1920-1939

I primi cenni bibliografici, se pure marginali, si trovano già nei primi numeri della rivista DEDALO,la rassegna d’arte diretta da Ugo Ojetti edita dalla casa editrice d’arte Bestetti e Tuminelli e uscita nella primavera del 1920 ,una rivista in fascicoli mensili. Nel secondo fascicolo ,quello del luglio del 19201*,lo stesso Ojetti presenta il pittore Oscar Ghiglia, padre e maestro di Paulo, in un bel servizio di 18 pagine, con 15 riproduzioni di quadri del Maestro,dove con coerenza e competenza riassume vent’anni di lavoro dello stesso, anche come biografo di Giovanni Fattori del quale scrisse nel 1913 “l’opera di Giovanni Fattori” ,libro raro, edito dalla SELF di Firenze. Alla fine del servizio Ojetti,ricordando l’esilio forzato di Oscar a Castiglioncello per motivi di salute dal 1915 al 1919 e il successivo ritorno a Firenze ,dove vivrà con la famiglia fino al 1921 ospite dei Fanfani, scrive dei due figli Valente e Paulo,già“pittori” : e credo non passeranno molti anni che si dovrà parlare anche di loro. In effetti sia Valentino nato nel 1903, che Paulo nato nel 1905,hanno iniziato a disegnare e dipingere prima che a “leggere e scrivere”.Si narra che al ritorno da un viaggio di lavoro il padre trovò completamente sguarnito lo studio di cartoni,tele e colori usate dai suoi ragazzi nella sua assenza. Fu costretto dunque ad assecondarli nella loro scelta di vita: pittori anch’essi!.Dal 1921 la famiglia Ghiglia si spostò al Salviatino,in una dependance della villa dello stesso Ojetti.Li ebbe inizio il vero apprendistato per i due figli,Valentino pittore d’esterni,paesaggi e fiori;Paulo già precoce “pittore di figure” .Ci sono “ritratti” ai famosi personaggi che la domenica al Salviatino passavano la giornata con l’amico Oscar:dal pittore Lloyd al Papini,da Vito Frazzi allo scrittore Cicognani, anche il grande Petrolini quando era di passaggio a Firenze era ospite di Oscar ,insieme a tanti altri esponenti dell’arte, della musica e della cultura del quel periodo. I giovani Ghiglia si “arricchiscono”nel solo ascoltare gli illustri amici del padre.

Del periodo del Salviatino ci sono disegni di Oscar mentre ritrae Paulo il quale a sua volta disegna le persone in quel momento presenti e lo stesso padre. Anche un altro figlio di Oscar,Erasmo, nato nel 1906,precoce musicista,cresceva con loro. Insomma un periodo intenso per la maturazione di Paulo in quell’ambiente culturalmente vivace. La prima pubblicazione di un lavoro a me nota,un disegno a pastello di Paulo che ritrae il Maestro Attilio Brugnoli, compositore e musicista , è nel numero 10-12 del dicembre 1923 nella rivista LA CRITICA MUSICALE rivista mensile fiorentina diretta da L. Parigi adornato dalle xilografie di Pietro Parigi2*. Il Brugnoli sarà ritratto altre volte e pubblicato ancor’oggi in riviste musicali.

Molti i disegni in quel periodo ritrovati, è ancora del 19233**il ritratto di Johannes Jorgensen ,scrittore danese amico del padre e frequentatore del bar Michelangelo,ritrovo dei macchiaioli nel secolo precedente,insieme agli artisti fiorentini. Ho una foto d’insieme degli stessi che la domenica si ritrovavano al Salviatino ,gentilmente inviatami per mail dagli eredi della famiglia Frazzi,dove nel “pollaio” ,così era chiamata la stanza dove si riunivano all’interno del bar ,con un unico tavolo,due teiere e qualche bicchiere,forse per una “buona giornata”per qualcuno di essi festeggiano con una foto a ricordo,“immortalati” probabilmente da Valentino,anche fotografo. Nella foto di gruppo Vito Frazzi,Oscar Ghiglia,L.Lloyd, Bruno Cicognani ,lo stesso Jorgensen,Paulo,Attilio Brugnoli,Giovanni Papini,Domenico Giuliotti e altri non riconosciuti forse infiltrati per un attimo di vanagloria.

Nel primo periodo artistico fiorentino,che va fino in maniera abbastanza stabile fino al 1929-1930,tutti gli amici di Oscar saranno ritratti da Paulo:oltre ai disegni e pastelli a Vito Frazzi,a cui rimarrà legato da profonda amicizia per tutta la vita,a Levelyn Lloyd,allo scrittore Bruno Cicognani,a Spartaco Copertini compositore e fautore di una originale teoria armonica, allo stesso Petrolini che poi lo introdurrà in Roma,al Rangoni Machiavelli e al Torrigiani ,nobili fiorentini,a Pico Pichi e la moglie Giuseppina Trambusti,artista,botanico e patologo vegetale lui,violinista lei ,Andreotti, Enrico Sacchetti e tanti altri ,persone note e non.

Inizia la pittura a olio,in modo professionale già dai primi anni venti,i ritratti alla famiglia Fanfani ,un ritratto della amica di famiglia e modella del Padre, Mariù Natrella,firmato,chissà perché O.Ghiglia e non Paulo Ghiglia.(Azzardo pensare che i giovani rampolli di Oscar, per vendere al meglio i loro dipinti firmassero,in qualche occasione,in assenza del padre,con il nome dello stesso per ricavarne più denaro,o forse qualche spregiudicato mercante poi per lo stesso motivo!).

Un autoritratto che lo ritrae insieme alla madre, ancora sua madre nel giardino intenta a cucire all’uncinetto,riprodotto in varie pubblicazioni più tardi. Delizioso il ritratto del fratellino Benedetto della fine del 1921,nato appunto alla fine di quell’anno,o dei primi del 1922 silenzioso e accondiscendente modello,lo stesso Erasmo più volte,la Famiglia Frazzi,quella di Papini e ancora tanti altri dipinti e disegni,insieme a quelli che verranno prima o poi fuori,ancora non noti. Fra il 1925 e l’inizio del 1926 viene invitato da Petrolini a Castelgandolfo nella sua villa,dove rimane suo ospite per un po’ di tempo, lì ritrae ,anche a olio ,parte della sua famiglia e al Petrolini esegue qualche disegno e studi vari per un “futuro”ritratto.

L’amicizia fra loro è ormai iniziata e non si interromperà mai.” Aver conosciuto Petrolini è stato un grande onore per me, grande artista, oggi ancor più considerato,per la critica di allora era solo un buon attore che faceva ridere, io lo vedevo come un padre eterno, e ha avuto grande influenza sulla mia vita, per il suo carattere, il suo coraggio, la sua indipendenza, la sua personalità, ho preso forse da lui il disprezzo che aveva per i critici, era un genio e lo sapevano anch’essi. Quando si andava a un suo spettacolo era una evasione dalla vita quotidiana si entrava nella fantasia.. Era un fenomeno, veniva da noi la mattina e se ne andava la sera per recarsi a teatro, tutto il giorno insieme a parlare di nulla, ma sempre con quella vitalità ,quella genialità da farci rimanere a occhi spalancati, ci si divertiva con i bambini, con il pappagallo, con il gatto,con tutto,con i contadini rimaneva a parlare per ore,grande personalità.. arricchiva chiunque lo frequentasse: con lui si sentiva il rumore della vita.”

Di quella prima visita a Roma ,tratto dal suo memoriale “ritratti allo specchio” curato da Letizia Carile nel 1979 per l’editore Lo Faro,racconta:”Andai in centro armato di vestito elegante e un rododendro all’occhiello,mi sentivo un re,sentii in quei momenti che quella doveva essere la mia città,giravo in piazza del Popolo e in piazza di Spagna. Già mi sentivo dentro”

Forse,anche per l’indipendenza provata fuori casa a Roma,in quello stesso anno,o poco dopo,lo porta ad affrontare “un apprendistato di vita e pittorico”.Roma è ancora troppo immensa per lui e interiormente, sente,il richiamo della Verna.

Paulo stesso scrive dell’insofferenza provata al Salviatino,sotto l’ala protettrice della famiglia tratto ancora da “ritratti allo specchio” :Era tutto così bello,così grande al Salviatino,ma io capivo che dovevo allontanarmi da Oscar che regnava,ed un figlio, in certi momenti deve andar via, dovevo crearmi il mio mondo, un mio territorio,perché quasi ignorato da mio padre coccolato dagli esponenti di tutta la cultura del tempo. Potevo accettare quel benessere riflesso ma io sentendomi insofferente e ribelle sono andato fuori di casa’.Il padre non ignorava affatto i suoi due allievi ammirava i loro lavori,soddisfatto della crescita di entrambi, anche se non manifestava apertamente la cosa.

Alla Verna era già stato con il padre ospite della famiglia Pichi dove risiedevano nella stagione buona dell’anno,ospiti di Pico Pichi anche Jorgensen ,Papini ,Piero Calamandrei ed altri. In tempi diversi, forse,Oscar e Paulo nel 1925 o nel 1926-1927, dipingono lo stesso soggetto:una ragazza della Verna “la pastora”,pubblicati successivamente,e messi a confronto fra il padre già grande pittore e Paulo il “ribelle”già dotato di capacità pittoriche straordinarie.

Prima di partire per la Verna riceve dal padre e da qualche amico dello stesso,l’attrezzatura necessaria per dipingere, in cambio di prelazione per l’acquisto del lavoro a venire: taccuini per il disegno da tenersi in tasca,un rotolo di tela da ritagliare di volta in volta sul posto ,colori. Lavora e vive per molti mesi in condizioni di disagio:

Arrivai alla Verna,mangiavo appena e non ricordo cosa , dormivo poco e non ricordo dove. Ero tutto preso da una nuova vita e dalle immagini che sentivo di dover dipingere per cercare di trovare me stesso e la mia indipendenza di artista. Trovai alloggio alla Rocca dove una povera famiglia mi ospitò in una cameretta dove nessun pittore aveva mai preso dimora. Mangiavo pane nero e radicchio che raccoglievo nei campi e dipingevo. Vivevo la mia esperienza senza altri aiuti. Era la mia prima prova di indipendenza.” Il risultato di questa prima uscita è importante, sono ancora dipinti “acerbi” e non finiti,Paulo è attratto dalla sola figura è lascia ,quasi sempre, incompleti i contorni del dipinto. E’ interessato anche agli alberi e la foresta che anche disegna quando di giorno percorre alla ricerca di soggetti da dipingere:qualche contadinella e pastorelle. Il tempo è l’unica cosa che non manca ne a Paulo e nemmeno alle ragazze poi ritratte. Dopo mesi di lavoro ritorna a Firenze,ormai atteso da tutti,la decisione presa ha suscitato negli amici di famiglia anche ammirazione per il “ragazzo di Oscar”,con una cinquantina di quadri e molti disegni,dando il vero inizio all’avventura artistica di Paulo. Fra le visite degl’importanti amici per vedere la “produzione della Verna” c’è anche quella del commerciante Enrico Checcucci che gli acquista una buona parte della sua prima produzione Verniana. Forse quell’anno stesso esegue il ritratto a olio dello stesso Checcucci,ben fatto e riuscito per più versi. Acquisteranno i primi lavori della Verna e quelli successivi vari mercanti e collezionisti fiorentini fra i quali Mario Galli e la famiglia Querci.Fino al 1930 ,Paulo infatti ritorna quasi regolarmente (parola grossa!)alla Verna, ormai per lui quel luogo è il suo rifugio,sia spirituale che pittorico,anch’io posseggo qualche tela e qualche bel disegno di quel periodo.

In quel tempo le vendite dei quadri moderni e contemporanei,a parte le trattative private,si svolgevano in poche gallerie che si occupavano, comunque,prevalentemente dei dipinti dell’800. Il Checcucci,collezionista dei dipinti macchiaioli,ogni tanto organizzava vendite di parte della sua collezione,un po’ per il vezzo e desiderio di far vedere la pittura da lui scelta e,anche,per necessità. Già nel 1913 a Firenze la galleria Battistelli organizzava la prima vendita della collezione Checcucci con il numero di catalogo d’asta 105, presentando anche lavori di Oscar Ghiglia.

Di Paulo Si trova recensione nel numero 3 del marzo del 19274** nella rivista: VITA ARTISTICA, diretta da Roberto Longhi e Emilio Cecchi con un servizio dello stesso Cecchi,sulla collezione del Checcucci dove vengono presentati anche i quadri di Paulo del primo periodo Verniano da poco concluso.

Paulo soddisfatto dei primi risultati ottenuti, sia per la crescita artistica e per la vendita dei sui lavori inizia con frenesia e irrequietezza a proporsi per iniziare a farsi conoscere come artista ormai “indipendente dalla scuola del padre”.Tutti gli vogliono bene,sia per il rispetto e l’amicizia verso il padre che per l’apprezzamento del suo lavoro. Dipinge e ritrae,anche fuori dal “cenacolo del Salviatino”.Iniziano i primi lavori su commissione, il quadro di figura è ormai il suo destino. Dal 1927 al 1932 Oscar e la famiglia si trasferiscono in via del Castagno. Lo spazio per gli studi per “tre pittori” non c’è,Paulo inizia ad uscire di casa sempre più spesso.

A Maggio del 19285*la Galleria Lino Pesaro di Milano propone la vendita de ”I Macchiaoli Toscani” nella raccolta di Enrico Checcucci, un elegante e prezioso catalogo di vendita delle opere di proprietà dello stesso con la prefazione di Ugo Ojetti edito da Bestetti e Tuminelli con centinaia di illustrazioni.In antiporta è pubblicato il ritratto di Paulo fatto al Checcucci.

Nella prefazione Ugo Ojetti scrive:“Così quando Enrico Checcucci,gran fornaciaio di mattoni,che sul volto rubicondo e negli occhietti scintillanti porta come un riflesso delle sue fornaci,m’ha annunciato che vendeva la sua raccolta,ho creduto che si facesse frate. No. Vende perché a una certa età s’è stancato di stare con i morti: cari indimenticabili morti, ma morti. E vuol quadri di vivi, di giovani, di giovanissimi, ma sempre toscani , anzi di fiorentini: e uno, di buona razza, Paulo Ghiglia, prova del suo acceso vigore a capo di questo catalogo, nel ritratto che ha dipinto del suo mecenate.”

La vendita all’asta,per l’epoca importantissima,di questa collezione ha attratto tanti collezionisti, grande affluenza anche di visitatori stranieri e persone illustri.

Paulo stesso racconta del “famoso” ritratto a Arturo Toscanini,realizzato in occasione di una tornata d’asta stessa:“ vidi entrare un signore che aveva capelli pettinati all’insù dalla parte di dietro, due sopracciglia meravigliose , un tipo interessantissimo, vestito tutto di nero con il cappello in testa con un bambino che teneva per mano. Si sedette nella fila davanti a me,un po’di scorcio,mi piaceva, presi un lapis, un pezzo di carta e gli feci un disegno. Tutte le volte che lui guardava a destra e si levava gli occhiali per vedere il quadro che il Pesaro stava battendo potevo vedere i suoi occhi, riuscii a finirlo.

Alla fine dell’asta mi si affiancò Pesaro dicendomi sottovoce:”Lei ha fatto il ritratto a Toscanini!” Non sapevo neanche chi fosse stato quel signore,mi era piaciuto e lo avevo ritratto avevo comunque “sentito” che poteva essere qualcuno importante. La Signora Clausetti, moglie dell’editore, mi prese quel disegno,lo fece vedere al Toscanini che rimase entusiasta.”

I Macchiaioli del Checcucci,portarono a Paulo un po’di fama,il ritratto a olio in antiporta del catalogo,uno dei primi dipinti veramente “finito”,e il disegno fatto al Toscanini diventarono il mezzo per i primi ritratti Milanesi. Conobbe molte persone importanti diventando all’improvviso,il ritrattista più giovane richiesto dalla Milano che contava.

Poco prima ,Delfino Cinelli importante scrittore toscano amico di Oscar,pubblica un servizio su Paulo nel numero 116 dell’aprile del 19286* nella rivista d’arte “ L’Eroica “ una rassegna Italiana diretta da Ettore Cozzani.

Il Cinelli racconta del giovane pittore, del suo temperamento ,del suo ancora breve percorso artistico e fra le altre cose della costruzione di un dipinto,a Firenze nello studio dello scrittore stesso in via degli Artisti,con una modella nuda con dietro una vasca con dei pesci rossi dove Paulo fatica non poco a “fermarli”. Vede in lui,la grande capacità di quel “ragazzo” di ventitreanni ammirandolo per la sua sfacciataggine,voglia,irruenza nel dipingere e nel vivere.

Nel servizio sono pubblicati a piena pagina otto riproduzioni,il primo e quella“ pastora” della Verna soggetto simbolo per la “rivalità” con il padre. Gli altri quasi tutti dipinti del periodo Verniano oltre a quello della modella con i pesci, alla fine ben riuscito, e a una “burrasca in campagna”.

Le firme nei dipinti di questo periodo e del periodo del Salviatino, o non ci sono o sono firmate a lapis, poche a pennello..in modo molto leggero,quasi forse a “vergognarsi” di firmare quei lavori realizzati. Negli anni ho visto molti quadri di quel periodo a riscontro di quello che dico. Nel tempo Paulo ha “ritrovato” le persone proprietarie dei dipinti di quel periodo apponendo altra firma a pennello. Io ho un quadro eseguito alla Verna più tardi,nel 1929 o nel 1930,li ci sono addirittura quattro firme,la prima in alto a destra, impercettibile,a lapis con la scritta Paulo Ghiglia,subito sopra una nuova firma a olio,con la scritta PGhiglia, rifirmata e datata anche al retro 1937,La Verna.Al retro,sul telaio:questo è mio PGhiglia 1930.. Sarà autentico? Paulo ha firmato i suoi quadri ,fino al 1934 circa,con il nome e il cognome per esteso,successivamente ha apposto una P,leggermente staccata,prima del cognome. Tanti anni fa,in un pomeriggio d’inverno alla Verna in visita ad Emilio, fratello di Paulo,vidi qualche foglio da disegno degli anni trenta dove Paulo e un suo giovane amico medico romano facevano le“prove” per una firma più bella e lineare. Nacque la firma del “ ritrattista” Paulo a partire dal 1937-1938 circa. Anche il medico realizzò la sua bella firma,lo stesso venne ritratto molte volte da Paulo.

A volte si trova sul retro di una tela o di un disegno la dicitura “Questo è mio! ” questo è di mio fratello” con la firma per autentica al seguito. Sia di Paulo che di Valentino.

Appunto negli anni venti e fino ai primi anni trenta i due fratelli ,anche separatamente in periodi diversi, soggiornavano dagli stessi amici di famiglia o collezionisti di entrambi, “sfornando” disegni e quadri che poi alla partenza rimanevano in quelle residenze talvolta senza firma. Ritornando negli stessi luoghi, anche dopo qualche decennio,era compito di capitava,sia Paulo o Valentino,riconoscere da chi fosse stato eseguito quel dipinto o quel disegno. Posseggo dei disegni e quadri acquistati con queste precisazioni.

Una curiosità:ho un bel disegno,non firmato,che Paulo stesso attribuisce al padre,un’altro simile, invece,firmato successivamente dallo stesso Paulo,eseguiti da entrambi forse nello stesso momento nello stesso luogo.

A Firenze (7*) i sindacati fascisti organizzano la “ 1 MOSTRA REGIONALE D’ARTE TOSCANA” da aprile a giugno dell’1928 ,lo spazio espositivo è il chiostro di Santa Maria Novella. Il catalogo è stampato dalla tipografia Ciolli di via della Colonna. l’introduzione di Antonio Maraini7*. Paulo espone 10 lavori,con la riproduzione in catalogo di un dipinto del periodo Verniano.

La Rivista le “ARTI PLASTICHE”9**,nel servizio sulla “1 mostra regionale toscana”, cita il giovane Paulo. Come anche L’ALMANACCO BOMPIANI del 192915** nel servizio delle mostre dell’anno precedente.

Sicuramente altri giornali e riviste d’arte avranno parlato di questa prima mostra regionale e ci sarà ancora da aggiungere sugli apprezzamenti per Paulo.

Illustra ancora in quell’anno,per Delfino Cinelli, edito da L’eroica di Milano nell’agosto del 19288* ,il suo libro “Castiglion che sol Dio sa”con in copertina un disegno di Paulo del paesaggio Maremmano dove è ambientato il romanzo con all’interno altri disegni di Paulo inerenti al racconto.

La rivista LIDEL10**di Milano,rivista di lettura, illustrazioni, disegni, eleganze e lavoro parlando del libro del Cinelli annota: .. Il romanzo è illustrato delicatamente da Paulo Ghiglia.

(1)Nel febbraio del 1929 viene organizzata a Milano alla galleria Pesaro una mostra importante per la svolta artistica di Paulo “ I TRE GHIGLIA”

Oscar,Paulo e Valentino insieme!Il padre,invitato dallo stesso Lino Pesaro e su insistenza dei tanti amici che vogliono rivederlo esporre al pubblico dopo più di vent’anni in una personale,dalle biennali di Venezia del 1901 e del 1903 scelto dalla stesse giurie d’ammissione e dopo quella del 1905 non si era più presentato al pubblico. All’ultima biennale aveva inviato venticinque quadri,con la promessa fattagli dall’Onorevole Fradeletto,segretario della mostra,dopo aver personalmente visto e scelto nello studio a Firenze i dipinti da esporre,per l’esposizione di una intera personale in una sala della biennale,la giuria ritenne di non dedicargli quella personale,scegliendo soltanto due o tre quadri. L’orgoglio d’artista,ferito per la mancata personale,lo induce,nonostante il successivo invito del 1907,a non ripresentarsi più alla biennale di Venezia,ne a richiederne moduli di richiesta per le stessa. Dopo molti anni, nel 1933,fa richiesta lui stesso di partecipazione per la successiva Biennale,senza riceverne risposta. L’invito ufficiale lo riceve invece,forse a scusarsi della mancata risposta per quella precedente,per la biennale del 1936, si chiude in modo definitivo la “querelle” fra Oscar e Biennale di Venezia:Oscar risponde agli stessi organizzatori adducendo “di non aver potuto preparare opere che ”lo soddisfacessero”.

L’ultima mostra prima quella dei tre Ghiglia la presenta nel 1908 a Faenza nella “1 biennale Romagnola d’Arte”con tre opere. Chiudendo così definitivamente con le mostre pubbliche,partecipando dopo quasi vent’anni, soltanto alla “1 mostra del 900 italiano” a Milano nel febbraio-marzo del 1926 organizzata da Margherita Sarfatti e quasi costretto ad accettare per sfuggire dall’oblio e dalla “dimenticanza del suo lavoro”a livello Nazionale. Altra mostra in collettiva sempre alla galleria Pesaro in quell’anno,con tre dipinti.

..La mostra alla Pesaro dei tre Ghiglia insieme,finalizzata principalmente a confermare l’arte di Oscar ,mi fa piacere pensare e credere che quella sia stata la motivazione per ripresentarsi al pubblico ma, anche, per annunciare il debutto ufficiale artistico dei suoi giovani allievi a dimostrazione che gli seguiva eccome!Con piacere e orgoglio di padre…

Il catalogo è curato ed edito da Bestetti e Tuminelli, con la presentazione di Enrico Somarè16*il critico più importante di quel periodo che tende ad evidenziare il grande rispetto che ha per Oscar non dando nessun giudizio critico sul suo lavoro “non potrei perdonarmi di aver scritto intorno ai suoi dipinti anche una sola parola approssimativa o generica. Esalta invece la nascita “dal tronco di un pittore istintivo e colto come Oscar,della vita dei suoi rami filiali Paulo e Valentino,i quali,seguendo l’inclinazione e l’esempio paterno, senza rinunziare agli spiriti e agli umori della loro giovanilità verdeggiante, fioriscono di pitture varie.”Descrivendo Paulo:“tiene maggiormente dal padre. Contempla e costruisce figure di umanità. Penso che i suoi soggetti acquisteranno nella sua produzione a venire, una funzione più esplicita, nel senso di rappresentare un’azione piena di sentimento.In alcuna,tra le sue opere qui esposte ,questo svolgimento è già in atto”.Bello il finale della presentazione “ visitando questa mostra importante che fa pensare alle gloriose famiglie antiche di artigiani, pittori e musicisti,che possedevano il segreto di conservare e trasmettere di padre in figlio il magistero e l’esercizio di un ‘arte; e ,scusandosi con il Pesaro: “che non presenterà la mostra, ma rimarrà confuso fra il pubblico che vede e sente per impressioni ottiche e per sensi umani talvolta superiori come indicazione alle sentenze di giudici precipitosi”

Oscar espose in quella mostra nove dipinti,Valentino

novantaquattro e Paulo cinquantatre,molti dei quali dei periodi della Verna ,cinque dipinti del Salviatino,altri dipinti in Firenze e Fiesole,quadri marini di Quercianella e dipinti della maremma a Spannocchia ospite del Cinelli per il periodo dell’illustrazione del suo libro.

La stampa si occupò in modo ampio e positivo di quella mostra,ho traccia certa del servizio di Vincenzo Costantini nella rivista LE ARTI PLASTICHE17**,il corriere della sera18** del 7 febbraio con il servizio di Bucchi, L’Italia Letteraria20** il 10 febbraio con il servizio di Aldo Carpi,nel Corriere della sera21**del 19.02.1929 Cinelli e i tre Ghiglia;nella La Fiera Letteraria19*con l’articolo di Vincenzo Costantini:

Paulo, ama invece la figura, con la quale ci offre scene casalinghe e frugali,moderno appare con quelle tele al focolare e giovinette sotto l’arco tenute su toni delicati,chiari e aperti. In essi l’artista maggiormente riesce a dimostrare,oltre la sue facoltà di approfondimento comuni a tutti i suoi lavori,il suo bel gusto pittorico”.

Ancora La nuova Italia19bis**.La rivista EMPORIUM24*nel numero 410 del febbraio ,Le opere e i giorni23**rassegna mensile di politica,lettere,arti.L’Eroica22**anno XVII, quaderno 125/126 gen-feb,i tre Ghiglia.La rivista EDSA 25**.La casa bella arti e industria dell’arredamento ,cronaca delle esposizioni, pagina 50: la mostra dei tre Ghiglia..Una ricerca più approfondita sicuramente porterebbe ad arricchirne la lista.


La mostra ebbe grande successo e,nonostante i tempi difficili in Italia.. e quelli cupi che pochi mesi a venire sarebbero arrivati dagli Stati Uniti,vennero venduti quasi tutti i dipinti ai ”ricchi” collezionisti e clienti della importante galleria, Milanesi e non e qualcuno anche straniero.

Per tutti gli anni trenta e primi quaranta nelle aste delle importanti collezioni che saranno disperse a Milano ma anche a Firenze,qualche dipinto di Paulo sarà nuovamente presentato per essere ammirato,e magari acquistato,insieme ai dipinti dei grandi Maestri inseriti in quelle aste a causa degli effetti della crisi che indusse a vendere ai grandi collezionisti dell’epoca.

Quel periodo ,ancora di formazione per Paulo,sarà di grande soddisfazione per lui per la richiesta e la realizzazione di ritratti a olio,anche se a volte, ammette lui stesso,con notevoli difficoltà compositive ad importanti persone milanesi già conosciute dalla precedente asta del Checcucci.“Alla mostra avevo esposto vari quadri di figura,piacquero molto ai collezionisti tanto da pretendere che io dipingessi allo stesso modo delle figure anche i ritratti che mi commissionavano. Lavorai molto. Lino Pesaro stesso volle il ritratto della figlia e della moglie,opera che più tardi venne esposta a Bruxelles (senza moglie però).

Anche alla bellissima Signora Clausetti,(quella del disegno di Toscanini) feci un bel ritratto,anche il ritratto della moglie di Bestetti venne bene a metà; a seguire molti altri.” Fra i tanti ritratti milanesi seguirono quello dello stesso Somarè ,di Leonardo Borgese,giovane pittore,critico e giornalista poi, e di Leonardo Bistolfi scultore.

Devo confessare che mi riuscivano subito i disegni, i problemi iniziavano con lo studio del ritratto, perché ho iniziato senza saperlo fare. Accettavo le commissioni e mi aiutavo prima con dei modelli per provare e riprovare come impostare il dipinto.

Ho dovuto imparare tutto, d’altronde la pittura era il mio unico sostegno Accettavo i ritratti a mio rischio e pericolo:quando“sentivo” la persona che avevo davanti, tutto bene,altrimenti erano insuccessi e ne ho avuti.”

Il ritratto commissionato da Lino Pesaro l’ho iniziai con due figure la figlia e la madre,la prima sera iniziai con un disegno pieno di carattere erano tutti entusiasti tanto che il giorno dopo Lino Pesaro invitò alcuni suoi importanti amici per vedermi lavorare.

Iniziai a disegnare la tela per il dipinto con grande facilità,poi piano piano,con quella platea voluta dal Pesaro “che mi stava sul collo” mi sentii in difficoltà,erano i primi ritratti su commissione,la mamma cominciai a non sentirla più ,più lavoravo e meno la sentivo,la bambina invece la sentivo eccome.. Lasciai il quadro e uscii per un pò.Il Pesaro mi raggiunse chiedendomi il perché, gli dissi quello che dovevo dire. dipinsi solo la bambina ,un capolavoro!”


Torna ,nonostante il successo ottenuto con le vendite dei quadri,comunque insoddisfatto,a casa nella sua Firenze dove lui si applica ancora nel ritratto, ritorna ancora alla Verna dove realizza nuovi quadri di figura,ritrae anche paesaggi belli e solitari come il lago della Rassina,le rovine del Castello del Conte Orlando,esegue nella casa del Pichi un disegno,tratto da una foto,del figlio Mario ,morto nella prima guerra mondiale e sepolto alla Verna.

Della famiglia Pichi mi piace ricordare che dopo la morte,il 1 giugno 1933 dello stesso Pico e della moglie Giuseppina Trambusti,il 9 agosto 1941,gli eredi consegnano ,con atto di donazione come voluto nel testamento della Trambusti, la loro casa della Verna per farne un asilo. Gli esecutori testamentari furono padre Virgilio Guidi,il famoso organista della Verna ,già ritratto da Paulo, e lo stesso Piero Calamandrei.


Ancora nel 192911* Dall’aprile a giugno e’ presente a Firenze alla “II mostra regionale d’arte toscana” con due dipinti del periodo Verniano. Nell’Illustrazione Toscana di maggio12*è pubblicato il dipinto “ragazza in rosa”,su ARTI PLASTICHE13**con servizio di Aniceto del Massa ancora sulla II mostra regionale.

DEDALO 12bis** gli pubblica a piena pagina il dipinto de “la trecciaola”.


Partecipa nel dicembre dello stesso anno in Firenze al “V concorso quadriennale” del Premio Ussi14*,in una esposizione collettiva organizzata dalla Reale Accademia delle Belli Arti nel Palazzo delle Esposizioni di piazza Cavour (oggi piazza della Libertà)presentando un dipinto con delle figure in un interno.



Ritornando ai dipinti di quel periodo eseguiti alla Verna, ho un bel quadro di una di donna anziana,del 1929, firmato fine fine a pennello e datato in alto a destra. Fra i ritratti una giovane e bella ragazza della Verna ,Maria, che poserà per lui varie volte negli anni. Di Maria ho un quadro del 1932,pieno di sentimento e pittoricamente già importante ,con una composizione particolare:lei nel bosco con le foglie d’albero tutte intorno,il suo vestito verde nel bosco in verde!. Ritrarrà intere famiglie a Firenze e in toscana. Fra i quali anche due ritratti di Ada Cocci, moglie di Piero Calamandrei: una matita colorata su carta nel 1929 e il ritratto a olio del 1930. Gli vengono commissionati molti lavori,vive per periodi anche lunghi in quelle famiglie che gli saranno utili per maturare nello studio del ritratto,lasciandogli numerosi disegni di studi che ancora oggi ogni tanto appaiono e vengono messi in vendita in aste dai nipoti e pronipoti trovati in cassetti, mantenuti come piccoli tesori nascosti.


Intanto i suoi quadri passano in varie aste a Firenze. Aldo Gonnelli,direttore della galleria Cavalensi e Botti,lo inserisce in quasi tutte le tornate.


Paulo ,non ha un suo studio “tutto suo” e passa,anche per scelta, da un luogo all’altro come un gitano. Dal 1927 al 1933 e anche un po’ dopo,dipinti testimoniano il passaggio di Paulo ancora a Roma,la Verna,Livorno e la costa tirrenica,ancora in Maremma,Milano,Firenze,Parigi e in Sicilia. A Firenze,ho avuto il piacere di vedere nella famiglia degli eredi di Spartaco Copertini disegni fatti al compositore e della sua stessa famiglia “scoprendo“ monotipi eseguiti su vetro,stampati in modo artigianale,bei disegni e tanti ricordi tramandati agli eredi stessi. Anche gli eredi della famiglia Frazzi mi hanno concesso,con vero piacere e onore per me ,di vedere i quadri e disegni che Paulo dipinse e che, gelosamente,oggi tengono a testimonianza di un periodo artistico e culturale Fiorentino,purtroppo scomparso.


Il Frazzi Paulo lo ha dipinto dagli anni venti agli anni 50, pubblicando spesso gli stessi in cataloghi di mostre.

Ho trovato ,durante la mia ricerca bibliografica su Paulo, in una libreria umbra, purtroppo priva di copertina illustrata da un disegno dello stesso,il menabò,della metà degli anni trenta,di Papini e Frazzi e Paulo ,della composizione del RE LEAR tratto dalla tragedia di Shakespeare con testi di Papini per la musica di Vito Frazzi e illustrato da Paulo,con la riproduzione di un disegno del Frazzi,con una foto ,firmata, di Giovanni Papini applicata in anti porta , con all’interno la stesura della partitura d’orchestra.

Paulo stesso ne parla nel suo libro del 1979 della collana “ritratti allo specchio” dell’editore Lo Faro.


A Firenze,la Galleria Cavalensi nel gennaio e febbraio del 1930 ,propone lavori di Paulo.25-26*

la Galleria Ciardiello,nel suo catalogo “Raccolta opere in pittura dell’800”29* in vendita dal 22 al 25 marzo, propone cinque lavori dello stesso.

Giuseppe Silvani,critico musicale,direttore del Giornale dell’arte e più tardi del nuovo corriere degli artisti,presenta un libretto musicale della “Noema” per lo studio per la determinazione di una nuova forma musicale italiana di Spartaco Copertini,con la pubblicazione anche di un ritratto a matita del Copertini eseguito a Firenze da Paulo30**

Presente ancora alla Cavalensi e Botti Catalogo di vendita”opere del’800 e contemporanee”26bis* da 25 febbraio al 1 marzo.

Nella primavera è presente alla “IV mostra regionale d’Arte Toscana”27* dove,tratto dal catalogo della stessa,è presente con due quadri, un ritratto di ragazza e un quadro con figura.

Ad aprile e nel maggio dello stesso anno una “coraggiosa” esposizione delRisorgimento Artistico Italiano,1° Esposizione Regionale del Gruppo Toscano”28*Ancora alla galleria Cavalensi e Botti di via Cavour, dove nel catalogo della stessa il proclama agli artisti fiorentini del segretario della nuova corrente R.A.I,per gli aderenti alla fondazione del gruppo : la difesa della pittura italiana dalle avventure metafisiche,dallo “stupido nuovo” della deformazione. Una sorta di ribellione al nuovo che avanza. Alla fine della presentazione del segretario A.F Della Porta,cita un pensiero di Michelangelo:Chi possiede il disegno, possiede un grande tesoro,poiché il disegno è la base di tutte le arti, di tutte le scienze e di ogni cosa. Interessanti gli interventi di Gualtiero Gualtieri”con armi cortesi”, quello di Nando Vitali “ Forma Sostanza e mentalità”,di Augusto Paci-Perini: Rispettiamo la Forma e anche Pro Artis Decore ac Libertate di Mario Foresi che attacca il “nuovo”: certe stravaganze in arte sono passeggere ,la follia futuristica e quella di disprezzare e condannare ogni sana e armonica manifestazione d’arte; invitando: disegnino i giovani,creino poi.

Nel comitato della presentazione del catalogo non è presente nessun “nome importate del regime”.La difesa della pittura e del disegno in quel gruppo di artisti toscani è “firmata”fra gli altri anche da Pietro Annigoni, forse alla prima manifestazione pubblica,e da altri pittori toscani che rimarranno fedeli alla pittura figurativa negli anni a venire. Paulo è presente,appunto,con cinque disegni. Il fratello Valentino con qualche olio e disegni. Emilio Sasso,un giovane amico studente d’origine egiziana e già “collezionista” di Paulo,futuro esperto d’arte,gli presenta Pietro Annigoni con il quale divide la stanza d’albergo in quel primo soggiorno fiorentino. Il Sasso seguirà per molti anni il lavoro di Paulo.

In viaggio: ancora a Roma da Petrolini,a Livorno dove esegue quadri sul molo,nei cantieri ed altri quadri a olio provando e riprovando con modelli amici di affinare la tecnica del ritratto,ad Arezzo dopo aver ritratto una famiglia di antica amicizia con il padre ,si ferma in una casa di contadini ,esegue il dipinto la stalla.

(2)A Novembre dello stesso anno:Mostra a Roma!,importante esposizione con Valentino alla “Camerata degli artisti in piazza di Spagna”: Paulo e Valentino hanno porte aperte ovunque :il rispetto per il padre ,nonostante il rifiuto dello stesso di partecipare a esposizioni pubbliche,è grande, gli organizzatori delle mostre alla “Camerata degli Artisti” aderiscono volentieri alla richiesta dei due giovani Ghiglia,con la speranza che anche Oscar,come l’anno prima a Milano,invii qualche quadro,ma invano.

Nel catalogo della mostra31* il critico Remigio Strinati nella presentazione dei due Ghiglia esordisce: per mezzo dei suoi ragazzi abbiamo instantemente pregato Oscar Ghiglia a voler mandarci qualche pittura: ma il chiaro maestro livornese, che ebbe dimestichezza con Fattori dopo una asperrima esperienza di autodidatta, continua a mantenere di fronte alle esposizioni quel riserbo che ormai risale a vecchia data e che in lui è segno di coscienza e aristocraticità.I quadri non si sfornano come i bei pani dorati. Pur rammaricandocene, ne rispettiamo la volontà.

Di Paulo e Valentino lo Strinati riassume i percorsi fin lì avuti dai due pittori:disegnando e dipingendo lo stesso “motivo”arrivarono presto a distinguere i propri gusti:Valentino attento paesaggista,alle nature morte, agli alberi da frutta.

A Paulo questi temi naturalistici non interessano,lo interessano in quanto elementi d’integrazione,come i classici, l’uomo per lui,o meglio,il volto dell’uomo, attraverso il quale si manifesta il suo carattere,con uno sguardo,con una contrazione,con un sorriso: e che patrimonio di idee,di istinti, di passioni, quali vertici e quali baratri. Quali luci e quali tenebre dietro un fenomeno effimero.”

Dal catalogo i disegni che Paulo espone:Ettore Petrolini, Il Maestro Toscanini,Vito Frazzi,il Torrigiani,Giovanni Papini,il professor Siciliano, Spartaco Copertini,Il musicista Ghione, Il Maestro Brugnoli,lo scrittore e poeta danese Jorgensen ,un autoritratto,il ritratto della mamma di Petrolini,qualche disegno dei suoi cari:la mamma,il fratellino, e vari soggetti della Verna.Fra i dipinti:Bambino che dorme,eseguito alla Verna e la stalla,dipinto ad Arezzo ,che li a poco prenderanno altre strade ancora più importanti. Altri quadri: Una maternità,la pastora, qualche dipinto livornese più recente,insieme al ritratto,già storicizzato,di Enrico Checcucci e il bellissimo ritratto,eseguito con grande sentimento e professionalità,di Padre Virgilio l’organista del santuario Francescano della Verna.Sono diciannove gli oli in mostra.

La mostra viene recensita con servizi e foto in giornali e riviste d’arte importanti come in:

la camerata degli artisti” con la presentazione dello stesso Strinati34**

Le Arti Plastiche del 16 dicembre33*

la Rassegna dell’Istruzione Artistica del mese di Dicembre35**

in “le Mostre Romane di T. Bignozzi,i Ghiglia alla Camerata degli Artisti36**

Il Messaggero, 19 novembre ,con un bel servizio di Pietro Scarpa37**

L’Osservatore Romano38**,24 novembre,La mostra dei Ghiglia con testo di A.P

La Nazione39**,28 novembre 1930, “La Mostra Ghiglia alla Camerata” con il servizio di Cipriano Giachetti.

come il “Regime Fascista”39bis** il 30 novembre,con testo di Remigio Strinati

Il GIORNALE DI SICILIA32* l’11 dicembre,

Vita Artistica Romana-I fratelli Ghiglia alla Camerata degli Artisti,41**

Oggi e domani41bis,9 novembre,I Ghiglia alla camerata degli Artisti di G.Biagi Spinetti

Il Popolo di Roma42** del 27 novembre,con un servizio di Michele Biancale

La rivista mensile RASSEGNA ITALIANA ILLUSTRATA43* del mese di febbraio pubblica un servizio, dopo due mesi dalla chiusura, della mostra di Paulo e Valentino alla Camerata degli Artisti con un articolo di quattro pagine e riproduzioni di qualche quadro

Gli articoli sulla mostra incuriosiscono lo stesso direttore del Messaggero,che, dopo averla visitata apprezzandone i contenuti,richiederà a Paulo ,tramite Petrolini, il ritratto,che eseguirà, e sarà pubblicato a piena pagina sul giornale da lui diretto con un grande articolo.

I“ragazzi” hanno fatto stampare delle cartoline in bianco e nero utilizzati da invito alla stessa mostra ,con le riproduzioni a piena pagina dei loro lavori e anche del luogo ospitante di piazza di Spagna. Ogni tanto riesco a trovare qualche cartolina “viaggiata” utilizzata da loro stessi anche successivamente e anche da Isa ,loro madre,inviate in allegato alle lettere che lei ,quasi quotidianamente invia per promuovere da “ dietro le quinte ,in silenzio”,senza che Paulo e Valentino lo sappiano,il loro lavoro alla ricerca di nuove mostre e commissioni.

La madre ha già inviato il modulo di richiesta di partecipazione alla “prima quadriennale romana” che si inaugurerà all’inizio dell’anno dopo,all’insaputa di Paulo,la giuria accetterà un dipinto “il bimbo che dorme” già presente alla Camerata,che consentirà a Paulo di partecipare e con successo.

Paulo scrive di quel dipinto:” Ricordo che in quel tempo vidi una bambina in braccio ad una mamma, una donna povera,magra, stracciata; la bambina invece era bellissima, delicata,con il viso rosa e dormiva in braccio sull’uscio di casa. La madre si muoveva,parlava e la bambina dormiva sognando. Dentro la stanza si vedeva un fuoco,, dietro la testa della piccola lampeggiavano le fiammelle del camino acceso; vedendo questo fuoco..questa donna e poi questa gemma di bambina.. mi commossi. Con questo stato d’animo che avevo dentro ,pieno di languore, feci un dipinto. Strano, questo quadro andò alla quadriennale, piacque moltissimo, fu riprodotto in grande sul messaggero, ebbe successo. Io non ero affatto conosciuto e non me ne curavo: Il dipinto fu mandato all’esposizione da mia madre che forse lo volle proteggere, salvare.”

La stalla” sarà destinato ad altra mostra. Viene da pensare quanto Isa abbia“dovuto penare” con tre pittori in casa per “mandare avanti la baracca” e mantenere il giusto equilibrio con i due giovani figli.

La presenze alla Camerata e alla prima quadriennale per Paulo saranno di grande aiuto per l’ingresso nell’aristocrazia romana qualche anno più tardi. Durante quel vero primo periodo romano,Petrolini ha presentato Paulo anche al suo amico Trilussa,che lo ritrae eseguendo un disegno bellissimo carpito in un momento di riflessione e pensiero dello stesso: Dello stesso soggetto incide anche una lastra.

Nel gennaio del 1931 la grande e nuova manifestazione pubblica a Roma ”la prima quadriennale romana”nel nuovo Palazzo dell’esposizioni e contemporaneamente a Milano un ‘altra grande esposizione , “la vendita della raccolta privata di Lino Pesaro”46*

L’ILLUSTRAZIONE ITALIANA44*nel n.2 del 11 gennaio in un servizio di Piero Torriano esalta la manifestazione romana,oltre al bel servizio e le foto alla inaugurazione del 3 gennaio alla presenza di Mussolini,ai reali d’Italia,a quelle degli ambasciatori di Francia e Inghilterra e di molte altre personalità italiane del regime e straniere. Gli articoli sui quotidiani,riviste di cultura e altre testate ,saranno presenti fino alla chiusura della manifestazione e anche successivamente.

Nella stessa rivista la presentazione della vendita della raccolta Pesaro a Milano con inizio il 14 con la chiusura della vendita il 18 di gennaio.

Tutti i giornalisti,critici,esperti d’arte,all’inizio della prima quadriennale scrivono cercando anche di “scoprire” quali saranno gli artisti premiati dal regime,molti giornali “scommettono” anzitempo anche sui giovani semisconosciuti come ad esempio Paulo che è presente con il suo bambino che dorme ,ed è molto apprezzato per la suo dipinto “italiano”.

Tenendo conto che i dipinti presenti in questa esposizione sono circa 1350,oltre alla sculture e agli stand delle riviste d’arte ed altro, suddivisi in 48 sale sui due piani del Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale per i giornalisti e inviati non deve essere stato molto facile vedere tutto e poter dare giudizi se non in modo frettoloso. Solo i giornalisti inviati dal regime e dagli organizzatori e giudici (qualcuno di essi anche“pittore” presente in mostra)per visite mirate riescono ad elaborare “begli articoli”, tralasciando di vedere e valutare i giovani e altri pittori, considerati minori perché magari poco attenti al regime stesso. Gli articoli della grande e importante manifestazione che parlano comunque di Paulo sono molti con giudizi quasi tutti positivi:

dal catalogo della mostra45*,senza illustrazioni,con l‘indicazione di tutti gli artisti e con i titoli dei lavori presentati:Paulo è nella sala n.23 ubicata nello stand del giardino ed è insieme ai toscani Colacicchi , Polloni,Pozzi,Pucci, Primo Conti,Dani, Zannacchini, Caligiani,Lorenzo Viani, Ferroni,De Grada,Marino Marini e Griselli.

E’ prevista anche l’uscita del Catalogo Ufficiale illustrato della Mostra in vendita all’ingresso dell’esposizione stessa. Prezzo lire 20,che non sono riuscito a trovare.

Aggiungo le testate e riviste di cui sono sicuro,in parte le posseggo,dove scrivono della manifestazione citando e parlando del quadro di Paulo:

La rivista Le Arti Plastiche47bis**del 1-2-1931,La quadriennale Romana,testo di Vincenzo Costantini,poche parole:”Paulo Ghiglia,artista di bella spontaneità”.La rivista di Milano,L’ARCA49*,nel numero di gennaio-febbraio 1931,”La 1 quadriennale Romana49bis**,Ritrovamento e divenire,pag 4-5;il quotidiano fiorentino LA NAZIONE50* del 11.01.1931 con servizio di Aniceto del Massa,” Artisti Toscani alla 1 quadriennale”, Del Massa si limita all’elenco degli artisti;L’ITALIA LETTERARIA52*1 febbraio 1931Alla Prima quadriennale,i Toscani.”Fra i giovanissimi bisogna ricordare il Lazzareschi,il Valenti e Paulo Ghiglia che espongono opere non ancora libere d’influenze scolastiche,ma tali da testimoniare la presenza di qualità molto serie”(Nino Bertocchi).Ancora LA NAZIONE53*del 1 febbraio 1931,Motivi e tendenze dell’Arte Italiana alla Quadriennale di Aniceto del Massa,con la foto pubblicata del dipinto di Paulo grande un quarto di pagina.

La rivista romana ,OMNIA57* Febbraio 1931,La prima quadriennale d’Arte”: Saltiamo la sala 22,la cui arte è estranea al nostro sentimento e ci fermiamo con piacere alla successiva,qui vi è un bel “bimbo che dorme”(n.3)del toscano Paulo Ghiglia.La rivista Dedalo48*,marzo,”La Prima Quadriennale Romana,”pag 701,di A.Maraini”quel gruppo di toscani,invece che si è fatto ripetutamente notare per compattezza ed equilibrio riesce questa volta poco felice, quasi si fosse,da….a..all’infuori di Bausi e Paolo Ghiglia che non sono,del resto, alle prime armi”. IL Secolo XX 48bis**,Il Popolo di Trieste54*,17 marzo 1931,La prima quadriennale di Renzo U. Montini: “Paulo Ghiglia, è pittore ottocentista. Quanta intima realtà in questo suo “bambino che dorme”.Dorme biondo e bianco in grembo ad una donna,e nel fondo da un camino nerastro, un ceppo ardente sprizza faville. Null’altro. Ma nel— quel grembiulino bianco e rosso, quei capelli biondi cenerini, quel visino tondo con la boccuccia dischiusa, a un —mettono un gran chiarore:una luce di tenerezza e di ineffabile grazia. Non l’avevamo detto che si sarebbe chiuso con visioni di bellezza?.

Lo stesso Montini ripete per altri giornali l’articolo uscito ne “il Popolo di Trieste “ ,in “ vedetta fascista” sempre del 17 marzo,il 18 marzo nel “Brennero” e nel “ Giornale del Friuli”,il 2 aprile nella “ voce di Mantova”.

La rivista Architettura e Arti decorative56*,Maggio 1931,“La 1 Quadriennale”.Il Corriere Padano51*del,15 Aprile 1931,1 quadriennale Romana, Artisti e opere al piano terreno”-Nella sala 23,una ottima cosa di Paulo Ghiglia,un bambino che dorme ben armonizzato e dipinto ,peccato abbia messo una cosa che urta:un fuoco acceso nel camino.(Anacleto Margotti).Il Telegrafo55*di Livorno del 14 Gennaio,”Arte Toscana alla 1quadriennale”poco distante un altro quadro di grazia infantile dovuto al pennello di un altro toscano:Paulo Ghiglia. E’il “bambino che dorme”Una piccola creatura rosea che riposa,nell’abbandono di un sonno felice,vegliato dalla madre,in un angolo scuro di cucina,nella quale -vivace nota di colore- guizza ,nello sfondo, la rossa fiammata del focolare.

Con altre pazienti,molto pazienti,ricerche sicuramente riuscirò a trovare altre riviste e giornali con servizi della prima quadriennale e forse anche di Paulo e del suo bel dipinto. Quel quadro,del quale ignoro la collocazione odierna,Paulo lo ha pubblicato molte volte nei cataloghi di mostre e monografie fino agli ultimi degli anni settanta.

Della vendita della “Raccolta Pesaro” a Milano dal 14 al 18 gennaio è citato dal catalogo della stessa nella presentazione in dieci pagine di Raffaele Calzini di parte dei dipinti in vendita,dopo i macchiaioli parlando dei quadri “piccoli” dei Toscani:Accontentiamoci di applicarla a questi quadri dei toscani e di vedere come i loro autori sono stati fedeli al loro ideale d’arte e come si sono sforzati di chiudere un mondo di colori e di forme in questo piccolo spazio senza rinunciare alla personalità della tecnica e alla sincerità dell’ispirazione. Scuola Toscana di onestà artistica che non s’arresta agli epigoni del macchiaiolismo ma che è ancora visibile nei quadri di Paulo e Oscar Ghiglia (le sorelle,di Paulo e mucca alla mangiatoia, di Oscar).

Il quadro dipinto a Arezzo, La stalla, è presente dal 26 aprile al 3 maggio ad Atene per la “settimana italiana in Atene”60*un bel catalogo completo di varie categorie artistiche in esposizione.Dopo le rituali premesse e presentazioni varie( sempre gli stessi!) la prima in elenco è la pittura con la lista dei centodieci pittori italiani presenti con una opera ciascuno e il titolo di essa. Paulo ,con la sua “stalla”.Vende quel dipinto ad un privato,come riportato nella rivista di Milano le Arti Plastiche61*nel numero 10,pag 3, le vendite della Mostra di AteneAnche quel dipinto sarà riprodotto successivamente in molti cataloghi .

E’ presente la scultura con venti artisti,l’incisione con 35 incisori;opere in ceramica,in legno,in alabastro,il mosaico,altri lavori di artigiani-artisti come opere in paglia,vetro,cuoio..bella manifestazione!

Dopo queste esposizioni pubbliche si ritrovano ancora i dipinti di Paulo in vendite private a Firenze presso il villino del Checcucci:

La Raccolta Enrico Checcucci62*vendita a cura della Galleria Geri di Milano nel villino del Checcucci, Via Aretina 394.Organizzata e diretta dallo stesso cavalier Alfredo,passano in asta,come da catalogo,circa 220 dipinti fra i quali gli invenduti del 1928 e i restanti di casa Checcucci.

Il Checcucci dopo la vendita dei suoi Macchiaoli del maggio 1928 alla galleria Pesaro questa volta non solo per vezzo ,ma purtroppo per necessità,l’attività è andata male,organizza una vendita all’asta dei restanti dipinti dello stesso. Nella vendita del Checcuccii Ghiglia sono presenti con sette opere di Oscar, trentanove di Paulo e settantuno di Valentino. Passa in asta anche il famoso ritratto del Checcucci già presentato in antiporta nel catalogo della vendita dei macchiaioli del 1928 e presente nella mostra del 1930 a Piazza di Spagna .

A Livorno dal 25 giugno al 15 luglio nella famosa galleria Bottega d’Arte63* si disperde la collezione dei Macchiaioli di Mario Galli,nelle 150 opere esposte si trovano in una sala dedicata i dipinti dei tre Ghiglia.Il catalogo:vendita di 150 opere pregevoli della raccolta Mario Galli

Anche il Galli, scultore e gallerista, già in precedenza aveva già venduto parte dei suoi dipinti sia nel 1926 a Firenze alla casa di vendite Materazzi e Fantechi e nel 1927 a Milano alla Galleria Geri,fra i lavori in vendita di Paulo c’è un disegno che ritrae lo stesso Galli con dedica.

1931. Milano64*,Galleria Pesaro,dal 9 novembre,vendita Raccolta del Cav Alfredo geri,dipinti di P.G,già collezione Checcucci,Firenze

A fine anno ancora a Milano la galleria Pesaro presenta nel catalogo di vendita,edito da Bestetti e Tuminelli,del collezionista Enrico Mascioni65* dipinti del periodo verniano di Paulo,come descritto nel catalogo d’asta. Nel testo, di E.Somarè:di Paulo il cruccio di una giovinetta toscana,espressa da un disegno espressivo e costruttivo .Plasmata e colorita attentamente,senza alcun impaccio mascherato di novità e senza inutili bravure.La rivista “le Arti Plastiche 66*” nella presentazione delle opere in vendita cita i dipinti di Paulo.

1931 (?) Roma,I Romaneschi67* Trilussa ,Favole Fasciste con disegno in copertina di Paulo Ghiglia del 1930

Da qui le note dolenti.. per catalogare per data,in modo preciso, il suo “viaggio” a venire. Dal 1931 non parteciperà più a manifestazioni,esposizioni nazionali e pubbliche organizzate,ne a premi ne “gran premi” inizierà il suoi percorso di stile e di vita ,libero ,quasi sempre “da regole di regime”, più consono al suo temperamento e non ci saranno che pochi riferimenti certi per datare i suoi continui e irrequieti spostamenti. Il primo interrogativo(ormai irrisolvibile)è il perché Paulo non partecipi più a manifestazioni pubbliche,mi viene spontaneo pensare che“grazie”al suo carattere, nonostante l’apprezzamento del bel quadro alla quadriennale,forse per non essere stato premiato abbia deciso di rinunciare a quelle manifestazioni gestite e forse..pilotate. O più semplicemente,non apprezzando le competizioni..abbia deciso di rinunciarci definitivamente

E’ a Parigi nel 1931:E’difficile datare precisamente quando Paulo va per la prima volta a Parigi,tratto dalla monografia su Paulo di Michele Biancale del 1945racconta che ”dopo la mostra di Milano del 1929,rientra a Firenze insoddisfatto dei ritratti eseguiti e decide di partire per Parigi”.

Nella monografia viene ignorato l’avvenimento della mostra della camerata degli artisti del 1930,lui è presente a quella mostra e quindi nel 1930 è in Italia.Forse non è presente alla quadriennale del 1931,ne alla mostra ad Atene,per cui si può prevedere che il viaggio a Parigi sia nella primavera/estate del 1931. Il Biancale racconta:

Arrivò e s’immerse subito nel caos della grande metropoli,vagò per ore sbalordito,spaventato , stritolato dal mare di persone. Si sentì perduto, disarmato. Purtuttavia non poteva tornare ancora a casa,sarebbe stata ancora una sconfitta, soffrì,per forse un mese,a Parigi.Decise di rientrare in Italia e,racconta ancora,”prese il treno rientrando in Italia andando fino in Sicilia, dal Barone Guido Libertini, grande amico del padre,collezionista e archeologo,li rimase un po’di tempo ritraendone la famiglia”.

Un disegno che ritrae il Libertini sarà poi anche pubblicato. Altri dipinti saranno successivamente venduti,uno dei quali mi venne proposto molti anni fa e che acquistai,insieme a un dipinto di Oscar Ghiglia ,acquisito dal Libertini durante uno dei suoi soggiorni fiorentini.

Del periodo Parigino ho raccolto qualche disegno,uno o due di quell’anno e gli altri,forse,del periodo successivo, il 1933. Un disegno del 1931 è sicuramente firmato successivamente da Paulo,degli altri,uno è senza firma:un bellissimo disegno fatto nel metrò pieno di gente,un altro che ritrae un’elegante ragazza parigina,seduta,a pastello,anch’esso firmato successivamente,un interno di un caffè concerto con diverse persone in attesa dello spettacolo e un bell’autoritratto a lapis,scarno in volto forse per la fame o la malattia.. molto intenso.

Ancora alla Verna nel 1932; è datato il dipinto del ritratto della bella Maria in primavera,(presumo dai vestiti da lei indossati).

Cenni bibliografici ancora nel 1932: è citato nell’Enciclopedia Treccani69* ,vol XVI- pag 915 dove descrivendo Oscar vengono iscritti come pittori anche Paulo e Valentino. Enrico Somarè sempre nel 1932 in” cronache di arte contemporanea67*”fa il resoconto dell’arte del periodo inserendo la mostra dei Tre Ghiglie del 1929,alle pagine 54 -56.

Altra curiosità:una cartolina stampata per la mostra alla camerata degli artisti del 1930,da me “ritrovata” è inviata nel 1932 dalla madre Isa,a una amica di Milano,la signora Maria Borgese,moglie di Leonardo ,gia ritratto a Milano da Paulo, dove con affetto saluta comunicandole che dal primo novembre la famiglia si trasferirà in Via Chiarugi al n.17.

(3)A Firenze nel dicembre del 1932 Delfino Cinelli presenta il discorso d’inaugurazione di una mostra di Paulo insieme a Valentino,alla Galleria Firenze 68*,direzione Cavalensi e Botti,con un catalogo delle opere in quattro pagine ,in prima pagina un bel quadro di Paulo,una maternità eseguita alla Verna.

Valentino presenta 36 dipinti,Paulo 45 oltre a 58 disegni e tre sculture!..novità per l’artista: un ritratto di giovinetta,una testa di fanciulla e cavallo che beve. Quadri eseguiti ancora a Firenze,La Verna ,Castelgandolfo(da Petrolini)e in altri luoghi. Fra i lavori presenti in mostra. Dei disegni Parigini del 1931 nessuna traccia.

(4)Il primo gennaio del 1933 si inaugura a Livorno una sua personale alla “ Bottega d’arte” nella galleria in sale diverse contemporaneamente a Paulo espongono anche Leonardo Bazzaro e Ferruccio Pizzanelli. Un unico catalogo70*

Per Paulo la presentazione è di Umberto Ceccardi:

Io vedo,lontano,nel futuro,il tuo nome. La tua arte mi fa pensare ai favolosi tesori dell’Oriente misterioso dove, nei capaci forzieri, sono racchiuse le pietre più belle e più lucenti.E ci sono nella tua arte,e misteri e tesori. Con quale mistero trai tanta bellezza?.Da dove tanta ricchezza di luci,di colori, di linee; ed i sorrisi delle faccie divine, le soavi mestizie dei volti, l’indefinibile incanto dei cieli e della natura?..Quante volte,noi, miseri mortali,non abbiamo sostato indifferenti,sui luoghi che tu hai ritratto sulla tela e siamo passati oltre senza una emozione o non degnati di uno sguardo uno dei volti che tu hai dipinto?..Perche oggi vediamo,attraverso la tua arte,tanta bellezza e tanta dolcezza che prima non avevamo veduto?.. La tua tavolozza, la tua anima sono le interpreti che ci rivelano un nuovo reato e ce lo rivelano con gli attributi delle divinità; il miracolo, la luce,-che è colore- il canto,-che è poesia, la soavità,- che è amore- Non so quante primavere ti abbiano sorriso. Solo ai puri, agli innocenti, ai bambini, è dato conferire con gli dei. Tu indugi in questi colloqui e racconti poi a noi,quello che hai ascoltato e quello che hai veduto. E,religiosamente,ti ascoltiamo. Narra..narra ancora.. per la nostra letizia.”

Fra i 19 lavori presenti in mostra,salvo il ritratto di Calafato al porto,non sono presenti altri quadri di Livorno. C’è un lago di Castel Gandolfo, dipinto durante una visita a Petrolini,un quadro del fratellino Benedetto,il bel ritratto/autoritratto di Isa con lui che dipinge ed altri..

la “Rassegna dell’Istruzione Artistica71*”,febbraio 1933 edita in Urbino,recensisce la sua mostra alla Bottega d’Arte pubblicando il dipinto di Isa .

Del 1933 ci sono dipinti che testimoniano la presenza di Paulo in italia,uno eseguito a Livorno,forse, durante la mostra alla Bottega d’Arte un quadro su cartone:nel porto,con dedica :“a — con amicizia, aggiungendo :quanto cacciucco sè mangiato!”

Il Ritorno a Parigi

La “sconfitta” della prima volta gli brucia ancora, rinvigorito da quella bella mostra di Firenze prima e quella di Livorno poi,riparte,vive comunque momenti duri,difficili,dove per “sbarcare il lunario” suona anche la chitarra per strada. Sono, forse,i momenti più belli del periodo parigino i più sentiti e sofferti ma a differenza della prima volta è deciso e nei disegni che quotidianamente esegue,esprime una carica e intensità forte realizzando dei veri capolavori.

L’autoritratto che io ho,lo ritrae magro e stanco e per darsi forza lo dedica a se stesso.” Par lui mème”.Ha problemi di salute,prende i “gattoni”, ancora smarrito e sfiduciato scrive a Petrolini,il quale gli risponde incitandolo a resistere e continuare la sua avventura. Petrolini stesso gli scrive che stà per arrivare a Parigi.Oscar scrive a Paulo,avvertito della situazione dall’attore,dove,amorevolmente,ma con cautela,(il figlio è testardo e orgoglioso),gli dice di non preoccuparsi ma che “torni pure è ben accetto a casa” Il figliol “non” prodigo resta a Parigi.

Paulo racconta da ritratti allo specchio del periodo Parigino.

Anch’io come Sacchetti ho capito Parigi, Li sono nati disegni che non ho più fatto in vita mia. Come lui ero un poveraccio, veramente solo,sconosciuto e veramente solo. Dovevo trovare la mia strada,non mi interessavano i soldi, ma almeno l’indispensabile per non morire di fame. Quella strada la trovai guardando la gente in faccia, spiandola sfacciatamente, entrando in loro. Se avessi parlato a questi individui, non sarei riuscito a tanto,non li conoscevo, ma dovevo conoscerli. Non conoscete me ,ma io conosco voi e vi ritraggo perché ho bisogno di vivere la vostra esistenza,passando attraverso a voi. Nei momenti brutti, quando la solitudine mi faceva stare male, girovagavo guardando in faccia la gente ,come preziosi modelli, mentre la mia matita correva, interrogava i visi di essi. Attraverso questo lavoro ho potuto capire la gente. Proprio in questi disegni sono riuscito a comprendermi e farmi comprendere. La fame mi faceva vedere le persone in modo profondo, eccezionale, da darmi soddisfazione.. anche se non guadagnavo il pane. Mi sentivo padrone di me stesso, raggiungevo sicurezza, questa era la mia conquista.”

Paulo si ricorda di un amico conosciuto a Roma che viveva anche a Parigi,lo ritrova all’indirizzo avuto dallo stesso tempo prima:“ricordai di avere l’indirizzo di Augusto Cavicchia a cui avevo fatto un ritratto a Roma,mi aveva promesso che se fossi tornato a Parigi “sarebbe riuscito a farmi commissionare il ritratto di Josephine Baker”. Quando andai da lui c’erano altre persone:il pugile Cleto Locatelli ,l’attore siciliano Lucio Flamma,una ballerina argentina ed altri giovani italiani”.

(Il Cavicchia sarà di nuovo a Roma e,dalla fine degli anni trenta ai primi quaranta , lavorerà come aiuto regista per vari film ,anche di successo, con Mario Bonnard, con il quale lavorerà in qualche film anche il grande Aldo Fabrizi.(Paulo sarà amico del Bonnard nel catalogo del 1937 di una esposizione romana presenta il ritratto dello stesso, e anche dello stesso Fabrizi).Il Locatelli,campione europeo della sua categoria,alla fine 1933 andrà negli stati uniti per degli incontri,nel 1934 tornerà per sempre a Parigi,dove vivrà,dilapidando pian piano tutti i suoi guadagni, vivendo poi in miseria,fino alla sua morte nel 1961, il Flamma “attore” sarà noto,più tardi,per le sue frequentazioni negli Stati Uniti con ambienti della malavita).

Paulo inizia a disegnare nei locali notturni che frequenta insieme al Cavicchia e al Locatelli e agli altri amici,panchine vuote nei momenti tristi, metrò affollati, esterni con persone dei bistrot,lavora molto realizzando bei disegni che,anche,gli stessi amici gli acquistano,barattandoli spesso con sussidi quotidiani. Esegue anche qualche ritratto,di ballerine nei locali notturni e,a volte a olio,anche delle stesse proprietarie,riempite da lusinghe e complimenti per poterle ritrarre,per poi avere libero accesso, ”dove ormai ho libero accesso perché considerato un giovane e famoso pittore italiano,”

Quei lavori gli danno la notorietà,questo lo aiuterà per commissioni di ritratti alle persone che frequentano gli stessi locali notturni.

Ha,finalmente,il suo studio personale diviso con un giovane violinista. Paulo stesso racconta “che in prossimità del giorno dell’affitto da pagare con la mia chitarra e il suo violino spesso c’improvvisavamo per racimolare il denaro mancante,suonando davanti ai bistrot..ricevendo anche consenso!”

La svolta:Il suo amico Cavicchia ha contattato Giuseppe “Pepito”Abatino ,un abile personaggio che è diventato manager e marito di Josephine Baker ,Paulo lo ritrae da una foto che lo stesso Cavicchia gli ha procurato. Quel ritratto del marito piace anche alla Baker,e,tramite Cavicchia,commissiona il suo ritratto a Paulo.

Nacque un opera bellissima, la Baker venne nel mio studio,indossava un abito lungo di tulle bianco con dei gigli ricamati,feci vari disegni, posò ..una unica seduta. Lo finii in studio,con calma. Prima di consegnarle il quadro lo tenni ancora qualche giorno per farmi pubblicità,videro il quadro molte persone che lo apprezzarono. Capitò nello studio un italiano, Benahim,che avevo conosciuto a Firenze, consigliandomi di chiederle quindicimila franchi”.

Con Cavicchia portarono il dipinto a casa della Baker, abitava appena fuori Parigi in una zona bella, residenziale:”una villa piena di animali, scimmie ,uccelli,un leopardo.“Arrivammo ma Abatino e la Baker non c’erano.

Erano le tredici,delusi andammo a mangiare li vicino davanti a un laghetto un panino con un bicchiere di vino dividendo con i cigni parte del nostro pranzo. Eravamo senza soldi e speravamo nella consegna del dipinto. Alle 15 tornammo alla villa,ci apri il cameriere,un ragazzo siciliano,che prese in consegna il dipinto per portarlo alla Baker.Passarono minuti di febbrile attesa,lo stesso cameriere correndo verso di noi e quasi urlando ci comunicò che il ritratto gli era piaciuto molto e ci accompagnò da lei.”Abatino e signora mi fecero i complimenti e visto che loro ancora non avevano pranzato ci invitarono, mangiammo di nuovo!.”

Paulo racconta che dopo il pranzo la Baker gli salutò e andò a riposarsi. Restando con Abatino che fece visitare loro la villa, gli animali e l’orto che avevano messo sù.“Abatino lodava i suo carciofi,i ravanelli,le cipolle, senza parlare di soldi.”

Sia il Cavicchia che Paulo subivano,in silenzio le “lezioni ortive” sperando chiedesse anche il costo del dipinto.” Ad un certo punto ,innervosito è stanco dissi in modo sfrontato al Cavicchia:torniamo a Parigi è tardi. Rischiando di tornare a piedi e senza un soldo .A quel Punto Abatino,che aveva capito,mi domandò quanto volevo del ritratto ed io quasi canticchiando gli suonai ”quindicimilafranchiiiii.Senza battere ciglio,nell’orto, fra carciofi e ravanelli,tirò fuori di tasca il grosso portafoglio e contandoli uno a uno mise su un muretto tutti i soldi richiesti.Tornammo a casa contenti.L’eco per quel ritratto mi consentì di vivere bene per un po’ di tempo anche ritraendo signore e signori parigini.”

Scritti sul periodo parigino si troveranno più tardi,nel 1945,Michele Biancale nella monografia di Paulo ,raccontatagli dallo stesso ,che scrive:Vediamo il venticinquenne Ghiglia a percorrere Parigi con quel cespo di capelli scarruffati e gli occhi spiritati.Muore di fame,ma è giovane e se le sere si apposta in un tavolo della “Coupole” vede arrivare nelle ore tarde la parigine che avanzano col passo di Elena greca,Gli sembrano non donne ma dee nell’incedere, nel garbo delle loro vesti lunghe,nel gesto:Folgorate da mille luci del ritrovo notturno,esse,folgorano,a loro volta,il giovine Paulo che scorda San Francesco della Verna,trecciaiole e pastore .Tra i tavoli assiepati gira il solito disegnatore zazzeruto con l’album di fogli sotto il braccio

E ancora:Aveva forse la Baker bisogno di un ennesimo ritratto?.Lei che aveva posato per pittori e scultori, prevalentemente italiani,posò anche per Ghiglia,avendo visto già prima in casa di madame Mofli,il ritratto che Paulo aveva dipinto e il ritratto del marito Abatino. Così gli furono aperte le porte del Casinò al giovine artista che potè saturarsi di eleganze,di colore parigino,di mode e di luci.

Madame Mofli era la titolare di un locale notturno Paulo l’aveva convinta a posare per lui ,pensando ai futuri “vantaggi”che avrebbe potuto ricevere, e ci furono. L’avventura parigina si concluse con una diecina di ritratti a olio,purtroppo nessuna foto degli stessi accompagnò il suo ritornò in Italia. Molti invece i disegni che riporta con sé,soddisfatto dell’esperienza vissuta.

Nello stesso periodo a Parigi arrivò anche Petrolini che al Thetre de la Potinièr, per les premieres rapresentatinons et sa compagnie,nel libretto del teatro oltre alle foto dell’attore,è pubblicato il ritratto eseguito da Paulo qualche anno prima72*purtroppo il libretto non riporta la data,che è comunque del giugno del 1933,ne l’inizio delle sue manifestazioni teatrali ma che vengono pubblicate da Paris,ActionFrancaise73** ,7.06.1933 di Lucien Dubech tale il volto del nostro artista fissato da Paulo Ghiglia in un disegno,inserito nel programma di sala,che abbiamo voluto corredasse questo omaggio al cantore e dell’anima di Roma

Rientrato in Italia,Paulo dopo un breve periodo passato a Livorno dalla nonna,madre di Isa,parte per Roma.Qualche disegno parigino lo lascia dalla nonna,che ne terrà di conto.. grazie nonna Corinna!Infatti il disegno “nel metrò” che io posseggo proviene dalla casa della nonna,che dopo tanti anni,un figlio di Paulo,Maurizio,ritroverà insieme ad altri preziosi disegni,tenuti da parte,con orgoglio,dalla stessa.



Nel frattempo a Milano la Galleria Scopinich nell’ennesima vendita privata del tempo disperde ancora una collezione ,e nel catalogo di vendita della collezione Rizzoli della Pittura dell’Ottocento74*” Paulo è presente con un dipinto della Verna “i 6 castagni

E’anche presente nel catalogo stampato a Milano:Artisti e musicisti Moderni 75*”,La Fiamma Editrice,con il ritratto del musicista fiorentino Attilio Brugnoli.

A Milano la Galleria Dedalodisperde la Raccolta Federico Gussoni76* , esposizione e vendita nel catalogo Rizzoli nel gennaio 1934 con qualche dipinto di Paulo del periodo verniano

La rivista Le Arti Plastiche77* nel numero di Gennaio cita anche Paulo fra gli artisti presenti nella collezione.

1934 è presente nell’annuario della confederazione nazionale sindacati fascisti,professionisti e Artisti 78*.

Parte per Roma,Nei primi giorni di Gennaio,un incontro d’eccezione per Paulo fu quello con Anton Giulio Bragaglia:futurista prima, regista di cinema e teatro poi,con un’intensa attività giornalistica e di scrittore,autore di numerosi articoli e saggi,molti dei quali dedicati all’archeologia,fotografia, cinema e sul teatro. Dal 1918, fu promotore, assieme al fratello Carlo Ludovico,della galleria d’avanguardia Casa d’arte Bragaglia di via Condotti n.21, successivamente il trasferimento nel Palazzo Tittoni di via Rasella ampliando le mostre anche alla pittura dell’ottocento e contemporanea. Vicissitudini varie lo costringono a spostarsi ancora nei primi anni trenta: La presentazione su una rivista d’arte nel 1932 del nuovo spazio di Anton Giulio Bragaglia in Roma con l’Invito a frequentare il “ Bragaglia fuori commercio”:

Mi sono organizzato in un pian terreno al n.11 dello scalone Mignanelli (Piazza di Spagna)privato. Dove le mie conoscenze potranno incontrarsi con me e i miei amici,allo scopo di comunicarci notizie,impressioni, previsioni.

Sarà il nostro centro di scambi artistici dove terremo delle disposizioni,oltre che riunioni e discussioni di quella che si dice “politica delle arti”Il locale è fuori speculazione, tutto a mio conto, e non avrà altra sorta di attività. Lo chiamo per questo “ Il Bragaglia fuori commercio”.

Io non percepisco rimborsi spese,ne quote affitto,ne percentuali di sorta. Non per questo gli artisti esponendoci,perderanno le loro eventuali vendite,perché io,senza alcuna partecipazione,li metterò a diretto contatto con la persona che s’interessa;in modo che essi a mostra finita potranno vendere. Lo ripeto non riceverò interessenze di sorta neanche sulle vendite future.

Ai più vecchi amici miei dirò che ho rifatto la mia galleria di via de Condotti, dove non si teneva commercio di quadri ,ma, soltanto rivelazioni di pittori. Se ce ne saranno ancora da scoprire essi capiteranno da me, perché qui non pagano niente..Con la presente prego tutti gli amici di suggerirmi nomi interessanti e nuovi. Anton Giulio Bragaglia.

L’incontro avvenne nella galleria,Paulo fece vedere la cartella dei disegni parigini al Bragaglia che gli organizzò subito la mostra :”Dopo Parigi andai a Roma dove feci una esposizione al Bragaglia,oltre ai miei disegni esposi qualche ritratto. La mostra andò bene, i pochi disegni invenduti me li prese tutti Don Giulio.Io volevo i soldi delle vendite,ma lui preferì i miei lavori.. quasi gratis. Non riuscii nemmeno a fotografarli erano disegni interessanti..Bragaglia li tenne per se e non gli vendè mai,gli portò nella sua di Anzio e proprio lì, anni dopo, tre bombe spazzarono via villa e disegni.

La mostra mi diede molta notorietà,in un quotidiano venne pubblicato un lungo e positivo articolo di Michele Biancale.Stavo in galleria a leggere il pezzo,quando mi sento battere sulla spalla,mi girai e un signore mi chiese: sei contento di questo articolo? Risposi: Accidenti se sono contento. E’ lei chi è ? domandai.” Sono l’autore di queste righe”,rispose.

Diventarono amici e per molti anni il Biancale segui il lavoro di Paulo.

(5)1934,rivista le Arti Plastiche, nelle recensioni delle mostre romane appare quella del Ghiglia alla Galleria Bragaglia fuori commercio di piazza di Spagna.79*


A testimonianza di quel primo periodo romano,sempre intervallato da fughe e ritorni,ci sono molti dipinti: i primissimi sono sicuramente: una piazza di Spagna e una piazza del Popolo fatta proprio nell’inverno del 34 appena arrivato,i ritratti su commissione nelle famiglie importanti che,grazie a Petrolini, frequenta. Paulo rimarrà spesso ospite per giorni e giorni in queste famiglie romane:gli commissionano un dipinto ,poi entusiasti del lavoro eseguito,gli chiedono quello del figlio, della figlia e di altri componenti della stessa famiglia, il soggiorno si allunga, per Paulo è vita,si fa conoscere come ritrattista.

(Ho il ricordo di un quadro, passato in asta,qualche anno fa a Roma, di un signore che ,nella bella terrazza della sua casa romana,davanti all’Altare della Patria,si fa ritrarre da Paulo mentre suona la chitarra. A parte la curiosità rimasta di chi fosse stato quel signore,ricordo che al retro del dipinto con la firma, ancora con la “P” staccata dal cognome,quindi sicuramente della metà degli anni trenta o poco più tardi ,viene riportato dallo stesso Paulo l’indirizzo dello studio :Via Margutta n.54 Roma). Non sono ,comunque, tutte rose e fiori:riesce a farsi commissionare Il ritratto dell’antiquario Barsanti,che ben riesce. Sarà pubblicato molte volte da Paulo nei cataloghi di mostre successive. Gli viene richiesto anche quello della moglie Guendalina.

Dopo aver fatto il ritratto di Barsanti, bello e sentito,fui invitato a farlo anche alla moglie,donna Guendalina, era molto importante per me, mi avrebbe fatto entrare nell’ambiente di gerarchi importanti,l’arte del ritratto è molto complicata se il personaggio lo senti bene, altrimenti sono guai.

Quella volta vidi che non mi veniva,”Forse stanco di dover riuscire a tutti i costi arrivò il momento della crisi,” chiamai la famiglia Barsanti ,dicendogli che il quadro era a fine. Presi una pennellessa ,strizzai della terra d’ombra sopra la tavolozza e la inzuppai nel colore. Poi, come uno spadaccino, cominciai a sciabolare sul viso ,sul resto del corpo e della tela dipinta fino a farlo divenire un orrendo mascherone. Tutti rimasero muti e sbigottiti,presi il telaio e lo buttai per terra,con i piedi ci montai sopra e lo sfondai a pedate. Me ne andai senza salutare. Barsanti non se lo meritava, ma lo feci perché ero padrone e libero di fare e disfare quello che volevo.”

Con quel gesto Paulo gettò al vento mesi e mesi di lavoro,rischiando il suo futuro di ritrattista a Roma.

Lui stesso racconta di quello che aveva disfatto in un giorno,chiudendosi le porte della Roma che contava.

Quel giorno camminai senza meta,ripensando a quello che avevo combinato, in un momento avevo annientato, quanto avevo costruito in tanto tempo,con la distruzione di quel quadro mi ero chiuso tutte le porte” e ancora” mi trovai vicino alla stazione tiburtina presi il primo treno per Livorno,lasciando così una serie di ritratti che dovevo fare a persone importanti”.

Riuscirà comunque a “risorgere” ancora,negli anni successivi conosce e ritrae personaggi importanti ,nobili e artisti:il ritratto a Lina Cavalieri del 1938,che poi introdurrà Paulo in Vaticano dove eseguirà dei ritratti. La famiglia Torlonia,i Ruspoli,i Crespi,I Colonna,ancora un ritratto a Trilussa,La Marchesa Sili: nobile e silenziosa “sponsor” di Paulo e successivamente il figlio Pio,che rimarrà grande amico di Paulo per tutta la vita , l’antiquario e orafo Sileno Nichilò,che sarà anche un vero“ direttore commerciale”, frequenterà il giovane Fellini,Bonnard,Aldo Fabrizi e tante,tante altre persone.

1934,è presente nell’annuario della confederazione nazionale sindacati fascisti, professionisti e Artisti78*pag 162

1934 E’ presente nel Comanducci80*catalogo dei pittori italiani dell’800,citato come pittore ,figlio di Oscar. cit mostra i tre Ghiglia

..Ritorna a Livorno dalla nonna Corinna,pentito e dispiaciuto per quello che ha fatto,si calma,e come niente fosse accaduto ricomincia a dipingere. Lì ritrova Delfino Cinelli e gli racconta quello che ha combinato, ricevendo dal Cinelli buoni consigli.

Conosce e frequenta Giovanni March,che in quel periodo ritrae insieme alla sua famiglia(ho un bel disegno di sua madre e due di sua figlia).Forse in quel periodo Livornese un ritratto dei tre fatti a Pietro Mascagni. All’epoca Mascagni viveva a Roma e a Livorno, dove alloggiava all’hotel Corallo,Paulo racconta:Mascagni era un tipo veramente interessante, tra noi non si parlava solo d’arte,ma di cose semplici, spesso fischiava le sue opere e anch’io fischiando l’accompagnavo. Ricordo volentieri i nostri incontri. Nel Museo Mascagni ,a Monte Nero, c’è un bel ritratto del 1941.

Un giorno di metà estate Paulo e Delfino Cinelli vanno insieme all’Ardenza per il pranzo,lì incontrano il March “ che era in compagnia di un uomo curioso,mi venne presentato come il signor Alberto Folena”, era uno dei soci che gestivano i rimorchiatori del Porto e dei traghetti per la Sardegna.

Mai potevo immaginare che dovesse diventare mio suocero: Feci subito amicizia,andavamo spesso a mangiare all’Ardenza con lo stesso, March e Romano Romani,il musicista, che veniva a Livorno d’estate,e che viveva a New York.Stavo bene con loro,una compagnia simpatica, grandi chiacchierate e pranzi. Mi ero dimenticato di Roma e di tutto quello che era successo. Mi sentivo di nuovo libero,come rinato,stavo bene con il signor Alberto al quale piaceva la mia rumorosa compagnia. Mi seguiva spesso quando dipingevo e un giorno all’aria aperta,nel verde mentre ritraevo una ragazza, mi propose di fare il ritratto a sua figlia.“Un pomeriggio al Bagno all’Ardenza arrivò il Signor Alberto con la moglie e la figlia. La mamma mi guardò male e quasi impaurita fece quasi un passo indietro , come avesse visto una tarantola!Con la figlia un solo sguardo e un saluto. Entrarono all’interno dello stabilimento,Giuliana doveva accompagnare al pianoforte un tenore e pittore ,era il Lomi,c’erano diversi invitati. Non entrai,ma,da fuori,sentivo che quella ragazza suonava bene,di musica me ne intendevo,grazie anche al fratello musicista che avevo in casa e agli amici che venivano a suonare da noi.

Alla fine del concerto il Folena lo invita a seguirlo a casa loro,con il Lomi e gli invitati che gli avevano accompagnati fino al bagno all’ardenza.

Per strada con lei restammo dietro a tutti e iniziammo a parlare,si camminava piano per poter parlare da soli,ogni tanto il padre e la madre girandosi verso di noi gli dicevano “ Giuliana , vieni avanti,vieni!. Lei camminava sempre più piano ,io mi sarei anche fermato.Era sera,aveva una specie di mantiglia di pizzo nero sopra i capelli, sembrava una spagnola, con un viso bianchissimo,quasi di cera,di certo non stava al sole,con due occhi chiari,parlava piano,con una calma e una dolcezza che tranquillizzava anche me. Mi sentii sereno. Sarei rimasto tutta la notte a parlare con lei, ma arrivati a casa loro,nonostante l’invito del Folena a restare ,me ne andai.”

Il Folena nei giorni successivi lo cerca per fissare il primo incontro “pittorico”,anche sua moglie e la figlia lo aspettano per il ritratto. Arriva il giorno del primo appuntamento. A Paulo la scelta del luogo per dipingere,era ancora estate a lui piaceva ritrarre all’aperto: “era un giardino molto grande,c’erano aiole fiorite di mille colori, alberi ,fiori azzurri e sul fondo siepi d’alloro. Scelsi per il dipinto un luogo bello e appartato,dove i genitori dalla casa non ci potevano vedere. Iniziammo il nostro dialogo,parlavamo di tutto,iniziammo a conoscersi e,forse,a volerci bene. Quella fanciulla era una cosa nuova ,sentivo in me qualcosa mai sentita prima. Era per me destino che io sposassi un personaggio dei miei ritratti.

Intanto passavano i giorni e il Folena,a fine giornata, guardando il quadro che cresceva, non avvertiva la stessa velocità e irruenza nel comporre il dipinto della figlia come aveva visto fare da Paulo con altre ragazze e modelli,comunque,lentamente,andava avanti.

Era tanto il desiderio di vederla che a terminare il ritratto,invece di tre o quattro giorni, ci misi un mese: ogni giorno avevo da aggiungere una foglia nuova o altri particolari per “allungare”il ritratto. Mi trovai alla fine del quadro senza mai aver parlato d’amore, nessuno dei due aveva iniziato.

Intanto il Folena,sempre più insospettito dal “lungo” ritratto aveva cambiato atteggiamento con Paulo :Mentre suo padre,l’uomo simpatico che avevo conosciuto al Lido,subì una metamorfosi diventando quasi mio nemico ,la madre invece si era addolcita.

Finalmente sta per arrivare la consegna del dipinto,il giorno successivo c’è da fare,forse,l’ultimo “ritocchino” e apporre la firma.” Prima di lasciare quella casa,sentivo il desiderio di consegnare a Giuliana qualcosa di più chiaro,una mia dichiarazione scritta la notte precedente,e di getto le dissi:” Ho scritto una poesia”. E Lei:una poesia?. “Si, ma gliela faccio leggere domani”,tirandola fuori dalla tasca facendogliela vedere,lei me la strappò di mano,io mi allontanai dalla sua casa correndo come un matto.”“Il giorno dopo mi presentai suonando come al solito, mi apri la cameriera che mi fece accomodare nel giardino come di consueto. Ero in anticipo,sulla panchina di legno dove lavoravo per il ritratto,trovai un fiore rosso ,un garofano. E’fatta! Pensai. Quando lei arrivò mi guardò ,io ero con il fiore in bocca,la guardai e in silenzio…me lo mangiai.”

Finito il quadro ,dovevo cambiare aria, non c’era per me in quella casa un grande entusiasmo. Il Folena,era diventato un mio acerrimo nemico,la mamma accettava il sentimento,ormai chiaro, di Giuliana che provava per me. Iniziarono i nostri incontri,il nostro rapporto cresceva di nascosto al padre. Lui si era informato su di me a Firenze:che ero un artista molto discusso,ero scapestrato e anche donnaiolo, viaggiavo sempre,ero la pecora nera della famiglia.

Iniziarono a scriversi,pur vivendo a Livorno entrambi, anche soltanto per organizzare i loro appuntamenti. “La nostra storia continuò ancora fino a quando piantai tutto e me ne andai a Roma dicendole: io non ti scrivo più, non leggo più le tue lettere, chiudo se non mi segui.”

Paulo ritorna a Roma individuare una cronologia certa è impossibile. Di sicuro i tanti quadri e disegni di quel periodo testimoniano della sua permanenza a Roma, “ovviamente” gira in lungo e in largo per l’Italia allo stesso tempo. Lo si trova a Genova ,sicuramente anche a Firenze e ..ancora a Livorno.

1935,Firenze,allaGalleria d’Arte S.A, via Cavour dall’8 al 12 aprile del 35,catalogo della vendita all’asta collezione Anton Giulio Bergamini81* con dipinti di Paulo.

1935,FIRENZE,Agosto, Illustrazione Toscana e dell’Etruria rassegna dell’Italia centrale82* con ritratto di Vito Frazzi di P.G del 1931 .

Un bel giorno vidi arrivare a Roma la mamma e la figlia,la mamma Berni era rimasta nostra alleata: ragazzi,cosa fate ora ?.Bisogna sposarsi!.Sposai Giuliana senza il consenso del padre,e finalmente ebbi la mia donna di giorno e di notte per me “

A testimonianza di quei primi periodi di Giuliana a Roma ci sono dei dipinti dove Paulo la ritrae in una terrazza sui tetti della loro prima casa romana,del quale io posseggo il bozzetto. Un bel dipinto finito dello stesso soggetto lo vidi tanti anni dopo in casa del suo amico Ugo alla Verna.

Nel 1936 tornano sicuramente a Livorno, la pace con il suocero è fatta.. E’ di quell’anno un dipinto ad una signora Livornese visto personalmente in casa di amici dove mi è stato raccontato un aneddoto divertente: la nobile signora Duranti commissiona il ritratto a Paulo che lo esegue nel soggiorno della residenza all’Ardenza della stessa,la fa accomodare su una poltrona in velluto damascato bianco e blu, ben pettinata,elegante con un bel vestito scuro con collo di pelliccia di volpe lasciando le spalle scoperte,la collana di perle e gli orecchini a pendant fanno il resto. Sullo sfondo una tenda verde e mobili vari. Paulo si impegna, per realizzare un bel quadro gli occorrono varie sedute: evidenzia gli accessori citati,il volto e i capelli,le mani perfette,il brillante al dito che emana riflessi di luce.. in modo quasi perfetto..quasi un dipinto iperrealista. Alla fine il quadro viene consegnato ma,a parere della Duranti,lo ritiene troppo “perfetto” e gli commissiona un altro ritratto ,lo vuole più mosso..più moderno insomma!. Paulo bofonchia ma esegue,la fa accomodare, prende tela pennelli e colori e forse in mezz’ora…un’ora?.. realizza il dipinto. Gli amici che mi hanno raccontato questa storia mi hanno invitato a vedere anche l’altro dipinto,che è collocato in altro luogo. Lo ritengono un capolavoro!:pennellate rapide, colori spalmati sulla tela senza disegno preparatorio,un quadro impressionista!.

(6)1936,Firenze,dall’otto di febbraio una esposizione a Firenze presso il Lyceum,dal catalogo, Paulo Ghiglia: «Mostra del ritratto» con prefazione di Delfino Cinelli83**

1936,Firenze, RE LEAR, di Vito Frazzi ,3 atti di Giovanni Papini, alla stampa il menabò con la partitura per orchestra –con il disegno di Paulo raffigurante Re Lear84*

1936,Firenze,Re Lear, manoscritto con la partitura d’archestra,( manca il disegno di P.G), foto ritratto di Papini e ritratto di P.G di Vito Frazzi 84bis**

Nasce a Roma il 2 giugno 1936 il primo figlio, Diego.

1936,il 29 giugno muore Petrolini. A Paulo rimane il rimpianto di non avergli mai fatto un ritratto a olio,e in quegli anni,dopo la morte dell’artista, dipinge tre quadri che lo raffigurano in tre importanti scene teatrali: il medico per forza, Giggi er bullo e Mustafà. Oggi quei dipinti sono collocati nel museo del Burcardo.

La rivista di Milano Emporium85* nel vol-84 del settembre pubblica con un lungo servizio di Alberto Francini :Le Mostre Romane dei primi sei mesi dell’anno ” poiché le manifestazioni artistiche della capitale sono generalmente più frequenti e importanti fra autunno e primavera ,in questi primi sei mesi del 1936 non potevano mancare molte e notevoli esposizioni ,elenchiamo e diamo qualche notizia anche a distanza di tempo: L’attività della Galleria della Cometa,della galleria Apollo,del Bragaglia fuori commercio,della Barcaccia, dello studio Jandolo.”

(7)Alla Bragaglia fuori commercio cita fra le altre anche la mostra di Paulo Ghiglia. (Evidentemente il rapporto con il Bragaglia è andato avanti,nonostante i disegni parigini “scomparsi”due anni prima).Nel bollettino del”Il Teatro sperimentale degli indipendenti”86** nelle mostre alla “Bragaglia fuori commercio” viene citata la mostra di Paulo.

1937,a Maggio L’editore Ceschina di Milano,pubblica gli scritti postumi di Ettore Petrolini86bis** raccolti dal figlio Oreste dal titolo “al mio pubblico” con il disegno in antiporta ritratto da Paulo. All’interno alcune poesie, barzellette e anche pensieri filosofici dell’artista. Fra tante sui scritti la divertente ” che terribile sventura..” scritta a Firenze ,nel primo decennio, durante un suo soggiorno, racconta dello Sforni, collezionista di Oscar Ghiglia, che acquistato un quadro,delle zucche gialle dallo stesso,cerca di appenderlo in casa, non riuscendo a collocarlo ,lo stesso Oscar insieme al Lloyd lo consigliano dove meglio possa stare, dura un po’ questa storia,i pittori si divertono,la moglie dello Sforni ,ironica,si rifiuta di appenderlo in cucina ,c’è il fuoco e c’è il rischio di trovar qualche mattina le ..zucche cotte! E ancora: come fosse un armatore che fa il varo di una nave. Alla fine: Sorridendo ,sempre a modo, stacca il quadro e toglie il chiodo, e ripensa: che sciagura! Collocare la pittura..

Ancora Nel 1937 a Firenze,galleria Firenze88*è presente nel catalogo di vendita Pittura dell’800 e Contemporanea- 29 maggio- 5 giugno Con Dipinti di P.G

1937,a Roma nel Catalogo della IV Rassegna Nazionale di Musica Contemporanea89* al Teatro Adriano e Sala di Santa Cecilia è pubblicato il ritratto di Spartaco Copertini del 1929 eseguito a Firenze.

8/1937, Nel maggio una personale a Roma dal 1 maggio al 22 nel palazzo di proprietà del Principe Don F. Colonna,in via Frattina,

(87*)organizzatadall’orafo-antiquario grande estimatore e collezionista di Paulo,Sileno Nichilò.Il Principe,già ritratto da Paulo insieme ad altri componenti della sua famiglia,lo ospita con piacere nel suo palazzo per l’esposizione. Una mostra privata a tutti gli effetti,Paulo,pur apprezzato dalle gallerie romane, lavora per commissioni private,vendendo da solo i suoi lavori.Il Nichilò,gli organizza mostre e procura commissioni per i ritratti che ormai fioccano, anche,ovviamente,per trarne profitto.I collezionisti di Paulo,si sono sentiti “quasi obbligati” di aiutarlo, proponendolo ad altri nuovi,sentendosi importanti anch’essi: la pittura di Paulo era bella.. era un privilegio partecipare.. L’ho fatto anch’io!.Più tardi, negli anni sessanta,in California era conteso da ricche famiglie che nelle loro ville gli organizzavano dei party esponendo i suoi dipinti ,una o due sere di esposizione di ritratti già eseguiti a famosi conoscenti per ricevere le commissioni di nuovi ritratti degli amici e anche di attori presenti

Il catalogo-invito87* della mostra:un pieghevole di otto pagine,dove riassume i lavori presenti e riproduce qualche dipinto:In bianco e nero un autoritratto,di proprietà del Nichilò,la ciociara:una anziana donna in primo piano fra i fiori del suo negozio, con in fondo al dipinto,quasi nascosta ,ma presente,la giovane moglie Giuliana,quasi a controllare il marito;un particolare del dipinto di metri 3,20 x 2,20 Dono alla Patria dove le donne italiane cedono gli anelli nuziali a difesa del futuro Italico,Ozio,un bel dipinto di una ragazza,seminuda,che riposa sul divano ed infine il particolare di una “seduta del gran consiglio” un quadro di 4,50 metri x 2,50 su tela.

Fra le opere citate:i ritratti dell’antiquario Barsanti, con il quale si era riappacificato,del regista Mario Bonnard,del marchese Giacomo Marescalchi,il ritratto di S.E.G Marconi in conferenza,la Principessa di Piemonte,la famiglia dei Principi Colonna,fra i dipinti in esterno :piazza di Spagna, villa Borghese, più privato e intimo quel ritratto di Giuliana in “le partecipazioni per le nozze” di qualche tempo prima,e ancora “tazza di tè” con la giovane moglie in camicetta bianca,un bel dipinto con il fondo della parete in verde. Altri bei quadri,a testimonianza del “ritrovato” periodo Romano. Sicuramente in quel periodo è stato anche in Sicilia come dal catalogo i due dipinti:ragazzo siciliano e pescatore siciliano. In momenti solitari ha dipinto anche nature morte: Calle,Orchidea,fico d’india,fiore di magnolia, giglio.Nel catalogo stesso uno stralcio diMichele Biancale tratto da un giornale di qualche tempo prima ,: E’un artista moderno che fa il vero ritratto con intuito psicologico, fulmineo e infallibile quanto profondo,un ritratto serio che è equidistante dall’accademismo e dalla stravaganza, che ha la concezione rapida e la prodigiosa facoltà di rifinire in un baleno.

Nel catalogo sono riportate inesattezze nelle date della mostra :alla Galleria Pesaro (1918) e di una (impossibile) mostra a Roma del 1920.

E’ del 1937 il ritratto alla piccola attrice Shirley Temple,un dipinto che viene dedicato allo stesso Sileno Nichilò “ la dolcezza paganamente intesa”. Il dipinto,un olio su tavola,cm 52 x70,di proprietà, nei primi anni 2000,dell’archivio Luigi Servolini .Contattai appunto nel 2002 il segretario dell’archivio,lo studioso Alberindo Grimani per informazioni su Paulo Ghiglia , inviandomi la lista dei dipinti di Paulo di proprietà dell’archivio ,chiesi e ottenni informazioni sul dipinto della Temple, lui stesso aveva approfondito negli anni interesse per tale dipinto a tal punto di scrivere alla Temple stessa “ una quindicina di anni fa ho fatto vedere la foto del quadro di Shirley ai miei amici Nermin Vllora Falaschi e suo marito ( un ex ambasciatore italiano in Washington),erano stati suoceri di Shirley, e se ben ricordo la Temple in quel periodo era ambasciatrice USA a Praga. La signora Falaschi mi ha detto di scrivere alla Temple a Praga, cosa che ho fatto senza ricevere risposta.

Anche la figlia del Servolini,Donatella, è ritratta da Paulo ,un olio 50×70 del 1967. L’archivio era in possesso anche del noto ritratto del 1958 di Isabella Orsini ( cm 192 x 136)

Roma,nel dicembre del 1937,L’Urbe90*,rivista Romana diretta da Antonio Munez inserisce l’incisione di Paulo di Trilussa, del 1930

Nel 1938 Ritrae L’attrice Lina Cavalieri,dove è già presente la nuova “firma” di artista ,che lo introdurrà in Vaticano dove gli fa commissionare dipinti a prelati importanti dell’epoca,altri importanti attori ,anche Clara Calamai, e nobili saranno ritratti ancora da Paulo.

Lavora con il regista Bonnard, dipinge le scene d’interno di un film, conosce in quella occasione Anna Magnani ,che passa sul set vicino a lui:

Avevo ripreso a frequentare l’ambiente cinematografico ,Mario Bonnard mi aveva chiamato alla Scalera Film. Dovevo dipingere alcuni interni e anche il corpo di ragazza tutta d’oro ,doveva figurare in una scena come fosse una statua, fu allora girando fra i camerini dello stabilimento m’imbattei nella giovane Anna Magnani, che stava lavorando in un film di suo marito( Goffredo Alessandrini)“oh che faccia!te lo fai fare il ritratto ?,gli chiesi e per risposta lei “ma guarda la faccia tua,rispose la Magnani inviperita,sei bello assai.. fattelo fare tu il ritratto. Qualcuno intervenne e ci presentò,qualche giorno dopo accettò di posare, mi dette il tempo di finire appena un disegno,al secondo incontro mi disse che si era “seccata” e del ritratto non gli importava niente “tanto,aggiunse,ne io ne lei siamo grandi artisti” almeno sul suo conto si sbagliava..

Nasce a Livorno il secondo figlio ,Oscar

9/Nel 1938 -1939 la galleria Cairola di Genova organizza una mostra a Paulo, con l’ausilio del direttore del Tirreno Paolo fabbrini

All’università di Siena (nell’archivio di Stefano Cairola,devo ancora visionare un carteggio che va dal febbraio del 1938 al dicembre 1939, con varie lettere fra il Cairola, Paolo Fabbrini di Livorno e Paulo Ghiglia ,con rendiconti e ricevute di acquisto di quadri, a confermare della mostra fatta da Paulo ma,aimè, ancora senza notizie certe del periodo 1938 o 1939 a Genova in quella galleria.

1938,Milano,archivio Stefano Cairola feb. 22 – 1939 dic.92** Acquisto di dipinti di Paulo Ghiglia. Galleria Cairola, Genova ,Rendiconti e ricevute. Corrispondenza: Paolo Fabbrini a S.C., Livorno/Milano, 1938 feb. 22 – dic. .., 3 lettere ,.; -S.C. a Paolo Fabbrini, Genova, 1938 dic. 9, minuta di lettera datt.; Paulo Ghiglia a S.C., s.l., 1938 dic. 13-14, 2 lettere ms. )

Negli ultimi anni sono passati in asta a Genova quadri e ritratti di quel periodo.

1938,(96*)Milano,MAGGIO (Galleria Pesaro, esposizione dei XXXV anni Raduno degli artisti viventi che organizzarono la loro personale alla GALLERIA PESARO, Oscar e Valentino sono in catalogo ,Paulo non partecipa.

Ancora nel 1938 a Roma la casa aste Guglielmi di Milano mette in vendita in asta pubblica la biblioteca di Petrolini93** nel catalogo:libri antichi, moderni, stampe ed autografi d’interesse teatrale e vari altri libri di arte, curiosità e dialetto romanesco da vendersi all’asta pubblica per divisione di eredità dal Commissario aggiudicatore Sig. G. Sirani nella Casa di Vendite Guglielmi nei giorni da Mercoledì 2 a Lunedì 7 Novembre 1938. XVI alle ore 17 precise,Roma,CasaVendite Guglielmi,1938.All’antiporta ,tavola fuori testo con il famoso ritratto di Petrolini eseguito da Paulo.

A Milano ancora nel 1938 alla Galleria Guglielmi nella vendita “Raccolta privata pittura dell’800” 14-17 dicembre”94bis** ancora proposti dipinti e disegni di Paulo.

1938,Milano,8-dicembre e 15 dicembre articoli sul Corriere della Sera95-96bis*, dipinti della vendita alla galleria del Corso (Guglielmi?)

1939 A Firenze,sabato 29 aprile 1939, viene presentata la prima al V Maggio Musicale Fiorentino,del “Re Lear”, riduzione in tre atti dalla tragedia di Shakespeare di Giovanni Papini,Musica di Vito Frazzi. L’ Illustrazione Toscana96* nel numero di aprile pubblica un servizio : che la prima venne diretta da Vittorio Guy con interpreti Cloe.Elmo,Adriana Perris,Stella Roman,Francesco Valentino, Vincenzo Guicciardi,Antonio Melandri,Giovanni Voyer .

Giovanni Papini nella presentazione all’interno della rivista fra l’altro scrive:”Il RE LEAR di Frazzi non è opera nata facilmente tra le facilità della vita; è figlia di una grande passione,d’una volontà ostinata e soprattutto d’un lungo lavoro illuminato e confortato soltanto dalla fede di pochi amici. Tra questi pochissimi sono stato,forse, il più vicino e avevo dunque il dovere di rendere a Vito Frazzi,nella imminenza della prova questa sincera testimonianza

1939 Livorno-Liburni Civitas98**,nel volume della rassegna di attività municipale,volume 12, pag 95-99 citazione dei disegni di Paolo Ghiglia

10/1939, Milano,novembre ,mostra alla galleria Salvetti

1939,Milano,L’artista moderno,99**giornale d’arte applicata Roux e Viarengo: Paulo Ghiglia espone alla galleria Salvetti una ventina di tele che denotano….

1939 ??,ROMA,il 19enne Federico Fellini,appena arrivato a Roma,è condomino con Paulo del nuovo complesso residenziale di Via Nicotera 26, Le case studio di via Nicotera, al quartiere Prati,non ancora del tutto ultimate,erano già richieste da artisti,intellettuali e giovani professionisti alla ricerca di spazi moderni, luminosi e confortevoli.Da li, il 30 ottobre del 1943, Fellini e Giulietta Masina varcarono la soglia per unirsi in matrimonio.

Li è eseguito, forse nel 1941, il primo ritratto di Paulo il “dipinto”non avrà il successo sperato sia da Paulo che da Fellini. Di Fellini il ricordo pubblicato dall’Espresso del 29 marzo 1987, MEMORIE;”quando facevo il modello”:

Più avanti con gli anni mi è capitato di posare come modello ma questa volta si trattava di un ritratto,il mio, un ritratto in costume con un gran foulard al collo e i capelli un po’ scarmigliati perché il “ famoso ritrattista” sosteneva imperterrito che io avevo una testa Beethoveniana. Si chiamava Ghiglia il pittore, e siamo rimasti amici. Mentre dipingeva,cantava a voce spiegata intere romanze d’opera. Nel bel mezzo di un acuto taceva di colpo e prendeva a fissarmi sprizzando gli occhi; poi scuoteva lentamente la testa in segno di disgusto e di rifiuto. Oppure alzava inverosimilmente le sopracciglia,spalancava la bocca sganasciandosi, o la storceva a bocciolo di rosa,illanguidiva lo sguardo o lo spegneva del tutto in una espressione di totale ottusità.Un po’ inquieto ,sospettavo che tutte quelle smorfie demenziali tendessero a riprodurre l’espressione della mia faccia. Non mi ero mai accorto che Beethoven fosse così; la cosa mi allarmava e mi offendeva. Anche il suo modo di scostarsi dal quadro per controllarne l’effetto,mi la lasciava interdetto, si ritraeva dalla tela con una lentezza da subacqueo, sulla faccia un sorrisetto furbo e sornione come a dire “ vedrai cosa ti succede” e camminando all’indietro percorreva l’intero salone,arrivava fino alla porta:molte volte ero convinto che stesse per uscire e mi alzavo per salutarlo: Ma allora,imitando lo sbuffare e il fischio di un vecchio trenino riprendeva a lavorare brontolando minacce incomprensibili e lanciandomi occhiate truci. Poi un giorno, alla quarta o quinta seduta,Ghiglia prese un grosso pennello, il più grosso,lo tuffò in un barattolo di vernice color cacca ci rimestò dentro a lungo poi senza dire una parola si mise a strofinarlo furiosamente sul quadro fino a coprirlo di tutto quel colore infame: Infine fece una pernacchia di gioia e di rabbia tirò un gran sospiro di soddisfazione e andammo a bere al bar di fronte. Del “ritratto alla Beethoven non se ne parlò mai più.