ragazza che si lava”, ”Malgrate” ,”Montalone” tra le più belle. Meraviglierà,forse solo per la prepotenza con cui vuole essere riconosciuta,la tenuta atemporale e persino acritica,di questo vero pittore, sempre sul rischio dello strafare che ne colma le tele o,a volte,sul filo dell’indagine penetrante che ne raggela l’ottica,fissandola in una precisione incantata. Nel freddo smalto degli orizzonti ridondano e allegano sorprendenti impasti verdi,celesti ,dorati, sul fitto disegno della luce che ampia e slarga le profondità,la svirgola di tratteggi boccioniani ,risalendo per origini più remote alle festonate radure silenti di Cèzanne.

Questo manierismo attivo che è nel frangente della romantica e romanzesca cultura figurativa di Paulo, nel suo saldo sommosso mestiere che gli fa ricevere l’ondata a pieno petto,col gusto e con la malizia di resisterle e di dominarla,è umanizzato e purificato dal disegno. Il disegno è il vero liberatore dell’anima,della mano e degli occhi di Paulo,l’unico che veramente lo porti fuori di lui, nella scoperta della sua avventura visiva e fenomenica,lasciandogli fra le mani il filo e la memoria dello spazio che gli è intorno,nel bagno coloristico e luminoso della pittura sua.

Dai paesaggi, ai ritratti, agli autoritratti,da “Rassina” a “ rocce della Verna”, per citare due dei paesaggi più belli e esemplari per smalto e per consistenza tonale, al ritratto di Maria Celeste Ruspoli e de”il filosofo”,alle composizioni a due figure,da “aria pura” al fluido pittoricissimo “ nel Messico”, denso di impasti e di echi freddi,a“naturaviva”, al“ritratto di Oscar” chitarrista, figlio del maestro,a “ragazze”, all’incantata e turchese “Priscilla”,nel filtro e nella luce di uno dei boschi più incantati dipinti da Paulo. Voglio ricordare alcune opere di Paulo rivelatrici di quale e quanta libera e liberante iniziativa l’esperienza possa investirlo,sino alle soglie della più attuale ideazione coloristica: intendo opere come “Emilio” e “ nel deserto di Palm Spring” ,una composizione “sosta all’ombra” ,il bellissimo”luce e ombra” che sarebbe piaciuto a Derain,un ritratto “il Signor Neri”.

Incantato,drammatico ottocentesco, novecentesco,e nomi tanti,che sono stati fatti per lui,dal Pontormo al Signorini,dal Boldini,per gli eccezionali mondani ritratti,a Boccioni,che vuol dire?.. che Paulo Ghiglia divaga per quanto è bravo e padrone di un mestiere suo che gli permette d’essere tutto quello che fa? Siamo ,credo, al contrario, alle prese con un uomo e con un artista che non si arrende alle definizioni che potrebbe cercare e ottenere, sorprendendo sempre se stesso nell’atto del dipingere: e mai accademia,pur nobile e raffinata che gli indichi un modo polemico di arrogarsi un astratto contento del “sapere”,(il saper disegnare ,il saper dipingere e così via): mai autodidattismo,pur generoso, che gli indichi un modo altrettanto polemico di dirsi scontento o disordinatamente picaresco e romantico. Al confronto,Paulo sa qualificarsi con ironia, signore e padrone di sé,come,nell’accostarsi alla grande tela che campeggia sulla parete dello studio, una tela già conosciuta “la contestazione”, egli si indica, più che indicarli a noi,i pochi punti di arrivo e i molti punti di partenza dai quali dovrà riprendere il lavoro,un lavoro mai finito,e non solo per l’impegno compositivo e visionario dell’opera,quanto per le continue osservazioni che egli va compiendo, per la strada,e ovunque si trovi, nello studiare il comportamento e l’andare camminando dei giovani,ragazzi e ragazze,e il loro riflettersi,il loro echeggiare nelle vetrine,tra dissolvenze e concrezioni nel segno,della forma,del colore: perché la pittura sia pittura,e non andante approssimazione illustrativa o cronaca. Al fondo, c’è la grande fede di Paulo Ghiglia nel proporsi le proprie difficoltà per vincerle, perché l’ambizione del far grande non sia mai l’esagerata proposta di ingrandire una scena o una “cosa vista”. Non sbaglieremo e non esagereremo, dunque, nemmeno nel riconoscere cha a Paulo va resa giustizia, e da parte dei critici e degli studiosi più difficili e differenti che possano avere in sospetto la sua mano e i suoi occhi fertili. Non sarà certo il successo a togliergli il piacere di mettersi in gioco : ne è da dubitare quanto alla “piacevolezza” della sua pittura,messa alla prova sempre da altrettanto scorbutico“ antigrazioso”,per dirla con una parola cara ai metafisici. Paulo,è,nella generica confusione commerciale della pittura di oggi,un artista che ha committenti e amatori qualificati,Non è poco, per testimoniare che egli,da buon pittore,segna il tempo con la sua presenza e alla fine ottiene tutto quello che dà.

Da ritratti allo specchio,Paulo racconta sul servizio di Alfonso Gatto:

Ho conosciuto Alfonso Gatto,che per il Poliedro voleva scrivere su di me. Venne al mio studio, ricordo quella sua bella testa con gli occhi azzurri ,pieni di luce, lui parlò pochissimo ..ma parlai tanto io..di Parigi, della pittura, ero scatenato.. parlavo e parlavo,lui rimaneva in silenzio ascoltandomi ,assentiva ogni tanto con un cenno della testa, dandomi delle grandi e profonde occhiate. Vide quadri, cataloghi e disegni .Infine mi strinse la mano e disse: scrivo su di lei. Gli risposi: Lei è un grande poeta,conosco la sua poesia, però scriva se vuole scrivere,sinceramente, altrimenti non lo faccia, solo se è convinto..Scrisse .Provai molto piacere. Il suo pezzo mi è caro, ha saputo cogliere l’essenza della mia pittura . Ho avuto la sensazione nel suo articolo che sia riuscito a rivelare un lato di me che non era molto chiaro.

1974262* Roma,Il Poliedro, numero 7-8 luglio-agosto, con testo di Alberto Bevilacqua;PAULO GHIGLIA. Un articolo con riproduzione a piena pagina in copertina e all’interno.

il testo:Pittore di stirpe,Paulo Ghiglia,ha avuto,o avrebbe dovuto avere,il maestro in casa. Ha prevalso,tuttavia,il complesso di Bruto. Forse non lo sa,e cerca di convincersi che non sia così,ma parricidio artisticamente è avvenuto. Nel modo in cui si consuma un delitto (anche nelle idee e degli estri) Voglio dire:con estremo sudore filiale. Senza alcun metaforico grido. Per usare un riferimento cinematografico il pugnale,nel nostro caso è stato il P.P (o il P.P.P) che ha cancellato violentemente, nell’inquadratura dell’autore,il totale macchiaiolo amato dal padre. Un Primo,un Primissimo Piano che hanno la sapienza di cogliere il tutto con un profilo, uno sguardo,e di restituircelo dal quadro: ecco la sapienza di Ghiglia: Un senso cosmico di morte,un cosmico timore che una felicità finisca,la grande parata della burla e della denigrazione. Basta un viso.

E il ristretto-in questa sua funzione allusiva,che ci costringe a vedere soprattutto ciò che non è raffigurato- si libera della matrice da cui spesso nasce-. Ghiglia detesta il regionalismo coloristico che affascinava la sua stirpe. Così come rifugge da quanto si dà una data,un luogo. Egli sceglie la condizione dell’essere: autonoma,senza obblighi d’identità specifica, a cifre,in cui l’essere debba riconoscersi.

Anche il colore di Ghiglia è quello intermedio:direi delle ore sospese.Tra giorno e notte. E tra altri opposti estremi:l’azione,l’immobilità,se no l’impassibilità. Il dolore e il contrario. Il grido e il silenzio. Del padre gli è rimasta la passione,da mano sinistra( ma in questi casi Paulo sembra mancino) del disegno. Cos’è ,per lui,la matita?. Un capriccio?.Un’eccezione alle regole? O piuttosto un rimorso verso il padre?Strano destino.

Paulo,così individualista da cercare l’alter ego nel ritratto,nella posa(in cui,in fondo,specchia se stesso) ha un albero genealogico sia alle spalle che ai lati:i fratelli:E Parigi,sua città del piccolo esilio,era già stata una delle capitali paterne. Non può essere sua. Se ne libera,infatti. Riesce a tagliar netto, a fare ritorno. Brucia l’euforia parigina,con il suo mucchio retorico nel falò neroniano(ma con carillon) della Roma di Petrolini:l’artista gemello da cui impara il sarcasmo. Eccolo,il vero padre,Petrolini. Maestro,non di vita,ma di sberleffo alla vita: Petrolini che gli parla affinchè la sue parole diventino tocchi di colore( e pregevolissimo resterà quel ritratto di Paulo a Ettore,il quale pare stupirsi di se e del pittore che lo sta raffigurando ,sul punto di dire:- Ma come?.Ti stai sbagliando. Stai dipingendo me e non le mie parole,le mie smorfie!Attento)

Si è chiamato in causa un nuovo impressionismo. Ma è esatto?Può esserci un impressionista(nuovo o vecchio) dove c’è irrisione del reale,assoluta mancanza del senso miracolistico della fisionomia?

Anche quando il reale sembra essere messo in bella copia nella tela, e noi, sulle prime,pronti a dubitare,se la copia non fosse intenzionalmente troppo bella per essere copia? E’ il mestiere troppo involontario per essere in malafede? Può essere impressionista(nuovo o vecchio) chi rifiuta aggressivamente il culto della visione, sostituendolo con quello del carattere; costringendo ogni quadro a passare attraverso la costante presenza di un autoritratto umorale,dubbioso,pronto a esaltarsi come a soffrire d’essere reietto?

Certo, Ghiglia si Presta,in nome dei suoi umori fin troppo ricchi,a scelte drastiche, a ciò che viene prediletto e respinto. Chi ama la misteriosa tendenza ad avvolgere il dolore, nella sua fisicità, intorno ad un perno-figura,come nelle trecciaiole,non può non mettere da parte la staticità elefantiaca di Rassina o il lumeggiare più in bravura che in grazia di certi interni (di case o di stalle).Ma pochi come lui, sanno evocare un profilo. Non da intendersi come insieme di un volto o di una cosa, ma in sé,linea tracciata a sfidare il nulla e dissolverlo restandovi sorpresa con il suo pressoché nulla.Questo suo profilo forma della natura è dato sulla tela o sul foglio come un emozione ,subito mutilato, costretto,amputato,dalla voglia di dire ancora:così che lo sforzo riduttivo operato sul proprio temperamento al fine di ottenere che la linea permanga sospesa e solitaria come una lucertola sul bianco muro dell’estate,breve segno a compendio di tutta una stagione,battere il cuore più ancora che corpo,ad assorbire sole e calura-questo sforzo,dico,colma di sé lo spazio rimasto intatto, e vi sta come un grido a bocca spalancata,ma senza suono di un muto. Ecco ciò che mi piace di Ghiglia:Il cercare,si,le strutture morali dell’uomo, ma affidarle a qualcosa di estraneo alla ragione,senza esplicarle: anche se nasce un ritratto. Dimenticarsele .Dare, forse, il quadro come non risolto,da buttare. Per accorgersi,dopo qualche tempo, che è esattamente il contrario. Con quale esattezza,allora,io riesco a vedere un uccello che canta,la sua posizione sul ramo,oppure un viso che fissa un punto,dalla semplicissima linea di un albero ,o da una guancia spuntata da un’ombra che pare senza tempo e senza necessità. E poi, di Ghiglia ,amo i celesti e i verdi. Mi danno idea di una durata irreale,com’è dei colori della mia infanzia,vaganti su qualcosa che non ricordo più;e lunghi anni mi restano affidati soltanto a quell’andare di celesti e verdi contro di me (o il contrario).Nel celeste e nel verde di Ghiglia mi pare ci sia,insomma,più che in ogni altro colore,l’attesa delle cose che credo sia il suo vero tema(tema , mai tesi da sviluppare: uno scopo risaputo,eppure ogni volta felicemente casuale).Riprodurre ,per Ghiglia, non significa ciò che forma la premessa del riprodotto.

Nemmeno il ritratto si esaurisce in quell’esserci esibito su un piatto:Rimanda come a un secondo ritratto che non c’è(e si ha l’impressione che sia stato tagliato via da un dipinto più grande). Resta, perciò,un dialogo d’attesa più ancora che nell’attesa di un dialogo. Guarda ad un interlocutore che potrebbe essere sul punto d’arrivare o appena partito dall’appuntamento. Sta in attesa-pronto pronto a incontrarsi e a parlare- anche l’Emilio sotto l’ombrello , nel quadro di Ghiglia che prediligo: povero pagliaccio o sublime pellegrino che, per occhio superficiale, dovrebbe suggerire la conclusione più amata della solitudine. Ma nelle attese di Ghiglia qual è il punto? Il dubbio? La pace? Una sfida eretica al prossimo? Direi l’orgoglio di sapersi mettere da parte,un poco,un momento, dagli affari del mondo, secondo abitudini di provincia, quando ci si apparta in un caffè. E allora basta il girarsi di una testa per accorgersi che le ombre sono diventate più lunghe. Che una stagione, la più bella, è finita.

P.G da ritratti allo specchio :”uno scrittore che mi piace moltissimo è Alberto Bevilacqua perché veramente rappresenta questo tempo con la sua letteratura. I libri che ho letto mi sono piaciuti perché sento che egli rinnova la letteratura con la sua franchezza , spregiudicatezza,con una sua sintesi. Ha un modo particolare di scrivere. La sua conversazione è altrettanto avvincente: Bevilacqua venne nel mio studio per parlare di San Francesco, dovevamo fare un lavoro insieme, lui voleva scrivere un libro sul Santo, io avrei inserito i miei disegni e quadri sullo stesso.

Gli feci vedere schizzi e progetti di dipinti che stavo per realizzare, mi dette anche dei consigli “ io farei Francesco in solitudine, Francesco è disperato”. Io avevo una visione diversa dalla sua. Il libro non andò avanti ma scrisse un articolo molto interessante che venne pubblicato in esclusiva sul Poliedro di Calabrese . Lui non si occupò di me come critico d’arte ma da scrittore, egli parlando della mia arte vedeva i miei quadri con un senso nuovo, poetico, originale.”

P.G daRitratti allo specchio

ho conosciuto anche Virgilio Lilli, mi è apparso come un uomo semplice, aveva la semplicità dei grandi uomini, non ho avuto il tempo di conoscerlo meglio, perché la morte lo ha portato via. Dall’articolo che mi ha scritto Lilli è un uomo che mi ha capito e conosciuto bene , io invece non ho conosciuto bene lui. Ciò che ha scritto è stata una rivelazione per me,col suo timbro personale,con la sua attenzione, con la sua purezza è riuscito ad analizzare alcune componenti della mia pittura.

1974263* Roma,Il Poliedro, numero 9-10 settembre-ottobre, con testo di Michele Calabrese:PAULO GHIGLIA. articolo con riproduzioni a piena pagina a Paulo.

il testo di Michele Calabrese:

Paulo Ghiglia è il contrario della sua pittura. Silenziosa e mite,questa,spigoloso e irruento,lui. Ma sempre signore e sempre pronto a tendere una mano. A una attenta indagine,come più estesamente ha detto Alberto Bevilacqua nel precedente numero,non potremmo (forse non dovremmo neppure)dire cosa sia il disegno ,o il colore. Avviene ch’egli faccia tutto e il contrario di tutto. Che si accenda come un incendio di proporzioni catastrofiche e si spenga quindi nel languore opaco delle mezze tinte.

Genio e sregolatezza ? Non direi. Piuttosto desiderio innato, e sfrenato di distruggere tutto in un pianeta di esperienza dietro di sé. Milano,via. Parigi,via. Roma,via. La Verna,via. Che rimane? Rimane esattamente Paulo Ghiglia con la sua spiccata naturale tendenza ”ad avvolgere ogni cosa nel suo oblio”. Mai a distruggere totalmente,però,perché quel che è fatto rimane:le dieux s’en vont.Le scelte sono umorali ma sono anche nette,decise ,nitide: Per Ghiglia non è poi tanto importante la compiuta realizzazione dell’opera ,quanto l’incertezza che lo induce spesso a dubitare e la voglia insinuante che, forse, lo porterebbe a distruggere tele e trespoli con una di quelle(sue) impennata simili alle ire degli dei mitologici se poi” il folletto” che sia gita in lui(reminescenze socratiche?)non lo restituisse a un fraseggio motorio più duttile. Pure, nelle pieghe incerte e appena agitate dalle temperie di una personalità forte ed estroversa, i paesaggi del Ghiglia planano dolcemente su scenari idilliaci ove ogni frammento di realtà incupisce in una pace georgica-Virgilio,in uno di questi contesti avrebbe potuto trarre la sua più genuina ispirazione rubando lo zampillo alla fonte di un’acqua sorgiva salubre e miracolosa.Ogni quadro del Ghiglia è un miracolo. Di colori, toni,sfumature,mezze tinte, impasti,contrasti, assonanze e incongruenze che gridano. Si guardi però a un suo ritratto femminile ed allora sentirete incalzare il verso del poeta mantovano: vera incessu patuit Dea.

1974264*Bolaffiarte,Artisti della toscana 1974,Tommaso Paloscia ,pag 267.

Il Testo:Paulo Ghiglia crede nella sua arte, fede profonda che gli permette di essere nuovo ogni qualvolta si avvicina il suo ideale avente radici in Piero della Francesca,Masaccio,Rembrandt; crede molto nella vita umana che muta col tempo ma che è nutrimento costante dell’arte: argomento sempre nuovo anche se il più antico Ghiglia è ritrattista di razza. Le osservazioni pazienti e silenziose dei volti espressivi di personaggi notissimi della cultura e dell’arte(che si radunavano nella casa paterna in lunghi conversari ai quali il giovane Paulo assisteva in religioso mutismo)sono alla base della sua lunga esperienza pittorica ancora oggi. Le composizioni di genere, le pitture sacre,si articolano inconsapevolmente in volti in posa che richiamano alla memoria i contadini della Verna o i diseredati sotto i ponti della Senna nelle dolorose esperienze parigine del pittore. Sono volti,comunque. Spingerla oltre la mano di Ghiglia è sacrilegio. Un ritrattista non è un pittore limitato. Tutt’altro. E’ vero che la vita di giramondo ha lasciato sedimenti su questa pittura,Si e’ parlato di Boccioni,di Segantini. Ed è anche probabile che tutto questo risponda al vero: ma l’anima di Ghiglia è e rimane toscana, e di tanto in tanto,quando i sedimenti si appesantiscono,il pittore ama curare radicalmente la sua pittura con tuffi salutari nell’aria pungente della verna o nel salmastro portato dal libeccio fra le strade della vecchia Livorno. E’ in questo ritorno alla toscana, alla cultura degli avi, si riaccendono forma e colore della cinquantenaria pittura di Paulo Ghiglia.

1974265*circa, Roma –illustrazione del libro di poesie “Scala Cromatica”di Mario Giordano a cura edizioni Lo Faro con riproduzioni di Ghiglia :disegno in copertina,all’interno il ritratto dell’autore ,chiesetta di campagna,autunno ..un disegno di.. “aereo pittura” con rondini, tramonto e paesaggio, San Francesco.

43/1974, Arezzo, mostra Contemporarte

1974266* Roma,(data sconosciuta) il Corriere di Roma:Un maestro dell’arte moderna. Bel servizio di A.T.P

1974266bis*Torino,Catalogo arte moderna BOLAFFI n10 ,P.GHIGLIA pag147.

1975, Roma, 28 febbraio, Rai II canale servizio televisivo “ come si esegue un ritratto”di Paulo Ghiglia” a cura di Franco Simongini

1975 268*,Roma,Il Poliedro n.1-2-3 servizio su P.G con testi di Salvato Cappelli e Marzio Bellacci

44/1975 Assisi –aprile-maggio ,Basilica di San Francesco. Mostra il Francescanesimo di Paulo Ghiglia, Sala gotica.

1975267*Assisi, catalogo della Mostra di P.G “ Il Francescanesimo di P.G , testo di Salvato Cappelli

Nel catalogo della mostra del “ Francescanesimo di Paulo Ghiglia” vengono riportati stralci di articoli di presentazioni precedenti di:

Toni Bonavita , “.. le grandi composizioni che Ghiglia sta affrontando in questo momento hanno forse bisogno di una parola definitiva: Quando un artista è arrivato ad affrontare i grandi spazi sente la voglia di scaricare in essi tutti i sentimenti. Possiamo dire che egli stesso rimane atterrito e sommerso dalla sua opera: E’ qui che i maestri del 500 toscano diventano per Ghiglia il termine di paragone e sembra che temendone il confronto cerchi tecniche e forme e anche materiali diversi..

Mario Giordano:Paulo Ghiglia,lavora con quel lucido presentimento dei geni che secondo una logica di relazione interpretano il mandato ricevuto dall’alto,come un grosso debito verso l’umanità.

E ancora un testo di Valerio Mariani,di Indro Montanelli,di Paloscia,di Pestellini, Alfonso Gatto, Michele Calabrese, Bevilacqua.

quello di Francesco Pattarino:inun colloquio precedente con Paulo scrive:

Mi squadra con le sue pupille attente, e poi si rivela “si, è certo:oltre al ritratto stò pensando e stò lavorando a grandi quadri” La Contestazione? No,non è contestazione, anche se vuol essere protesta,d’altro genere di quella odierna,perché non è interessata alla politica,ne la politica mi interessa.E’ resurrezione. Io non ammetto altra protesta che quella di ritrovare Cristo e questo è per me quello che conta” In queste grandi composizioni l’artista continua la sua opera di ricerca, di interpretazione, talvolta anche in fase polemica, ma ben chiaro rimane lo scopo.

Claudia Pierallini: ..la sua pennellata che nella lunga ed intensa attività ha acquistato sicurezza e scioltezza straordinaria, si è fatta nervosa, concitata. Ora si contrae nella macchia ora si distende in stesure lunghe, che si incalzano con ritmo ascendente come le note di una sinfonia, che plasmano i volumi, costruiscono forme, creano l’impianto dell’opera,fatto di limpide strutture e di corrispondenza. E’ sempre l’ansia di far presto, quasi che la nevrosi, il ritmo incalzante della vita d’oggi abbia contagiato anche questo grande, forse il più grande, “impressionista” dei nostri tempi

Bruno Morini: ..Ma il nucleo della mostra è costituito dai quadri delle figure di Paulo di sempre,del Ghiglia classico, macchiaolo e fin troppo bravo, formatosi all’ombra di Masaccio e Piero, di Fattori e di Signorini, pieno di Pittura, con la “P” maiuscola, come una bottiglia può essere piena di vino buono, di quello che conserva il sapore e la forza di tutto ciò che ha contribuito a crearlo. Tal quale la tavolozza di questo Pittore di antica stirpe,in cui sono palesi le tracce dei grandi maestri d’altri secoli che l’hanno nutrita.

Italo Carlo Sesti: .. C’impressiona, e ci trova quasi piacevolmente attoniti,il rigore morale del Ghiglia, mai preda di facili entusiasmi,mai pronto a cristallizzarsi,in nessuno schema retorico, mai vinto dai fumi dell’oppio della sua popolarità, mai pago di niente, mai adagiato in molli decadimenti estetici, che pur la sua ormai affinatissima tecnica artistica avrebbe permesso di ammantare di seducenti, se pur false, attrattive, e che il suo successo avrebbe senz’altro garantito di sicura approvazione.

Mario Zanieri: Ghiglia,un uomo forte, quanto generoso. Onesto quanto laborioso, è oggi preso in grande considerazione da critici e collezionisti, è richiesto nelle gallerie.. è stato scoperto. E’ quanto meno potesse capitare ad un’artista che ha dedicato tutta la sua vita alla Pittura.Si accosta a tanti grandi maestri del passato; poi gli si riconosce uno stile proprio: E’ come la sua vita singolare, specchiata,trasparente; isolato ma pienamente immerso nel progresso e fra la gente. Paulo è riuscito a far conoscere ed apprezzare la sua Pittura nel tempo da solo, senza mercanti; e per questo è rimasto estraneo alle stravaganze del momento, la sua di conseguenza è una Pittura che sgorga diretta, come lui la sente, non come il manierismo di modo richiede Questa è la forza; come lo è Ghiglia artista e Pittore.

A questo punto è doveroso trascrivere il testo di Salvato Cappelli che per questa esposizione ha messo anima e corpo,passione e convincimento, per la riuscita della stessa.

Se non fosse datato e sottoscritto toscano come in un atto notarile, Paulo Ghiglia non avrebbe ne patria nè età. Certo,il suo ambiente naturale sarebbe egualmente quel triangolo, che dal vertice di Piazza del Popolo, allargandosi per Margutta e Ripetta traccia, tra Piazza di Spagna e il fiume, il confine di quella città-stato che da secoli è il punto d’arrivo, in Occidente, per gli artisti di casa e per quelli transfughi dai propri paesi; ma la sua destinazione vera,data l’universalità del linguaggio pittorico, resterebbe comunque sia il mondo.In più, causa l’eredità toscana, Ghiglia è il portatore di quella misteriosa misura dell’uomo che restituì all’arte, dopo i greci, la devozione della forma compiuta, il piacere dell’invenzione fisiognomica (l’arte di conoscere il carattere dai lineamenti), la capacità di reperire, quasi d’improvviso, ciò che rende differente l’uomo dagli uomini.

Non per nulla ,Paulo è il più famoso ritrattista italiano vivente. Nessun artista capolavora tutti i giorni(il mestiere, d’altronde,non è una frangia dell’arte, ma una seconda natura costruttiva che condiziona quella primaria creatrice,e che subentra allora che la delusione interrompe l’impeto che dal nulla trasferisce “vera” un’immagine altrimenti insistente); ma nelle opere dove la felicità di essere se stesso,libero persino dalle proprie idee, gli consente la predilezione di essere Unico, un “relais” isolato nel generale contesto vitale, Ghiglia propone una bellezza oltre canone, che per natura sua non è copia conforme di nessun’altra. In quell’essere artista salvo da ogni condizionamento, egli assume in sé una libertà totale; stato psichico che tiene poco conto della cultura nel senso di un complesso di tradizioni e conoscenze ed esperienze, na che conferma l’intuizione che da quando i pittori griffavano segni esterni nelle caverne-chiese di epoche senza storia,ogni artista ogni artista è il testimone della verità invisibile che “ regge il sole ele altre stelle”, e insieme, governa il divenire dell’uomo.La poesia e la pittura ne intendono più di ogni altra arte,l’arcanità : Ma se l’artista non è libero dentro ( e ciò spieghi l’appunto sulla sua vocazione , quando occorra, a prescindere dalle idee per addivenire cosa fra le cose, a dirla con Plotino) quanto egli esprime non è che l’alibi e il pretesto per ricerche di gusto e, opinabilmente, di contenuto; il che fa differenza e delimita la sfera dei suoi interessi nell’occasione e nell’effimero.

La misura dell’uomo non è soltanto esercizio della filosofia; ma se l’immagine umana è perfettissima ) ( è da rievocarsi, per pura informazione,il patema d’animo di una teologia che secoli or sono non si capacitava della sussistenza, nel corpo umano e quindi indizio di impercettibilità i pittori ne sono i poeti e gli interpreti .L’uomo è umano e divino,come il Cristo, seppure nell’ordine e nel grado dissimile; quindi, l’umanità temporale della creatura è tradotta dalla pittura e dalla scultura nella ineffabile dimensione sua come nessun’altra arte lo può.

La protezione della sostanza è già forma. Paulo Ghiglia, e qui il discorso si attiene alla premessa, è, come altre volte dimostrato, un pittore che “prende” la forma delle cose con una voracità creativa disueta nella pittura moderna. In questo “prendere”, consiste l’origine di una evoluzione che coinvolge molte sue inquietudini personali, compresa quella di una ascesi mistica che rifiutata dalla sua ragione, egualmente lievita attraverso quel bisogno di soddisfare le sue curiosità, fondamento stesso dell’emozione creativa. Il modulo primo è ancora l’esame dell’immagine: dipingere uomini e donne, trarne i tempi e i valori fisiognomici allo di quadrimensionale il modellato; ma con una variazione profonda: l’uomo comune non gli basta più, a Paulo , e pertanto sogna grande, sceglie altri soggetti, quelli solenni e stupendi per antichissima, archetipa soggezione: infine compiendo una osmosi di spazi e tempi in un pan cromatismo di luci che trapassano cosmiche in una atmosfera di giudizio universale, di reincarnazioni e di resuscitazioni: in questo comporsi e scomporsi delle cose nelle cose, del vero nell’oltre vero.

Ghiglia non controlla con il mestiere neppure tele e colori, il disegno e la prospettiva:qualcosa,una potentissima forza,gli ha preso la mano e (lui dice di no)il cuore. Il clima creativo,psichico non pittorico, è più o meno quello dell’Angelico allora che si inabissava nel trasecolato incantamento dei suoi paradisi:un turbamento che prevede la scoperta di Dio a livello dell’inconscio, dell’indistinto.E l’inconscio non mente mai. Dalla figura umana propriamente detta e intesa, limitata,univoca,Paulo Ghiglia trapassa,così, alla forma complessa, immensa, irriducibile in una sintesi, del divino come l’intende l’uomo. Nel settimo cielo che Ghiglia ha avvolto intorno ai dodici reclini su Gesù,non esiste, dominante,che l’impronta oserei dire sindonica,il calco di una luce che trasfigura l’ultimo incontro terreno in un primo appuntamento nell’infinito. E’un quadro crepacuore: il segno è travolto da una tenerezza di irrealtà alla quale i Tredici già s’accanivano. La scrittura del colore è pallida, madreperlacea:quel quadro è il Testamento,una assoluta irrevocabilità. Non occorre altro per risentire la eco di una voce che ancora oggi parla infaticabilmente anche a quelli che non l’ascoltano. E’ possibile,per chi lo può, intravedere come apparirà fra un millennio la Testimonianza di quell’ultima sera di millenovecentotrentotto,circa, anni fa:allora che la patina del Tremila l’avrà resa occulta,e i volti rugosi nelle crepe della tela, saranno più stanchi. Simboli sottratti dal pittore al nulla,ormai disceso su quei corpi di “ c’era una volta”, essi nuovamente comproveranno che la fede ha necessità dell’arte per rimanere carnale, accettabile dall’uomo.

E’ evidente che a Paulo Ghiglia è avvenuto di incontrare Dio da lui “fatto” persona, e pertanto di renderlo accessibile alla sua ragione e di riflesso alla nostra.

Nella deposizione(era venerdì all’imbrunire,la Parasceve che anticipa la pace del sabato,era sul finire: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo si affrettavano a togliere il corpo morto da tre ore,dalla croce, l’artista è affascinato di come i chiodi siano stati strappati dalle mani e dai piedi.Una luce di catastrofe,bianca e nera,esplode nel buio totale dell’orizzonte: e due ombre chine,sembrano fondersi in una spirale di vento e di nebbie. Il grande quadro è sconvolto da una emozione di morte che fa male: non c’è luce sul modo, e non è pensiero religioso.Il crepuscolo è fermo,non riflette nessuna luce.Ghiglia ha saputo cancellarla completamente,tuttavia bruciandone i residui sul patibolo così immenso da squartare l’universo. Una natura bidimensionale, quasi inesistente,domina d’immensità quell’Uomo solo: Soltanto il canto dell’organo può accompagnarne la visione. La natura: ecco la consanguineità che Ghiglia costantemente impone alle sue immagini: Francesco ,il Santo dell’acqua e dell’aria,in prospettiva un albero, Ghiglia lo fa nascere,fermentare quasi,da una radice , si diffonde dalla terra al cielo: In quel quadro illimite,nulla coincide ma tutto confluisce: raramente disegno psicologico fu più grandioso e gaudioso. La campagna, è come il coro nelle tragedie greche,parte e tutto dell’opera : e così il bosco e la radura,l’uomo stalattite e stalagmite,voci incredibili,assonanze segrete,la pace vibrante dei momenti sospesi nell’attesa,l’ansito degli animali,le gemme in rigoglio.

Un drammatico e pacifico mattino di primavera,la letizia di un incredibile amore: tutto è in via di nascimento in un respiro d’aria lieve e d’oro. L’Ordine minore mai è stato descritto in tal modo: si sentono perfino i suoni del sottobosco,le nenie in quell’italiano delle origini, le preghiere pregate nel corso dell’unica marcia su Roma che il cristianesimo, dopo le grandi persecuzioni diocleziane,abbia compiuto e completato con una conquista di incalcolabile valore spirituale:il “placet” della corte romana alla rivoluzione dei poverelli di frate Francesco.

Resurrezione,tuttora in officina, è l’ultimo ,in ordine di tempo, dei grandi pannelli di Paulo Ghiglia. Disegnato e dipinto a dismisura,polemicamente dimentico del clima ovvio della Resurrezione. Cristo lì non c’è; ma la gente che vortica in quella breve strada moderna di periferia,se non avesse quell’anelito,quel brivido di speranza in lui, sarebbe tale a un gregge. Persino il lirismo didascalico tipico dei quadri d’insieme, qui lascia posto allo scorrere astratto,sensitivo,dei pensieri, delle idee, delle delusioni dell’uomo non più Sapiens ma Faber. Cento ritratti, una furia che solamente l’affresco potrebbe contenere,ma che tuttavia Ghiglia raffrena e sublima un miraggio che anticipa domani; allorchè a credere in qualche cosa,almeno in se stessi, sarà resurrezione,non soltanto dell’individuo, ma della sua società e della sua civiltà-

Da – ritratti allo specchio-,Paulo su Francesco

Oggi non immagino un uomo che,per la strada,predica la povertà,la sofferenza eppure sento Francesco come una manifestazione di oggi. Un giovane che ha la pazzia della contentezza,che vuole gli uomini contenti a qualunque modo: senza pane,senza ricchezza,senza nome, nel dolore; è un bel dire!Lui sa che la felicità non si trova, è inutile andarla a cercare,non si può comprare, nessuno ti regalerà un bel pacco con dentro la felicità. Importante è sentirla nell’aria. Francesco si è privato di tutto e ha iniziato a vivere, è al sicuro,è un uomo di grande profondità. Questo è per me San Francesco. Credere nell’arte è come credere in Dio,l’artista è un mistico,vive della sua arte,con la sua arte,per la sua arte. Francesco credeva in Dio ,io credo perché l’arte e una forma di Dio. L’arte è la religione per l’artista.”

Assisi,RAI,Servizio di Franco Simongini con intervista a Ghiglia sulla mostra.

Epoca268* 10.05.1975 , la mostra ad Assisi su San Francesco di Paulo Ghiglia “sarà aperta fino al 30 , sono esposte 35 opere. Dal 3 giugno una antologica di Alberto Burri negli stessi locali”.

Epoca268bis10.05.1975.Servizio su Marisa Bartoli recentemente ritratta da Paulo Ghiglia:L’adorabile Marisa:il pennello di Paulo Ghiglia sta rendendo giustizia alla bellezza di Marisa Bartoli, la l’attrice triestina .. seguono foto nel servizio.

ROMA,26 maggio, RADIOCORRIERE,pagina 46,intervista a P.GH, a cura di Agostino Ghilardi, per il servizio televisivo da “ immagini dal mondo” con foto P.GH . Simongini e Zanieri

1975269*,Roma ,Il Poliedro numero 3-4-5 ,”Le cronache di Paulo Ghiglia” di Ugo Franzolin,pubblicato anche il ritratto ai Giorgio Albertazzi nello speciale festival di Spoleto.

1975270* Roma,Il Poliedro, numero 6-7-8,giugno ,luglio agosto settembre,di Gian Carlo Fusco:PAULO GHIGLIA. “L’Interiorità sconfinata malgrado l’angusto spazio dell’abitacolo anatomico”

Il poeta parigino Francis Carco ( che ,in realtà si chiamava Francesco Carcopino-Tusoli ed era nato in Nuova Caledonia da un avventuroso padre calabro)era molto scettico nei confronti degli scrittori che proseggiavano sull’opera dei pittori“ i casi sono due,diceva ,o se ne intendono(sul serio) e allora si trasformano, momentaneamente,in veri e propri critici d’arte, in tecnici impegnati ad emettere un giudizio. O non se ne intendono( ed perlopiù è così) e allora i quadri sono soltanto un pretesto per esibire,una volta di più, i loro talenti letterari. Si comportano in sostanza come i tenori. Per i quali la musica è soltanto il veicolo indispensabile al bel canto”

Mi sembra proprio che quel calabrese di Montparnasse fosse nel giusto. Finchè la pittura parlò chiaramente alla gente,col proprio linguaggio visivo,le servivano soltanto gli scritti critici. Tecnicamente ferrati.

Indicativi delle materie, delle parentele artistiche, della collocazione per così dire sematica, delle probabili metamorfosi ed evoluzioni. E solo quando la pittura, anzichè comunicare,entrò,in rapido crescendo, attraverso tutte le sperimentazioni e gli “ismi” possibili,nella fase subconscia” oggi predominante; solo allora,le fecero gioco gli involucri verbali, gli sviluppi letterari,le integrazioni liriche, fantastiche,allusive e aggettivali, sciorinate dagli scrittori. Inermi per giudicare. Ma in vena di passeggiare fra i quadri o addirittura “in“ un quadro. Mentre il pittore nicchia,diciamo la verità. Quante volte,oggigiorno, tantissimi pittori aspettano che arrivi uno scrittore a dare un significato qualsiasi a ciò che hanno dipinto! Premessa lunga. Ma per Enrico IV valeva bene una messa!,un discorso un po’ sensato per Paulo Ghiglia,o, più modestamente “ du cote de chez Ghiglia”, val bene una premessa. Necessaria a stabilire, in partenza,che la mia competenza artistica è troppo superficiale e denutrita, perché questo mio scritto possa esprimere una valutazione critica sia pure generica. E ciò precisato,soggiungo subito che di tale mia insufficienza, tutto sommato, non mi dolgo. Perchè le cose che escono dalla “punzonatura creativa” di questo artista eccezionale,stilisticamente avventuroso, spesso straniero a se stesso, sono tali ch’egli si scrolla di dosso, con un’alzata di spalla e una ventata nei ciuffi, anche le analisi estetiche più accurate,impegnative e metodologicamente ” professionali”: Cari miei! Quando il critico arriva a tirare le prime somme, Ghiglia,spiegate le sue vele al maestrale di una nuova ispirazione,di un altro, urgente bisogno espressivo, di un’altra “cattura”, è già lontano.

E per riacciuffarlo,per indagarlo ulteriormente, in modo da includere nel discorso che lo riguarda anche la sua nuova esperienza, il critico deve variare, fulmineamente, la mira. La lunghezza d’onda. L’angolatura delle sue osservazioni. Altrimenti,si ritroverà fra le mani soltanto una delle pelli, una delle “mute” stagionali “ du grand serpent Ghiglia”. Ma il serpente,chissà dov’è. Chissà in che gioco di verdi smeraldini,di terre senesi o bruciate, di violetti,gialli ginestra,neri lionati e bianchi medusacei si va srotolando. O chissà in che umani connotati stà rintracciando febbribilmente se stesso! Ed ecco il senso e lo scopo di quell’insistita premessa. Partita dallo scetticismo di Francis Carco, per arrivare alla conclusione che la pittura “parlante” se ne frega delle parole,magari suggestive, con le quali un proseggiatore di mestiere,in occasionale sodalizio con l’artista , vorrebbe farle parlare.E i dipinti di Ghiglia sono parole,sensazioni, impressioni, convinzioni, anche opinioni e sentenze, spremute con la fretta e la violenza dell’estro, sulla tavolozza,sui pennelli, su quell’”espace à peintre”che, ancora prima di accogliere il primo sogno-parola, ha già le dimensioni del discorso visivo al quale è destinato. E che al compimento dell’opera risulterà altrettanto compiuto e comprensibile. Un San Francesco evocato da Ghiglia,diafano sotto un antico albero,mentre da “spirito” a un incantato giro di contadini ci dice, alla prima occhiata,tutto quello che ha, francescanamente, da dirci. E che confidò, in precedenza al pittore.

Allo stesso modo che questa Marisa Bartoli ( bella nel ritratto ghigliesco, com’è a conoscerla ,ma più preoccupante e intimamente tesa, perché il pittore l’ha frugata dentro) gli si confessò. Tacendo. Ma adattandosi, docilmente alla posa da lui studiata per facilitare la “cattura”. Ed è palese che se io, avventandomi su “madame Olivetti 82”, mi sforzassi di dire qualcosa in più che i due quadri già dicono, finirei col sovrapporre oscure croste di dizionario a un limpido ragionamento poetico. Il mio caro amico Salvatore Cappelli,abruzzese di becco fino,ha scritto, tempo fa che “ Ghiglia è il più famoso ritrattista italiano vivente” E’ vero. Ma con tutta l’affettuosa considerazione e ammirazione provo che l’autore del “ Diavolo Peter”,ho qualcosa da ridire. Notando,una volta di più,che la collocazione un po’ frettolosa e distorta delle parole,toglie smalto e ampiezza alla verità che pure esprimono. Infatti quel “ più famoso ritrattista italiano” ha un che di geograficamente peritoso. Mentre,a mio avviso, Ghiglia, per dargli quello che gli spetta,va definito” uno dei puù aggressivi,possessivi e smaglianti ritrattisti del mondo”.Lasciando perdere quel “ famoso” in quanto ,ai giorni nostri, non è quasi mai un fatto di qualità. E aggiungendo,al di fuori di ogni equivoco restrittivo, che si tratta di un italiano. Per fortuna delle nostre arti, quest’è certo. Ma non so fino a che punto per sua ventura. Non ha forse scritto Cappelli: “ se non fosse datato e sottoscritto italiano,come in un atto notarile,Ghiglia non avrebbe ne patria ne età”?.

Nessuna preoccupazione di tempo,cioè,e nessun vincolo nello spazio. Naturale! Il suo tempo scorre, scandito soltanto dai battiti del cuore, dal primo minuto vissuto sotto il mistero del cielo biblico,fino all’ultimo minuto che l’ultimo uomo vivrà sotto il cielo “ curvo” di Einstein. Il suo spazio è quell’” interiorità sconfinata nonostante l’angusto abitacolo anatomico” nella quale un vero artista, ancor più grande se grande come lui, ha le sue inesauribili riserve di bellezza,di emozioni poetiche e di travagliata creatività. Il suo sogno di perfezione disperatamente vano.

Paulo da ritratti allo specchio:

un amico a me caro è lo scrittore Giancarlo Fusco. Avevamo parlato e quasi deciso per un libro sulle scimmie, Fusco era adatto per scrivere di scimmie,è un uomo spiritoso, scrive con grinta,piglio e schiettezza e allo stesso tempo è divertente. Il libro non venne realizzato,ma tempo fa ebbi il piacere di essere intervistato in televisione da lui..condusse l’intervista in modo originale e simpatico. Anche lui ha scritto di me, ed è riuscito a “parlare di me lasciando da parte il mestiere”raccontando la mia pittura in modo veramente unico e sincero”

1975271*Cortina d’Ampezzo, Corso Italia,Galleria d’Arte Marini, un catalogo ritrovato dimostra la presenza di Paulo fra gli artisti della stessa galleria.

1975272*Firenze,Editore Nuova Europa,Enciclopedia d’Arte Contemporanea 1 volume “L’arte nel nudo” P.Ghiglia pag 158-159,261 di Gavino Colomo.

1975273*Roma,Editore Lofaro, Arteguida,dizionario universale annuale dell’arte contemporanea.n.2 dizionario annuale arte contemporanea.”ritratti allo specchio” un omaggio a tre grandi artisti con la riproduzione nella copertina opere di Paulo Ghiglia, Leonida Repaci, Pericle Fazzini. All’interno ampie presentazioni degli artisti .

1976274* ROMA ,IL BORGHESE ,25 gennaio, intervista a Paulo Ghiglia di Giorgio Pillon:bell’articolo di due pagine dove il Pillon “cerca di intervistare” Paulo.

1976275* Roma, Il poliedro, Paulo Ghiglia di Gian Carlo Fusco. Il testo riprodotto di Fusco, e la foto di Paulo con l’attrice Marisa Bartoli insieme al ritratto eseguito.

1976276*,Roma, Il Poliedro,La galleria d’arte Chariot una tradizione di buon gusto. Servizio con riproduzioni di fotogrammi delle inaugurazioni delle mostre alla galleria ,citate le mostre di Montanarini, Monachesi, Ghiglia; con riproduzioni anche di dipinti,

1976277*Roma,Ugo Moretti,”i dieci anni del poliedro”.Un libretto con le testimonianze dei collaboratori delle rivista e amici che “omaggiano” Michele Calabrese per il suo lavoro al Poliedro. Sono tutti presenti, con aneddoti e testimonianze che comprovano la grande, bella attività ed intuizione del Direttore. La copertina del libretto è illustrata da un autoritratto di Paulo.

1976 Roma, muore il 5,11 la moglie Giuliana Folena

Oscar, porta Paulo con se a Thaiti e tratto dagli scritti dello stesso : quando lo condussi a Tahiti, sull’orma di Paul Gauguin.

Questo fu un faticosissimo viaggio, attraverso l’Egitto e l’Asia, per la via più lunga e quasi senza sosta a parte il giorno passato in Nuova Caledonia, dove poté disegnare i più bei pesci tropicali nell’acquario locale…la stanchezza del lunghissimo viaggio, di cui la mia relativa giovinezza non risentì  gran ché, gli provocò la strana sensazione di non poter più maneggiare i pennelli (!) rendendogli necessario lavorare unicamente con carboncino, sanguigne e pastelli…Per fortuna riuscì presto a superare quest’impedimento e, al ritorno a Roma, portò sé un enorme rotolo di tele, staccate dai telai prestatigli dal generoso direttore del Musée Gauguin, dove di Gauguin non troneggiava che un paio di utensili da cucina intagliati nel legno… unica vestigia  di mano del grande francese presente nei  museo, a parte le fotografie di tutti i suoi quadri, sparsi nel mondo). 

Infatti tutto ciò che Paul Gauguin non era riuscito ad esportare all’estero era andato perduto: bruciato assieme al suo corpo vittima di una grave malattia infettiva, subito dopo la sua morte, avvenuta nella sua grande casa totalmente da lui affrescata, nella vicina capitale delle Isole Marquises, 

Da i ricordi di Oscar ..in ordine sparso !: Un giorno, in visita ad Andrés Segovia, regalai al Maestro un libro sui vari periodi creativi di Paulo Ghiglia. 

Dopo averlo sfogliato, Segovia, padre del pittore Andrés Segovia Junior, del cui rifiuto di seguire le rapide evoluzioni della pittura dell’epoca moderna Il Maestro era fierissimo,  mi fissò dicendo: “… tuo padre non ha mai abbandonato le proprie idee originarie sull’Arte!”

1976278*,Firenze,18-19dicembre, Borsa Merci,Rassegna Internazionale della medaglia“alluvione e terremoto” Mostra collettiva a beneficio dei terremotati del Friuli, circa 80 scultori hanno aderito. Paulo è presente con le medaglie Francescane.

1976278bis Firenze ,18-19 Borsa Merci ,catalogo della Rassegna

45/1976 Roma-Galleria Chariot (dicembre)mostra personale.

1976279*,Firenze,Libreria Gonnelli, ARTISTI MODERNI, vendita,incisioni disegni e acquerelli del XIX e XX secolo con opere di Paulo.

1977280*,Firenze,Eco d’Arte, gennaio: le mostre in Italia: Roma, galleria Chariot, buono il successo di Paulo Ghiglia che ha esposto nella elegante galleria in vai delle Carrozze.

1977281* Firenze ,dicembre,Galleria Davanzati P.G opere in mostra,collettiva con Annigoni, Purificato, Loffredo.

46/1977,Roma, personale Galleria Chariot, novembre

1978282*Roma, Premio Europeo “ Leader dell’arte,industria e commercio, accademia di Romania, sabato 25 febbraio. Padrino del premio, Paulo Ghiglia.(catalogo)

1978283*Roma, L’Occhio, numero di saggio in attesa di registrazione di una nuova rivista diretta da Michele Calabrese. Una pagina dedicata a Paulo, con un quadro riprodotto per la futura mostra alla Pananti di Firenze.

47/1978,Firenze galleria Pananti ,Marzo, Mostra personale

1978284*,Firenze,La Nazione,marzo,mostre d’arte di Tommaso Paloscia, Paulo Ghiglia:

Paulo Ghiglia,figlio d’arte,ha ereditato dal padre Oscar la vena di pittore postmacchiolo che l’esperienza in lunghi viaggi e nei più disparati incontri ha aperto a linguaggi più complessi. La mostra allestita alla “Pananti” documenta queste aperture e soprattutto la specializzazione, rigorosamente professionale del ritratto (donne stupende di ogni età)che meglio identifica l’artista con la sua capacità di “leggere” un volto e di riproporne l’immagine unitamente ai pensieri e alle attitudini del personaggio. Ghiglia si accende di entusiasmo di fronte al soggetto in posa e scava e riflette e porge con la foga di un dilettante; poi,all’improvviso,si turba al monito sempre presente nella sua stessa pittura,quasi una imposizione a non essere troppo “antico”.E allora impazza con colori violenti di pennellate in disordine. Anzi la preoccupazione di apparire fuori della contemporaneità ( che non dovrebbe esistere in un figurativo par suo) lo espone a passi che non sono in armonia col suo modo-anche prestigioso-di far pittura. Nasce così,probabilmente,il grande pannello che rappresenta la società d’oggi attraverso una composizione di massa composita e variopinta;un opera che vuol riassumere la forza del pittore nella capacità di esprimere la realtà del suo tempo e che, per essere cronaca dell’oggi,affoga quanto di meglio il passato ha offerto -come dotazione personale- al Ghiglia ormai anziano rampollo di quell’Oscar che fu uno tra i più validi postmacchiaioli nati sulla scia del Lega e del Signorini.

La mostra,anche in queste contraddizioni evitabili,si illumina di improvvisi fulgori che determinano lo standard di una pittura valida confortata da capacità tecniche di grande interesse.

1978285*,Firenze,Pègaso,n.2 e 3,aprile-giugno, rivista bimestrale diretta da Mario.A.Mazzoni “Paulo Ghiglia, l’errabondo:La lezione del Masaccio. La crisi dell’ultima pennellata. Menestrello a Montparnasse.“Faccia lei”. I ritorni alla Verna. L’ultimo grande dipinto :il nostro tempo.

1978286*Montepulciano,La Nazione,1.08.”Galleria Librarte Pittura e grafica Fiorentina :Opere di Annigoni,Cagli, Ghiglia, Guidi, Maccari,nei bellissimi palazzi gotici del più antico nucleo cittadino. Nella foto dell’articolo e della locandina della mostra: Nudo di Paulo Ghiglia cm 80×100.

1978287* A. Finocchietti- vita e salute,giugno.servizio a pag 212-213 e copertina di Paulo Ghiglia

48/1978,ROMA; Mostra alla Galleria Chariot.Dicembre

49/1979 Firenze, galleria Pallavicini, maggio giugno mostra personale.

1979288*ROMA. Editore LO FARO, testo di Massimo Grillandi, 6 serigrafie di P.Ghiglia, maggio-settembre

il Testo di Massimo Grillandi:

Nel complesso universo della pittura di Paulo Ghiglia dove la figura Umana e la rappresentazione inanimata sono colte con estrema rapidità di pensiero e con suadente grazie di atmosfere,sta tutta l’angoscia dei nostri anni e sta anche,come in ogni classico,un epitome dei sentimenti dell’uomo.Nella luce interna che promana dalle sue figure, è la sofferenza e l’errore dell’umanità, ma è anche la dolcezza struggente delle sue donne,colta nella lineare traccia di un linguaggio che riesce sempre a comunicare,con una fitta serie di annotazioni poetiche,sottoposte tutte a una verifica costante, a una serie di ripensamenti, che se danno prova della incontentabilità dell’artista forniscono anche un convincente esempio di onestà tecnica e espressiva, di una professionalità che da anni ha attinto i livelli assoluti della poesia. Ghiglia,in tal senso, vede e sente il colore, essenza non solo del quadro e dell’immagine, ma della vita e della realtà,in un libero sentire che è anche continuo mito della scoperta e dell’invenzione, intesa quest’ultima proprio come palpito avventuroso: una tolstoiesca facoltà di vedere cosa esista al di à degli orizzonti sempre limitati, oltre le prospettive sempre consequenziali, se non vincolanti. Avviene così che egli restituisca costantemente il risvolto oscuro o luminoso delle cose e delle anime, in una convincente logica rappresentativa, che supera ogni forma tradizionale e invera, in senso moderno, la perenne necessità del mutamento che esso solo in arte è vita, e che una volta appagato, da vita all’arte,in una composita interazione dagli esiti fascinosi e perenni, perché convincenti e legati alla nostra più interna umanità.

1979289*Roma, Editore Lo Faro a cura di Letizia Carile “Ritratti allo specchio”,PAULO GHIGLIA.Premessa di Letizia Carile:Il mio primo incontro con Paulo Ghiglia risale alla Antologica al Palazzo delle Esposizione a Roma. Fui attratta da un discorrere ad alta voce che esprimeva con esattezza il perché,il come di un’opera. Ricordo che all’inizio, attorno a lui c’era poca gente, poi, a mano a mano, la cerchia si infittiva e diventava sempre più ampia, più pesante; era interessante sentire questo dibattito sull’arte aperto a tutti. Questo primo contatto con Ghiglia e la sua arte fu determinante Nel suo studio di Roma di via della Vittoria si concretò l’idea di realizzare la sua biografia come una fantasia di vita,e potevo raggiungere lo scopo affidando i suoi pensieri al microfono di un registratore,in lui c’era un tutto da scoprire e un tutto da dire,avvertivo l’urgenza di far conoscere dalla sua viva voce il suo mondo ricco di esperienze e di verità improvvise. Registrare direttamente la vita di un artista è emozionante e, soprattutto, è stato significante con Ghiglia che manifesta la sua personalità al di fuori della sua espressione: la pittura. E’ nato un lavoro originale perché non è la solita biografia accademica, fredda, scritta con un rigore cronologico,ma è una lunga intervista diretta dall’autore stesso. Dalle sue parole prende forma la completezza del suo sentimento, la profondità della sua ispirazione,il suo“èlan vital” ;con singolare acutezza,da corpo a quei caratteri che formano la matrice più esatta, la sostanza più intima della sua natura. Da queste pagine viene fuori Paulo Ghiglia,un protagonista del nostro tempo che mette a nudo la sua anima, la sua coscienza parlando di se stesso.Del suo ambiente, della sua pittura,dell’arte, della vita. Egli si è espresso in un modo libero, spontaneo , vero, vivo,con una coerente vivacità affronta le cose, le prende ,le lascia, le riprende; sempre con un ritmo incalzante da forza al suo dire. Ho cercato di far rimanere intatta nello scrivere, la spontaneità, la libertà della parola detta e in rilievo è venuto fuori un profilo umano nella sua interezza.Importante per me, è stato far conoscere la voce dell’artista che , esprimendosi nella sua bella e colorita lingua toscana, avolte urla per farsi sentire. In questo libro Paulo svela il segreto di una vita, partendo dall’esperienza di giorni vissuti intensamente, si arriva alla sostanza dell’opera d’arte,al contrario,di un esatto e perfetto pezzo critico che parte dall’opera per arrivare all’arte.

Ghiglia si svela ,non viene svelato,in questo libro c’è il segreto di una vita, è come una rivelazione e questo elemento quando è completo , è sostanziale per capire un artista nella sua dimensione ed ecco che nasce il ritratto più vero. E’una analisi che tocca il fondo, nasce dalla realtà di una vita ricca,dal vivo della propria esperienza umana e creativa insieme . In Ghiglia non c’è nulla di retorico, astratto,teorico,senza freni,senza ambiguità,senza inibizioni traduce in parole i temi intimi,lirici,poetici,il suo pensiero integrale. La sua anima in modo completo affiora e si compone in vita e si compone in arte. In questa pubblicazione ci sono delle chiarificazioni, dei concetti che ci danno la possibilità di immetterci nella dinamica dello stesso processo creativo dell’artista; da queste righe è evidente che Ghiglia dipinge l’uomo perche è la vita che è in lui che vuole dipingere; ama il colore perché il mondo è tutto colore e la pittura è colore. Nel modo più immediato ed esatto emergono i riflessi della sua poliedricità ricca di impulsi,di vibrazioni, di sentimenti. Ghiglia ha un modo aperto di affrontare la realtà, ha una disponibilità assoluta di fronte all’uomo perché sente la morte, ama la vita e in questo amore c’è la sua coerenza d’uomo e di artista.Queste pagine illustrano senza reticenze, il suo spazio ricco di prorompente pienezza,in cui nascono, prendono forma,vivono tutte le sue immagini e dove da artista vive emozionalmente la completezza del dramma, della felicità,della gioia, del dolore e in questo spazio così ampio si muove da maestro.

1979290** Firenze, Pittori livornesi, 1900-1950: la Scuola labronica del Novecento di Fernando Donzelli

1979291** IL QUADRATO, a cura di Giorgio Falossi, quotazioni e prezzi degli artisti italiani contemporanei

1979292* Firenze,Pegaso,(settembre )i servizi:P.G le fughe e i ritorni di Mario A Mazzoni; P.G Ritrattista Principe ,di Romolo Baccani;P.G Il fascino Romantico, di Walter Catalano.In copertina il ritratto eseguito in quell’anno ,con i tessuti colorati per la posa,della Contessa Marta de Benedetti.

Trascrivo l’ultimo stralcio del servizio di Mazzoni :

La luce che entra nelle stanze sull’eremo,abbaglia gli occhi. Dietro questa porta ulula appena il vento. Ma poi è un eremo questo? E’, in definitiva, un pensatoio e dannunzianamente una officina: Qui nascono le opere di Ghiglia,quei grandi quadri che fanno il giro del mondo, delizia dei passionisti, delizia e croce dei collezionisti: Qui vive per molti mesi, poi secondo come buttano i suoi umori e le sue insofferenze si trasferisce altrove. “ prendo certi fugoni”.Fra qualche giorno,Paulo lascerà la Verna per Roma dove l’attende “la personale” come s’è detto. A Roma vi passerà l’inverno: il clima è buono , gli amici di vecchia data fidati e simpatici: “fra gli altri mi struggo di rivedere Pericle Fazzini”;la città è bella e variegata. Tutte cose che gli serviranno da stimolo, da propellente per il suo lavoro a venire. Il ritorno alla Verna avverrà in primavera ,quando le nevi si sciolgono sui lastroni e i boschi cominciano a risuonare di cinguettii e accendersi di gibigianne allegre. A quel tempo,o forse prima o forse dopo, Paulo Ghiglia farà ritorno.

1979293*Firenze,editore Giunti e Martello,di Mario Borgiotti:coerenza e modernità dei pittori labronici.

Il libro,lasciato incompiuto dal padre,viene portato al termine e stampato. E’ dedicato alla sua memoria,a Livorno ed ai suoi artisti dalle figlie Sarah e Sira Borgiotti.Di Paulo,il Borgiotti annota ”ritrattista eccellente guarda sempre tuttavia alla natura come fonte d’ispirazione ,cercando nei dialoghi col vero le sue gioie maggiori”.tre riproduzioni a colori.

(novembre/dicembre,mostra alla galleria Chariot (i dipinti sono già in galleria ma… )

1979294* Torino, 19.11 La Stampa,Morto il Pittore Paulo Ghiglia

ROMA,E’ morto improvvisamente in una clinica romana il maestro Paulo Ghiglia,pittore ritrattista,toscano, settantenne. Era cresciuto nell’ambiente artistico di Oscar,pittore anch’egli,legato ai Macchiaoli. Non aveva mai compiuto studi regolari. Dopo aver soggiornato a Parigi e negli Stati Uniti si stabilì a Roma,dove fece molti ritratti a moltissimi personaggi della politica, della cultura e dello spettacolo.

1979295* Roma,20.11, Il Tempo, E’ Morto a Roma il pittore Paulo Ghiglia, IL ritrattista dei divi. articolo di F.S

1979296*LIVORNO,Il Tirreno,E’ morto a Roma Paulo Ghiglia, era il pittore dei V.I.P di Luciano Bonetti: ..stentiamo a credere,perdonateci il luogo comune,che se ne sia andato, tanta era la sua vitalità.la sua gioia di vivere, la sua “carica”.

1979297* L’unità,20.11.1979,la morte di Paulo Ghiglia.

1979299*Firenze,LaNazione,20.11.“Un ritrattista inquieto”, morto a Roma il pittore Paulo Ghiglia. di Tommaso Paloscia:Aveva trascorso la fanciullezza e l’adolescenza fra tavolozze e pennelli epertanto divenuto pittore sulla scia del padre Oscar -notissimo postmacchiaolo- era considerato ,a ragione, figlio d’arte. Una strada irreversibile dunque quella di Paulo Ghiglia che egli stesso chiamava destino. Col padre all’apice della notorietà in una casa frequentata dai più celebrati personaggi dell’epoca, toscani e non, che fra Settignano e Fiesole, amavano far salotto nei lunghi conversari con Oscar, erede a tutti gli effetti della pittura del Signorini e del Lega, il giovane Paulo aveva già indicata da altri la prima tappa di una vita errabonda: Livorno,una città che più di ogni altra sentiva nel sangue l’umore di quella pittura macchiaola alla quale è rimasta fedelissima persino quando il tempo aveva cominciato a giudicarne severamente i continuatori,vale a dire gli epigoni. Paulo conobbe a Livorno per esperienza diretta i luoghi che ai protagonisti di Castiglioncello e del gabbro avevano suggerito lo studio della luce, la sintesi cromatica espressa persino sulle tavolette recuperate dalle scatole dei sigari. Di quella luce conobbe il segreto e se ne fece prezioso bagaglio anche nella peregrinazione ,stentata e tuttavia salutare,sulle rive della Senna dove gli impressionisti avevano potuto saziare la sua sete di conoscenza. Tornò in Toscana , alla Verna, e vi amò il senso della quiete che provò a riportare nelle tele nelle quali, in vero,si accendevano esplosioni di colore che quella realtà travisavano per una carica che era nell’anima esuberante del pittore. Ritrasse i volti dei contadini che strappavano alla roccia il sostentamento quotidiano; e da quei volti cominciarono, con le reminescenze della adolescenza, a riaffiorare atteggiamenti e moti improvvisi che aveva attentamente osservati nelle riunioni culturali e salottiere nella casa paterna. E il ritratto diventò la sua manifestazione pittorica più congeniale. Per due anni, in America, ebbe modo di manifestare questa particolarissima attitudine ritraendo personaggi del mondo Hollywoodiano e della politica d’oltre oceano. Da quel tempo ,pur alternando ampie visioni paesistiche( sempre popolate di figure)la sua notorietà ha avuto un riferimento preciso: il ritratto. La morte del fratello Valentino, pittore egregio sulle spinte tematiche paterne, stimolò oiù concretamente Paulo a seguire il filone nel quale andava viepiù emergendo perché vi accentrava l’enorme capacità tecnica e un certo ideale in cui amava risolvere le sue ricerche estetiche e nel quale riferisce il ritmo appreso da un altro fratello musicista.

Nel 1971 Francesco Pestellini lo esaltò in un volume biografico richiamando alla memoria le origini fiorentine e le esperienze internazionali.Una mostra alla saletta Gonnelli, a Firenze, vi faceva da raffronto presentando il punto d’arrivo di quelle esperienze. Recentemente, si era ripresentato nella Firenze che visitava sempre meno,impigrito dal soggiorno romano, e nella galleria Pananti azzardò in alcuni tentativi espressi su tele di grandi dimensioni una ricerca sociale che non trovava posto adeguato nella sua forma mentale, E ancora i ritratti vi colsero quel successo di cui era ancora inspiegabilmente assetato. Proprio nei giorni scorsi l’editore Lo Faro ha pubblicato un volume redatto da Letizia Carile, che aveva compiutamente adattato in duecentocinquanta pagine una intervista registrata col pittore fiorentino: un testamento spirituale che Ghiglia conclude con queste parole: ”in molti personaggi che ho dipinto o solo conosciuto ho trovato una parte del territorio che significa il mio tempo” E vi traspare quell’amarezza avvertita nella infrenabile fuga del “suo tempo tempo” , nella parte “ altra” del territorio che gli sfuggiva. Ieri mi è arrivato a mezzo posta il suo libro-memoriale. La dedica ( “ci vuole un bel coraggio a farsi conoscere in questo modo !)non è un ripudio dell’ultima fatica ma soltanto un’altra,l’ultima, manifestazione di esigenze insoddisfatte e dell’amarezza che lo ha sempre tormentato.

La morte di Paulo Ghiglia è stata riportata da molti giornali stranieri:

298*,Detroit,Michigan,20 novembre,Detroit Free press ,articolo della morte di Paulo Ghiglia. Pag 23.

Daily News,New York, New York ,Tuesday, November 20, 1979 – Page 45

The Courier-News,Bridgewater, New Jersey Tuesday, November 20,1979-Page 16

The Akron Beacon Journal,Akron,Ohio,Tuesday,November 20, 1979 – Page 11

Detroit Free Press,Detroit, Michigan,Tuesday, November 20,1979 – Page 12

Statesman Journal,Salem, Oregon,Tuesday, November 20, 1979 – Page 13

TallahasseeDemocrat,Tallahassee,Florida,Wednesday, November 21, 1979 – Page 9

The Philadelphia Inquirer,Philadelphia,Pennsylvania Thursday, November 22,1979 – Page 103

Arizona Republic,Phoenix, Arizona Tuesday, November 20, 1979 – Page 23-62

The Capital Journal,Salem, Oregon,Monday, November 19, 1979 – Page 2

Longview Daily News,Longview, Washington,Thursday, November 22, 1979 – Page 50

The World,Coos Bay, Oregon,Tuesday, November 20, 1979 – Page 13

The Bismarck Tribune,Bismarck, North Dakota,Monday, November 19, 1979 – Page 40

The Des Moines Register,Des Moines, Iowa,Tuesday, November 20, 1979 – Page 3

Spokane Chronicle,Spokane,Washington,Monday,November 19, 1979 – Page 3

Lancaster New Era,Lancaster,Pennsylvania,Monday, November 19,1979 – Page 1

The Star Press,Muncie, Indiana,,Tuesday, November 20, 1979 – Page 10

The La Crosse Tribune,La Crosse, Wisconsin,Tuesday, November 20, 1979 – Page 7

News-Press,Fort Myers,Florida,Wednesday, November 28, 1979 – Page 29

The Minneapolis Star,Minneapolis, Minnesota,Tuesday, November 20, 1979 – Page 11

The Los Angeles Times,Los Angeles,California,Monday, November 26, 1979 – Page 21

Lincoln Journal Star,Lincoln,Nebraska,Monday, November 19, 1979 – Page 7

The Cincinnati Enquirer,Cincinnati,Ohio,Wednesday, November 21, 1979 – Page 44

Times Colonist,Victoria,British Columbia,Canada,Friday, November 23, 1979 – Page 16

The Capital Journal,Salem, Oregon,Monday, November 19, 1979 – Page 15

Tampa Bay Times,St.Petersburg,Florida,Thursday, November 22, 1979 – Page 44

The San Francisco Examiner,San Francisco,CaliforniaMonday November 19, 1979 – Page 44

Arte moderna italiana300*: dal liberty al comportamentismo

Fratelli Conte,1979,di Gianni Vianello:

Paulo Ghiglia,Firenze 1905–Roma 1979. Figlio del pittore Oscar Ghiglia,dimostra precocemente una spiccata attitudine al disegno. Ha una formazione tipicamente toscana che si esprime prevalentemente nel paesaggio e nel ritratto. Nei tardi anni ‘20 è a Roma, dove realizza incisioni per le poesie dialettali di Trilussa.Esordisce alla Quadriennale romana del 1931,quando la madre invia alla commissione d’ammissione un’opera a sua insaputa.Si afferma come ritrattista di personaggi pubblici della politica e dello spettacolo, come il Presidente della Repubblica Gronchi, Aldo Fabrizi e Isa Miranda, sua musa. Parallelamente porta avanti una produzione paesaggistica lirica e trasognata. Nel 1957 espone a Londra ottenendo un grande successo. Negli anni ‘70 realizza tele corali in cui emergono i grandi eventi sociali di quegli anni, in cui offre uno spaccato critico e consapevole delle possibilità aperte dalle contestazioni ma anche dei limiti di scelte che cercano soluzioni solo nella violenza. La sua fama di ritrattista lo porta a lavorare e ad esporre in tutto il mondo, dalla Russia, agli Stati Uniti,all’India. Egli cerca nel volto l’espressione dell’essenza dell’individuo ritratto.Negli anni ‘70 soggiorna per un breve periodo a Thaiti,dove rimane profondamente colpito dal paesaggio e dalla luce, realizza una serie di pastelli ispirati a questa esperienza. La sua ricerca artistica si pone in una posizione autonoma rispetto alle correnti ed ai gruppi artistici. Muore il 19.11.1979.